Come un fuoco di paglia diventa immortale
Sasuke si contorce per guardare attraverso il parabrezza tamponato col cartone, non è molto ma prova a far prendere meno freddo possibile a Itachi. Non ha trovato sciarpe nell'armadio del fratello, perciò gli ha dato la sua. L'ha raccattata dal pavimento del bagno in un ultimo guizzo di lucidità prima di gettare, come preventivato, i suoi abiti intrisi di passato e della morte di Obito nella spazzatura. Va adagio per limitare gli spifferi d'aria gelida, Itachi è ancora debole e potrebbe avere una ricaduta.
Una mano di Itachi gli si posa sulla gamba, è talmente magra e leggera che Sasuke si stupisce di sentirla. Più che altro percepisce l'angoscia, la negatività. Tra poco, gli occhi di Itachi grideranno dolore, pretenderanno risposte. Non è Itachi a essere ostile, piuttosto la situazione in cui Sasuke annaspa senza via d'uscita.
Itachi lo guarda, gli sorride.
Come farà ora a distruggergli la gioia? Con che coraggio gli strapperà la speranza della tanto agognata vita insieme?
Sasuke lo guarda di sottecchi, gli rivolge un sorriso tirato e torna a concentrasi sulla strada.
"Perché ti sei messo i miei vestiti, Sasuke?" Itachi sbuffa una piccola risata.
"Quando sono sceso davanti casa tua è passata una macchina a tutta velocità e mi ha riempito di fango" Sasuke finge che il suo tono distaccato sia causato dall'indignazione.
"Non te la prendere, la gente è molto maleducata di questi tempi" Itachi non perde il buonumore "Sei buffo con la mia roba addosso. Ti rimane un pezzo di pelle scoperto sopra il calzino, le maniche ti fanno sembrare un bambino che insiste per mettersi il giubbotto dell'anno precedente."
Sasuke sente il lieve sospiro di rassegnazione che Itachi emette vedendolo lasciarsi scivolare addosso l'ironia. La sua mano gli si ritira dalla gamba, Itachi ha avvertito il cambiamento. Sasuke trema e ricomincia a sudare freddo, il momento della verità si avvicina e Itachi potrebbe non essere ancora in condizioni.
Sebbene nessuno dica più una parola, i loro gesti sono coordinati come se avessero preso precedenti accordi. Itachi sa già dove Sasuke ha intenzione di parcheggiare, perciò si prepara a scendere con anticipo. I loro passi procedono all'unisono mentre si avvicinano alla casa, Sasuke sa come prendere il portone rotto per aprirlo e chiuderlo, Itachi lo lascia fare.
"Itachi, stai meglio? Hai bisogno di qualcosa?"
"A posto, mi basta essere a casa con te."
"Se vuoi ti accendo il camino" Sasuke osserva il fratello sempre più sprofondato nel giaccone "Ma dovrai dirmi tu come si fa, io non ne ho mai avuto uno."
"Grazie. Sei gentile" gli occhi di Itachi sono un misto di dolcezza e afflizione.
Sasuke segue le istruzioni del fratello: basta una pagina di giornale, la prima legna deve essere sottile, attento a non fare fumo. Ogni tanto Sasuke si ferma a osservare la difficoltà di Itachi a liberarsi del giaccone prima di rinfagottarsi nelle coperte sul divano. Sasuke sente i morsi del freddo sulla pelle al posto suo.
Come farà adesso?
La canna fumaria è calda, Sasuke può usare dei ciocchi più grossi che dureranno oltre mezz'ora. Sospira, osserva la fiamma che ha perso l'impeto iniziale del fuoco di paglia, ora borbotta placida, sicura e rovente, non morirà finché avrà nutrimento. Ogni storia d'amore fa lo stesso percorso della fiamma, quella tra lui e Itachi ha cambiato stato in fretta, con una forzatura, quando uno dei due ancora non è pronto.
Sasuke si siede sul divano accanto a Itachi. Il fratello lo guarda, poi, con gli occhi che brillano, gli si accosta per posargli la testa su una spalla. La pelle di Itachi è calda e accogliente, il suo profumo rassicurante, finalmente Sasuke può godere delle emozioni trasmesse da un fratello maggiore, non da un amante. E gli è mancato proprio questo, un porto sicuro da cui non vorrebbe andarsene mai, qualcuno capace di volergli bene incondizionatamente, Sasuke non ha mai trovato niente di così bello nel sesso. Come è stata arida la sua vita finora!
Ma per Itachi ancora non è così.
Sasuke non riesce a trattenere un rumoroso sospiro, Itachi gli massaggia il braccio non capendo ancora cosa lo inquieti. Itachi gli afferra il mento, costringe Sasuke a girarsi per guardarlo, raddrizza la schiena e vorrebbe unire le labbra con le sue.
"Itachi..." Sasuke lo afferra delicatamente dalle spalle per rimetterlo al suo posto.
Itachi lo guarda in silenzio, i suoi occhi gridano risposte. Sasuke ancora si meraviglia di quanto quello sguardo possa dilaniare senza chiasso, di quanto dolore sia capace di trasmettere senza una parola. È costretto a voltarsi di nuovo.
"Itachi..." Sasuke si schiarisce la gola per uscire dal pigolio gracchiante "Ricordi l'uomo che hai visto parlare con me in ospedale? Quando io ho gridato e tu ti sei alzato? Beh... è tuo padre."
Sasuke, strizza gli occhi, si massaggia le guance, si prenderebbe a frustate per la mancanza di tatto. La mutilazione emotiva, il non saper distinguere le emozioni e il non conoscere i loro nomi, lo porterebbe certamente a fare danni maggiori se si incaponisse a formulare frasi più consone. Meglio sganciare la bomba subito, l'impalpabile lama dei vocaboli ricercati, delle mezze bugie bianche, ferirebbe Itachi in modo subdolo, molto più venefico.
Itachi diventa di un bianco malsano senza cambiare espressione, ha un disastroso calo di pressione perché Sasuke vede le sue pupille dilatarsi e il respiro farglisi affannoso. Se non fosse seduto sverrebbe: "Mi avevi detto che era il tuo di padre."
"Infatti è così" Sasuke ora lo guarda col viso paonazzo di lacrime trattenute. La decisione di sparare i proiettili della verità diretti e concisi ormai è presa, non può più cambiare strada.
Itachi è una statua di cera, solo i suoi occhi sono vivi. Osserva a lungo Sasuke, poi abbassa lo sguardo e si fissa le mani, le ha estratte apposta dalle coperte. Sasuke capisce che sta realizzando le somiglianze, così gli lascia il suo tempo.
"Mi dispiace, Itachi."
"Come lo hai saputo? Quando?"
"Appena sono rientrato dalla domenica all'agriturismo, la più bella della mia vita. Mio... nostro padre mi ha raccontato tutto, ha sempre saputo che abiti qui sebbene ti sia stato alla larga" ora è Sasuke che afferra una mano a Itachi, la massaggia, è gelida "Però dentro di me lo sapevo, ho sempre avuto una mancanza inspiegabile che non riuscivo a colmare."
"Tua madre?"
"È anche la tua" ora Sasuke la massaggia quella mano. Itachi dovrà sapere che si sono disfatti di lui apposta, ma forse lo ha già capito "Ci ameremo sempre anche se in modo diverso."
"Sapevo che avevi le tue buone ragioni quando sei sparito, Sasuke" il sussurro rassegnato di Itachi fa paura, è il tono di chi ha perso interesse alla vita.
"Avevo bisogno anche io di metabolizzare, non è stato facile. Il primo istinto è quello di tornare alla vecchia vita e non pensarci più" ora Sasuke stringe entrambe le mani di Itachi, lo tira un poco a sé "Ma come potrei dimenticare mio fratello? Sono stato io a lasciarti le buste, non un mio collega; ero qui fuori quando sei stato male. Non ti ho mai lasciato solo e non lo farò mai."
Fratello. Itachi lo sente per la prima volta. Senza strattoni, ritira le mani da quelle di Sasuke, si alza con cautela per avviarsi silenzioso nella stanza dove cuce. Passa sulla macchia del suo sangue ma sembra non farci caso. Sasuke si allunga oltre la spalliera del divano per seguirlo con gli occhi, Itachi si siede, avvia la macchina da cucire e inizia a lavorare. Sasuke si alza, fa due passi nella sua direzione per parlargli e assicurarsi che abbia capito, Itachi deve avere chiaro che nessuno potrà mai separarli. Ma poi Sasuke devia verso la parete e ci sbatte la testa, una, due volte. Proprio lì, dove hanno fatto l'amore la seconda volta. Itachi ha bisogno di tempo, glielo concederà senza perderlo di vista. Sasuke singhiozza e non gl'importa che Itachi lo senta.
L'ago si ferma e l'improvvisa quiete attira l'attenzione di Sasuke, vede Itachi accasciato sul tavolo, così misero accartocciato nelle membra smagrite, le spalle gli tremano nella disperazione silenziosa. Sasuke lo raggiunge, piano, ora è lui che cerca di non esistere per infierire il meno possibile. Posa le mani sulle spalle di Itachi, lo tira su con cautela, se lo appoggia al corpo e lo abbraccia. Il pianto di Itachi è incontenibile e senza suoni. Restano così, Sasuke lo culla, Itachi lo lascia fare.
"Nii – san... mi dispiace" Sasuke gli bacia la testa, le sue lacrime colano tra i capelli di Itachi "Mi sei mancato, tutta la vita."
"Perdonami tu" Itachi si appoggia la mano del fratello sulla guancia scavata e bagnata "Sono il fratello maggiore ma ho reagito da immaturo."
Sasuke chiude gli occhi, non si è mai goduto niente più di quelle carezze.
Sasuke osserva la sua macchina risucchiata lentamente dalle acque nere del fiume Naka. Acque di una notte gelida e senza stelle. Lo sciabordio è lieve, appena udibile, anche la macchina è rassegnata a uscire di scena abbandonando quella recita in cui ha terminato il ruolo. Un ultimo luccichio dal cofano, poi solo bollicine.
Madara è ritto alle sue spalle, attende che Sasuke metabolizzi gli eventi e si decida girarsi. Madara in fin dei conti è comprensivo, lo è sempre stato, Sasuke si sente orribile per non averlo capito prima. La tentazione di saltare l'argine per seguire la macchina è potente, ma il pensiero di Itachi che, a casa, sta preparando due misere valigie basta per non far muovere Sasuke di un millimetro. Gli rimbombano in testa le parole pronunciate da Madara poche ore prima, mentre lo pregava di lasciarlo vivere per Izuna. Ora Sasuke sceglie di vivere per Itachi. L'amore tanto millantato in libri, poesie, canzoni e film è una pura stronzata; nessuno menziona mai quello vero, indivisibile. L'amore fraterno.
Finalmente Sasuke si volta, di Madara vede solo la sagoma, l'unica fonte luminosa sono i lampioni alla fine del campo quasi un chilometro più avanti.
"Prendi questi" Madara gli allunga il suo passaporto e quello di Izuna "Non ti preoccupare di farceli riavere, possiamo farli nuovi."
"Grazie, Madara" Sasuke riesce solo a balbettare.
"Lasciate i vostri cellulari a casa, sarà tutto più credibile" Madara gli dà altri due telefoni "Usate questi, ho fatto in modo che siano irrintracciabili, accendeteli solo dopo essere arrivati."
Siccome Sasuke non riuscirebbe a dire niente di diverso, stavolta sta zitto.
La macchina di Madara è a diversi metri di distanza, per non dare nell'occhio sono arrivati lì a fari spenti e così andranno via. Madara si lascia inghiottire dalla notte, Sasuke non lo sente aprire la portiera e nemmeno mettere in moto, decide di raggiungerlo temendo che decida di smaltire il dolore a modo suo.
Sasuke lo trova con la mano appena posata sulla maniglia: "Non preoccuparti, Sasuke, non ti ho mentito dicendo che non lascerei mai solo Izuna. Lo sai che tu somigli più a lui che a Itachi?"
Madara gli rivolge un sorriso amaro e malinconico, Sasuke può solo ansimare per la corsa appena fatta.
Tornano verso casa di Itachi adagio e in silenzio, Sasuke ogni tanto guarda il cugino di sottecchi: non si vedranno mai più.
"Buona fortuna, Sasuke."
Non sono proprio sotto casa di Itachi, si sono fermati in una via parallela. Sasuke ha detto al fratello di essersi dimenticato dei documenti a casa, Itachi sa che devono partire ma non perché. Però adesso Sasuke dovrà passare la notte a spiegargli tutto.
"È un addio dunque, Madara?"
"Sì, lo è."
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