Incontro
Il monopattino di Jim volava per il labirinto di corridoi tenebrosi e il suo cuore viaggiava all’unisono al pensiero dell’incontro con la sirena.
Quel terrificante ricordo delle ossa stava scivolando via man mano che il giovane si avvicinava alla meta. Sybil era ormai a meno di un km, non voleva che il loro ricongiungimento venisse macchiato dalla sensazione di terrore che lo aveva investito poco prima.
Sapeva di aver scoperto qualcosa di orribile, ma desiderava che questo qualcosa tornasse nei suoi pensieri in un secondo momento, lontano da quella Terra maledetta in cui il sangue veniva versato come acqua per i fiori. Dallo spazio avrebbe comunicato quanto aveva visto alle autorità competenti, come un bravo cittadino, dopo semplicemente si sarebbe sforzato di dimenticare il Nuovo Mondo, dove l’odore di corruzione morale era diventato insopportabile anche per un membro dell’élite come lui.
Ancora qualche metro, poi Jim alzò lo sguardo e vide una luce traballante che pioveva dal soffitto e si rifletteva sulle pareti in piccoli sprazzi.
Il monopattino iniziò a rallentare, lo sguardo eccitato del ventenne si posò sulla scritta “Destinazione raggiunta” che brillava sul touch screen. Avvertì il lieve impatto contro il suolo, quando il veicolo planò emettendo un bagliore bluastro che per un attimo illuminò l’intera galleria per poi ridursi a una lucina.
Jim con un salto scese dal mezzo e avanzò verso l’altra luce che attraversava un’apertura circolare posta sul soffitto.
Un sussurrò gli uscì dalla gola: “Sybil! Sei lì?”.
Deglutì e attese una risposta, mentre continuava ad avanzare. Qualche istante, poi un suono spazzò via tutti i suoi pensieri. Era una voce dolce che non sentiva da tempo, ma che aveva ascoltato e riascoltato migliaia di volte in un angolo della memoria:
“Jim! Sono qui!”.
“Sto arrivando, Sybil!”. Il ragazzo si chiese cosa fosse quel tonfo che gli risuonava nelle orecchie, poi realizzò che si trattava del suo cuore, scatenato al pari di un cavallo in corsa.
Un po’ stordito, fissò lo sguardo sull’apertura del passaggio segreto, finché i suoi occhi non captarono lo scintillio di una scaletta in acciaio, simile a quella che aveva utilizzato per scendere nel sotterranei. La raggiunse e cominciò a salirla, percependo il freddo contatto del metallo sotto le mani mentre si aiutava a procedere lungo i pioli.
Era quasi in cima, quando il suo sguardo incontrò due sagome che si affacciavano all’apertura come due puttini sul soffitto di una cattedrale: una di loro aveva lunghi capelli lisci, mentre l’altra era contornata da una cascata di riccioli selvaggi e reggeva tra le mani un tablet scintillante.
“Sei arrivato, finalmente!”, fece Januaria allungando una mano per aiutare il ragazzo a salire.
Seduta accanto a lei, Sybil udiva solo il tumulto del suo cuore, quando vide Jim un po’ spettinato che usciva dall’apertura e sedeva lì accanto a lei sul pavimento. Ora i loro cuori battevano all’unisono, scandendo l’intensità di quell’attimo che si consumava nella penombra del seminterrato.
Non so perché Microsoft AI mi ha messo l'acqua, ma mi piace, ndr.
Un attimo di silenzio mentre i loro sguardi si incrociavano, scintillando alla luce del tablet. Poi, senza una parola, i due giovani si strinsero forte e Sybil sussultò al contatto con la pelle tiepida di quell’amico che per settimane era stato l centro dei suoi pensieri, così come lei era stata l’unico pensiero per lui.
In quel momento una risatina ruppe l’aria:
“Hey, state calmi! Capisco che vi siete mancati, ma Sybil deve fare gli onori di casa!”. La sirena rise e lo lasciò, gettando un’occhiata al volto di lui su cui la gioia aveva dipinto un’espressione incredula, da bambino.
“Hai ragione! Ma sono così felice! Jim, questa è Januaria, la mia migliore amica. Ha fatto tanto per me in questi giorni, senza di lei starei impazzita qua sotto…”.
Un timido movimento e la mano del ragazzo strinse quella di Januaria che ricambiò la stretta con energia.
Lui tacque per qualche secondo, poi riuscì a superare l’emozione che gli bloccava la gola.
“Piacere! E grazie per esserle stata vicina, ero così preoccupato per lei! State bene?! Ma perché vi hanno imprigionate qui?”.
Un concerto di risatine esplose nella semioscurità.
Ora i tre ragazzi erano seduti intorno all’apertura circolare quasi fosse un ritrovo per ventenni, Jim accanto alla sirena e Januaria sul lato opposto.
“Sapessi cosa abbiamo combinato!”, scherzò quest’ultima dando il gomito a Sybil. Jim sentì che la tensione lo stava abbandonando. Sorrise, contagiato dall’allegria delle due amiche.
“Beh, Sybil dovrà raccontarmi tutto quando saremo fuori di qui. Ma ora dobbiamo fare presto. Stanotte partiremo per Avatar, l’astronave è pronta, è il regalo di un amico…Sybil, dobbiamo andare, prima che i miei si accorgano di tutto e inizino a fare ricerche. Sono molto potenti…Ma tu Januaria? Perché non vieni con noi?”.
Un sospiro: “Mi piacerebbe, ma non posso. Ho tante cose da fare qui, Sybil lo sa. Ma un giorno vi raggiungerò, a patto che non mi chiudano in istituto anche lì…”
“Non preoccuparti, il pianeta è quasi disabitato”, fece Jim. “Ci divertiremo lassù! Ma intanto farò in modo che tu e Sybil possiate sentirvi quando volete. So che le regole qui dentro sono durissime, ma mia madre è la migliore amica di Orsola, nonché esponente dell’élite. Ci penserà lei a parlare con la direttrice, le spiegherò tutto dopo che io e Sybil ci saremo sistemati su Avatar…”.
Januaria mormorò un grazie, trattenendo a stento le lacrime di commozione che l’orgoglio le impediva di versare davanti a tante inaspettate premure, così nuove per lei, abituata all’indifferenza e all’emarginazione.
“Sei un tesoro Jim, meriti il meglio. Vi auguro buon viaggio!”, disse mentre stringeva brevemente la sirena e sfiorava una mano di Jim in segno di riconoscenza.
“Ora è il caso che tu inizi a scendere. La scaletta è ripida, darò una mano a Sybil mentre tu la aspetti dall’altra parte, ok?”.
Senza una parola, Jim saltò sulla scaletta e cominciò a calarsi nell’oscurità che la luce del tablet rendeva meno densa.
Cercando di domare l’emozione, Sybil afferrò una mano di Januaria e lasciò scivolare la coda sui pioli, mentre con l’altra mano si reggeva alla scaletta.
Sapeva che stava per raggiungere l’ignoto, ma evitò di soccombere alla paura col ripetere in cuor suo che quello era il definitivo passo verso la libertà.
Jim la stava aspettando alla base della scala, veloce ad afferrarla durante la discesa, così che la sirena lasciò la mano di Januria e si ritrovò tra le braccia del ragazzo, il quale la aiutò a scendere gli ultimi pioli e a ritrovare l’equilibrio sulla coda.
Un sorriso imbarazzato, un ultimo sguardo verso l’apertura da cui Januaria li guardava soddisfatta: “Jan, grazie di tutto! Non ci dimenticheremo di te, vero Jim?”
“Certo che no! Ti chiameremo presto, potrai sempre contare su di noi! Grazie di tutto! Salutaci Marilù”.
Con un cenno della mano, Januaria si congedò dai suoi amici: “Siate prudenti ragazzi. Miss Orsola dice sempre che Avatar è pieno di insidie!”.
Jim sorrise in risposta, salutando. Adesso si sentiva sereno, per nulla spaventato dalla prospettiva di vivere nello spazio. Non sapeva che presto avrebbe conosciuto da vicino tutti i segreti di Avatar. Dai più affascinanti a quelli più letali.
Dopo un ultimo saluto, lui e Sybil si sistemarono sul monopattino che si sollevò in aria. Poi partì in un lampo blu, lasciando che entrambi fossero inghiottiti dalle tenebre.
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