Epilogo
I sotterranei di Lestrange Manor erano freddi ed inospitali. L'androne principale era illuminato da diverse fiaccole, che creavano giochi di luci ed ombre sui muri di pietra. In lontananza si udivano i lamenti dei prigionieri. Erano grida sommesse di uomini e creature che avevano orami perso la speranza. Le antiche celle, teatri di torture e di prigionia, si dipanavano lungo il corridoio in penombra. Al suo imbocco vi era un enorme stanza di forma ottagonale. In quel momento una quarantina di uomini vestiti di nero erano disposti a cerchio ed erano rivolti verso il suo centro.
Lord Voldemort era l'unico dei presenti a non indossare la tunica scura e il volto serpentino sorrideva soddisfatto alla vista di ciò che si stava compiendo.
Davanti a lui, in mezzo al cerchio di accoliti, Lucius Malfoy stava eseguendo il rituale di iniziazione, incidendo sulla pelle diafana del figlio il Marchio Nero.
Draco Malfoy non emise nessun lamento. Stringeva i denti, mentre la sua pelle veniva violata con quello sfregio infame. Dentro di lui si dibatteva un rancore profondo nei confronti di tutti i Mangiamorte e del Signore Oscuro. Li odiava tutti per quello che gli stavano facendo.
Il dolore si fece ancor più intenso quando sulla pelle comparve il serpente. Il respiro gli si mozzò in gola per la fitta lancinante. Il braccio ardeva, come se gli stessero passando dei tizzoni ardenti sulla pelle viva. Bruciava e si stava macchiando di un infame simbolo di servile obbedienza, di un marchio che gli avrebbe tolto per sempre il libero arbitrio. Uno sfregio che sarebbe rimasto per sempre sulla sua pelle. Uno sfregio che non aveva voluto, ma che suo padre gli aveva imposto con la forza. Perché ogni Malfoy che si rispetti deve perseguire la causa del Signore Oscuro e di tutti i Maghi Purosangue. Il dolore era quasi insopportabile e temette di non riuscire a trattenere le urla ancora per molto. Poi suo padre si fermò.
- È fatta. Ora anche tu sei uno di noi, figlio mio.
Draco si guardò il braccio rosso per l'irritazione su cui spiccava il Marchio Nero. Poi Lord Voldemort batté le mani e gli si fece vicino.
- Molto bene, Draco. Benvenuto fra noi.
Lucius annuì come tutti i presenti, poi parlò rivolto al figlio.
- Ora tu sei un vero Mangiamorte e per dimostrare la tua fedeltà al Signore Oscuro, dovrai uccidere Albus Silente.
- A morte Silente!
Gridarono in coro tutti i Mangiamorte, ma Lord Voldemort alzò una mano e li fece tacere. Scrutò attentamente Draco, poi emise la sua sentenza.
- No. Il tuo compito sarà quello di uccidere Hermione Granger.
Draco spalancò gli occhi, mentre il cuore gli si incrinava in mille frammenti.
- No.
- Che significa no?
Domandò Lucius con tono tagliente.
Draco scosse violentemente il capo. Non lei. Tutti ma non lei.
- No! Non lo farò mai. Nooooo!
Draco balzò a sedere di scatto sul letto, con il cuore che martellava violento nelle orecchie. Si premette una mano sul petto e trasse un lungo respiro. Era madido di sudore.
Un incubo.
Era soltanto un incubo. Poi udì di nuovo il rumore che l'aveva destato dal sonno.
- Guaaaah!
Sbatté le palpebre nell'oscurità e si voltò alla sua destra. Sul comodino la sveglia segnava l'una passata e la luce debole del display illuminava in parte il walkietalkie bianco e rosso, da cui proveniva il pianto.
Un frusciare di coperte al suo fianco gli fece riportare lo sguardo sul letto matrimoniale. La donna con i capelli ricci si puntellò sui gomiti e fece per alzarsi.
Draco allungò una mano a toccarle la spalla.
- No. Resta a dormire. Vado io.
Le sussurrò e lei si lasciò andare sul cuscino con un debole borbottio. Draco le depose un leggero bacio sulle labbra, poi scese dal letto. Afferrò la vestaglia argentea abbandonata su una sedia e la indossò, stringendo la cintura. Si passò una mano sul viso ed aprì la porta della camera da letto. In corridoio una decina di luci si accesero al suo passaggio. Draco superò un paio di porte ed aprì quella alla sua sinistra.
La cameretta era illuminata da una luce soffusa, che proveniva da una lampada babbana per bambini. Si avvicinò al lettino con le alte sponde bianche e si chinò su di esso. Gli arrivò in risposta un potente vagito. Il bimbo di appena otto mesi che stava strillando, si dimenava sotto le copertine, i pugni stretti e gli occhi ridotti a due fessure.
- Che succede ometto? Ti fanno male i denti?
Sussurrò Draco mentre lo prendeva in braccio. Il bimbo continuò a piangere, mentre lacrime copiose gli rigavano il viso rubicondo e leggermente congestionato.
Draco se lo portò al petto e gli diede delle leggere pacche sulla schiena.
- Su, non piangere Lucian. Adesso c'è Papà con te.
Ma il bimbo seguitava a vagire disperato, così Draco prese il ciuccio dal fasciatoio e glie lo mise in bocca. Quella trovata sembrò tranquillizzarlo per qualche attimo. Così l'uomo uscì dalla stanza, tenendo il bimbo fra le braccia. Alla luce più decisa del corridoio, la testa bionda del piccolo Lucian si rivelava essere una perfetta replica dei crini altrettanto biondi del padre. Draco si soffermò ad osservare suo figlio.
Era perfetto.
Le dita piccole in quel mentre stavano stringendo i bordi della sua vestaglia, mentre la testa era abbandonata sul suo petto. Gli occhi dorati erano aperti e vigili, anche se leggermente umidi per il pianto. Le guance tonde e la boccuccia si muovevano ritmicamente, mentre era intento a succhiare il suo ciuccio con grande concentrazione. L'uomo se lo strinse al petto con affetto e gli diede un bacio sulla fronte.
Suo figlio.
Certe volte non gli sembrava vero. Lui, Draco Malfoy, era padre. Un calore che orami aveva imparato a riconoscere, gli si diffuse in petto e sorrise.
- Devi fare il bravo, Lucian. La mamma si deve alzare presto domani. Visto che Papà invece è in ferie e può stare sveglio fino a tardi, ti porto a fare uno spuntino, che ne dici?-
Prese le scale che portavano al piano terreno e per poco non inciampò su una palla di plastica abbandonata sull'ultimo gradino. Si maledisse per aver accettato che sua moglie sostituisse gli elfi domestici con del personale Babbano, che lei si ostinava a chiamare "collaboratori domestici". Sì, collaboratori nell'attentare alla sua vita e a quella del suo erede!
Raggiunse la cucina moderna che era stata ristrutturata cinque anni prima. Era un ambiente allegro e ben illuminato, che non aveva nulla a che vedere con il tetro focolare che era stata ai tempi della sua infanzia.
Mise Lucian nel seggiolone Babbano ed aprì il frigorifero, per prendere un cartone di latte. Con l'aiuto della magia lo scaldò e lo versò nel biberon, aggiungendo alcune gocce di una pozione che alleviava il dolore per i dentini da latte. Prese di nuovo il bimbo in braccio e gli tolse il ciuccio di bocca, per sostituirlo con il biberon. Lucian accolse con entusiasmo lo scambio e si impegnò a bere con gusto, appoggiando la calda testolina al petto del padre. E Draco sentì ancora quella piacevole ondata di calore.
Quante cose erano cambiate in sette anni. Se qualcuno gli avesse detto da ragazzo che un giorno sarebbe diventato il Ministro delle Relazioni Estere con Maghi e Babbani, gli avrebbe riso in faccia. Invece era proprio così. Lui, Draco Malfoy, il Purosangue per eccellenza, nonché Principe di Slytherin ai tempi di Hogwarts, aveva a che fare la maggior parte del tempo con politici Babbani di tutto il mondo. E non faceva altro che viaggiare in aereo come un di loro, perché il Ministro Pilcher, che era al suo secondo mandato, aveva insistito sull'idea di armonizzare le due culture. Draco, in un primo momento, si era dimostrato contrario a riguardo e aveva esposto la sua opinione sulla maggiore comodità delle Passaporte. Ma il Ministro della Magia era stato irremovibile, così era da cinque anni che accumulava miglia da frequent flyer come un qualsiasi business man.
E cosa dire di sua moglie, se non che era il membro più giovane del Wizengamot, il tribunale supremo dei Maghi. Ebbene sì, la Mezzosangue So-tutto-io era riuscita ad eccellere anche in quello, oltre, ovviamente, ad aver scelto lui come marito!
Hermione si appoggiò con il fianco allo stipite della porta con un sorriso sulle labbra. Davanti a lei vi era il salotto di Malfoy Manor, anche se definirlo tale era un po' riduttivo. La stanza era molto ampia e arieggiata. Le finestre grandi adorante di tende, lasciavano entrare la luce del mattino, che allungava i suoi raggi fino ai due divani disposti ad elle. Su uno di questi suo marito, Draco Malfoy, dormiva pacificamente a pancia in su, tenendosi stretto al petto il loro figlio, che sonnecchiava con la boccuccia aperta. Si avvicinò ai suoi due uomini e constatò che Lucian aveva sbavato su una bella porzione della vestaglia di Draco.
Mosse la mano sinistra e un raggio di sole catturò l'oro splendente della sua fede nuziale. Nella mano destra, sempre all'anulare, portava l'anello di fidanzamento, forgiato appositamente per lei da un mastro orafo fiorentino. Era una sottile vera d'oro bianco e al suo centro vi era un giglio stilizzato, su cui svettavano tre piccoli diamanti di grande valore. E il fatto che il giglio fosse il simbolo di Firenze, si sposava alla perfezione con il significato più profondo che quel fiore aveva per lei.
Passò le dita fra i capelli scompigliati del marito che borbottò nel sonno.
- Draco?
Lo chiamò lei e dopo tre tentativi, l'uomo aprì gli occhi.
- Hermione...
Sussurrò con la voce impastata dal sonno. La donna si sporse a prendere il figlio dalle braccia di Draco e se lo strinse al petto.
- Guah!
Protestò Lucian, aprendo gli occhi con disappunto. Ma la vista della madre lo tranquillizzò e si abbandonò contro il suo petto morbido.
Hermione gli baciò la fronte con amore. Quello era il suo bambino. Suo e di Draco. Gli accarezzò la testolina bionda con movimenti lenti e invitanti e Lucian emise un leggero sospiro di apprezzamento.
Lucian. Era stato Draco a scegliere il nome del bambino, sussurrandolo con voce esitante non appena l'aveva preso fra le braccia. Hermione, seppur provata dalle fatiche del parto, aveva trovato la forza per collegare il nome a quello di Lucius, il suocero defunto da ormai sette anni, ed aveva annuito. Draco desiderava ricordare quel padre che l'aveva salvato da morte certa, ponendosi di fronte alla spada di Greybrack. Voleva ricordare quel lato di Lucius che era sempre stato celato sotto parvenze di freddi e rigidi elogi. Quel lato che suo padre considerava debolezza, ma che non era mai riuscito a soffocare del tutto. L'affetto incondizionato per il proprio figlio, dimostrato liberamente solo in punto di morte. Ma allo stesso tempo non voleva imporre alla nuova creatura il peso di un nome che era associato all'immagine di un assassino. Così aveva pensato ad un nome simile ma non identico. Semplicemente Lucian.
Hermione tornò a posare lo sguardo sull'uomo che si stava alzando dal divano e si stava stiracchiando come un felino.
- Quando stamattina non ti ho trovato al mio fianco, mi sono preoccupata. Poi sono stata nella camera di Lucian e ho visto che era vuota, così ho pensato che potevi essere qui sotto o nell'altra stanza. -
Rivelò, mentre Draco la guardava con quei magnifici occhi argentei. L'uomo piegò la bocca in un ghigno e le si avvicinò, fino a cingerle la vita con un braccio.
- Come vedi non sono scappato, ma stavo facendo il bravo padre "babbano". Spero che tu sia orgogliosa della mia trasformazione.-
Hermione sorrise e Draco avvicinò il volto al suo.
- Oh, sì, molto. Peccato però che questa tua trasformazione si limiti alle mura casalinghe. Quando esci di qui, torni ad essere il solito Serpeverde arrogante.-
L'uomo ghignò e le ricalcò con le dita la forma dolce degli zigomi.
- Che ci vuoi fare, Mezzosangue. La serpe cambia la pelle ma non il vizio.
E si abbassò a catturarle le labbra in un bacio dolce e intenso, che ebbe l'effetto di risvegliarle tutte le terminazioni nervose.
Quando si staccarono, Draco le passò una mano fra i folti riccioli castani ed Hermione assecondò la sua carezza, piegando la testa di lato. Poi l'uomo si avvicinò e le accostò le labbra alla base del collo, depositando una leggera scia di baci.
- Draco.
- Mh..
Mugugnò il marito, continuando a dedicarsi alla gola della moglie.
- Draco, stai schiacciando Lucian.
L'uomo si scostò di poco, senza accennare a smettere di lambirle la pelle.
- Draco, non abbiamo tempo. Ti sei forse dimenticato di che giorno è oggi?
- Sì, completamente.
Rispose lui ed Hermione trattenne a stento un gemito, quando sentì le mani esperte del marito intrufolarsi sotto la camicia da notte e risalire la pelle liscia della coscia, fino ad accarezzarle la curva piena dei glutei. Draco si riappropriò della sua bocca, strappandole un nuovo bacio ardente, che finì per privarla di ogni pensiero coerente. Hermione si era ormai decisa a posare Lucian sul divano per cedere alle attenzioni del marito, quando un ultimo barlume di lucidità le attraversò la mente, come un fulmine a ciel sereno.
- I..il cenone di capodanno... ah... con Harry e tutti gli altri..
Sussurrò con voce tremula. Al sentire il nome dell'Auror, Draco si fermò di botto e guardò atterrito la moglie.
- Hai detto Potter? Che cazzo... - poi il neurone che aveva recepito l'informazione iniziale, si degnò di illuminargli la mente. – oggi è il trentuno dicembre.-
Realizzò con sgomento.
- Esatto. Perciò oggi la nostra casa sarà in continuo fermento per i preparativi.
Spiegò l'ex-Gryffindor, scostandosi dal marito con una punta di dispiacere. Draco si passò una mano sul viso.
- Perché ho accettato di festeggiare il capodanno in casa mia?
Si lamentò l'uomo, mentre realizzava che avrebbe dovuto tenere a bada i bollenti spiriti per molto tempo.
- Perché tu non sai dire di no ad una certa Principessa di mia conoscenza!
Commentò Hermione in tono canzonatorio. Si sistemò meglio Lucian tra le braccia e si avviò verso lo scalone che portava ai piani superiori, lasciando Draco da solo in mezzo al salotto a rimuginare su quell'affermazione.
Il grande giardino di Malfoy Manor era coperto di neve. Le siepi imponenti, gli alberi centenari e gli arbusti di sempreverde erano avvolti da quel candore, che sfumava in un delicato tono rossiccio dove veniva sfiorato dagli ultimi raggi del tramonto. Erano quasi le cinque del pomeriggio e ormai le ore di luce volgevano al termine, per cedere il passo all'ultima notte dell'anno vecchio.
Una bambina di quattro anni si avvicinò alla maestosa fontana a più vasi che troneggiava al centro del giardino. Indossava una morbida pelliccia bianca e un paio di scuri stivaletti da neve. La bambina si sistemò la fascia rosa sulle orecchie per proteggersi dal vento, che faceva ondeggiare i suoi riccioli castani, raccolti in due code laterali.
Si inginocchiò di fronte alla vasca più bassa della fontana, che era rialzata rispetto al terreno. Al riparo dalle intemperie, proprio sotto il basamento della fontana, vi era un timido giglio bianco con i petali semi aperti. La bambina sorrise estasiata e allungò la mano per accarezzarlo, sfiorando i petali con i guanti di pregiata fattura. Si sporse in avanti per raggiungere meglio quel fiore e lo raccolse, tirando leggermente per lo stelo. Si portò il giglio sotto al naso e annusò il suo profumo intenso.
Il rumore di una carrozza in avvicinamento destò la sua attenzione. La bambina sollevò il capo e puntò i suoi occhi dorati verso il viale alberato, che dai cancelli si snodava fino al maniero. Vide in lontananza una carrozza familiare e un sorriso ampio le si dipinse sulle labbra. Si trattava della vettura della famiglia Potter e il pensiero di abbracciare i suoi compagni di giochi Sirius-James e Jackie, la fece balzare in piedi trepidante.
- Chrystal!
Sentendo chiamare il suo nome, la bambina si voltò e gli occhi le si illuminarono per la gioia alla vista della figura alta e statuaria che la stava raggiungendo.
- Papà!
Esclamò e corse verso l'uomo a braccia aperte. Draco si abbassò e la sollevò al volo, facendola piroettare in aria come d'abitudine. Chrystal si aggrappò al collo del padre e lo tempestò di baci sul viso rasato di fresco, reggendo nella mano destra il suo piccolo tesoro. Draco si concesse una risata spensierata e finse di morderla alla guancia destra, limitandosi ad appoggiare i denti su quella pelle di pesca. Chrystal strillò divertita ed il padre le regalò un morbido bacio sulle gote.
- Principessa, cosa ci fai ancora qui fuori? Ormai il sole sta tramontando e l'aria inizia ad essere troppo fredda per te.-
Disse l'uomo in un tono dolce che riservava soltanto a lei ed Hermione. E i suoi occhi grigi si sciolsero per la tenerezza. Adorava sua figlia Chrystal, la sua primogenita. Non appena l'aveva vista fra le braccia dell'ostetrica, tutta rossa in viso e avvolta in una copertina, era stato amore a prima vista. Gli occhi grigi di Draco si erano sciolti per la tenerezza e da quel momento Chrystal era diventata la Principessa indiscussa del suo cuore.
- Sono uscita a prendere un regalo per te e la mamma.
Rispose la bambina e con orgoglio gli mostrò il giglio bianco che teneva in mano. Draco spalancò gli occhi per lo stupore e guardò la figlia con sospetto.
- Com'è possibile che questo giglio sia sopravvissuto al freddo? Chrissie, non avrai usato la magia?-
Un sorriso smagliante si allargò sulle labbra della bambina e Draco alzò gli occhi al cielo.
- Chrissie, quante volte devo ripeterti che non puoi usare la magia? Sei troppo piccola e non sei ancora in grado di controllare i tuoi poteri.
La rimproverò, dopo averle riavviato un ricciolo ribelle, sfuggito all'acconciatura.
- - Ma papà, io non ho fatto niente di male. Anche nonna Narcissa fa crescere i fiori.
La bambina lo guardò con gli occhi dolci e Draco rischiò di capitolare. Sua figlia in apparenza era tutta Hermione, ma lui sapeva che nascondeva un'indole innata da Serpeverde. Sapeva sempre come ottenere ciò che voleva, ma anche lui era un Serpeverde e per di più ne era il Principe.
- Sì, ma la nonna è una strega adulta e sa gestire molto bene la magia. Tu invece sei ancora una bambina, anche se sei molto precoce. Per oggi chiuderò un occhio, ma sappi che se succederà di nuovo, dovrò prendere provvedimenti.-
Chrystal assottigliò gli occhi dorati in un modo che a Draco ricordò se stesso. Poi la bambina incrociò le braccia al petto, rischiando di spiegazzare il povero fiore, che aveva fatto crescere clandestinamente con la magia.
- Su, adesso entriamo in casa. Mrs. Graham ha appena sfornato i biscotti al cioccolato.
La bambina inarcò un sopracciglio e la somiglianza con il padre si accentuò di più.
- Prima mi sgridi e poi mi corrompi. No, papà, non si fa così!
Draco strabuzzò gli occhi a quell'affermazione inaspettata.
- E tu da quando conosci la parola "corrompere"?
- Me l'ha insegnata la mamma ieri sera.
L'ex-Slytherin puntò uno sguardo accusatore verso la porta di casa. Avrebbe dovuto impedire ad Hermione di leggere a Chrystal tutti quei libri Babbani. L'immensa sete di sapienza ereditata dalla madre, aveva reso la loro primogenita molto precoce, al punto che sapeva già scrivere il suo nome e leggere alcune parole dai suoi libri di fiabe. Quella piccola creatura era davvero un concentrato delle personalità di entrambi. Aveva ereditato da Draco l'astuzia e da Hermione la sua tenacia, per non parlare dell'intelligenza e dello smisurato orgoglio che possedevano entrambi. Draco si chiese con qualche timore come sarebbe diventato Lucian nel tempo e pregò Salazar per una maggiore clemenza.
- Papà! Ho appena visto la carrozza dello zio Harry e della zia Hélène!
Esclamò la figlia, distogliendolo dai suoi pensieri nefasti. Draco seguì il dito della mano inguantata che puntava verso il viale alberato e vide comparire la vettura dei Potter.
Hermione Malfoy accompagnò Mr. e Mrs. Graham alla porta d'ingresso. La coppia era sulla cinquantina ed erano rispettivamente il maggiordomo e la cuoca del maniero da cinque anni, ovvero da quando Hermione Granger era diventata ufficialmente Lady Malfoy.
- Vi auguro un felice Anno Nuovo e portate i miei saluti ai vostri figli.
Disse Hermione con un sorriso, mentre abbracciava Mrs. Graham con affetto. La cuoca corpulenta la strinse tra le sue braccia materne per poi lasciarla e ricambiare il sorriso. Indossava una pelliccia marrone molto elegante, che era stato il regalo di Natale di Hermione e Draco.
- Mia cara, sei sicura di farcela da sola? Ti ho ripetuto più volte che per me e Conrad sarebbe un piacere servirvi anche questa sera.-
Hermione scosse la testa decisa, facendo ondeggiare i boccoli che le incorniciavano il viso. Il resto dei capelli erano stati fissati sulla nuca in un concio ben stretto, adornato da eleganti spille perlacee. Indossava un vestito nero di raso, che scivolava morbido sulla suo corpo e aveva un leggero spacco sul lato destro.
- Non si preoccupi, Mrs. Graham. Ho tutto sotto controllo. Io, a differenza di mio marito, sono perfettamente in grado di sopravvivere senza collaboratori domestici.-
Mr. Graham le fece l'occhiolino, unico gesto trasgressivo che si concedeva, rispetto al sui modi distinti da maggiordomo inglese. Si sistemò sul capo una bombetta nera, che si abbinava con i capelli brizzolati e ben curati. Si scostò il cappotto ed estrasse un orologio con catenella dall'interno della giacca. Anche quello era stato un regalo dei coniugi Malfoy.
Mr. Graham controllò l'ora. Mancavano dieci minuti alle sette.
- Betty, sarà meglio avviarsi per non incontrare troppo traffico.
La moglie annuì e in quel mentre si sentirono strilla giocose di bambini. I tre si voltarono verso il fondo del corridoio, da cui partiva l'ampia rampa di scale in mogano. In quel mentre videro Chrystal calpestare il tappeto lì di fronte e proseguire la sua fuga verso il salotto, inseguita a pochi passi da Sirius-James e dalla piccola Jackie.
- Nel caso abbia bisogno di una mano, Lady Malfoy, non esiti a contattarci. Saremo qui in un batter d'occhio.-
Le disse a quel punto il maggiordomo.
- La ringrazio Mr. Graham, ma vedrà che non ce ne sarà bisogno. Godetevi questi tre giorni di riposo, lontano da quel despota di mio marito e dalle mie piccole pesti, e approfittatene per trascorrerlo con la vostra famiglia.-
E detto ciò, li salutò calorosamente e li seguì con lo sguardo mentre scendevano i gradini in pietra e salivano a bordo della loro auto, ferma al centro dello spiazzo. Mr. Graham mise in moto la macchina e il rumore del motore coprì l'incedere di una coppia di cavalli, che stavano avanzando sul lato opposto del viale, conducendo una carrozza verso l'ingresso.
L'auto dei coniugi Graham imboccò il viale, passando accanto alla carrozza e scomparve alla vista di Hermione, per via dei grandi alberi che celavano in parte il passaggio.
Nel frattempo la vettura si era fermata nel punto in cui fino a poco tempo prima c'era stata l'automobile babbana.
Lo sportello si aprì e due bambine more di sei e quattro anni saltarono giù con impazienza, subito seguite dalla voce perentoria della madre.
- Tracey, Lizzie, state attente!
E Pansy Nott scese dalla vettura in tutto il suo splendore.
- Come vi è saltato in mente di saltare dalla carrozza! Avreste potuto farvi male!
Theodore Nott raggiunse il resto della famiglia sul piazzale e chiuse lo sportello. Con un cenno del capo, diede il permesso al cocchiere di partire.
- Dottore e Dottoressa Nott, benvenuti a Malfoy Manor!
Lì saluto Hermione con un sorriso divertito sulle labbra. Pansy alzò lo sguardo verso l'amica e le corse incontro, lasciando che Theodore si occupasse delle bambine.
- Giudice Malfoy, che piacere rivederla!
L'apostrofò la mora, poi le due donne si abbracciarono felici. Hermione constatò che Pansy era in ottima forma. Era un'affascinante Medimaga di ventiquattro, moglie di uno dei più prestigiosi psicologi del Mondo Magico. Ebbene sì, Pansy ci aveva visto giusto a suo tempo, perché Theodore aveva finito per diventare davvero uno strizzacervelli!
- A proposito Herm. Ho portato l'esito di Tu-sai-cosa.
Le sussurrò, con una strizzatina d'occhio.
- Senti, Sfregiato, non me ne frega un cavolo! Non ho alcuna intenzione di farti provare la mia moto! Quella BMW su due ruote vale di più della tua villa sul lago!-
Commentò Draco, comparendo in quel momento nell'atrio di fronte alla scala insieme ad Harry Potter, che era diventato il vice Capo degli Auror da un paio di anni. Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Harry è tornato di nuovo alla carica?
Domandò Theodore, raggiungendo le due donne all'ingresso. Le bambine salutarono in coro Hermione e si sciolsero dalla presa del padre, per andare alla ricerca dei loro compagni di gioco.
- Purtroppo sì, Theo. Ho persino proposto a Draco di regalargli una moto simile alla sua, ma Sua Altezza il Principe di Slytherin ha storto la bocca profondamente offeso, dicendomi: "Un Malfoy non potrà mai essere allo stesso livello di un Potter qualunque."-
Pansy rise divertita, lasciando che Theodore le passasse davanti per raggiungere i due uomini. Hermione sospirò rassegnata. Magari una breve seduta psicologica l'avrebbe aiutato a superare le sue stupide fissazioni sull'argomento "nessuno tocchi la mia moto". Che già di per sé era tutto un dire.
Sì, perché suo marito, durante il loro lungo viaggio di nozze in giro per l'Europa, aveva scoperto che oltre alle scope da corsa, nel suo cuore c'era posto anche per i motori. E quando avevano visitato Berlino in una delle loro tappe, per lui era stato come un colpo di fulmine. Completamente folgorato da quella "diavoleria babbana che va veloce come una scopa", si era precipitato in una concessionaria tedesca e aveva acquistato la moto, sotto lo sguardo agghiacciato di Hermione, che temeva di dover fare il resto del viaggio sul sedile posteriore. Per fortuna Draco si era limitato a ridurla alle dimensioni di un modellino da collezione e l'aveva messa in valigia, adagiandola tra i suoi vestiti quasi con riverenza.
- Forza, andiamo in salotto. Ho lasciato Hélène in balia di Lucian un'ora fa e penso sia ora di recuperare la mia piccola Serpe.-
Detto ciò, Hermione si chiuse la porta alle spalle. Il leggero spostamento d'aria accarezzò i petali diafani del giglio che sua figlia Chrystal aveva raccolto dal giardino. Era stato messo su un tavolino vicino all'ingresso ed Hermione non poté impedirsi di sorridere alla vista del vaso in vetro di Murano. E il cuore le fece una leggera capriola in petto al ricordo della notte di fuoco che aveva passato a Venezia con il marito, proprio nel periodo del Carnevale, unico momento dell'anno in cui la popolazione babbana e i Maghi veneziani si mescolavano tra loro, in un tripudio di festeggiamenti.
Erano già a metà del corridoio, quando il batacchio di casa annunciò l'arrivo di altri ospiti.
- Pansy precedimi pure, io vado a fare gli onori di casa.
Quando Hermione aprì il portone d'ingresso, rimase abbagliata per l'ennesima volta alla vista del marito di Ginny Weasley in Brennan.
- Clark, Ginny!
Li salutò Hermione con un sorriso luminoso e Ginny si fece avanti per abbracciarla. Il viso era fresco e privo di trucco. Portava i capelli a caschetto da più di due anni che le davano un aria più matura e al contempo spensierata.
- Sei in ottima forma! Complimenti.
Disse Hermione, dopo aver sciolto l'abbraccio dell'amica. Ginny si era perfettamente ripresa dalla gravidanza. Il fisico era tornato snello e armonioso, l'unica traccia del suo stato di neo mamma era il suo seno prosperoso.
Hermione si volse verso Clark che teneva in braccio il piccolo Samuel di appena tre mesi.
- Ciao, Sammy. Vieni dalla zia Hermione così papà è libero di raggiungere gli altri uomini!-
E prese in braccio il neonato che non protestò.
- Grazie, Herm.
Disse Clark, sorridendo riconoscente.
Da quando il piccolo Samuel era nato, il vannaro non aveva più avuto occasione di fare una sana chiacchierata tra uomini, senza il pensiero di correre a casa per aiutare la moglie.
- Draco dovrebbe essere nella sala del biliardo insieme ad Harry e Theo.
Spiegò Hermione e Clark annuì. L'uomo scambiò un'occhiata d'intesa con Ginny e dopo averle deposto un bacio sulle labbra, si avviò in corridoio.
- Vieni Ginny, andiamo in salotto.
E le fece strada, vezzeggiando il piccolo Samuel, che gli sorrise divertito. Il bimbo aveva i capelli biondo rossicci e gli occhi erano come quelli di Ginny. Era vannaro per un quarto, ma ancora era presto per capire quanto del sangue del padre avrebbe influito sulla sua forza fisica e magica.
Giunte in salotto, Hermione fu richiamata dagli strilli divertiti di Lucian, che gattonava sul soffice tappeto, sotto la supervisione di Hélène e Pansy. Le due donne salutarono Ginny con calore e riempirono di baci il piccolo Samuel, che stanco di tutte quelle attenzioni, proruppe in un pianto di protesta.
Hermione, che aveva la sua buona esperienza di neonati, passò subito il bimbo a Ginny, ben sapendo che solo il calore del corpo della madre l'avrebbe tranquillizzato.
Erano le otto e trenta e mancava una sola coppia all'appello. I coniugi Zabini.
Tutti i presenti erano nel grande soggiorno. Al centro vi era una lunga tavola apparecchiata, attorniata da una ventina di sedie. Ron Weasley stava facendo piroettare il piccolo Lucian sopra la sua testa ed il bimbo rideva divertito. Erano vicino all'albero di Natale, che era alto fin quasi al soffitto e riccamente addobbato. Il vuoto sotto ai suoi rami più bassi, dove di solito vi erano i regali, ricordava che ormai le feste volgevano al termine. Pansy sedeva sul divano poco distante e chiacchierava con Hélène.
- Come sta tua nonna Diana? Non la vedo dal giorno del tuo matrimonio.
Domandò la mora ed Hélène sorrise. Si passò una mano tra i capelli castani e lucenti, sciogliendo una treccina che sua figlia Jackie aveva tentato di farle pochi minuti prima.
- Sta benissimo, non è cambiata di una virgola. Sembra quasi che il tempo non sia interessato a farla invecchiare.-
Rispose con un tono dolce. In quegli stessi istanti i suoi nonni erano in Egitto a trascorrere il capodanno nella comunità di maghi più antica del mondo, in mezzo a piramidi e dromedari. Suo padre Jarrett era in luna di miele con la sua nuova moglie. Una pozionista che lavorava al ministero e che era stata sua compagna ai tempi di Hogwarts. Hélène alzò lo sguardo verso Ron e Pansy la imitò.
- Cosa pensi che accadrà questa sera?
Sussurrò e non c'era bisogno di spiegare a chi si stesse riferendo.
Pansy sospirò.
- Sono passati sette anni ormai... lei è felicemente sposata e lui adesso sta con Greta. Ormai quel che fatto è fatto.-
Hélène annuì ma non poté impedirsi di provare una punta di tristezza. Tutti loro sapevano dell'amore impossibile nato tra Daphne e Ron l'ultimo anno ad Hogwarts.
Lo avevano appreso dalla stessa Daphne, che aveva confessato tutto un anno dopo, durante la festa del suo addio al nubilato. Hermione l'aveva abbracciata stretta e le aveva assicurato che nessuno l'avrebbe giudicata male, se avesse deciso di non sposare Blaise.
Pansy l'aveva ascoltata senza proferire parola. Conosceva troppo bene Daphne e sapeva che lei non sarebbe mai tornata indietro su una sua decisione e così era stato. Il giorno dopo era convolata a nozze con Blaise e l'argomento Ron era stato accantonato definitivamente, ma ora, dopo sette lunghi anni, Ron aveva deciso di partecipare all'annuale cenone di capodanno. Si trattava di un evento memorabile, poiché erano passati più di sei anni dall'ultima volta in cui Ron aveva partecipato a delle cene di gruppo. L'ultima occasione era stata proprio la cena di capodanno che aveva preceduto il matrimonio di Daphne e Blaise. Il rapporto fra i due futuri sposi e Ron era stato molto teso per tutta la serata e il giovane Weasley, che sentiva ancora troppo vividi i suoi sentimenti per Daphne, aveva deciso di ritirarsi dalla scena, iniziando a declinare un invito dopo l'altro, in cui fossero compresi anche Daphne e Blaise. In sintesi li rifiutò praticamente tutti, visto che Blaise era il migliore amico di Draco e non mancava mai.
Così, tre mesi dopo il matrimonio dei coniugi Zabini, Ron aveva preso una decisione che aveva cambiato radicalmente la sua vita. Si era presentato nell'ufficio del Capo degli Auror O'Connell e aveva fatto richiesta per essere trasferito nella squadra dei Wizhunter, l'unità speciale dei servizi segreti magici, ovvero i Cacciatori di Maghi Pericolosi. Nonostante i pianti di protesta di mamma Molly e le suppliche di Harry, Hermione e Ginny, Ron era diventato un Wizhunter a tutti gli effetti. Si era tagliato i capelli a spazzola, come un Marine dell'esercito Babbano, e si era immerso nell'addestramento speciale. Da sei anni ormai il suo lavoro lo occupava quasi a tempo pieno e operava sempre in prima linea. L'esperienza maturata al fianco di Harry, gli aveva permesso di distinguersi fin da subito e di diventare comandante di una piccola squadra nel giro di pochi anni. Una delle sue ultime missioni l'aveva portato in Germania e aveva dovuto collaborare con una squadra di colleghi tedeschi, comandata da Greta Schulz e l'attrazione fra i due era stata subito evidente.
In quel momento Greta stava parlando con Hermione e Ginny. Ron, che si era avvicinato a Draco per restituirgli Lucian, non poté impedirsi di guardare Greta. I capelli corvini arrivavano fino a metà schiena ed erano leggermente mossi. Era alta, magra e il vestito rosso che indossava, risaltava maggiormente il suo incarnato pallido. Ma la sua arma vincente erano gli occhi, di un azzurro scuro che sfumava nel viola.
- Papaaaà! Sono arrivati lo zio Blaise e la zia Daphne!
La voce squillante di Chrystal sovrastò il vociare degli adulti e Draco lasciò gli ospiti per accogliere gli ultimi arrivati, tenendo fra le braccia l'erede del suo nobile casato.
- Ma che sorpresa, Draco! Sei un amore in versione bambinaia!
Commentò Blaise, quando il biondo aprì il portone di casa.
- Fottiti Blaise!
Sbottò, già pronto a sbattergli l'uscio sul muso.
- Draco, non si dicono le parolacce davanti ai bambini!
Lo canzonò Blaise e in quel momento Daphne apparve al suo fianco, dopo aver recuperato un bambino moro e con occhi azzurri.
- Scusa il ritardo, ma Aaron ci ha fatto un po' impazzire.
Disse la bionda, indicando il figlio di cinque anni.
- Ciao, Zio Draco!
Lo salutò il bambino con un aria furbesca e l'uomo assottigliò gli occhi con sospetto. Quel sorriso lo conosceva molto bene. Era identico a quello che sfoggiava Blaise quando era in fase di conquiste amorose ai tempi di Hogwarts.
Non fece in tempo a formulare una frase di senso compiuto, che il bambino si lanciò nel corridoio alle sue spalle, gridando di gioia. E lo strillo gemello di Chrystal lo accolse. Draco si voltò di scatto e rimase agghiacciato, mentre il piccolo Zabini stringeva la sua amata Principessa in un abbraccio e le dava un bacio sulla guancia.
- Aaron! Cosa diavolo stai facendo?
Gracchiò, sentendo un principio di soffocamento alla trachea, poi si voltò verso i due genitori degeneri, che se la ridevano sotto i baffi.
- Blaise!!! Tieni quel pervertito di tuo figlio lontano dalla MIA Bambina!
Il moro gli rivolse un sorriso smagliante, mentre aiutava la moglie a togliersi il cappotto.
- Perché dovrei, Draco. Non sei contento di sapere che tra una decina d'anni saremo consuoceri?-
- Consuoceri una fantastica sega!! La mia Chrissie non uscirà di casa fino ai venticinque anni!!-
Sbraitò con un intonazione leggermente isterica. Il tono però non piacque al piccolo Lucian, che protestò con un versetto di disappunto.
- Guaah!
Daphne sorrise al bambino e gli accarezzò la testolina bionda.
- Ciao, Lucian. Come sei diventato grande!
Tese le braccia e Draco gli passò il figlio, che approdò felice nell'abbraccio accogliente della donna. Il piccolo Lucian spostò lo sguardo verso il basso, curioso di capire cosa fosse quella sensazione di durezza e rotondità su cui poggiavano le sue gambette.
Daphne si accarezzò il pancione di sette mesi.
- Fra poco avrai anche tu una fidanzatina, Lucian, così papà Draco sarà doppiamente imparentato con noi.-
Dichiarò Blaise con una strizzatina d'occhio e il presunto "consuocero" in questione lo fulminò.
- Mentre voi continuate a punzecchiarvi, io mi avvio.
E con passo lento si allontanò, percorrendo il corridoio fino al punto in cui le voci degli altri invitati si facevano più vivide. Daphne superò la porta a due battenti ed entrò nel soggiorno di Malfoy Manor.
E proprio in quel momento si trovò faccia a faccia con Ron Weasley.
- Ron...
Sussurrò, spalancando gli occhi per la sorpresa.
Ron si irrigidì impercettibilmente e gli occhi di tutti si puntarono su di loro.
- Daphne.
Bisbigliò con un filo di voce. Era ancora dannatamente bella, come ai tempi di Hogwarts. Gli occhi azzurro ghiaccio erano sempre gli stessi, ma vi si leggeva una nota di tranquillità che mai vi aveva scorto in passato ed il ventre prominente era un inconfondibile segno di quale fosse il motivo. Stava per diventare madre per la seconda volta.
Ron constatò che la Regina di Slytherin fredda e insensibile di un tempo sembrava un ricordo orami lontano. O forse no. Forse quella che gli si presentava davanti era la stessa Daphne Greengrass, con l'unica differenza che ora non doveva più nascondersi dietro alla sua ben nota freddezza per proteggersi. Ora lei era sposata con Zabini e non aveva più nulla da temere.
Già, perché Ron alla fine l'aveva saputo. Aveva capito perché lei aveva deciso di lasciarlo. Non appena era entrato a far parte dei Wizhunter, aveva sfruttato la sua nuova posizione per raccogliere informazioni sulla famiglia Greengrass. Ed era rimasto sconcertato da quanto aveva appreso. La famiglia di Daphne agiva nell'ombra, appoggiando i più pericolosi esponenti del Mondo Magico in tutto il mondo. Suo padre e i suoi zii erano invischiati in tutti gli affari di dubbia moralità ed erano delle persone spietate. Da quanto aveva potuto apprendere dai dossier confidenziali che aveva ottenuto, in confronto a loro, i coniugi Lestrange e il defunto Lucius Malfoy erano una bazzecola. E aveva così scoperto che Daphne aveva sacrificato il suo cuore per proteggerlo da morte certa.
Nel frattempo Daphne era rimasta senza parole. Osservava l'uomo che aveva di fronte e quasi faticava a riconoscerlo.
Ron era cambiato. I capelli tagliati a spazzola erano molto corti e mettevano in risalto il viso di un uomo diverso e più maturo del ragazzino che conosceva. Gli occhi poi erano un muro insondabile, da cui non traspariva nessun sentimento. Soltanto la linea dritta e i muscoli un po' contratti della mascella, lasciavano trapelare la sua tensione.
- Ti trovo bene.
Disse Ron, interrompendo quel pesante silenzio.
Daphne annuì.
- Anche tu.
Ed era la verità perché Ron aveva un fisico muscoloso davvero sorprendente, risultato del tipo di vita che aveva scelto di condurre. Era un agente di prima linea, temprato dalle diverse missioni.
Il rosso si voltò verso Hermione e Greta, che stavano chiacchierando poco distante, e fece un cenno a quest'ultima di raggiungerlo.
- Daphne, ti presento Greta Schulz.
La ex-Slytherin annuì e strinse la mano alla donna affascinante che si trovò di fronte.
Grata la studiò con interesse per poi lanciare un'occhiata significativa a Ron.
In quel momento Draco e Blaise comparvero dietro alle spalle di Daphne.
- Hai spedito Paciock e la Lovegood in Cina alla ricerca di nuove piante proprio adesso? Sei davvero una Serpe, Blaise!-
Il moro sorrise divertito, mentre seguiva Draco dentro alla stanza. Subito dopo la fine di Hogwarts, Blaise aveva aperto un laboratorio di Erbologia e Neville e Luna era diventati suoi dipendenti nel giro di poco tempo.
- Ho imparato dal migliore!
Quell'affermazione catturò l'attenzione di Hermione, che si voltò verso il marito con sguardo sospettoso. Draco distolse lo sguardo e si schiarì la gola.
Se Hermione avesse saputo che non aveva concesso le ferie al suo staff e che in quell'istante il suo vice si trovava in Cile al posto suo a partecipare ad un meeting, avrebbe finito per dormire molte notti sul divano in sala.
- Visto che ci siamo tutti, prego, accomodatevi a tavola!
Dichiarò il biondo in tono conciliante.
Hermione chiuse la cristalliera con una leggera spinta dell'anca. Sul piano in marmo della cucina vi era un vassoio, su cui erano distribuiti una ventina di calici. Si sporse in avanti e fece per sollevarlo, quando la porta alle sue spalle si aprì e l'odore inconfondibile dell'acqua di colonia di suo marito le arrivò al naso. Sorrise quando sentì una mano grande e calda appoggiarsi sui suoi fianchi.
- Cosa ci fai qui?
Sussurrò la donna, mentre le labbra bollenti del marito scendevano a lambirle la pelle del collo, in baci sensuali ed invitanti. Hermione reclinò la testa di lato, offrendogli una porzione di pelle maggiore.
- Mh.. non dovresti essere in cantina a prendere lo Champagne?
Sussultò quando una superficie fredda e dura venne a contatto con la sua schiena scoperta.
- Draco! Sei impazzito?
Esclamò rabbrividendo e si voltò verso il marito che ghignava divertito, reggendo in una mano la bottiglia incriminata.
- Come vedi, l'ho già preso.
E posò lo Champagne Purosangue, per poi appoggiare i palmi sul piano della cucina, imprigionando la moglie con il suo corpo.
- Ma gli altri non lo sanno, perciò questo mi offre un po' di vantaggio.
E calò sulle labbra di Hermione, catturandole con voracità. La donna spalancò gli occhi con stupore, poi si rilassò e gli circondò il collo con le braccia.
Si lasciarono andare ad un bacio profondo e passionale. Le lingue si incontrarono e si rincorsero in una danza che non si stancavano mai di ripetere. Poi Draco staccò la mano destra dal balcone e la premette sulla schiena della moglie, per schiacciarsela addosso.
Hermione ansimò e Draco continuò la sua carezza sensuale, passando dalla schiena al fianco per scendere sul ventre. Lì la sua mano indugiò e fu raggiunta da quella di lei, che la strinse con fermezza. Draco si scostò dalle sue labbra e la scrutò con sguardo attento.
- Hermione, c'è qualcosa che devi dirmi?
La ex-Gryffindor lo osservò con i suoi occhi dorati e un sorriso increspò le sue labbra.
- Beh, direi di sì. Per la prossima estate la nostra famiglia avrà un nuovo membro.
Draco sbatté gli occhi più volte.
- Sei incinta?
- Sì. Ho preferito esserne certa prima di dirtelo.
Sussurrò e lui la strinse forte in un abbraccio, la scostò un poco da se e le stampò un bacio vigoroso sulla fronte.
- Sarò padre di nuovo?
- Già. Altri pannolini e notti insonni.
Ma Draco non la stava più ascoltando. La sua mente era partita per la tangenziale mentre si immaginava l'aspetto del nuovo Malfoy. Sarebbe stato un maschio o una femmina?
- Come è possibile che sia successo così presto? Sappiamo già il sesso? Dici che almeno lui avrà i miei occhi? Visto che sia Chrystal che Lucian hanno preso il colore dorato dei tuoi, almeno posso sperare in una replica del mio sguardo affascinate?-
Hermione sorrise alla sua raffica di domande. Draco era davvero entusiasta. Gli occhi sembravano argento liquido ed esprimevano una grande gioia.
- In teoria si distingue già il sesso, però ho preferito non saperlo. Questa volta voglio che sia una sorpresa.-
Draco le sorrise, poi le prese il volto fra le mani e la baciò.
- Ti amo.
Le sussurrò a fior di labbra, per tornare poi a baciarla con rinnovata passione.
Ron era in piedi di fronte al camino e fissava le fiamme.
- Quel taglio di capelli ti dona.
Il rosso alzò lo sguardo dal focolare per posarlo sulla donna che aveva appena parlato.
- Grazie.
Rispose e Daphne sorrise leggermente. Ravviò dietro all'orecchio una ciocca di capelli biondi e Ron seguì con lo sguardo quel gesto.
- Come va?
Domandò lui.
- Bene.
Il silenzio calò per alcuni istanti, poi Ron parlò.
- Forse non ti va di parlarne, ma ti voglio dire che so tutto della famiglia Greengrass.
Daphne si irrigidì e un ombra di freddezza calò sui suoi occhi.
- Quando entrai a far parte degli Wizhunter, sfruttai la mia posizione per fare delle ricerche perché volevo saperne di più, così ho scoperto molte cose.-
Dichiarò Ron e lei annuì.
- Così ora sai perché decisi di lasciarti.
Il rosso scosse il capo e indurì lo sguardo.
- Invece non riesco a capacitarmene! Insieme saremmo riusciti a sconfiggerli, ma tu non mi hai lasciato la possibilità di dimostrartelo.-
Vi era una leggera vena di risentimento nelle sue parole e Daphne la percepì.
- Hai sposato Zabini, decidendo per entrambi e così facendo hai distrutto il nostro rapporto.-
Quella stoccata fu davvero dolorosa.
La donna spostò lo sguardo sulle braci del cammino e quando tornò a fissarlo, nei suoi occhi era tornata a riflettersi la vecchia Daphne Greengrass di Slytherin.
- Hai ragione, Weasley. Non ti ho lasciato la possibilità di decidere, ma se potessi tornare indietro, ti garantisco che mi comporterei nello stesso modo. Loro ti avrebbero ucciso e io non potevo permetterlo.-
Ron scosse lentamente la testa.
- La tua maledetta ostinazione non ti abbandona mai.
- No.
Sentenziò la donna, stringendo leggermente il bicchiere d'acqua che aveva in mano.
Ron sospirò e passò lo sguardo oltre le sue spalle. Zabini in quel momento stava ridendo ad una battuta che Clark aveva rivolto al piccolo Aaron, che aveva tentando di fregare il calice di liquore dalla mano del padre.
- Non sai quanto lo invidio.
- Stai parlando di Blaise?
- Sì. Lo invidio perché lui ha avuto la fortuna di sposarti e sarà con lui che passerai il resto dei tuoi giorni. Quando penso che avrei dovuto esserci io al suo posto ed essere io il padre dei tuoi figli, mi sento come se mi avessero derubato.-
Daphne abbassò lo sguardo per qualche istante, poi tornò ad incrociare gli occhi azzurri di Ron.
- Mi dispiace Ron. Ora però hai la possibilità di farti una nuova vita al fianco di una donna che ti merita di più. Non lasciarti sfuggire quest'opportunità di felicità.-
Il rosso continuò a fissarla negli occhi.
- E tu sei felice, Daphne?
L'ex-Slytherin incurvò le labbra in un flebile sorriso.
- Sì, ora sì. Blaise e Aaron sono la mia vita e ne sono felice.
- Lo ami?
Domandò, senza accennare a distogliere lo sguardo. Quella risposta era di vitale importanza ed era certo che Daphne gli avrebbe risposto con sincerità.
- Sì, lo amo e non immaginavo che il mio cuore fosse capace di amare ancora dopo..
...di te. Non terminò la frase, ma entrambi conoscevano benissimo la conclusione.
- Sei stato la più bella fuga dalla realtà che potessi mai provare. E non lo dimenticherò mai.-
Il rosso gli rivolse un sorriso un po' incerto. Era finita. Finalmente quella pagina di storia che l'aveva tormentato per sette anni era stata completata. Ed ora non restava che ricominciare a vivere.
In quel attimo Draco ed Hermione fecero ritorno nella stanza. Lei trasportava un vassoio pieno di calici, mentre Draco aveva in mano una bottiglia di Champagne. La ex-Gryffindor aveva i capelli sciolti e un po' in disordine e non le furono risparmiate delle battute imbarazzanti da parte dei presenti, mentre Draco ghignava con soddisfazione.
- Papà! Mancano 10 secondi! L'hanno appena annunciato alla tv!
Esclamò Chrystal, arrivando in sala insieme a S.J., Jackie, Tracey e Lizzie.
- Presto! Tutti in balcone!
Li incitò Hermione e Draco la precedette, aprendo la porta finestra. Hélène con un colpo di bacchetta amplificò il volume della trasmissione, in modo da sentire il conto alla rovescia.
- Nove!
Dichiararono le voci dei presentatori dal televisore in soggiorno.
- Otto!
Tutti si affrettarono ad uscire in balcone e il freddo pungente li investì di sorpresa.
- Sette!
Harry sollevò da terra la piccola Jackie di appena tre anni e se la puntellò al fianco, mentre Hélène avvicinava S.J.
- Sei!
Hermione iniziò a distribuire i bicchieri, sfruttando il metodo del passamano. Nel frattempo Theodore radunò Tracey e Lizzie accanto a lui e Pansy.
- Cinque!
Draco aprì la protezione della bottiglia e iniziò a svitare la gabbia di metallo, mentre Blaise si cavò la giacca e la drappeggiò sulle spalle di Daphne.
- Quattro!
Hermione prese in braccio Lucian, dopo aver posato a terra il vassoio vuoto e Chrystal iniziò a contare insieme al presentatore televisivo.
- Tre!
Ron strinse un braccio attorno alle spalle di Greta, che gli sorrise.
- Due!
Ginny si rifugiò nell'abbraccio caldo di Clark, tenendo stretto al petto il piccolo Samuel.
- Uno!
Un silenzio carico di attesa calò per una frazione di secondo, poi...
- Zero! BUON ANNO!!!
E le grida degli speaker si mescolarono a quelle dei presenti. Draco fece saltare il tappo della bottiglia di Champagne ed un getto di quella bevanda frizzante zampillò davanti a loro, finendo sulle teste di Chrystal e di S.J., che strillarono divertiti.
- Auguri!!
Draco baciò sulle labbra Hermione, imitato a ruota dalle altre coppie, poi riempì i bicchieri e tutti li levarono in alto in un brindisi tintinnante.
- Buon Anno a tutti, ragazzi!
Poi un botto deciso li fece voltare verso il giardino di Malfoy Manor e un primo fuoco d'artificio si annunciò con un fischio prolungato e sibilante, per poi esplodere in un caleidoscopio di colori nel cielo puntellato di stelle.
Draco sollevò da terra Chrystal e se la mise a cavalcioni dietro al collo. Hermione gli cinse la vita con un braccio, stringendosi a lui.
- Ti amo.
Gli disse, poi si alzò sulle punte e lo baciò.
- Papà! Non ti muovere! Così non mi fai vedere i fuochi!
Protestò la bambina. I suoi genitori risero divertiti e tornarono a guardare lo spettacolo pirotecnico, che era stato organizzato appositamente da Draco.
Una sequenza di botti decisi annunciò la partenza di diversi razzi, che descrissero una parabola nel cielo ed esplosero formando una scritta rossa...
Ciao a tutti,
Eccoci finalmente alla conclusione di questa meravigliosa storia. Non ci posso credere che questo sia l'ultimo capitolo , ero molto titubante nel pubblicarlo perché non riesco a credere che sia finita. Mi mancherà tantissimo questa storia. GRAZIE mille a tutti voi che leggete, commentate, votate e aggiungete la storia alle vostre liste di lettura. Siamo arrivati a un bel traguardo insieme e spero che la storia continui a crescere ancora anche se è conclusa.
Addioooo😔❤
Grace x.
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