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Jim

Quella sera Jim non era ancora uscito dalla sua stanza, immerso com'era nella lettura di un vecchio fumetto.
Aveva rovesciato con rabbia le coperte e ora era sdraiato con una mano dietro la testa, reggendo il volumetto con l'altra mano.
Il suo sguardo era perso nelle pagine.
Da tempo il cartaceo era fuori circolazione e quello era un piccolo tesoro che aveva pagato usando metà del suo stipendio di giovane programmatore.

Sulle parete verde di fronte a lui era appeso uno stemma del liceo, dove si era diplomato a pieni voti due anni prima.
A destra sulla scrivania c'era il computer.
In fondo alla stanza la porta elettronica bloccava le voci dei suoi genitori che stavano parlando in cucina, dove lui li aveva lasciati con rabbia prima di iniziare a cenare.

Sua madre, una donna di settant'anni, lo aveva nuovamente rimproverato per quella depressione, che durava da due mesi. La perdita del suo cane Spot, un pastore tedesco di 28 anni era stata terribile; loro due erano cresciuti insieme e Spot era stato uno dei suoi pochi amici, visto che a scuola non era mai riuscito ad ambientarsi a causa dal suo carattere introverso. Dopo la sua morte Jim si era chiuso nella sua stanza senza parlare con nessuno tranne che con i genitori. Per consolarlo il padre gli aveva regalato un cane robot, che ora scodinzolava accucciato sul tappeto accanto al letto. Ma Jim dopo l'entusiasmo iniziale, era sprofondato nuovamente nell'apatia.

Guardò quell'ammasso di acciaio che avrebbe dovuto rimpiazzare Spot: i suoi occhi elettronici incrociarono quelli grigio blu di Jim.
Il cane mosse leggermente la testa ed emise un abbaio in cui si percepiva il ronzio dei circuiti.

Il corpo brillava nella luce blu della stanza.

"Ciao Rocky ", mormorò Jim con voce atona. Allungò una mano per toccarlo, ma quando sentii la freddezza del metallo sotto le dita, la ritrasse con un sospiro.

In quel momento il suo telefono da polso suonò. Guardò il quadrante e vide la faccia di Lord.

Quando sfiorò il vetro con un dito, l'amico iniziò a parlare: "Allora, usciamo stasera?".

"Non ne ho voglia", disse lui annoiato. Il ricordo di Spot si faceva sempre più doloroso e Jim voleva solo adagiarsi sul cuscino e dormire.

Dal monitor sulla parete vide che il sole stava calando.

"Forza", continuò Lord con sollecitudine. È un mese che stai lì rintanato a lavorare. Devi prenderti un po' di svago !".

"E va bene", sospirò Jim alzandosi lentamente dal letto. "A patto che siamo solo io e te. Non mi va di vedere gente, ok?". Pensò che in fondo un po' d'aria gli avrebbe fatto bene, così si avviò in fondo alla stanza, dove si aprì una porticina che dava su un piccolo bagno.

"Benissimo!", esclamò Lord trionfante. "Allora ci vediamo alle otto da XFood per mangiare qualcosa ".

"Perfetto", rispose Jim. Poi si liberò dai vestiti ed entrò nella doccia che si aprì in uno scroscio. Iniziò a lavarsi in fretta, risollevato dalla breve conversazione con quella voce amica che non sentiva da tempo.

Il cane robot lo aveva seguito e ora lo aspettava lì accanto.

Jim gli sorrise pensando che dopotutto era un buon surrogato. "Ciao Rocky!", fece strofinando i capelli corvini. "Stasera esco", aggiunse soddisfatto. "Era tanto che non lo facevo...".

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Se questo capitolo ti è piaciuto, puoi illuminare il mio lato dark con una stellina in basso a sinistra. Seguimi per altre avventure, non ti deluderò ;)

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