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l'arrivo

Il sole al tramonto spandeva bagliori rossastri sul molo, dove un gruppo di navi attraccate dondolavano cullate dalle onde. Di tanto in tanto qualche gabbiano volteggiava nell'aria e spariva all'orizzonte, facendo riecheggiare il proprio verso nel cielo ormai tinto di arancione.

Paul armeggiava col timone. Stava tornando da una giornata di pesca con gli amici che sedevano pigramente intorno al tavolo nella piccola barca.

Avevano ritirato le reti semivuote e ora si preparavano per tornare a casa.

A un tratto uno di loro si voltò: "Hey, cos'è quello?", disse, indicando il mare.

"Un pesce", fece Dean seduto accanto a lui.

"Hai mai visto un pesce simile?", replicò il marinaio al colmo dello stupore.

Ora Dean era uscito dalla barca e stava in piedi accanto al parapetto. Paul lo raggiunse e guardò il mare.

Sybil avanzava nuotando verso di loro. Aveva viaggiato per tutto il giorno, percorrendo il tunnel che la Regina aveva aperto per lei, infine, al colmo della spossatezza, era emersa dall'acqua .

Ormai mancava un breve tratto per raggiungere la riva, ma non aveva più forze per percorrerlo a nuoto e desiderava solo sedersi su uno scoglio di cui il fondale sabbioso sembrava sprovvisto. Non voleva sdraiarsi sulla sabbia perché teneva che si sarebbe addormentata a pochi metri dalla meta che aveva sognato per tanto tempo.

Improvvisamente davanti a lei era comparsa la barca che si dirigeva lentamente in direzione del molo. Da lontano riuscì a scorgere due uomini vestiti di jeans e di una maglietta bianca. Avevano l'aria rassicurante e forse l'avrebbero fatta sedere nella piccola imbarcazione per portarla a riva con loro.

Allora si decide: se doveva iniziare a prendere confidenza con gli umani, quello era il momento giusto; agitò una mano e sollevò la coda a pelo dell'acqua muovendola di qua e di là. Subito uno dei due, un uomo tarchiato con la pelle scura parve scorgerla. Dopo qualche minuto la barca iniziò a muoversi nella sua direzione.

"Stiamo arrivando!", gridò l'uomo. Lei rifletté per un attimo, cercando di ricordare. Poi riuscì a tradurre quelle parole che le erano state insegnate pazientemente dalla Regina madre quando era piccola, insieme alle molteplici lingue umane che aveva imparato sul fondo del mare con l'aiuto delle altre sirene e dei tritoni più grandi di lei.

Quando finalmente la barca la raggiunse, si rivolse agli uomini con un buffo accento marino: "Grazie per essere venuti! Sono una sirena. Sono stanca", fece con voce incerta. La sua istintiva paura degli umani passò alla vista di quei volti amichevoli.

Ora i due avevano calato una rete e stavano cercando di afferrarla. Con un colpo di coda si lasciò cadere nelle maglie, poi aspettò che la trascinassero fino al parapetto della barca.

Uno dei due si sporse e le afferrò la mano. Aveva una chioma di capelli rossi che il vento gli scompigliava sul viso coperto di rughe.

"Accidenti!", esclamò rivolgendosi a Paul che guardava la scena divertito. "Quant'è che non ne vedevo una".

"Non vengono certo da te", replicò l'amico ridendo. "Sei troppo brutto ".

"Vai a quel paese!", ribatté l'altro con un sorriso.

Sybil ascoltava quella conversazione, mentre i due marinai la sollevavano per portarla all'interno della barca. In pochi minuti quei volti e quelle voci erano diventati famigliari.

Un terzo uomo dai capelli castani la fissava stupefatto, seduto al piccolo tavolo all'interno dell'imbarcazione

Se questo capitolo ti è piaciuto, puoi illuminare il mio lato dark con una stellina in basso a sinistra. Seguimi per altre avventure, non ti deluderò ;)

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