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La siccità

"Jan? Svegliati! Coraggio, apri gli occhi!" Un lieve solletico accarezzava la guancia di Januaria. La ragazza farfugliò qualcosa, sbatté le palpebre e aprì gli occhi. Nella nebbia del sonno che stava scivolando via, la figura di Marilù diventava sempre più nitida.

"Ma cosa è successo...", mormorò Januaria cercando invano di trattenere uno sbadiglio che le saliva alla gola. Si stiracchiò.

"È da ieri sera che non mangi...", fece Marilù preoccupata. Si aspettava che la giovane la scacciasse in malo modo, ma incredibilmente le rivolse un vago sorriso.

"Ma cosa dici?", rispose Januaria. Sul suo palato aleggiava ancora il sapore del latte e del dolce che aveva ricevuto dalla Regina.

"Ti ho portato qualcosa da mangiare", continuò Marilù indicando un vassoio che aveva posato su un mobiletto blu accanto alla parete. "Mi raccomando però, non dirlo a Orsola o metterà a digiuno anche me. Sarebbe una tragedia", aggiunse allarmata.
Januaria ridacchiò mentre si sollevava dal letto. Quella notte passata in prigionia le aveva fatto bene, si sentiva riposata e insolitamente di buon umore. I ricordi del sogno sbiadivano nella mente, ma la sensazione di dolcezza che aveva provato alla vista di sua nonna e della Regina permaneva.

Si alzò e si avvicinò al mobiletto: "Ma è un dolce bellissimo!", esclamò guardando il contenuto del vassoio. "Lo hai fatto tu?".

"Io in persona, ho usato solo ingredienti del vecchio mondo!", ribatté Marilù compiaciuta. Curioso che Januaria non la mandasse al diavolo, pensò, ma forse andava solo presa per la gola.

"Ma bravissima! Sei una cuoca provetta, adesso assaggiamo..."

La giovane prese la forchettina che Marilù aveva posato accanto al piatto e iniziò a mangiare il dolce accompagnandolo con lunghi sorsi di latte.

"Ma è buonissimo!"

Lo spuntino che le aveva elargito la Regina dei mari, quello di cui sentiva ancora il sapore sulle labbra, sembrava essersi materializzato davanti a lei.

Marilù sedette sul letto e osservò la ragazza che divorava la colazione. Le membra magre sollevavano la stoffa della camicia da notte.

"Certo che avevi fame!", disse ridacchiando. "Non ti senti sola qua dentro? Sono venuta a farti un po' di compagnia, Miss Orsola è impegnata a revisionare i registri ma se mi chiamerà le dirò che sono appena scesa".

Januaria aveva già spazzolato tutto. Si pulì la bocca con il tovagliolo e sedette sul letto sfatto, accanto a Marilù.

"Sono abituata alla fame", sospirò Januaria. "Al mio paese sono stata per settimane a digiuno. Per me non mi preoccupavo, mi dispiaceva solo per mia nonna Nehanda..."

"Vive ancora lì tua nonna?", domandò Marilù incuriosita.

"È morta dieci anni fa. Io sono cresciuta con lei. Non ho mai conosciuto mio padre e mia madre è deceduta durante il parto. Mi restava solo la nonna, poi la siccità me l'ha portata via..."

"Mi dispiace!", rispose Marilù con gli occhi pieni di lacrime. Non immaginava che Januaria fosse così sola. Sospirò e prese la sua mano tra le sue.

"Da mesi non pioveva", proseguì Januaria. "I pozzi si erano asciugati e il letto del fiume si stava staccando. Io vivevo in una baracca con la nonna. Era lei a occuparsi di me, ma nell'ultimo periodo non riusciva più ad alzarsi dal letto. L'acqua era poca e quella che riuscivamo a racimolare la lasciava bere a me".

Ora lo sguardo di Januaria era perso nel vuoto e la sua mente vagava nel deserto, tra quella sabbia rovente che aveva reso infernale la vita degli abitanti della Terra Calda.

"Quel giorno il cielo era scuro, prometteva di piovere e tutti nel villaggio avevamo appoggiato dei secchi davanti alle nostre case per raccogliere l'acqua. Mia nonna stava male, era sdraiata con gli occhi chiusi e non parlava più da molte ore. A un certo punto mi sono addormentata accanto a lei, ma quando ho riaperto gli occhi ho visto che non respirava più..."

Marilù ascoltava tutto col fiato sospeso. Quanta sofferenza in questa ragazza così giovane, si disse. I motivi della sua rabbia stavano diventando man mano più chiari, come se quelle parole illuminassero un po' alla volta quello che si celava nel cuore di Januaria.

"Da troppi giorni non beveva e alla fine il suo organismo non ce l'ha fatta. L'ho chiamata, l'ho scossa...quando ho capito che era morta sono corsa fuori. Nel frattempo la pioggia aveva iniziato a cadere. Allora non ci ho visto più. Ho cominciato a rovesciare le pentole e i secchi che si stavano riempiendo d'acqua. Ho capovolto i miei, quelli dei vicini gridando, 'stupida pioggia, sei arrivata troppo tardi! Maledetta pioggia, mia nonna è morta per colpa tua!'".

"Ma è terribile!", esclamò Marilù scioccata. "Eri molto piccola?".

"Avevo otto anni, ma non mi facevo frenare dall'età. Ho continuato a rovesciare recipienti finché i vicini non sono usciti urlando. Alcuni di loro hanno iniziato a picchiarmi, ma io non mi fermavo. Infine un anziano dal villaggio ha sedato la rissa e ci ha ordinato di rientrare nelle nostre baracche. Io sono rientrata e mi sono seduta sul pavimento, accanto al letto di mia nonna. Sono rimasta lì immobile per due giorni, finché gli anziani che non mi vedevano più uscire non mi hanno trovata..."

Marilù era sconvolta.

"Dev'essere stato orribile! E poi con chi hai abitato? Eri piccola..."

"Sono andata a servizio da una famiglia di bianchi nella città vicina, ma mi picchiavano e mi insultavano per il colore della mia pelle. Così sono scappata e ho fatto ritorno al villaggio dove ho vissuto in una baracca condivisa con altre donne. Poi un anno e mezzo fa quelli dell'Unione sono venuti a prendermi. Ed eccomi qui a lavorare per quella despota di Orsola", rise Januaria.

"Oh, miss Orsola! Non farti impressionare Jan, non è cattiva come sembra. Mi ha praticamente salvata dalla strada quando i miei sono morti. Vivevo negli appartamenti pubblici con gente che mi umiliava in continuazione per il peso..."

Januaria sospirò. "Mi dispiace. Ma perché allora si comporta così?"

"Credo sia colpa della polvere..."

Januaria sgranò gli occhi. "Si droga?"

"No!", rise Marilù. "Tu non sei mai uscita di qui, non sai di cosa parlo... È una polvere che ogni tanto si posa sulla città e rende la gente irascibile. Io credo di essere immune, forse per i miei problemi ghiandolari, ma la maggior parte delle persone a contatto con quella sostanza sembra impazzire..."

Januaria pensò alla polvere blu che ogni tanto si posava sulla Terra Calda facendo marcire le coltivazioni.

"Succedeva anche da noi", disse "Passavano degli strani velivoli, tutto si copriva di blu. Poi la gente diventava nervosa..."

"È la stessa cosa che succede a Iside. Credo che dietro ci sia qualcuno di molto molto potente..."

Le giovani tacquero per qualche minuto. Ai piani superiori le allieve avevano finito l'appello e si accingevano a scendere nella zona relax, quel posto malandato e senza telecamere dove ogni giorno sfogavano la propria repressa vivacità.

"Allora Miriam", bisbigliò Amalia all'amica che camminava accanto a lei in corridoio. "Dobbiamo escogitare qualcosa. Sybil non può passarla liscia, non può...!"

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