Qualcuno lancia sempre una pietra per mandarmi in frantumi
Love is noise,
love is pain
Love is these blues that I'm singing again
"Love is noise" – The Verve
Sebbene non sia la prima alba che Sasuke vede, questa è speciale. Contempla il cielo spruzzato di rosa all'uscita del garage della villa in cui abita con i genitori, è forse l'ultima volta che parcheggia la macchina lì. Tra poco uscirà di nuovo, affronterà Madara per dare le sue dimissioni, poi aspetterà che Itachi abbia finito il turno all'agriturismo per andarlo a prendere. Sasuke ha intenzione di portarlo dal suo medico di fiducia, dopo essersi sistemato la ferita lo farà visitare. Così, per scrupolo, forse Itachi ha solo preso freddo visto in che catapecchia vive, ma Sasuke vuole stare tranquillo. Itachi non sa niente delle sue intenzioni, gliele racconterà quando saranno già in viaggio verso la loro nuova vita insieme. Sasuke sa che Itachi non gli permetterebbe mai di licenziarsi, con il suo temperamento tranquillo e ragionevole cercherebbe una soluzione, magari vorrebbe conoscere la famiglia di Sasuke. No, non è possibile, quella non è mai stata una famiglia normale. Itachi saprà tutto, ma con calma.
Sorride al cielo che intanto sta virando sul giallo, il celeste ha una leggera sfumatura verde che dura pochi istanti, se la gode fino in fondo. Sasuke non è mai stato così carico, fino a pochi giorni prima tutti questi progetti sarebbero stati impensabili. Tremava davanti a Madara perché non sapeva chi era e cosa farsene di sé.
Per la prima volta Sasuke rientra a casa felice. Appagato, libero, come non lo è mai stato.
Grazie, Itachi.
"Sasuke."
Non ha visto il padre mimetizzato nella penombra del salotto. Il tono grave lo fa sobbalzare.
"So dove sei stato, Sasuke."
"Sono un po' grande per le ramanzine sull'orario del rientro, non credi?"
Il padre si sposta di pochi millimetri e il suo viso finalmente diventa visibile nella fioca luce che entra dalle finestre, quando perde tempo in questi giochi di chiaroscuri non è mai buon segno.
Sasuke si volta con gli occhi taglienti, fa a fette il padre ancora seduto sul divano con un bicchiere di Cognac davanti. La bottiglia posata sul piccolo tavolo di legno è vuota, d'altronde ne ha avuto di tempo da quando Obito lo ha scovato. Sì, è stato Obito a riferire tutto al padre, per questo non gli chiede niente della testa fasciata, ne è al corrente già da diverse ore.
"Siete disgustosi, tutti quanti!" Sasuke grida, sa che la mamma è sveglia e che li sta ascoltando da un'altra stanza. Non interverrà, non lo ha mai fatto quando Sasuke avrebbe avuto bisogno del suo sostegno. Lo ha sempre lasciato a gestirsi le patate bollenti da solo nonostante accadesse tutto davanti ai suoi occhi "Ho passato la domenica per gli affari miei, per una volta. È bastato questo per far scattare la persecuzione del secolo come se avessi commesso un crimine?"
Sasuke tira un calcio al tavolo davanti al padre, lo ribalta con un gran baccano, gli fa schifo così cesellato, lucido, levigato; Itachi ha solo mobili pieni di schegge. Bottiglia e bicchiere ancora pieno si frantumano per terra. Nessun rumore nella casa, la mamma continua a fingere di non esistere.
Il padre si alza minaccioso, i suoi occhi sono fessure, quelli di Sasuke due lame.
Sasuke non è intimorito neanche quando il padre si fa così vicino da trasmettere il calore della pelle bruciante di rabbia, se si azzarda ad alzare le mani stavolta potrebbe ucciderlo. Il cuore gli batte all'impazzata per la collera. Rancore per gli anni di vuoto che anche il genitore ha contribuito a plasmare. Gli hanno rubato l'anima, Sasuke non è disposto a perdonare.
"Lo hai commesso il crimine, invece, Sasuke. E anche bello grosso. Itachi è mio figlio."
"Che ne sai tu di Itachi? Non osare parlare di lui!" il grido di Sasuke è rauco, sinistro, gli si forma della schiuma agli angoli della bocca. Alza il pugno per colpire il padre ma si ritrova con il polso bloccato in una dolorosa morsa, quasi spezzato. La violenza con cui viene sbatacchiato sul divano gli fa rimbombare ancora il dolore dentro la testa.
La vista gli si annebbia, batte le palpebre per mettere a fuoco il viso furioso del padre. La porta in fondo alla stanza si apre di appena una fessura per poi richiudersi subito dopo, se la mamma dà segni di vita significa che la faccenda è grave.
"Itachi è tuo fratello. Il figlio che ho dovuto sacrificare per sopravvivere, per garantirti un futuro."
Sasuke si alza con un ringhio informe, è impazzito di rabbia. Cerca di colpire il padre con entrambe le mani ma la disperazione lo rende scoordinato. Bloccato in una camicia di forza di mani, Sasuke si sente trascinare verso la scrivania. Lì, in quella mastodontica libreria ad angolo, è tutto rinnovato, i libri con cui conosceva il mondo da ragazzo sono stati sostituiti da volumi più moderni, più attuali. La roba obsoleta ormai fa parte di quel passato che, anche Sasuke, fino a qualche giorno prima desiderava buttare.
"Non è vero, non ti credo" Sasuke strepita con la bava alla bocca e il viso rigato di lacrime, i tentativi di divincolasi sono inutili, le sue scarpe continuano a stridere sul parquet mentre il padre lo trascina "Hai paura che io sfugga al tuo controllo, vero? Che mandi in frantumi il prezioso castello di bugie di Madara che tanto amate? Non ti permetterò più di distruggermi la felicità in nome del denaro. Mai più!"
Il padre non risponde, apre il cassetto della scrivania per sbattere in faccia a Sasuke l'atto di nascita di Itachi. È lì, insieme al suo, Itachi è più grande di sei anni. Ma il documento di Itachi ha allegata una ricevuta di pagamento.
Sasuke diventa così bianco che il sangue sembra averlo abbandonato, ha le pupille dilatate, trema e smette di lottare: "È così che vi siete comprati la casa? Ti rendi conto quanto ha sofferto Itachi per l'abbandono di cui non ha capito il motivo?"
"Aveva appena una settimana di vita, non può ricordarsi di noi."
"Sei un mostro" sibila Sasuke con la faccia gonfia di furia e pianto, poi alza la voce per rivolgersi alla porta chiusa in fondo "Una famiglia di mostri!"
Sasuke barcolla fino al divano e si siede per non svenire. Si rannicchia, la testa tra le mani, il dolore pulsante della ferita non è niente in confronto alle schegge del cuore spezzato. Itachi, l'uomo che ama. Suo fratello, venduto ancora in fasce per non morie di fame.
Ecco cos'è quel vuoto inspiegabile da sempre in fondo agli occhi della mamma.
Ecco perché il padre si infuria spesso senza apparente motivo.
E Sasuke si è sempre sentito con un pezzo mancante.
Anche lui ha gli occhi color ossidiana e la pelle di porcellana. Toccando il corpo di Itachi, non ha realizzato che se fosse stato meno esile e un poco più alto sarebbe stato identico al suo.
"Itachi è povero, vive in un tugurio, possiede un cellulare solo perché gliel'ho regalato io" Sasuke si è raddrizzato, le lacrime sono momentaneamente prosciugate da dolore e incredulità. Fissa il pavimento, se evita di guardare il padre non è timore, piuttosto disprezzo "La famiglia dov'è cresciuto non può averti pagato quella somma."
Il padre gli si siede accanto, i secondi che impiega per raggiungerlo e posizionarsi sembrano secoli: "Itachi non era destinato a loro. Kaguya, una donna bellissima, raffinata, con i suoi capelli biondo platino sembrava uscita da un dipinto anni Settanta. Molto benestante e, apparentemente, amorevole. Aveva preso con sé altri bambini, a suo dire, per aiutarli. Quando ha preso Itachi sapevo che suo marito era morto da poco, ma non potevo immaginare cosa questo avesse scatenato nella sua mente. Diceva di voler restare sola per dedicarsi ai ragazzi, ma... voleva solo maschi, Sasuke."
Sasuke si gira di scatto paonazzo di rabbia, ora è il padre a guardare per terra.
"E li cercava bellissimi, con determinate caratteristiche. Voleva degli amanti e anche della merce, Sasuke. I clienti fioccavano nella sua villa, Kaguya non si faceva scrupoli a vendere anche i due figli naturali" l'uomo deglutisce a fatica. Piange. Incredibile "Non potevo accettare che il destino di Itachi fosse questo. Un giorno l'ho seguita e le ho sottratto Itachi dalla carrozzina durante un momento di distrazione, non ha pianto, è sempre stato molto tranquillo. L'ho lasciato davanti a quel portone e me ne sono andato, via, di corsa. Non avevo preventivato di stringere Itachi ancora una volta, il dolore è stato così grande che non ho più avuto il coraggio di cercarlo nemmeno per sapere che aspetto avesse. Non sarò un padre modello, ma nemmeno il mostro che credi, Sasuke."
"Itachi assomiglia alla mamma. E a me. È molto intelligente e altruista" Sasuke non riesce ad avere pietà per lui, il padre singhiozza con la faccia tra le mani ma lui prova solo sdegno: "Madara, Obito e il resto della famiglia lo sanno?"
"Sì, sanno chi è Itachi e cosa siamo stati costretti a fare, ma non hanno mai avuto contatti con lui. Nessuno ha più pensato a tutta la faccenda fino a oggi. Meglio così, se si fossero affezionati a Itachi lo strazio sarebbe stato immane."
"Perché non hai riportato Itachi a casa visto che eri riuscito a riprendertelo? Tanto ormai Kaguya ti aveva pagato" nonostante Sasuke abbia gli occhi colmi di lacrime, le sue parole gelide affettano il padre. Quanto vorrebbe fargli a pezzi anche la carne!
"La famiglia in cui l'ho lasciato era insospettabile, Kaguya non sarebbe mai arrivata a loro, non avrebbe neanche pensato di cercare lì Itachi. Se lo avessi riportato qui, invece..."
"Certo, hai pensato solo a salvare la pellaccia."
Il padre abbassa il tono riducendolo a poco più di un bisbiglio: "Tua madre non sa niente di questo episodio, se glielo avessi detto sarebbe morta di crepacuore ponendosi la stessa domanda che tu mi hai appena fatto."
"Sei un codardo, altro che padre. Non hai pensato due vole a sacrificare tutti per salvarti. Un padre protegge la sua famiglia anche a costo della vita" Sasuke emette aria dal naso infuriato, gli occhi gonfi e arrossati del padre risvegliano in lui i peggiori sentimenti di odio "Quindi io ero l'unico a non sapere niente."
"Lo abbiamo deciso per proteggerti e risparmiarti la sofferenza" l'uomo si incurva di nuovo, sembra rassegnato ad aver perso anche il secondo figlio "E poi, se non ci fosse stata la Doors, Kaguya sarebbe già arrivata al mio rapimento di Itachi. È una donna potente, altrimenti non si spiega come possa farla franca nonostante il suo commercio. Se non ci fosse stata la Doors, mi avrebbe ucciso e, non trovando Itachi, si sarebbe presa te. Corrispondi anche tu ai canoni che ha sempre cercato. Non potevamo fare tanto baccano, capisci? Tu eri solo un bambino."
"Adesso basta. Ho sentito abbastanza!" Sasuke scatta in piedi, non sopporterebbe un'altra parola o ulteriori stimoli, sente il cervello graffiato da una belva feroce "Continuate pure a farvi parare il culo da Madara, io non voglio sapere più niente di voi e della vostra insulsa vita da schiavi. Cosa ha fatto Obito alla faccia? Ho capito che Madara sta proteggendo anche lui."
"Sasuke, la fame è una brutta strega, quando arriva comanda lei. Obito aveva solo dieci anni e già era costretto a spacciare, andava nelle scuole, da bambini poco più grandi di lui. Se i genitori di quei ragazzi lo hanno graziato, non si può dire lo stesso del fornitore non pagato. La prima volta il coltello è stato solo un assaggio, se non ci fosse stato Madara lo avrebbe avuto dritto nel cuore."
"Che schifo" Sasuke sibila con un serpente "Finora non mi avere dato possibilità di scelta, ma ora nessuno mi impedirà di lasciarvi sguazzare nella fogna in cui siete nati. Addio."
"Sasuke, aspetta!
Sasuke si avvia a grandi falcate verso la porta. Non sa cosa farà, se porterà comunque via Itachi e se avrà il coraggio di dirgli la verità. Una volta qualcuno ha detto che è più importante sapere cosa non si vuole piuttosto che quello che bisogna fare. Ecco, tanto per cominciare non desidera più vedere nessuna faccia di quella famiglia. Non ha importanza il padre che lo rincorre e la mamma che ora singhiozza su quella soglia che finalmente è riuscita a oltrepassare.
"Sasuke."
La mano del padre che gli afferra la spalla lo fa scattare di nuovo: "Mi avere fatto crescere inadeguato, avere fatto di me un derelitto emotivo. Mi avete tolto un fratello e..."
L'amore.
"Sasuke..."
Il portone sbatacchiato con forza soffoca l'ultimo tentativo del padre.
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