Il ballo scolastico
La campanella aveva appena annunciato l'inizio delle elezioni, quando Orsola entrò in classe e si sistemò alla cattedra. Quella mattina indossava un tailleur celeste chiaro che si intonava perfettamente con i suoi occhi. Il look era completato da una borsa elegante e da un paio di scarpe décolleté dello stesso colore. Guardò le ragazze che stavano chiacchierando e richiamò la loro attenzione con un colpo secco delle mani:
"Silenzio! State zitte! La volete piantare? Bene. Come sapete, dopodomani si terrà il ballo annuale. L'area sport verrà allestita con i rinfreschi e avrete il permesso di incontrare i ragazzi dell'istituto maschile qui a fianco. Le sirene, che non potranno ballare per ovvi motivi, avranno la piscina a disposizione."
In quel momento il volto di Sybil si illuminò. Non aveva lasciato il mare da più di quindici giorni, ma la sua pelle avvertiva già un bisogno doloroso del contatto con l'acqua. Nonostante i molti sforzi per adattarsi alla vita terrestre, la natura stava prendendo il sopravvento su quella figlia dei fondali che ogni notte continuava a sognare la distesa infinita dell'oceano.
"Oh, ma loro possono saltare, no? Basta andare a tempo per...", iniziò Januaria.
"Taci!", tuonò Orsola. "Se mi interrompi di nuovo, non parteciperai al ballo! Resterai nella tua camera a studiare e lavorare per il bene comune e per l'inclusione che ti ha salvato dal diventare un pezzo di carne arrosto nel deserto! È chiaro?"
Tutte le ragazze, Januaria compresa, iniziarono a ridere davanti all'umorismo macabro della direttrice. Ma questa si alterò ancora di più:
"Branco di stupide oche, non voglio sentire volare una mosca! O sospenderò il ballo! E vi chiuderò nelle vostre stanze fino all'anno prossimo!"
Ed eccolo finalmente. Un pesante, cupo silenzio piombò a un tratto nella classe.
Ora i volti delle ragazze erano seri, quasi tetri. Januaria aveva subito smesso di scherzare, pensando a David, il bellissimo giovane che aveva incontrato durante il ballo dell'anno precedente. Un giovane che sperava di rivedere in quell'unica occasione di libertà che le veniva concessa.
Adesso la notizia della serata di festa stava destabilizzando Sybil. Rifletté: avrebbe passato il tempo in una piscina in disparte e temeva di subire di nuovo gli scherzi delle ragazze, i loro dispetti, le offese...
Non voleva entrare ancora nel loro mirino. Si stava estraniando per l'ennesima volta, ma i suoi pensieri furono interrotti bruscamente dalle immagini del monitor centrale, dove le formule iniziarono a scorrere accompagnate dalle spiegazioni di Orsola.
La lezione era iniziata e si preannunciava particolarmente noiosa, con tutte quelle stringhe di comando e i numeri che lampeggiavano sullo schermo. Seguì un'esercitazione dalla quale Sybil fu dispensata perché era arrivata da poco...
"Ma la prossima volta la svolgerai anche tu! E non voglio sentire discussioni!", esclamò Orsola lanciandole uno sguardo severo. La povera sirena annuì e continuò a concentrarsi su quel tripudio di numeri astrusi che attraversavano il monitor del suo banco come una minaccia.
Cinque ore dopo, l'allarme annunciò la pausa pranzo. Le allieve si recarono in mensa affamate, mentre Orsola si avviò al suo ufficio per rinfrescare il make-up e darsi una spazzolata prima di recarsi alla zona ristoro dei docenti, dove aveva ordinato un piatto di uova in purgatorio da accompagnare con pane integrale fresco. Per contorno aveva scelto uno stufato di verdure, mentre il dolce consisteva in un tiramisù coperto di panna montata. Tutti gli ingredienti erano stati acquistati nel Vecchio Mondo quella mattina stessa da Marilù, l'assistente umana che lavorava nell'istituto.
Orsola era appena entrata in ufficio, mentre Marilù stava trafficando in corridoio. Programmava i monitor sulla parete, sincronizzava gli allarmi. Era lenta ma precisa. Aveva una chioma di capelli rossi e le sue curve abbondanti tendevano la divisa blu, mentre la trentenne camminava svogliata. Nonostante le moderne cure a disposizione, non era riuscita a sconfiggere l'obesità, rimanendo così una dei pochi individui del Nuovo Mondo a pesare più di un quintale e mezzo.
Questo l'aveva esclusa dalla vita sociale e lavorativa, inducendo Orsola ad assumerla come bidella, sorvegliante e cuoca personale, anche se la maggior parte degli incarichi all'interno della scuola erano svolti da macchine.
La leader sapeva essere generosa, forse era un modo per scagionarsi dalla pessima nomina che il brutto carattere le aveva guadagnato.
Marilù stava riflettendo proprio su questo, quando un urlo proveniente dall'ufficio della direzione ruppe l'aria.
"Marilù! Corri subito qui!"
La ragazza si precipitò nell'ufficio. Davanti a lei, la direttrice fissava terrorizzata un angolo della stanza.
"Ti avevo detto mille volte di passare l'insetticida! Ma cosa fai tutto il giorno?", esclamò Orsola con una smorfia di disgusto sul viso.
Marilù guardò: un piccolo ragno nero stava camminando tra i monitor sulla parete di fondo. Percorse un breve tratto poi sparì nella fessura di un touch screen.
"Tutti gli insetticidi sono stati aboliti da tempo, Orsola!", sospirò la ragazza. La fobia della direttrice per i ragni era nota a lei come a tutta la scuola. Si sistemò la divisa che esplodeva sotto i seni enormi, osservando la donna che contemplava trasognata la parete.
"E chi ha avuto la brillante idea di abolirli? Portami qui il responsabile!"
"Ma è stata lei, Miss Orsola! Non ricorda le ultime direttive che ha firmato?"
Orsola sbatté una mano sulla scrivania e lanciò un'imprecazione nella sua lingua madre, un idioma che l'Unione Mondiale aveva bandito trent'anni prima per sostituirlo con la Nuova Lingua Universale. Quest'ultima era un'accozzaglia di francese e tedesco dal suono orribile.
Fortunatamente Marilù non riuscì a tradurre la frase di Orsola. La leader, ancora tremante, si sedette alla scrivania.
"Beh, passa un repellente. Se lo vedo di nuovo, rischio un collasso!"
"Avete abolito anche quelli sei mesi fa..."
"Allora acquista una partita di DDT dal Vecchio Mondo! Devo spiegarti tutto? Ti ho assunta per lavorare, non per discutere!"
"Ci passo domattina", fece Marilù uscendo dalla stanza, mentre Orsola, pallida, si abbandonava sullo schienale della poltrona con un profondo respiro.
Mesi prima aveva chiesto ai biologi se fosse possibile produrre una farina di ragno, ricevendo un rifiuto deciso. Mentalmente la leader iniziò a vagliare altre soluzioni drastiche.
La mattinata era stata stressante anche per Marilù. L'assistente si diresse verso le cucine per consolarsi con un pasto da 6000 calorie che progettava di preparare per sé stessa a mano. Minestra di fagioli, verdure ripiene di pane grattugiato, cannelloni con ricotta e spinaci...
"Come ai vecchi tempi", rifletté allontanandosi nel lungo corridoio.
Quasi tutti i pasti erano cucinati da macchinari ad alta tecnologia, ma lei preferiva usare ancora pentole e padelle. Il cibo aveva un sapore più genuino.
Nell'entrare in cucina pensò che avrebbe preparato una cena speciale per risollevare l'umore della direttrice.
Dopotutto l'aveva assunta lei, regalandole una speranza di riscatto in quel mondo che condannava le persone grasse più degli assassini. In una pentola versò un filo d'olio, gettò uno spicchio d'aglio e lo fece friggere, poi aggiunse della salsa di pomodoro, mentre il profumo di cibo invadeva la stanza.
Adesso sull'istituto era calato il silenzio, scandito solo dal ronzio dei dispositivi elettronici. Era una quiete profonda, come quelle che precedono le tempeste.
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