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Quando scatta la trappola


"Mi dispiace, Madara. Ho avuto un contrattempo."

"Vedo."

Madara gli dà le spalle, si prende tempo mentre finge di cercare tra gli infiniti scaffali di faldoni nel suo ufficio. Nonostante le risposte di Madara siano poco più di monosillabi e grugniti, Sasuke sa che sta gongolando per il suo ritorno da cane bastonato. Conosce fin troppo bene il cugino.

Nessuna parola su Itachi o Obito.

Mentre temporeggia, Madara non perde occasione per mettersi in mostra. Si è sfilato la giacca, sa che Sasuke lo adora in camicia e gilet, le pose sono strategiche per farsi ammirare i glutei scolpiti da ore di palestra.

Madara sarà anche mozzafiato, ma Sasuke non è lì per questo. È il primo pomeriggio, ha vagato per ore senza meta in attesa che le lacrime si asciugassero e le spine nel cuore facessero meno male. Non ha avuto la forza di collaudare mentalmente qualche scusa più appetibile per Madara, a parte quella striminzita frase di circostanza.

Sasuke è transitato davanti alla porta di Itachi senza scendere dalla macchina, non ce l'ha fatta a lasciargli il biglietto preparato durante il febbrile errare con su scritto che, per il momento, non possono vedersi. Lo ha confezionato con parole volutamente asettiche, algide, senza essere abbellito da patetiche bugie bianche che sarebbero state il minimo per non ferire Itachi, la persona pronta a scaraventare il cuore in un tritacarne per Sasuke. In pratica, una pugnalata gratuita, senza un perché. L'immagine di Itachi che si dispera buttato sul letto senza essersi bevuto la panzana è stata così vivida da sembrare vera. E così il biglietto è volato dal finestrino in coriandoli.

Sasuke è innamorato di Itachi come non dovrebbe esserlo, non si può pretendere che un sentimento così grande scompaia in poche ore.

Per adesso non può rivedere Itachi e neanche trovare le giuste parole scrivendo una lettera, è sempre stato un disastro nell'interagire con il prossimo, specie nelle situazioni delicate. E non si tratta di essere loquace o meno, non saper mettere insieme le frasi adatte a determinate circostanze è il principale danno dell'ostilità affettiva dei genitori.

Solo la distanza e il tempo potranno consigliarlo.

Itachi sarà sempre lì, a riempire il vuoto del suo cuore. E Sasuke non sa dove mettere le mani.

Le gomme hanno lasciato sfregi neri sulla strada, Itachi li vedrà appena tornato dal lavoro ma non li collegherà a lui.

Itachi è ancora ignaro di tutto, non vedrà Sasuke andarlo a prendere all'agriturismo e si farà accompagnare a casa, magari dalla titolare tanto simpatica. Si chiederà se gli sia successo qualcosa, lo chiamerà allarmato dal suo cellulare nuovo. Sasuke troverà qualcosa da dirgli? Come farà a non morire sentendo la voce di Itachi?

Come potrà allontanarsi a sufficienza da Madara per parlare?

Intanto, il cellulare è stato costretto a spegnarlo.

Andarsene dalla Doors è impossibile, Madara lo cercherebbe in capo al mondo. E finirebbe per scovarlo, dovunque Sasuke decidesse di andare. Sparire senza dire nulla sortirebbe lo stesso risultato, soprattutto adesso che la famiglia è al corrente dell'incontro tra lui e Itachi.

Forse Sasuke potrebbe sbagliare di proposito, un danno doloso mascherato da distrazione; far perdere dei soldi all'azienda. Un bug che crei delle falle disastrose a Doors, per farlo passare passare, poi, da errore umano.

Madara si gira finalmente a guardarlo, sorride; lascia, sagace, che le palpebre inferiori gli si gonfino, i lunghi capelli su una spalla. Gli occhi sono vitrei, lo sguardo leggermente addolorato, forse Madara ha calcolato persino il filo di saliva rimastogli sospeso tra le labbra dischiuse per sbattere in faccia a Sasuke la bocca impastata da un recente pianto. Madara non mollerà mai la presa, non licenzierà Sasuke neanche in caso di grave errore, è troppo possessivo per farsi sfuggire qualcuno. Sarà un'impresa ardua, per Sasuke, non abbandonare il fratello. Costretto alla doppia vita pur di non lasciare il sangue del suo sangue, dovrà incontrare Itachi di nascosto e, allo stesso tempo, tenerlo lontano da Madara. Non sa ancora come potrà amarlo solo come un fratello. Il disgusto gli piega la bocca, per nessuno al mondo visitare il fratello costituisce un misfatto; per Sasuke sì, la famiglia disgraziata in cui è nato è stata capace di arrivare a tanto.

Madara fa il giro della scrivania, non stacca mai gli occhi da Sasuke mentre ci posa il culo perfetto, sorride: "Bentornato, Sasuke."

Sasuke non può fare a meno di spostare lo sguardo in basso, con un'angolazione laterale che grida disprezzo.

Madara non demorde, sa che lo ha in pugno. Senza perdere l'espressione che è un misto di soddisfazione e avvilimento, si stacca dalla scrivania per adagiarsi sulle gambe di Sasuke. Si mantiene leggero mentre gli sospira in faccia: "Mi è mancato il cugino preferito."

L'unica parte del corpo che Madara ha interesse a far sentire è il cazzo, si assicura che sia ben premuto sul ventre di Sasuke, è già duro.

Sasuke lo studia, resta impassibile. Madara sorride ancora, gli sfiora prima le labbra e poi gli bacia le bende sulla fronte: "Ti porto subito a sistemarti, non voglio che ti rimanga una cicatrice."

Certo. Proprio lui che si vanta di saper guardare oltre il volto sfigurato di Obito.

A Sasuke viene da piangere, accartoccia il viso per impedire alle lacrime di cadere. Sta per perdere il poco che gli resta di Itachi, non può gridare a Madara che quei punti messi insieme con un filo di cotone sono la cosa più preziosa che ha.


Da tanto Sasuke non passa una notte costellata di incubi come quella, si arrotola nelle coperte intrise di sudore freddo, si lamenta come durante le indigestioni fatte da ragazzo di fronte ai primi pasti abbondanti che la famiglia ha potuto permettersi.

Grazie alla Doors e a quel figlio venduto senza scrupoli.

Nonostante Sasuke sia nel suo letto, Madara non lo tocca. Lo stringe in un abbraccio simile a una camicia di forza, lo accarezza e bisbiglia a ogni lamento. Quando Madara si alza, Sasuke spera che faccia presto a scendere, il suo cellulare attende nascosto dietro la cassetta dello sciacquone ormai da troppe ore.

Madara se la prende comoda, infila la vestaglia di seta, si stiracchia e sbadiglia. Bacia Sasuke che finge di dormire sulla tempia, poi si avvia lemme in bagno. Sasuke sa che passerà ancora un'eternità, Madara è meticoloso nei rituali di pulizia personale, poi starà mezz'ora buona ad acconciarsi i capelli.

Il cuore di Sasuke esplode, non vede Itachi da oltre ventiquattr'ore. Sarebbe dovuto andare a prenderlo il giorno precedente dopo il lavoro, portarlo dal dottore. E poi stare insieme, per sempre. Itachi non sa niente, per lui il ragazzo che ama è scomparso nel nulla con il cellulare spento. Starà morendo di angoscia pensando a un incidente, o di dolore credendo che Sasuke lo abbia lasciato senza spiegazioni. Così, semplicemente perché il ragazzo ricco e viziato si è già annoiato della novità.

Forse in quel momento Itachi è in sella alla sua bicicletta e sta andando a prendere il treno, pronto a iniziare una nuova giornata pur sentendosi morire. Magari non respira bene.

Sasuke affonda la faccia nel cuscino, si schiaccia la testa con le mani. Vorrebbe morire lì, soffocato in quel lusso che è anche la sua condanna.

Madara esce dal bagno e Sasuke si rilassa per fingersi ancora addormentato, non ricorda che posiziona aveva prima, spera che per Madara sia lo stesso. Sa che Madara è deluso e che si è dilungato tanto nella speranza di trovarlo sveglio, non vuole mollarlo e stavolta è disposto a portarselo dietro a colazione. Quanto ha desiderato Sasuke fare colazione con Madara fino a una settimana fa! Ma il cugino ha sempre fatto solo i suoi comodi.

Finalmente Madara si decide a uscire, scivola via silenzioso lasciandosi dietro una scia di bagnoschiuma.

Il momento è ora. Sasuke calcia via le coperte e corre in bagno. Soffoca, il petto gli fa male e ha l'impressione di correre per chilometri. Il cellulare è sempre lì, almeno Madara non lo ha trovato. È spento, il caricamento di Doors dura un'eternità, Sasuke si maledice per non averlo lasciato in modalità aereo e basta. Ma avrebbe potuto scaricarsi.


Sasuke, ti sto aspettando sul vialetto, sul nostro tappeto di quercia.


Una delle innovazioni di Doors consente di poter leggere i messaggi senza aprirli, l'anteprima li mostra interamente. Due gocce salate si schiantano sul display, Sasuke immagina Itachi sul prato, ancora sereno e pieno di speranza mentre pensa che il suo ritardo sia di pochi minuti. Lascia che il tramonto gli riempia gli occhi, foglie dorate gli si posano sui capelli corvini. Sorride scrivendo quelle parole.


Sasuke, se ti è successo qualcosa fammelo sapere il più presto possibile. Hai il telefono irraggiungibile e sono in pensiero.


Itachi, sfiorato e subito perso. L'amore appena afferrato per entrambi già andato in frantumi. Sasuke inspira e racimola il coraggio per visualizzare l'ultima anteprima.


Sasuke, qualunque cosa ti sia accaduta spero non sia grave o che tu abbia le tue buone ragioni. Ma, ti prego, promettimi che ti farai vedere la ferita. Non preoccuparti per me, io sono a casa, mi sono fatto accompagnare. Spero di svegliarmi domani mattina con tue notizie.


Itachi, così premuroso da mettere Sasuke al primo posto nonostante lo conosca da poco. Sì, c'è stato dal dottore, Madara ce lo ha portato e, anche lì, non lo ha mai perso di vista con quella sua faccia contrita. Ne avrebbe avuto più bisogno Itachi, i sintomi che ha sono lievi ma balzano subito all'occhio. Sono strani.

Itachi, che non si è svegliato con sue notizie ma ancora circondato dal silenzio.

Madara torna, Sasuke sente i suoi passi e il tintinnio di tazze su un vassoio. Il profumo del tè arriva potente, trapassa la porta serrata del bagno. Sasuke ripone il telefono nella tasca della vestaglia, stavolta lo ha messo in modalità aereo e spera di poter parlare con Itachi una volta barricatosi in ufficio. Sempre se Madara avrà intenzione di scollarsi.

"Sei sveglio" Madara sorride vedendolo uscire dal bagno.

È già seduto sul letto, gli ha portato la colazione. Peccato che Madara abbia deciso di sfoderare solo adesso questa parte di sé. Troppo tardi.

Sasuke non riesce a sgombrare il volto dal broncio mentre si avvicina e si siede accanto al cugino. C'è di tutto sul sontuoso vassoio: zuppa di miso, verdure marinate, piccole frittate ancora calde e salmone grigliato.

"So che il dolce non ti piace" Madara gli sorride portandosi la tazza di tè alla lebbra.


Itachi è in casa, Sasuke intravede la sua sagoma muoversi al riflesso del camino. Solo pochi accenni, Itachi sembra avere la stessa abitudine della mamma, quando sta male cancella le tracce della propria esistenza. Non ha neanche acceso la luce, lascia che le indefinite ombre generate dal fuoco lo mimetizzino e distorcano la sua immagine.

Sasuke è in macchina, fermo a pochi metri da quelle finestre dove la luce malata del lampioni non arriva. Lui può vedere Itachi, ma Itachi non scorge lui. È talmente vigliacco che scende solo quando Itachi se ne va dal salotto, così non potrà raggiungere velocemente il portone scrostato e aprirlo per vedere chi c'è. Forse Itachi è andato nella stanza dove cuce, anche questo ha preso dalla mamma.

Sasuke chiude la portiera attento a non fare rumore, si avvicina di soppiatto alla porta. Non può abbandonare suo fratello, ma al momento preferisce evitare un contatto diretto. Ama Itachi, sa che lo guarderebbe con gli occhi della passione e lo toccherebbe con le mani del desiderio.

Itachi è l'uomo di cui si è innamorato, Sasuke non ha idea di come fare per considerarlo diversamente.

Itachi non sa che sono fratelli.

Sarebbe ingestibile, devastante. Sasuke non ha la forza, non stasera. Itachi sta soffrendo, non gli ha più scritto e, probabilmente, si già è rassegnato ad averlo perso. Ora è lì, che cerca di riprendere la sua misera vita con un pezzo in meno nel cuore.

Sasuke appoggia la fronte alla vernice malandata, accartoccia il viso, le lacrime bagnano il piccolo gradino consunto, il singhiozzo che si sforza di soffocare diventa un rantolo.

Tante cose Itachi ha identiche alla mamma, anche quella maionese fatta a mano con cui ha guarnito i crostini da offrirgli la prima sera. Sasuke è uno stupido, come ha fatto a non notarlo? A essere cieco davanti a mani identiche alle sue?

Avrebbe potuto evitare di spezzare il cuore a suo fratello stando un poco più attento.

Sospira, si china e infila sotto la porta una busta gonfia di banconote. Dentro ha inserito un biglietto di scuse in cui dichiara di avere avuto un grosso contrattempo e di essere stato costretto a partire per lavoro, non sa quando potrà tornare. Mente spiegando di aver incaricato un collega di lasciare la busta. C'è anche il cartoncino da visita del suo dottore, dietro poche parole pregano Itachi di farsi visitare.

L'ombra di Itachi si disegna di nuovo sul muro del salotto, ondeggia come uno spettro senza pace.

Sasuke corre via, mette in moto prima che Itachi possa riconoscere la macchina. Se ne deve andare prima che Itachi si affacci alla finestra, se vedesse il suo splendido viso Sasuke potrebbe crollare.

Madara non sa dove sia, è sgattaiolato via dall'ufficio a fine turno. Sasuke si asciuga il viso e schiaccia il gas; più tempo impiega, minore sarà la possibilità che Madara creda a qualunque balla.

Deve sbrigarsi per non morire. 

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