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I sogni di Jim

"Ciao Jim, sono Sybil".


Per un istante il ragazzo fissò la smartband a bocca aperta. I caratteri del messaggio brillavano davanti al suo sguardo che continuava a scorrere incredulo su quelle poche parole.


Poi Jim si riscosse e servendosi dei comandi vocali, iniziò a comporre la risposta.


"Sybil! Dove ti trovi? Come stai?"


Dopo pochi secondi il quadrante fu illuminato da un secondo messaggio: "Al rifugio per sirene. Sto bene! Ma ora non posso parlare a lungo. Ti prego , non chiamare questo numero, è riservato. Ti farò arrivare mie notizie quanto prima...".


Seduta sul lettino del seminterrato, Sybil aveva dettato quelle parole al dispositivo col viso rosso per l'eccitazione e il cuore in gola. La sua voce tremava. Il suo Jim, il ragazzo che aveva sognato ogni notte e ricordato ogni giorno! Finalmente era riuscita a mettersi in contatto con lui!

Sorridendo si rivolse a Januaria e a Marilù che la guardavano, anch'esse emozionate. "Grazie, grazie, grazieeeeeee!", e con un gesto repentino abbracciò e baciò Januaria che scoppiò a ridere sonoramente.


"Mi sembra il minimo dopo tutto quello che ho combinato! Per me trovare Jim è stato un gioco da ragazzi!". Esclamò.


In quel momento un cicalino interruppe lo scambio di messaggi. In fretta Marilù afferrò la smartband e sfiorò il quadrante sul quale un attimo dopo comparve la faccia di Miss Orsola:

"Marilù, dove sei? Cosa ci fai ancora là sotto? Non mi pare di averti messa in punizione!", sbottò la direttrice irritata.


"Scusi Miss Orsola, sa che quando mi siedo faccio fatica a rialzarmi..."


"Beh, magari evita di sederti nel seminterrato la prossima volta! Ho bisogno di te nella scuola, ai piani superiori...".


"Mi dia un minuto, Miss Orsola...ho un forte mal di schiena..."


"Va bene, va bene, ma non metterci troppo o sarò costretta a chiamare l'infermeria".


Quando l'immagine di Miss Orsola sparì, Marilù rimase per un attimo in silenzio a riflettere.


"Ora devo salire", sospirò. "Ma nella mia stanza posso spegnere le telecamere quando voglio. Sybil, non appena avrò un momento di tranquillità contatterò di nuovo Jim e gli parlerò. Dobbiamo organizzare un incontro. Devo studiare una tattica..."


Gli occhi di Sybil adesso splendevano di gioia.


"Io...io...ti prego, digli che mi manca da morire e...e...come posso ringraziarti?".


Marilù ridacchiò: "La felicità che vedo nel tuo sguardo è il mio ringraziamento più grande. È un mese che sei qui e non ti avevo mai vista sorridere! Mi chiedevo se ne fossi capace...".


Ora nella stanza era calato il silenzio. L'atmosfera era carica di adrenalina. Le tre giovani rimasero per qualche istante a guardarsi senza parlare, assaporando quel momento di eccitazione che aveva travolto le loro esistenze monotone come un'onda oceanica.


***


Pochi km più in là Jim camminava nervoso sul marciapiede, affiancato da Rocky che muoveva la coda metallica facendola brillare nella luce rossastra del pomeriggio ormai tardo.


"Capisci cosa è successo, Rocky? Ma certo che capisci, sei un cane robot e i cani sono intelligenti. Beh, anche i robot lo sono, giusto? Dicevo...io ero lì sul letto tranquillo quando è arrivato quel messaggio! Ti giuro, non credevo ai miei occhi quando ho letto il suo nome! Spero solo che non sia uno scherzo, ma chi diavolo potrebbe farmi uno scherzo simile? Ho fatto qualche indagine sul numero...dovrebbe appartenere a una certa Marilù Mayer, un'assistente scolastica...Dio se solo potessi chiamarla!"


Era così impegnato nella conversazione con Rocky che non si accorse della presenza di Lord a pochi passi da lui, accanto a una delle siepi che circondavano lo Union Park di Iside666, uno dei ritrovi preferiti dai ragazzi.


"Cosa fai, passi senza salutarmi?".


Lord sorrideva allegro nel suo completo estivo blu.


Era molto pallido.


"Lord, non ti avevo visto! Ti sei mimetizzato con le piante. Oggi sei parecchio in anticipo. Mi sembri stanco..."


"Non sono ricco come te e il mio lavoro da programmatore a volte è sfiancante. Noi persone normali lavoriamo come schiavi...", scherzò. "Allora andiamo da XFood? Non è lontano da qui, possiamo fare una passeggiata e...Jim ti vedo strano. Cos'è successo? Perché hai quel sorriso ebete?"


"Ho una bellissima notizia! Ricordi quando volevamo metterci in contatto con il personale del rifugio per sirene? Beh, non ne abbiamo bisogno. Mi hanno contattato loro. Sybil mi ha scritto alcuni messaggi dal dispositivo di una certa Marilù, le informazioni del mio database dicono che è un assistente..."


"Sybil ti ha scritto...? Ma è meraviglioso! Dici Marilù?", Lord adesso aveva un'espressione maliziosa. "Sapessi quanto mi ha aiutato quando avevo quella storia con una delle allieve. Marilù vive nell'istituto e ne conosce tutti i segreti..."


Ora Jim lo fissava stupefatto: "Davvero? Ma allora non sarebbe meglio ricontattarla?"


Lord scosse la testa: "Aspetta che sia lei a farlo. Quel posto è coperto di telecamere e Miss Orsola è un'impicciona. Deve aspettare di avere un attimo di tregua. Poi ci penserò io a spiegarti come fare per entrare nell'istituto, ma devi avere l'appoggio di Marilù...con me e Aisha era stata un angelo!".


Jim guardò il cielo, dove ora le nuvole erano immerse nelle sfumature sempre più blu del buio imminente.


"Spero che lo sia anche con me", sospirò.


Le prime stelle iniziarono a tempestare l'orizzonte con i loro raggi.


Adesso i ragazzi camminavano pensierosi sulla lunga strada affiancata dai grattacieli che conduceva all'XFood.


Rocky trotterellava accanto ai due facendo scintillare gli occhi robotici. "Ho tante speranze, Lord", mormorò Jim dopo una pausa. "Sono felice di averla ritrovata. Ma non voglio farmi illusioni...".


"Jim, questa città è un manicomio e questo mondo anche. Tu lo sai meglio di me. Ma ricorda una cosa: fai parte dell'élite. Ce l'ho fatta io a incontrare Aisha. E io non sono nessuno. Perché tu non dovresti incontrare Sybil?".


"Non è solo questo, Lord. Ho grandi progetti per me e Sybil, ma chi mi dice che lei è d'accordo? Non posso certo costringerla a stare con me! Io per Sybil farei di tutto, ma mai nulla che lei non desideri davvero! Le sirene in questa città sono già state sottomesse troppe volte e io non sarò certo il prossimo ad approfittare di una creatura marina..."


I due ragazzi continuarono a camminare, mentre le loro parole si perdevano nella notte riecheggiando nell'aria.


Sopra di loro, tra le stelle che galleggiavano nell'immensità del cosmo, decine di navicelle spaziali solcavano il cielo a tutta velocità per raggiungere le loro mete.


Tra le varie destinazioni, una era la più ambita dai viaggiatori dello spazio: si chiamava Avatar e quella sera brillava come non mai.









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