Nel seminterrato
"Lasciami, so camminare da sola!", ringhiò Januaria mentre attraversava l'ultimo tratto di corridoio e si avviava verso quella stanzetta del seminterrato che nella scuola era chiamata prigione.
Marilù camminava al suo fianco tentando invano di tranquillizzarla.
"Non ci sono telecamere qui, passo domattina per vedere come stai..."
"Non voglio la tua compagnia, stupida balena! Lasciami sola, ho voglia di dormire!".
Marilù sospirò. Ora le due giovani si trovavano in piedi davanti alla porta della zona punizioni. L'assistente estrasse una tessera magnetica e la avvicinò alla serratura, poi digitò un codice e la porta si aprì ronzando mentre la luce automatica si accendeva in un lampo bluastro.
Contrariamente al resto dell'istituto che era dipinto di blu, la stanza aveva i muri celesti.
Contro la parete c'era un lettino a ribalta, mentre in fondo troneggiavano un wc, un lavabo e una piccola zona doccia.
"Bene", fece Januaria con sarcasmo guardando i servizi igienici. "Almeno sarò una prigioniera pulita".
Entrò nella stanza e sedette sbuffando sul lettino.
"Cosa ci fai ancora qui? Togliti di mezzo e lasciami in pace ti ho detto!".
Sulla soglia Marilù fissava la ragazza con una malcelata compassione, pensando che in fin dei conti era molto simile a lei: orfana, senza famiglia, in balia di una direttrice irascibile e lunatica.
"Allora buonanotte", disse con tristezza. Poi si girò su se stessa, chiuse la porta e la bloccò con un codice, lasciando Januaria finalmente sola con i suoi pensieri.
Quest'ultima iniziò a liberarsi degli abiti bagnati. Li ripose su un angolo del letto poi si chinò. Come in tutte le stanze dormitorio del rifugio, sotto le doghe c'era un contenitore dove erano ripiegati alcuni asciugamani e qualche camicia da notte taglia unica.
La ragazza ne prese una: "Ecco la mia divisa da carcerata", mormorò indossandola.
Ora nel suo animo la calma stava rimpiazzando lentamente i sentimenti di rabbia che aveva provato fino a pochi minuti prima e quasi si augurava che la punizione durasse almeno una settimana per consentirle di non vedere Orsola e di evitare quelle lunghe ore di lezione e lavoro al computer.
"Finalmente senza telecamere", ridacchiò. Era stata una decisione di Orsola, un modo per far capire alle "detenute" che durante la reclusione loro non esistevano e che non erano degne nemmeno della sorveglianza.
Januaria era stata là dentro altre volte, ma mai condannata al digiuno.
"Tanto meglio senza quello schifosissimo cibo liofilizzato". Pensò.
Aveva appena finito di indossare la camicia da notte e si stava adagiando sul lettino quando il suo sguardo cadde su una mensola bianca appesa alla parete davanti a lei. Sul ripiano notò una breve fila di libri cartacei dalle copertine consumate dal tempo. Il cartaceo era fuori circolazione da anni e quei volumi dovevano avere un certo valore.
"L'ultima volta non c'erano...", borbottò la ragazza iniziando a leggere i titoli sui frontespizi: una copia di "Jane Eyre", una delle favole dei fratelli Grimm, poi un volume azzurro mare con su scritto: "La sirena incantata".
"Anche qui?". Rise. La voce di Januaria suonava debole nel silenzio della stanza.
Ora tutta la stanchezza accumulata durante il giorno le stava ricadendo addosso come un macigno, eppure in quella spossatezza la giovane trovava un senso di riposo.
Nessuna energia per arrabbiarsi né per ribellarsi. Solo la solitudine, il silenzio e quei libri. E Januaria che amava tanto leggere quanto stare da sola, per un attimo si sentì in paradiso.
Quasi fossero mosse da una volontà propria, le sue mani presero il volume azzurro mare, quello che parlava delle sirene.
Poi Januaria si adagiò sul letto e iniziò a sfogliarlo sotto la luce blu che illuminava il suo volto e le pagine, contornando la scena di un'atmosfera surreale.
Sulla prima pagina vide una sirena: aveva dei lunghi capelli verdi e la pelle chiarissima. Galleggiava nel fondale marino davanti a una sirena più grande che sedeva su una sorta di trono e indossava una corona di smeraldi.
"Madre, ti prego, concedimi di raggiungere la terraferma. Ho voglia di fare nuove esperienze..."
Recitava una scritta al di sotto dell'illustrazione.
Nella pagina successiva, sotto alcuni paragrafi, Januaria vide una seconda immagine. Si trattava della stessa sirena raffigurata sulla prima pagina, ma ora era emersa dall'acqua e stava nuotando verso riva. Una piccola imbarcazione sembrava venirle incontro.
Januaria girò la pagina e poi un'altra ancora. Il suo sguardo vagava tra i colori delle illustrazioni.
Grandi distese marine, città, cieli stellati, poi ancora il mare e i fondali gremiti di sirene. Ora Januaria leggeva il testo come ipnotizzata. I suoi occhi erano immersi nel libro, ma nelle orecchie riecheggiava solo il rumore del mare.
Continuò a leggere, ma si sentiva sempre più distante. La sua mente non era più lì tra le strette pareti della prigione, era pervasa da una strana sensazione di oblio, come se i suoi pensieri fossero avvolti da una nuvola grigia.
Il passato e il ricordo della siccità e della fame vissuta al suo paese iniziarono a sbiadire lentamente.
Adesso intorno alla ragazza fluivano le onde tranquille del mare che riempivano l'aria con il loro fragore mescolato al canto dei gabbiani fluttuanti sopra di lei.
E Januaria si tuffò in acqua e iniziò a nuotare dolcemente, sempre più giù, sempre più in basso, nel blu dei fondali tra i rami di corallo e le alghe, tra i pesci e i cavallucci marini.
Tutta l'angoscia, la sensazione di solitudine e quella grande rabbia che ogni tanto sembrava soffocarla scivolarono via con le onde. C'era solo il mare che con il suo respiro calmo avvolgeva la ragazza come una coperta azzurra e la cullava portandola sempre più giù, sempre più lontano da quella stanza...
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro