Capitolo 7 - Zucche e tradimenti
Hermione Granger camminava lungo il corridoio del quarto piano con a fianco Michael Corner. I due Caposcuola passarono di fronte all'aula di Storia della Magia e controllarono che non ci fosse niente di strano. Sotto quel punto di vista le ronde notturne erano abbastanza noiose. Non succedeva niente di particolare, a parte quelle volte in cui Pix il poltergeist decideva di combinare qualche marachella delle sue e l'intervento era d'obbligo il più presto possibile.
Quel lunedì sera la situazione era molto tranquilla e i due Caposcuola passeggiavano l'uno accanto all'altra, parlando del più e del meno.
Hermione pensò che mancava meno di una settimana alla Festa di Halloween e non aveva ancora rimediato un cavaliere. A dire il vero gli inviti c'erano stati, ma lei li aveva rifiutati tutti perché non provenivano dalla persona che desiderava.
E la persona in questione le stava a fianco e chiacchierava di qualsiasi cosa, tranne quello che volevano sentire le sue orecchie.
- E così mi chiedevo se ti andasse di venire al Ballo di Halloween con me...
La Grifondoro sentì giusto in tempo quella frase e per poco non inciampò.
- Che cosa? Non ho sentito. Puoi ripetere?
Domandò stupita. Era meglio chiedere conferma. Forse a furia di desiderarlo, si immaginava che glie lo stesse dicendo.
Michael arrossì leggermente. Si fermò e rivolse i suoi occhi azzurri verso Hermione. Si schiarì la voce e parlò.
- Ecco... ti andrebbe di venire al Ballo di Halloween con me?
Hermione sorrise radiosa.
- Sì certo. Temevo che non me l'avresti mai chiesto.
Si lasciò sfuggire, pentendosi subito dopo. Lo guardò colpevole, sicura di aver fatto una gran figuraccia. Invece incrociò uno sguardo sorpreso e lusingato.
- Da..davvero? Io averi voluto chiedertelo da subito, però temevo che mi avresti rifiutato, così ho tentennato fino all'ultimo. -
- Ed io ero troppo orgogliosa per chiederlo a te.
Confessò Hermione. Il proverbiale orgoglio Grifondoro che non si smentiva mai.
Michael le dedicò un sorriso bello come il sole di mattina. Gli occhi azzurri in piacevole contrasto con la pelle abbronzata.
Hermione si rilassò e mossa da un entusiasmo contagioso, riprese a camminare lungo il corridoio, mentre Michael tornava a parlare di argomenti innocui.
- Ti andrebbe di venire al ballo di Halloween con me?
Domandò Harry al suo riflesso nello specchio. Fece una smorfia insoddisfatta e si passò una mano tra i capelli.
"Rassegnati, non accetterà mai." Pensò rivolto a sé stesso.
Sospirò sconfortato e si decise ad uscire dalla camera da letto. Attraversò la Sala Comune, dove a quell'ora del pomeriggio diversi ragazzini svolgevano i loro compiti. Le voci schiamazzanti spiegavano il motivo per cui fossero lì a studiare e non nel regno del silenzio di Madama Pince.
Proseguì lungo il corridoio, prese le scale e dopo diversi minuti uscì in cortile. Era diretto al campo da Quiddich per gli allenamenti ed era in largo anticipo. Gli altri non sarebbero arrivati che di lì a mezz'ora. Lui aveva deciso di andare prima, per poter trascorrere un po' di tempo in solitudine a cavallo della sua Firebolt.
Si cambiò negli spogliatoi e fece ingresso in campo. Con un certo disappunto, si accorse che qualcun altro aveva già occupato il territorio.
Volava una decina di metri sopra di lui, passando accanto agli anelli della porta.
Harry montò sulla sua scopa e planò in aria, per capire chi fosse quell'intruso.
- Hélène?
Domandò stupito, non appena la riconobbe. La ragazza vestiva la divisa della squadra, i capelli castani erano raccolti in una coda alta, gli occhi concentrati davanti a sé.
Sentendo la voce del suo capitano, si voltò sorpresa e gli rivolse un sorriso di saluto.
- Ciao Harry.
- Ciao. Come mai sei qui già a quest'ora? Gli allenamenti iniziano fra trenta minuti.-
Hélène si avvicinò con la scopa e alzò le spalle. Sotto braccio teneva stretta la Pluffa.
- Mi andava di venire qui. Avevo bisogno di pensare ad altro.
E la sua espressione si incupì. Fu solo per qualche istante, poi un sorriso velato comparve sulla bella bocca.
- Ti capisco. Questo posto mi aiuta a svuotare la mente dai pensieri.
Confessò Harry, indicando con un ampio gesto il campo, gli anelli e le tribune.
- Qui non importa chi sei o quali sono i tuoi tormenti. Hai solo un obiettivo in testa: vincere. E cerchi di fare il tuo meglio per raggiungerlo. -
Hélène annuì. Sapeva perfettamente cosa intendesse il ragazzo.
- Sì. È un'ottima valvola di sfogo.
Rimasero in silenzio per un po'. Entrambi concentrati nei propri pensieri.
- Forza! Vediamo se anche oggi sei in forma. Io faccio il portiere. Cerca di segnare!
La incitò Harry e volò di fronte agli anelli. Hélène gli lanciò uno sguardo di sfida e partì in attacco. Si fermò a una certa distanza dai cerchi e lanciò la Pluffa.
Harry, che aveva sviluppato una vista acuta, grazie al suo ruolo di cercatore, scattò subito di fronte all'anello al centro e parò la palla.
- Non male Capitano!
- Come no! Che cos'era quello di prima? Non pensare di concedermi grazie solo perché sono il tuo Capitano. Voglio vederti giocare al meglio!-
Esclamò Harry. Si massaggiò le mani un po' doloranti. Non indossava i guanti e la Pluffa, seppur leggera in confronto ai Bolidi, era pur sempre una palla di cuoio. Estrasse la bacchetta dalla tasca interna della divisa.
- Accio Guanti!
E un paio di guanti da portiere gli comparvero davanti. Li indossò e sorrise ad Hélène.
- Ok. Ora va meglio. Forza, un altro tiro!
Lanciò la palla alla cacciatrice. La ragazza la afferrò al volo e partì di nuovo verso la porta. Improvvisò una finta per confondere il portiere, ma Harry non si fece ingannare. La vide puntare verso l'anello di destra e si protese a parare il colpo. Hélène tirò la palla, la cui traiettoria puntava dritta verso il cerchio di sinistra.
Harry si lanciò di scatto e riuscì a pararla con un pugno.
- Allora MacKanzie! Quando inizi a giocare sul serio?
Gli domandò il Capitano, tornando al centro della porta.
- Sto giocando Potter. Forse sei più bravo di quanto credessi!
- Te l'ho detto. Nessuna pietà con me! Lancia!
La esortò il Bambino Sopravissuto. Hélène tornò all'attacco e questa volta fu rapida e precisa come un sicario. Colpì il bordo del cerchio e fece gol.
- Ecco! Finalmente! Iniziavo a pensare che Ron fosse una schiappa come portiere.
- Non perderti in chiacchiere Capitano! Pensa a difendere gli anelli!
Esclamò la ragazza, partendo di nuovo verso i cerchi. Fece un abile finta, che confuse Harry e a mise a segno un altro gol.
- E quella che cos'era?
Domandò Harry colpito. Non aveva mai visto un numero del genere.
- Me l'ha insegnata mio padre. È una delle sue finte preferite.
- Complimenti.
Harry si sistemò di nuovo al centro degli anelli e si apprestò a parare. Hélène, bellissima come sempre, si avvicinò all'area di tiro. Da quella distanza riusciva già a vedere i suoi occhi color smeraldo. Stupendi. La bocca morbida ridotta ad una linea dritta per la concentrazione. Rimase incantato a osservarla e si dimenticò del suo ruolo di portiere. La ragazza lanciò la palla ed Harry non accennò a muoversi. La Pluffa, scagliata con forza, gli finì dritta in faccia con un notevole tonfo.
- Ahi!
- Harry! Per Merlino! Quanto mi dispiace.
La cacciatrice si avvicinò al Capitano che si teneva una mano davanti alla faccia. Hélène gli fu davanti e gli spostò la mano per vedere i danni.
- I tuoi occhiali si sono rotti! Zut!
Harry mugugnò in segno di dolore e si tolse gli occhiali. La lente destra era incrinata e le stanghette erano piegate in un angolazione strana.
Hélène impugnò la sua bacchetta e la puntò sull'oggetto danneggiato.
- Oculus Reparo!
E gli occhiali tornarono come prima dell'incidente. Harry le sorrise riconoscente e li inforcò di nuovo.
- Scusa davvero. Non volevo farti male. Forse ho un po' esagerato.
Disse la giovane mortificata. Si sentiva in colpa per aver tirato con troppa grinta.
- Non ti scusare. Non è successo niente. Anzi, è colpa mia che mi sono distratto.
- Ti prego, dimmi come posso rimediare. Je suis tellement désolée!
Harry la osservò divertito e non poté trattenersi dal commentare.
- Che sorpresa! E così quando sei agitata viene fuori il tuo lato francese!
Hélène rise alla considerazione. Non ci aveva mai fatto caso prima d'allora.
- A quanto pare è così.
- Comunque davvero, non ti preoccupare.
Ma la cacciatrice non si dava tregua.
- Absolument! Voglio sdebitarmi!
- Ok... allora che ne diresti di venire al Ballo di Halloween con me?
Buttò là il moro, cogliendo la palla al balzo. Hélène gli rivolse un sorriso furbesco.
- Si potrebbe fare. Però ad una sola condizione.
- Sentiamo.
La cacciatrice fece una smorfia e gli puntò il dito contro.
- Quegli occhiali da vista sono orribili. Ti stanno malissimo. Sono troppo infantili. Se sabato mattina verrai con me ad Hogsmeade a comprarne un paio nuovo, io verrò con te al Ballo.-
Harry sbatté gli occhi sbigottito. Non sapeva se prendere il commento come un'offesa o come un consiglio spassionato. In sette anni di scuola ad Hogwarts nessuno gli aveva mai detto che sembrava un poppante con i suoi occhiali. Nessuno a parte Malfoy, che però non faceva testo.
- Ok. Ma ti prenderai tu la responsabilità di sceglierli.
- Ovviamente!
Hermione Granger e Draco Malfoy uscirono dall'ufficio della McGranitt, chiudendosi la porta alle spalle. Avevano appena concluso la riunione di aggiornamento settimanale. Come al solito Piton si era limitato a guardare tutti schifato, senza commentare. La McGranitt aveva collaborato con entusiasmo sempre crescente. Dopo la freddezza dei primi incontri, si stava pian piano rivelando interessata all'evento. E quindi alla sua buona riuscita.
- Finalmente. Non ne potevo più di sentire parlare quella befana.
- Malfoy! Sei sempre il solito cafone. La McGranitt è un'ottima insegnante.
La difese Hermione. Draco alzò le spalle indifferente e si mosse verso il fondo del corridoio. La Grifondoro gli camminava a fianco. Ormai era diventata un'abitudine. Facevano la stessa strada fino al bivio. Poi le avrebbe proseguito verso le scale mentre lui sarebbe sceso nei sotterranei.
- Malfoy, stavo pensando ad una cosa...
- Ma dai? La Mezzosangue che pensa. Non l'avrei mai detto!
Commentò sarcastico. Hermione sbuffò esasperata. Non si smentiva mai!
- Malferret la vuoi finire una buona volta. Lasciami parlare!
Draco le lanciò un'occhiata di sbieco.
- Avanti, Mezzosangue. Fa che sia un pensiero stretto e conciso.
- Sei davvero irritante!
Esclamò la giovane. Era a un soffio dallo scagliare un Silencio al biondo.
- Su, Granger, non ho voglia di perdere tempo. Parla!
- Non darmi ordini maledetto Furetto!
Draco le rivolse uno sguardo altezzoso e si accese una sigaretta. Tanto per cambiare.
- Stavo pensando sarebbe il caso che noi due ci esercitassimo a ballare insieme.
Malfoy, che stava per dare un tiro, si fermò con la sigaretta a mezz'aria. Si voltò verso la Caposcuola di Grifondoro e la guardò allibito.
- Che cosa? E per quale ragione? Ti ho già detto che io so ballare.
- Non lo metto in dubbio. Però io non sono molto portata per i balli lenti.
Disse fra i denti Hermione e arrossì imbarazzata. Guardò altrove per non sopportare di incrociare gli occhi canzonatori di lui.
- Dici sul serio? Eppure due settimane fa ti ho vista ballare a Grifondoro.
- Ma non è la stessa cosa. I balli moderni sono meno impegnativi. Basta muoversi un po' e seguire il tempo. Mentre i balli classici sono un altro paio di maniche...-
Si aspettò di venir derisa, invece non accadde. Un po' titubante cercò il suo sguardo e vide che tra quegli occhi insondabili non c'era ombra di scherno.
- Va bene, Mezzosangue. Ti insegnerò a ballare.
Hermione annuì.
- Grazie.
Draco scosse la testa.
- Non lo faccio per te ma per la salute dei miei piedi. Non ho intenzione di trascinarmi per la pista un ciocco di legno che inciampa ad ogni passo su di me. -
La Grifondoro respirò lentamente. Meglio non rispondere alla provocazione, altrimenti avrebbe rischiato di vedersi annullate le lezioni di ballo.
- Se per te va bene, potremmo iniziare tra due settimane. Dimmi quando sei libero.
- Domenica sera. Non restano altri giorni.
Hermione ci pensò su. Era un giorno un po' strano però era l'unico libero per entrambi.
- E sia.
- Bene. - lanciò poi un'occhiata ai suoi vestiti.
- Vedi di vestiti in modo appropriato Granger.
La Grifondoro stava per commentare che i suoi abiti non avevano nulla di sbagliato quando Malfoy la precedette.
- Io non intendo dare lezioni di Ballo a te che indossi jeans e maglietta. Gli inventori di queste nobili danze si rivolterebbero nella tomba! Vestiti come una donna.-
Non aspettò la sua risposta e se ne andò, svoltando l'angolo.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Sempre la solita odiosa Serpe!
Il letto a baldacchino era pieno di vestiti. Un accappatoio umido era abbandonato sulla sedia della scrivania. Un profumo leggero di fiori estivi aleggiava nella stanza. Hermione Granger uscì dal bagno privato, vestita di tutto punto. Indossava un abito lungo blu notte, con un piccolo spacco sulla gamba destra e con uno scollo a barchetta che lasciava le spalle scoperte. I ricci castani erano stati modellati con schiuma per capelli Babbana. Cadevano morbidi e in ordine, arrivandole fino a metà schiena.
Gli occhi dorati erano ben truccati, con un velo sottile di eye-liner, un po' di ombretto e una leggera passata di lucidalabbra.
Indossò un paio di decolté in tinta con il vestito e si allacciò una collana d'oro bianco, regalata da sua madre per il suo diciassettesimo compleanno.
Uscì dal dormitorio e scese in Sala Comune, dove l'aspettavano i suoi amici.
Harry vestiva un completo da uomo grigio scuro, che si intonava alla perfezione con il vestito bianco di Hélène. Entrambi sedevano su un divanetto davanti al camino e la ragazza parlava con Ginny, che indossava un abito nero con una profonda scollatura sulla schiena.
Hermione si avvicinò al gruppo e osservò il Bambino Sopravissuto. C'era qualcosa di diverso in lui, ma non riusciva ad identificarlo.
I capelli mori erano sempre nelle stesse condizioni, la cicatrice a forma di saetta sempre nel solito posto, gli occhi sempre verdi, gli occhiali sempre... gli occhiali!
- Harry, hai cambiato occhiali da vista?
Domandò stupita l'amica. Harry si voltò nella direzione da cui proveniva la voce ed Hermione poté osservare meglio. Gli occhiali erano perfetti. Senza montatura sul davanti, avevano di lato una stanghetta doppia in metallo. Hélène era andata in visibilio quando il moro li aveva provati quella mattina ad Hogsmeade. Gli occhi verdi risaltavano ancor di più e il volto virile mostrava il suo fascino.
- Ehi, Herm. Eccoti, finalmente.
E il salvatore del Mondo Magico si alzò in piedi. Prima di fare qualsiasi cosa, Hélène gli si avvicinò e gli parlò all'orecchio. Poi Harry raggiunse Hermione con un sorriso ammiccante, le fece un inchino e le baciò il dorso della mano.
- Incantato Madame.
Hermione spalancò gli occhi scioccata. Che cosa era successo al suo migliore amico? Prima gli occhiali nuovi e adesso una perla di galanteria.
La voce di Hélène arrivò a chiarirle ogni dubbio.
- Tranquilla, Hermione. Non è un suo sosia, ma l'originale. L'ho costretto a cambiare occhiali da vista. Gli altri erano orribili. Inoltre gli ho ricordato che per una donna è sempre bello sentirsi fare dei complimenti, anche quando si è amici da una vita!-
- Hélène sono impressionata dalla tua forza di persuasione...
Bisbigliò ammirata la Caposcuola. In sette anni non era mai riuscita nell'intento, dove una ragazza appena arrivata era uscita vincitrice.
Ron apparve dal buco dietro il ritratto della Donna Grassa.
- Ragazzi, sbrigatevi. La festa è già iniziata e non ho intenzione di restare a digiuno!
Gli altri lo raggiunsero e insieme uscirono in corridoio.
Era tradizione ad Hogwarts che la cena di Halloween fosse servita alle nove di sera e che i partecipanti fossero già vestiti per la festa.
I giovani entrarono in Sala Grande, sfilando come un piccolo corteo. Il soffitto incantato era nero e trapuntato di stelle. Delle zucche con sorrisi bizzarri galleggiavano a mezz'aria con dentro candele di cera.
I tavoli delle Case erano accostati alle pareti e il cibo era servito come buffet.
Hermione raggiunse il tavolo delle bevande e si servì un succo di zucca. Individuò Michael Corner che le rivolse una strizzata d'occhio. Stava conversando con il professor Ruf e non poteva sottrarsi alla conversazione senza apparire maleducato. Lei gli sorrise comprensiva e tornò ad ammirare gli addobbi.
Ragnatele, scope che volavano sopra le loro teste, un paio di fantasmi che si trascinavano delle palle di ferro al piede. Era curioso come il mondo Babbano e quello dei Maghi coincidessero sugli stereotipi nella notte di Halloween.
- Herm, guarda!
Esclamò Ginny, che si era voltata verso l'entrata. Hermione seguì la direzione dello sguardo dell'amica e lo vide.
Draco Malfoy.
Impeccabile nel suo completo da uomo nero come la notte. I capelli biondi perfetti, fermati con il gel, lo rendevano ancor più provocante.
Entrò in Sala Grande e un silenzio ammirato scese tutto intorno.
La falcata ben misurata e il suo modo altezzoso di procedere non potevano che confermare il suo titolo di Principe di Serpeverde.
Alla sua destra Pansy Parkinson vestiva un provocante abito da sera rosso, con una scollatura generosa. I capelli mori legati in un'acconciatura elaborata.
Dietro la coppia seguiva Daphne Greengrass, bella come una dea, che indossava un vestito argenteo lungo fino ai piedi. Teneva la mano al braccio di Blaise Zabini, che con la sua carnagione abbronzata e i capelli scuri, formava un piacevole contrasto con la bionda.
Due coppie abbaglianti per la loro bellezza e per le loro origini nobili.
I quattro raggiunsero i compagni di Casa e l'atmosfera di ammirazione generale si spezzò. Gli studenti, che durante il loro incedere erano rimasti con il fiato sospeso, ripresero a parlare e l'ambiente tornò ad essere caotico e ciarliero.
- Malfoy e Zabini sono dannatamente sexy!
Sospirò Ginny. Purtroppo lei si sarebbe dovuta accontentare di un banale compagno di Casa, che non aveva niente a che vedere con quei due affascinanti demoni.
Quella sera aveva accettato di essere la dama di Dean Thomas. Persino Hermione ne era rimasta stupita.
Lei e Dean erano stati insieme fino a due anni prima. Poi la rossa aveva frequentato Michael Corner e infine per sei mesi era stata la ragazza di Harry. Ma i due si erano lasciati ancor prima della Grande Battaglia. Avevano capito di essere solo buoni amici.
Adesso, in maniera inaspettata, Dean era tornato alla ribalta e sembrava che a Ginny non dispiacesse averlo come corteggiatore.
- Cosa ne diresti Herm se un giorno prendessi le tue sembianze? Una pozione polisucco sarebbe perfetta. Mi darebbe giusto il tempo necessario per farmi violentare da Malfoy, che mi crederebbe te. -
Hermione spalancò gli occhi scandalizzata.
- Ginny! Cosa ti passa per quella mente bacata? Sei forse impazzita?
- Invece penso che potrebbe essere un'esperienza indimenticabile. Ha la reputazione di esser un amante perfetto. Delicato e passionale quando serve. -
Rispose la Weasley, con occhi sognanti.
La conversazione fu interrotta dall'arrivo di Michael Corner. Ginny capì l'antifona e si dileguò al tavolo degli antipasti. Il Caposcuola di Corvonero sorrise ad Hermione, piacevolmente colpito dal suo aspetto.
- Sei bellissima.
- Anche tu.
Disse la Grifondoro con sincerità. Gli occhi azzurri sorrisero ancor prima che lo stimolo arrivasse a piegare le labbra. Michael sprigionava un'innata allegria, come un talismano del buonumore.
Le porse il braccio ed Hermione ci nascose la mano. Insieme si diressero verso Harry ed Hélène che parlavano tra di loro.
- Harry ha cambiato occhiali da vista?
Domandò Michael, mentre si stavano avvinando alla coppia.
- Sì. È stata Hélène. L'ha convinto a comprarne un nuovo paio. E devo ammettere che lei ha davvero buon occhio. Gli stanno benissimo. -
Gli confessò la Grifondoro.
Raggiunsero i due ragazzi e si unirono alla conversazione spensierata.
Diverse coppie avevano già cominciato a danzare. Erano le dieci e mezza di sera. Il preside Silente guardava la Sala con approvazione, sorseggiando un calice di vino. Accanto a lui, al tavolo dei professori, Minerva McGranitt sorvegliava vigile i suoi studenti, pronta ad intervenire in caso di trasgressioni.
Draco Malfoy ascoltava a tratti un discorso di Blaise, mentre con gli occhi seguiva la Caposcuola di Grifondoro.
La Mezzosangue era all'altro capo della stanza e non aveva osato partecipare alle danze. Questo confermava ciò che lei gli aveva rivelato. Era negata per i balli classici.
Persino lo Sfregiato e la Mezza Francese stavano ballando, per non parlare di Lenticchia e Calì Patil che, seppur ridicoli, cercavano di fare del loro meglio.
La Granger invece aveva imprigionato Corner in una fitta conversazione, cercando di distrarlo dall'intento di danzare.
Gli sorrideva radiosa e lui ogni tanto si avvicinava a sussurrarle parole all'orecchio. La scena lo disgustava alquanto e gli si era piantata una sensazione sgradevole allo stomaco.
D' istinto, afferrò il braccio di Pansy, che stava spettegolando con Daphne, facendole quasi rovesciare il calice di vino che teneva in mano.
- Draco, attento! Che cosa ti prende?
Esclamò la giovane, poggiando il bicchiere al sicuro su un tavolo.
- Andiamo a ballare.
Disse il biondo, senza ammettere repliche. Pansy alzò le spalle indifferente e lo seguì al centro della pista.
Hermione sorrise ad una battuta di Michael ma la sua attenzione fu catturato da ciò che stava accadendo in sala.
Draco Malfoy e Pansy Parkinson erano scesi in pista e stavano ballando. Lui in qualità di partner, la conduceva lungo la pista con maestria e lei, non lo si poteva negare, era altrettanto brava. Erano perfettamente in sintonia. Volteggiavano sulla pista con una grazia invidiabile. La mano di lui appoggiata appena sotto la scapola di Pansy. Le braccia larghe e le mani unite. Davvero bravissimi.
Hermione guardandoli li invidiò. Desiderò di essere brava come Pansy, per volteggiare in pista con Malfoy, senza alcun timore di fare la figura della principiante.
- Per quanto detesto ammetterlo, Malfoy è davvero un bravo ballerino.
Disse Michael, che si era voltato a guardarli. Avevano attirato l'attenzione di tutti i presenti, compresi i professori che li osservavano ammirati.
Una decina di minuti dopo, la musica classica cessò, per lasciare posto agli ultimi successi del Mondo Magico.
Malfoy e la Parkinson tornarono dai loro compagni di Casa e la Sala si riempì di studenti, pronti a lanciarsi in balli improvvisati.
Hermione, sentendosi più nel suo elemento, prese Michael per un braccio e lo trascinò a ballare con lei.
L'orologio in Sala Grande segnava le due di notte. La pista da ballo era stata decimata. Molti avevano abbandonato il campo, per sedersi su comodi divani. Hermione e Michael raggiunsero il tavolo delle bibite e si concessero una Burrobirra ristoratrice. Hélène ed Harry erano usciti in cortile un quarto d'ora prima e ancora non avevano fatto ritorno.
Ron era steso su un divano mezzo addormentato, mentre Calì parlava con la gemella, lanciando ogni tanto qualche occhiata al rosso.
- È stata una bella festa, non trovi?
Domandò il Caposcuola di Corvonero, guardando Hermione negli occhi.
- Sì. Davvero divertente.
Confermò la giovane, prendendo un altro sorso di Burrobirra.
Michael la osservò in silenzio mentre appoggiava il calice sul tavolo e si sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Era davvero bella. Morbidi ricci castani, due occhi dorati e ammaliatori e una mente brillante.
- Cosa ne diresti di iniziare a frequentarci?
Azzardò il moro, pronto a ricevere un pesante rifiuto. Invece la Caposcuola di Grifondoro lo osservò stupita, per poi sorridere timidamente.
- Penso che sarebbe una bella idea.
- Sia chiaro, non voglio farti pressioni. Se vuoi possiamo provare ad uscire insieme e vedere come può essere un rapporto oltre l'amicizia fra di noi...-
Ma Hermione non voleva sentire oltre e in punta di piedi, si avvicinò e lo baciò.
Michael dapprima spalancò gli occhi, colto di sorpresa, poi fu subito pronto a rispondere al bacio e la strinse più forte a sé.
Draco Malfoy a quella vista, strinse il bicchiere di vetro che teneva in mano. Ci mise talmente tanta forza da incrinare il vetro e un frammento gli ferì il palmo.
- Draco, la mano!
Esclamò Blaise accanto a lui. Ma al biondo non importava. Quello che stava accadendo di fronte a lui era molto irritante. La Granger e Corner si stavano baciando. In teoria non avrebbe dovuto interessarlo, invece la sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco si accentuò. Desiderò prendere a pugni il Capitano di Corvonero, anche se non ne capiva il motivo.
Frustrato dalla situazione, mollò il bicchiere sul primo tavolo vicino ed uscì in cortile.
Blaise gli corse dietro, deciso a vederci chiaro. Arrivati fuori, l'aria fresca della notte li investì in volto. Malfoy si accese una sigaretta e si accomodò su una panca di pietra.
- Cosa vuoi Blaise, lasciami solo!
Ma il moro di Serpeverde non l'accontentò. Si sedette accanto all'amico e rimase in attesa.
- Non sperare in una mia spiegazione. Non ho niente da dire.
Blaise sorrise all'oscurità della notte. In giardino era tutto buio. La loro panchina era nella penombra, illuminata a tratti dalle lontane luci della Sala Grande.
Non riusciva a vedere il volto di Draco, ma immaginò ci fosse dipinta un'espressione dura e impenetrabile, il suo modo di difendersi dall'emotività.
- Draco, io e te ci conosciamo da una vita. Sai che puoi fidarti di me. Se hai bisogno di parlare non devi esitare. Raccontare i propri dubbi e incertezze non è segno di debolezza. Ti può aiutare molto. -
Il biondo non rispose e il silenzio li avvolse. L'odore di tabacco faceva da cornice. Blaise decise di tentare nuovamente.
- Perché ti ha dato fastidio vedere Hermione baciare Corner? Pensavo che tu fossi interessato solo al suo corpo. -
- Infatti è così. - sibilò Draco. Diede un tiro alla sigaretta, poi proseguì.
- Non mi piace che gli altri tocchino le prede su cui io ho messo gli occhi.
Blaise annuì in silenzio. Eppure un sesto senso gli diceva che quella volta non era sola lussuria. C'era dell'altro ma Draco non era ancora pronto ad ammetterlo e forse non se ne rendeva conto.
Hermione sorrise radiosa a Michael. Erano di fronte all'ingresso di Grifondoro e lui l'aveva accompagnata da bravo cavaliere.
- Mi sono divertita molto. Grazie, Michael.
- Non mi devi ringraziare. Io non ho fatto niente.
Hermione scosse la testa.
- Ti sbagli. Hai fatto molto invece. Ti sembra poco frequentare una come me?
Domandò scherzosa. Michael le rivolse un sorriso enigmatico.
- Hai ragione, è una grande responsabilità! Sto uscendo con la Secchiona di Hogwarts, Regina indiscussa di Grifondoro! Potrei non essere all'altezza. -
- Senti chi parla! Io cosa dovrei dire? Michael Corner, miglior studente di Corvonero, il primo del corso di Storia della Magia, Caposcuola e Capitano della squadra di Quiddich... devo andare avanti? -
E Michael le diede un buffetto sulla guancia, scherzoso.
Hermione gli sorrise, fissandolo in quegli occhi azzurri e pacifici. Il moro ricambiò lo sguardo e le si fece vicino. Le accarezzò il viso e la baciò. Hermione chiuse gli occhi e si abbandonò alla morbidezza delle labbra di lui.
- Buonanotte Hermione.
E se ne andò, sparendo all'angolo del corridoio.
Stessa ora. Lestrange Manor. Midlands.
La villa in apparenza abbandonata sovrastava minacciosa la collina. Gli alti cancelli in ferro battuto riprendevano ad intervalli lo stemma del casato.
Gli alberi proiettavano ombre scure sulla facciata del Manor. Nel silenzio della notte, diverse figure incappucciate si materializzarono di fronte al portone.
Al suo interno, la padrona di casa li fece entrare.
Bellatrix Lestrange.
Lei era ancora in libertà.
Per il Mondo Magico era scomparsa durante la Grande Battaglia e se ne erano perse le tracce. Invece Bellatrix aveva preso le sembianze di un'altra donna e si era dileguata quando ormai Voldemort era stato ucciso. La sua idea era tramare vendetta contro i colpevoli. Ma solo sopravvivendo alla prigionia e alla morte ci sarebbe riuscita.
Guidò i presenti in una stanza buia e ampia e tutti si sedettero ad un tavolo circolare. Il buio interrotto a tratti dal languire delle candele.
Si trattava dei seguaci del Signore Oscuro che non erano stati rinchiusi ad Azkaban. Quelli che avevano "accettato" di vivere con gli Impuri, Maghi Indegni e Mezzosangue.
- Dobbiamo agire. Mio marito Rodolphus deve essere liberato.
Disse Bellatrix, spezzando il silenzio. I Mangiamorte annuirono.
Poi una figura massiccia si levò in piedi, mostrando il volto. Si trattava di Goyle Senior. Ed era evidente che non avesse rispettato l'esilio. Se gli Auror lo avessero trovato in giro, per lui ci sarebbe stata solo la morte. Questo era ciò che accadeva a chi non onorava il patto.
- Prima dobbiamo farla pagare a lui. Il traditore del nostro sangue.
Pronunciò Goyle.
- Il figlio di Lucius Malfoy pagherà con la vita. Ha rinnegato il nostro Signore Oscuro e non la passerà liscia. -
Parole di assenso si levarono tra i presenti.
Draco Malfoy avrebbe avuto ciò che si meritava. E un tintinnio di calici si levò a riecheggiare un brindisi di morte.
Heilà,
Ciao a tutti.
Oggi ero molto indecisa, non sapevo se aggiornare o meno perché ho notato che il capitolo precedente non è stato letto da molti. Però poi mi sono detta che chi lo ha letto vuole leggere anche il seguito per cui eccomi qui. Spero vi piaccia e fatemi sapere se vi piace questo capitolo.
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