Il giorno dopo
Il sonno di Januaria era tranquillo, ininterrotto. Negli ultimi anni si era abituata ad alzarsi prestissimo e sgobbare per tutta la giornata. Finalmente poteva godere di un po' di riposo tra le braccia di Morfeo che, quella mattina, sembrava intenzionato a non lasciarla andare, ma la tratteneva nelle profondità di un lungo sogno dove l'oceano sospirava e il sole cospargeva l'acqua di riverberi dorati.
Ai piani superiori, la campanella non aveva ancora annunciato l'inizio del rest-day, ma le ragazze erano già sveglie, pronte per iniziare la loro scarna colazione e avviarsi nella stanza adibita allo svago previsto nel giorno di riposo.
Allineate in corridoio in attesa della direttrice, le giovani chiacchieravano tra loro. La fila era percorsa dai bisbigli: "Hai visto ieri sera? Un macello. Tre giorni di punizione per Jan!".
Ferma al suo posto con gli occhi bassi, Sybil ascoltava tutto in silenzio. Sapeva di avere una responsabilità sugli eventi della sera prima, ma, a differenza delle altre volte in cui Januaria era stata punita per essersela presa con lei, stavolta non provava alcun senso di colpa.
Non le aveva detto lei di arrabbiarsi con la direttrice, si era limitata ad assecondare il suo istinto cantando! Tutto il resto era dipeso unicamente dalle decisioni di Januaria. Lei non c'entrava nulla.
Ma qualcuno non la pensava così.
"Layla, Miriam!", bisbigliò Amalia. Due ragazze che erano in piedi ai primi posti della fila si girarono verso di lei. Erano le sue migliori amiche, insieme a Januaria, oltre a fare parte di un più ampio gruppetto di bulle. "Più tardi devo parlarvi, dobbiamo organizzarci in sala ricreazione..."
Le altre annuirono. Le espressioni sui loro bei volti adolescenziali dicevano che il messaggio era stato captato: una piccola riunione era prevista dopo colazione, avrebbero escogitato qualcosa tutte insieme, giù nel seminterrato, senza telecamere. Januaria, il loro capo, era stata rinchiusa in quella specie di prigione a causa di Sybil e delle stupide sirene.
Non potevano passarla liscia, gli avrebbero fatto vedere loro chi comandava lì!
A un tratto, nella fila si levò una risatina.
Marilù stava percorrendo il corridoio con il suo goffo incedere, il corpo obeso tendeva la divisa che sembrava dover esplodere da un momento all'altro.
Una delle ragazze aprì la bocca per proferire qualche frase ironica, ma subito la richiuse. Dopo gli eventi della sera prima, non era il caso di innervosire Orsola, che, come ogni mattina, stava arrivando per quell'appello assolutamente inutile, visto che le ragazze non avrebbero potuto fuggire e, inoltre, erano circondate da telecamere.
Ma lei adorava mantenersi ligia alle tradizioni scolastiche.
Ed eccola lì, nel suo elegante tailleur blu, con un leggero trucco che copriva a malapena le occhiaie.
Squadrò le ragazze con severità:
"Avevo deciso di cancellare il giorno di riposo".
Le allieve trattennero il fiato.
"Con tutto quello che avete combinato ieri sera! Urla, schiamazzi, tuffi in piscina!"
Una di loro tentò una debole protesta:
"Ma Miss Orsola, è stata Sybil che..."
"NON MI INTERESSA CHI HA INIZIATO! SIETE TUTTE RESPONSABILI DEI DISORDINI E DEGLI AGITI CHE SI SONO VERIFICATI NEL MIO PRESTIGIOSO ISTITUTO".
Adesso un silenzio perfetto aleggiava nel rifugio, fatta eccezione per il ronzio vago dei dispositivi elettronici.
"Ma siccome io sono una persona comprensiva e tollerante, oggi ho deciso di concedervi il consueto giorno di pausa", continuò la direttrice in tono austero.
Una a una, le ragazze iniziarono a tirare un lungo sospiro di sollievo. Dalla fila si levò qualche risatina soddisfatta.
"Un momento! Aspettate a cantare vittoria!", le interruppe Orsola.
"Da domani e per i prossimi quindici giorni, le ore di studio e lavoro saranno quattordici invece di dodici! E le ricreazioni saranno dimezzate!".
Un boato echeggiò a quelle parole: "Noooooo...!"
"SILENZIO! O ANNULLERÒ TOTALMENTE LA RICREAZIONE E I GIORNI DI RIPOSO!"
"Tutta colpa di quella sirena", borbottò Amalia seccata. Ma le sue lamentele furono colte al volo dalla direttrice:
"Dicevi?"
"Niente. Dicevo che non sono serena! Sa, con tutto quello che è successo..."
"Se non stai zitta ti metterò in punizione e sarai ancora meno serena. ORA AVVIATEVI ORDINATAMENTE IN REFETTORIO! MARCH!"
Sbuffando, la fila si mosse lentamente nel blu del corridoio lunghissimo, dove le immagini luccicavano sui monitor che cospargevano le pareti. Scritte, panoramiche della città, programmi scolastici...
Tutto procedeva come al solito, nonostante la rabbia e il desiderio di vendetta che pervadevano le anime acerbe delle studentesse.
In cucina, Marilù aveva preparato un'abbondante colazione a base di dolce artigianale e latte fresco.
La direttrice era impegnata ad accompagnare le ragazze in refettorio e assicurarsi personalmente che mangiassero tutto. In quei momenti non si serviva delle telecamere: voleva fare tutto di persona, essere lì per intimidirle, sgridarle, costringerle ad obbedire.
"È il momento giusto", pensò Marilù.
Posò il cibo sul vassoio, lo prese e uscì dalla stanza che dava sul refettorio, incrociando subitamente Orsola che stava entrando con le allieve al seguito.
"Dove vai con quel vassoio?", domandò subito.
"Oh, stamattina vorrei fare colazione nella mia stanza, se permette. Il tuffo di ieri sera mi ha provocato il mal di testa. Ho finito di disinfettare i banchi, vorrei mangiare con calma e riposare..."
"Bene, vai pure. Queste ragazzacce! Gliela farò pagare di averti spinta in acqua", fece Orsola mentre Marilù varcava la soglia e si allontanava nel corridoio.
Digiunare è una tortura per tutti, pensava. Lo era per lei, da sempre abituata a consumare pasti luculliani, doveva esserlo anche per Januaria che di fame ne aveva vissuta tanta prima di trasferirsi al rifugio.
Dondolando sulle grosse gambe, Marilù sorpassò la sua stanza e salì sulla pedana mobile che portava al seminterrato.
Questa si mise in moto trasportando la giovane sempre più giù, sempre più vicina alla stanzetta in cui Januaria dormiva pacificamente sognando il blu del mare...
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