3 The track
Ricordo il fischio assordante che mi riempì le orecchie. Sembrava un treno. Forse ero morta, forse stavo rivivendo le parti più belle della mia vita prima di andare in Paradiso. Vidi comparire il treno e, prima di salire, guardai il binario: binario 9 3/4.
Sorrisi poi salì mentre il fischio continuava.
- Potrebbe avere un trauma celebrale-.
Mi girai leggermente a quelle parole appena bisbigliate, ma gli altri passeggeri erano tranquilli e per i fatti propri.
- Ma no, sta bene. Anzi è ora di svegliarla. Ragazza-
Mi girai nuovamente.
- Ragazza!-.
Improvvisamente tutte le persone sul treno scomparirono lasciandomi in un'inquietante solitudine.
- Lasciala in pace-.
Battei le palpebre e, quando le riaprì, fu diverso: sembravano impastate. I miei occhi furono inondati da colori diversi da quelli del treno, più casalinghi e in pieno stile anni '20.
- Secondo me non sta bene. Certo che potevi essere più delicato- disse una pungente voce femminile.
Cercando di mettere a fuoco i colori e i suoni, individuai il calore del fuoco dietro di me mentre la casa era rosso cupo con un delizioso tavolino al centro della stanza.
Era spaziosa, luminosa e il divano su cui ero adagiata era molto comodo.
Non riuscivo a far altro che sbattere le palpebre, mentre sentivo il tepore di una coperta sul mio corpo.
- Solitamente è Jocelyn a venire qui. Lei è sicura di sé, inoltre sa cosa fare, non c'era bisogno di portarla di peso-.
- Magari non ha nulla a che fare con Jocelyn, magari è solo una ragazza smarrita che tu hai spaventato a morte-.
Al sentire il nome Jocelyn la mia mente si aprì del tutto, adesso ero concentrata, ma non riuscivo a capire se il nome della mia amica l'avessi semplicemente immaginato.
- I suoi vestiti sono molto simili a quelli della biondina, sono abbastanza sicuro che venga da "più in là" del 1924-.
- Magari è arrivata grazie ad un altro cane lupo-.
- Perché mai dovrebbe venire proprio qui? Inoltre a quest'ora il lupo, sarebbe con lei- continuò l'uomo.
Nessuno dei due si era accorto di me ed io ne ero compiaciuta: dovevo capire chi fossero e di cosa stessero parlando con tanta attenzione. Farneticavano delle cose sul mio conto, ma non riuscivo a capire ogni loro parola: mi risultavano senza senso.
- Tu credi che sia stato il "suo" lupo a portarla qui. Tu credi che lei sia...-
- Temo proprio di sì-.
- O cara piccola Jocelyn. Starà soffrendo tantissimo- mormorò seriamente dispiaciuta.
- Su quello non ho dubbi, ma non capisco perché il cane non sia qui con lei! Il compito di un guardiano è badare al proprio cane lupo fino all'arrivo della sua o del suo legittimo proprietario. È normale per quelli come noi soffrire, è normale piangere la perdita... Ma non è normale che un cane non sia con la sua padrona. Io lo dicevo che quei due erano troppo legati: Jocelyn doveva sembrare più distaccata o il legame emotivo sarebbe stato troppo forte anche dalla parte del cane ed infatti così è stato-.
- Jocelyn è stata un'ottima guardiana: forse erano troppo uniti, ma lei è pur sempre una ragazzina... Sbagliare è normale- la difese la donna dai lunghi capelli corvini e gli occhi smeraldo.
- Sai cosa ne pensa Caroline di Jocelyn e soprattutto cosa pensa del suo cane, fino ad ora è stata costretta ad aiutarla per via del codice di fratellanza, ma adesso non so cosa potrebbe succedere... Non elogiare Jocelyn o la pagherai- mormorò preoccupato.
- Nostra figlia sta superando ogni limite...-
L'uomo che mi aveva aggredito interruppe colei che doveva essere sua moglie con un tono di rimprovero:- Sta facendo bene invece. Le attività di Jocelyn non devono essere incoraggiate. Va bene affezionarsi, ma quella ragazza ha superato ogni limite: lei ha fatto con White solo ciò che i presc...-
- White?- domandai di colpo alzandomi.
Stavano sicuramente parlando della mia amica, altrimenti perché dire di un cane di nome White?! Magari potevano aiutarmi.
La donna si girò e finalmente si accorse del fatto che avessi ripreso conoscenza; mi sorrise debolmente e posò il bicchiere d'acqua che aveva in mano. Indossava un abito verde lungo fino alle ginocchia e delle eleganti scarpe nere.
Non sembrava vecchia, le avrei dato una trentina di anni al massimo, molto meno di ciò che avrei dato all'uomo con cui stava parlando: il mio aggressore.
- Vi chiedo umilmente scusa per i miei modo bruschi, ma non potevo permettere che, delle persone provenienti dalla mia sala ballo, vi vedessero con questi abiti- rispose come se mi avesse letto nella mente.
Lo osservai con maggiore attenzione: sembrava sincero.
- Cosa volete da me?-
- Solo proteggerti e sapere qualcosa in più sul tuo conto. Solitamente aspettiamo Jocelyn e White, ma stavolta sei arrivata tu. Deve esserci certamente una ragione-.
Mi girai per vedere da dove provenisse quella voce e vidi una giovane donna dai capelli rosso scuro e gli occhi azzurri che mi sorrideva. Aveva un viso grazioso: rotondo e liscio. Il naso era dritto al punto giusto e le labbra sottili. Indossava un abito più corto di quello della madre: semplice, per niente attillato e di seta bianca, ricamata alla fine; i capelli erano raccolti: il suo stile rispecchiava pienamente gli anni '20.
La sua voce era rassicurante e gentile.
- Come ti chiami?- mi chiese.
- Bella, Bella Gherardi- affermai drizzando la schiena in maniera altezzosa.
Non sembravano stupratori, però non ero affatto certa delle loro buone intenzioni: avrei tanto voluto prestare più attenzione alla loro conversazione, ma quando provavo a concentrarmi, il mio cervello cominciava a pulsare. Avevo un gran mal di testa.
- Io sono Caroline Mcfly. Mi farebbe molto piacere fare una chiacchierata con te, da amica di Jocelyn ad amica di Jocelyn. Che ne diresti? Magari difronte a della succulenta carne?- continuò a chiedermi sorridendo ed io accettai.
Guardai i due davanti a me e, quando annuirono, mi alzai scostando la coperta.
Mossi un passo e una creatura spuntò da dietro la porta: si muoveva silenziosa, con il capo abbassato ma non come chi è sottomesso, ma come chi sta per agguantare la sua preda. Aveva un orecchio alzato mentre l'altro era chino, vedevo un solo occhio, ma sapevo già che l'altro fosse di un colore diverso dal verde. Era quasi in tutto e per tutto White, quasi, ma sapevo che non era lui. Non so da cosa lo avessi intuito, ma era così: non era scattata quell'adrenalina che provavo con White, non era scattato nulla se non stupore per quel bellissimo essere.
Quell'enorme cane arrivò fino alla coscia di Caroline prima di guardarmi dritto negli occhi, facendomi scorgere l'occhio di colore diverso: color ambra per l'esattezza.
- Si chiama Xeno. Magnifico non trovi?-
- Allora...- mormorò Caroline passandomi dell'altro pane.
- Come sei arrivata fin qui?-
Masticai lentamente non sapendo bene cosa rispondere.
- Non occorre essere sospettosi, scommetto che sei venuta grazie a White-.
Alzai il viso di colpo e smisi di mangiare.
- Io e Jocelyn eravamo abbastanza in sintonia, così come i nostri cani. Sono della stessa particolare razza, ma White è sempre stato diverso... Più forte, più incline a comandare Xeno-.
Il cane intanto guaì e cominciò a strofinarsi contro la rossa che però, non gli prestò attenzione.
- Dovresti accarezzarlo. Sembra voglia delle coccole- dissi accarezzandomi la tempia. Lei mi guardò interessata prima di darmi un po' di té.
- È un toccasana per il mal di testa. Té alle erbe- disse sorridente.
- Per quelli come noi è meglio se rimaniamo distaccati dai nostri lupi. Jocelyn su questo ha sbagliato, altrimenti White sarebbe al tuo fianco- affermò rispondendo alla mia precedente domanda
Non dissi nulla mentre portava il bicchiere di té alle labbra: osservai il cane guaire, latrare, per poi allontanarsi del tutto rassegnato.
- Jocelyn veniva spesso qui?- chiesi sempre osservando il lupo triste.
- Praticamente ogni settimana anche se dubito venisse per me, incontrava qualcun altro in città. Qualcuno che, evidentemente era importante. Mia madre l'ha sempre adorata, mio padre l'ha sempre ritenuta una stupida- mormorò tagliando la carne e portandone un piccolo pezzo in bocca.
- Perché la riteneva una stupida?-
- Semplice, perché veniva qui... Nonostante le fosse proibito come ben saprai-.
Corrugai le sopracciglia e continuai a fissare il mio piatto.
- Tu non sai- mormorò.
Poi rise amaramente e disse che, sicuramente, non sapevo nulla di White e di ciò che mi stesse succedendo.
- So che vengo da un'altra epoca, che quando ho toccato lui, sono arrivata in altri tempi. Forse non riuscirò più a tornare a casa... Cos'altro dovrei sapere?- sputai sentendomi una stupida ragazzina.
- Non è il mio compito spiegarti le leggi della vita. Quando tornerai, sarà Jocelyn a farlo-.
- Ma per tornare ho bisogno del cane!-
Xeno si alzò di colpo e cominciò a ringhiarmi contro.
Lo guardai incapace di comprendere, poi fissai Caroline.
- L'hai offeso-
- Ma io...-
- Lui non è un cane, non nel modo dispregiativo che hai detto tu. Però hai ragione, devi trovare White e io non so dove sia in questo momento- si fermò un attimo per bere.
Riprese fiato e disse che potevo cercare dalla persona che Jocelyn vedeva con tanta frequenza.
- Ma chi è?-
- Non lo so-.
- Che aspetto ha?-
- So solo che è un uomo e che lo incontrava nel locale di mio padre tutti i giovedì. Ovvero domani sera-.
Poi si alzò prendendo un po' di vino e versandosene sul suo bicchiere.
- Quanti anni hai?-
Rimasi un po' colta di sorpresa da quella domanda così fuori luogo, ma dissi che ne avevo quattordici.
- Beh allora non sei proprio in una bella situazione. Se non troverai presto White questo viaggio si trasformerà davvero in un incubo- mormorò fra sé e sé.
- Ed io non voglio essere in zona di guerra. Hai due settimane per trovare White, poi dovrai andare via con o senza il cane- e si girò per lasciare la stanza.
Non avevo capito quasi nulla di ciò che aveva detto, ma almeno avevo una pista: una persona, magari normale, che Jocelyn conosceva e da quale White sarebbe potuto andare.
- E tu?-
Si fermò sulla soglia della porta senza neanche girare a guardarmi.
- Io cosa?- domandò fredda.
- Tuo padre la reputava una stupida, tua madre l'ammirava... E tu?-
Ci fu un attimo di silenzio.
Xeno marciò al suo fianco mentre lei si voltava a guardarmi.
- Io l'ho sempre reputata una rivoluzionaria- sorrise serena.
- E, come tutte le rivoluzionarie, finirà uccisa-.
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