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Capitolo 29 - Scacco matto al re

Madama Chips stava percorrendo svelta la corsia centrale dell'infermeria. C'era un gran fermento e i feriti continuavano ad arrivare dal cuore della battaglia.
In quel mentre entrò nella stanza un giovane Tassorosso sorretto da due uomini. Il ragazzo era cereo in volto e si premeva la mano su un fianco, che sanguinava copiosamente. Gli aiutanti lo accompagnarono fino al letto più vicino e lo aiutarono a stendersi. Madama Chips fece per soccorrerlo, ma fu anticipata da un medimago. Ce ne erano una decina lì dentro, insieme a un numero discreto di medici Babbani, infermieri e aiutanti. Erano tutti genitori di studenti, molto più bravi nell'arte della cura che nel combattimento e per questo erano stati destinati all'infermeria.
Madama Chips si guardò attorno, valutando la situazione con occhi esperti. Non osava immaginare come avrebbe fatto a fronteggiare una situazione simile, se non ci fossero stati tutti quei preziosi aiuti. I feriti continuavano ad aumentare a vista d'occhio e l'incantesimo di ingrandimento apportato alla stanza, sembrava non essere mai all'altezza delle esigenze. L'infermeria si fermò qualche istante a riflette su quanto poco la gente si ricordasse del grande lavoro svolto dai curatori. Perché se fuori gli schieramenti si scontravano per sconfiggere il male, lì dentro loro combattevano una battaglia di pari difficoltà contro la morte e le infezioni, per salvare vite preziose.
Prese un lungo respiro, accantonando quei pensieri, e si diresse verso il fondo della sala, dove una porta aperta rivelava un'altra stanza. Lì dentro il professor Piton e la professoressa Sprite stavano lavorando senza tregua per fornire pozioni e medicamenti, assistiti da un gruppo di diligenti Corvonero e Tassorosso e da Neville Paciock, il miglior studente del corso di Erbologia. Nell'attraversare la corsia, passò accanto a Draco Malfoy, che stava discutendo con un'Hermione Granger piuttosto contrariata.
La ragazza era stesa sul letto e fissava il biondo con occhi stretti.
- Mezzosangue, non me ne frega una sega! Tu adesso resti qui e non azzardarti a scendere dal letto.-
- Ma Draco, io non..
Protestò la Grifondoro, ma fu interrotta per l'ennesima volta dal biondo, che non voleva sentire ragioni. Avvicinò il volto a quello di lei e la fissò dritta negli occhi ambrati.
- Non costringermi ad usare la magia!
Il suo sguardo d'acciaio non ammetteva repliche.
- Non puoi farmi questo! Io voglio combattere con voi!
Rispose la riccia, per nulla intimidita dal tono minaccioso del Serpeverde. Abbassò il lenzuolo e si mosse per alzarsi a sedere.
- Oh, invece non farai un bel niente! Dopo l'accidente che mi hai fatto prendere, stai pur certa che farò di tutto per tenerti lontano dallo scontro!-
E la spinse gentilmente ma con decisione a stendersi.
- Draco, quante volte devo ripetertelo. Sto bene!
Si lamentò la ragazza ma d'improvviso si sentì molto stanca. Draco aumentò la pressione delle mani sulle sue braccia e parlò con voce perentoria.
- Mezzosangue, tu da qui non esci!
E si abbassò sulle sue labbra, soffocando ogni protesta in un bacio mozzafiato. La giovane non si oppose. Assecondò il suo bacio con languore e quando si staccarono, Hermione aveva perso un po' della determinazione di poco prima. Lo guardò negli occhi, decisa a ribattere, e si sentì come se fosse stata immersa nell'ovatta. Sbatté più volte gli occhi e ad ogni battito le palpebre sembravano sempre più pesanti.
- Draco, tu... – e si interruppe per soffocare un sonoro sbadiglio - non puoi obbligar...-
Ma non riuscì a terminare la frase. Scivolò lentamente sul cuscino e chiuse gli occhi, finendo dritta nel mondo onirico di Morfeo.
Il biondo la scrutò attento per assicurarsi che stesse davvero dormendo, poi si accostò e le diede un bacio sulla fronte.
- Mai fidarsi di una Serpe, Mezzosangue. Sai che giochiamo sporco pur di raggiungere i nostri scopi. E in questo momento il mio obiettivo è di salvarti la vita.-
Le accarezzò il volto con dita leggere e le scostò un boccolo ribelle, che le stava solleticando le labbra. Mentre la guardava dormire con viso rilassato, Draco si convinse ancor di più di aver fatto la cosa giusta. Lui non era un Grifondoro avventato e con il complesso dell'eroe come San Potter, ma un Serpeverde astuto, abituato a strisciare nell'ombra. Lo Sfregiato non avrebbe impedito ad Hermione di combattere, in parte perché aveva bisogno del suo brillante aiuto e in parte per quello stupido orgoglio e lealtà che caratterizzava i sui pari.
Ma lui non era così. L'unica volta che aveva deciso di comportarsi da "Grifondoro", permettendole di partecipare allo scontro, aveva quasi rischiato di vedersela morire tra le braccia. Ma non avrebbe commesso una seconda volta lo stesso errore. Avrebbe fatto di tutto pur di salvarla e in quel tutto, ogni azione era lecita.
Le lanciò un ultimo sguardo e si allontanò dal letto. Vide in lontananza il professor Piton, che era intento a parlare con Madama Chips, e lo raggiunse. L'insegnante di pozioni terminò la conversazione con l'infermiera e si avvicinò al suo pupillo.
- La ringrazio, professore. Il sonnifero ha fatto effetto.
- Non si preoccupi, Signor Malfoy. La signorina Granger si sveglierà non prima di domani mattina.-
Draco annuì con il capo e si congedò dall'insegnante. Non si sentiva minimamente in colpa per aver dato ad Hermione una discreta dose di sonnifero, spacciandolo per pozione ricostituente. La Grifondoro, già provata dagli eventi appena accorsi, non aveva avuto l'arguzia di accorgersi dell'imbroglio e aveva finito per bere il liquido, senza porsi troppe domande.
Draco uscì dall'infermeria e percorse a ritroso i corridoi, diretto verso l'occhio del ciclone. Ad ogni passo la consapevolezza di quello che stava per fare lo riempiva di forze e di determinazione. Strinse fra le dita della destra la bacchetta, continuando a fissare il cammino davanti a sé.
Glie l'avrebbe fatta pagare molto cara. Nessuno aveva il diritto di toccare un membro della famiglia Malfoy e restarne impunito. E Bellatrix aveva tentato di uccidere l'unica donna che sarebbe mai potuto diventare la futura signora Malfoy. Molte persone erano morte per molto meno per mano di suo padre. E Draco in quel momento non gli era certo secondo in fatto di propositi di morte e di torture atroci.
"È anche per questo che preferisco che tu non veda, Mezzosangue. Perché io non sono buono e misericordioso come tu pensi che sia. Io sono anche un Malfoy e come tale so essere spietato e disumano.", pensò fra sé.
Ora il fragore della battaglia era inconfondibile. A pochi passi da lui si apriva il portone della Sala Grande e al suo interno poté scorgere un massa indistinta di duellanti. Percorse gli ultimi passi che lo separavano dal teatro di quegli scontri ed ogni distrazione fu spazzata via dalla sua mente.
Alzò la bacchetta, pronto ad uccidere, se necessario, e si guardò attorno. Scandagliò con sguardo d'acciaio l'intera Sala e vide sul lato opposto Rodolphus Lestrange. Stava ancora combattendo con Albus Silente ed era difficile stabilire chi stesse avendo la meglio. Le pareti alle loro spalle e il pavimento erano devastati dalla potenza dei loro attacchi. Combattevano senza sosta e attorno a loro si era formato un ampio vuoto. I pochi che avevano osato avvicinarsi, giacevano a terra privi di vita.
Draco li superò con lo sguardo e tornò a scrutare meticoloso quella folla di gente. Lui stava cercando lei. La donna che aveva firmato la sua condanna a morte nel momento in cui aveva scagliato quell'Avada Kedavra.
Poi la vide. Bellatrix Lestrange era al centro della Sala e stava duellando con Potter.
Si avvicinò con passo deciso, senza staccare gli occhi da quello scontro. Notò subito che Bellatrix stava adoperando lo stesso trucco che aveva usato con Hermione. Stavolta però stava facendo sul serio. Non si limitava a degli incantesimi di media potenza, giusto per distratte l'avversario, ma scagliava delle potenti maledizioni. Proprio in quel momento vide sua zia spostare lo sguardo verso destra e, seguendo la sua traiettoria, individuò Seamus Finnigan, che se la stava cavando dignitosamente in uno scontro con un Mangiamorte.
Un sorriso perverso si disegnò sulle labbra piene di Bellatrix e Draco capì cosa aveva intenzione di fare, ancor prima che pronunciasse la sua sentenza di morte.
- Avada Kedavra!
Vide Harry ghiacciarsi sul posto, mentre voltava lo sguardo verso Seamus. Fu questione di pochi secondi. Finnigan non ebbe nemmeno il tempo di accorgersene. Fu colpito alle spalle dall'Anatema Che Uccide e la fiamma della sua vita si spense con un gelido soffio.
Draco sentì una stretta allo stomaco a quella vista, mentre una rabbia ceca si diffuse nelle sue vene.
- Sei un'assassina!
Non fu la sua voce ad urlare, ma quella stravolta del Bambino Sopravissuto. Poi Harry si scagliò contro Bellatrix e iniziò a combattere, mosso da furia incontrollabile.
- Crucio!
Gridò Harry, ma la donna schivò la maledizione con agilità. Potter non si diede per vinto e contrattaccò. Ma Bellatrix non aveva ancora terminato la sua opera. Rise divertita alla reazione adirata del moro e senza voltarsi scioccò le dita della mano sinistra.
Fu così che Draco assistette alla morte istantanea di Susan Bones, Ernie Macmillian e Terry Steeval. Come se Bellatrix avesse tirato dei fili invisibili, i tre inarcarono la schiena in uno spasmo e caddero a terra come delle vecchie marionette gettate in un angolo.
Lo Slytherin sgranò gli occhi incredulo. Prima d'allora, aveva visto una sola volta usare quel sortilegio ed era stato lo stesso Voldemort a darne dimostrazione. Il Lord Oscuro aveva poi spiegato ai suoi discepoli quanto in realtà fosse una magia folle, poiché non si aveva l'esatta percezione di quante persone sarebbero morte. E in particolare si rischiava di uccidere anche i propri alleati. Quella riflessione fu di fatto confermata dalla vista di due Mangiamorte stesi a terra, anche loro morti per mano di Bellatrix.
Sua zia era completamente folle ed ebbra di potere. Senza attendere una reazione del Bambino Sopravissuto, la donna iniziò a scagliare Avada Kedavra in ogni angolo, finendo per colpire senza discrezione studenti e uomini incappucciati. Draco vide Dennis Canon, Millicent Bulstrode e Lavanda Brown accasciarsi a terra inerti, seguiti da cinque Mangiamorte. Ma lei non se ne curò minimamente, da tanto era presa a ridere di fronte all'espressione ghiacciata e impotente di Potter.
Draco a quel punto non poté più trattenersi. Corse come un folle contro sua zia, scostando con impazienza chiunque si trovasse sul suo cammino. Nella mente del biondo c'era solo spazio per una lucida prontezza e freddo calcolo.
- Togliti di mezzo, Potter! Ci penso io a lei.
Sentenziò il Serpeverde, ponendosi di fronte all'avversaria.
- Che cosa..?
Iniziò a dire il Bambino Sopravvissuto, ma uno sguardo duro di Draco, bloccò ogni sua protesta.
- Ho detto di cavarti dai coglioni, Sfregiato. Il tuo stupido spirito Grifondoro ci farà uccidere tutti! Guardati intorno e inizia a contare quanti di noi hanno dovuto pagare il tuo ridicolo eroismo!-
Il biondo indicò i corpi privi di vita dei sei compagni di scuola per riportare i suoi occhi argentei in quelli sconvolti di Harry.
- Io non mi faccio degli scrupoli ad uccidere, soprattutto se ne va della mia vita!
Quella frase fu come uno schiaffo in pieno viso per il Bambino Sopravvissuto. Draco aveva toccato un nervo scoperto. Era vero. Harry aveva ucciso soltanto una persona prima d'allora e si trattava del mostruoso Lord Voldemort, le cui sembianze ricordavano a fatica quelle di un essere umano. Ma ora era diverso. Bellatrix era una strega folle ma decisamente umana. Si sarebbe meritata di morire come la peggiore creatura di questo mondo, ma Harry non riusciva a pronunciare la maledizione che le avrebbe spezzato la vita. Fissò gli occhi argentei di Draco e riconobbe in quello sguardo la voglia di vendicare colei che quella pazza di Bellatrix aveva rischiato di uccidere e senza la quale non avrebbe avuto senso vivere. Riconobbe lo sguardo di un uomo che stava proteggendo il suo amore e che non si sarebbe fatto scrupoli pur di riuscirci. Così Harry capì e si fece da parte.
In quel breve lasso di tempo Bellatrix non aveva staccato un attimo gli occhi dai due ragazzi. Sulle labbra aleggiava un sorriso perverso e divertito.
- Ragazzi, vi prego non litigate. Sono sicura che riuscirò ad eliminare entrambi nel giro di pochi minuti.-
- Sta zitta, schifosa megera!
Sputò Draco con disprezzo e senza attendere oltre le scagliò una fattura di magia oscura.
Bellatrix la parò con un certo sforzo, per poi deviarla contro la parete alle sue spalle.
- Bene, finalmente qualcuno alla mia altezza.
Per Harry quelle parole furono una cocente umiliazione. Per la prima volta si rese conto di non essere così forte come tutti lo reputavano. Osservò Malfoy scattare agilmente di fianco per evitare una maledizione e ruotare su se stesso, quando un secondo incantesimo gli si abbatté accanto ai piedi. Era molto abile. Ma il Bambino Sopravissuto non aveva tempo per indugiare in simili pensieri. Si gettò nella mischia e riprese a combattere per il bene.
- Serpensortia!
Un serpente di grosse dimensioni si materializzò attorno al corpo di Bellatrix e iniziò a stringerla fra le sue spire letali. La donna spalancò gli occhi stupita. Di certo non si aspettava un simile incantesimo semplice ma efficace. Prima che Draco potesse pronunciare una maledizione oscura, Bellatrix riuscì a puntare la bacchetta sulla coda del rettile.
- Vipera Evanesca!
Tornata libera, approfittò della vicinanza di un Mangiamorte e si fece scudo con il suo corpo. Il biondo non si soffermò a pensarci sopra. Pronunciò un sortilegio che trafisse il corpo dell'uomo incappucciato e lacerò la veste di Bellatrix.
La donna scavalcò il corpo privo di vita del malcapitato e tornò all'attacco. Draco schivò il colpo per un soffio, mentre la manica della sua camicia si strappava in più punti.
- Sectumsempra!
Stavolta un taglio netto violò la guancia diafana di Bellatrix. La donna si passò un dito sulla ferita e si portò il polpastrello alle labbra, assaggiando il sapore del sangue.
- Sai nipote, è davvero un peccato che tu abbia deciso di cambiare fronte. Le tue abilità sono sprecate in mezzo a questi perdenti.-
Disse in tono di conversazione.
- Risparmia il fiato per combattere!
Urlò Draco e in breve tempo ingaggiarono una battaglia ardua, senza esclusione di colpi. Il biondo aveva un unico obiettivo in mente. Uccidere Bellatrix. Quella pazza doveva essere fermata una volta per tutte e grazie alla sua morte, il maleficio Incupularum avrebbe perso di potere.
Il duello si stava protraendo per troppo tempo e Draco si sentì stufo di giocare al gatto col topo. Così decise di ripagare sua zia con la stessa moneta, ritorcendole contro i suoi bassi trucchetti.
Finse di essere stato colpito dal suo ultimo incantesimo e cadde a terra bocconi. Udì Bellatrix ridere sguaiata, mentre si avvicinava con passo lento.
- Caro nipote, temo che dovrò ucciderti adesso. L'infame tradimento al Signore Oscuro dovrà essere lavato con il tuo sangue.-
Draco non si mosse da terra e strinse la bacchetta fra le mani con più vigore.
- Avad..
Scattò in piedi con un balzo e Bellatrix non ebbe il tempo di reagire.
- Ardemonio!
Una potente e pericolosa fiamma maledetta si abbatté su di lei, avvolgendola completamente. Bellatrix gridò, riconoscendo il temibile incantesimo.
- Accio bacchetta.
Pronunciò Draco con freddezza e una volta che l'ebbe in mano, la spezzò a meta. Le urla di dolore di Bellatrix fecero voltare una buona parte dei presenti. Draco rimase a fissarla con odio e rancore, mentre il fuoco muta forma si scindeva in evanescenti creature demoniache, generate dalla stessa maledizione. I volti grotteschi e diabolici si fondevano con le fiamme per tornare a riprendere le loro forme. Innumerevoli artigli, simili a quelli di rapaci graffiarono e lambirono le carni di Bellatrix, poi i volti demoniaci gravarono su di lei e la dilaniarono senza pietà.
Le urla di dolore risuonarono agghiaccianti nella sala e un grido maschile ancor più potente fece sussultare i presenti.
Rodolphus Lestrange aveva appena abbandonato il duello con Silente per correre dalla moglie. Quando la raggiunse un altro urlo disumano lacerò l'aria.
- NOOOO!
Pronunciò un incantesimo oscuro che fece cessare quelle fiamme ed il corpo straziato ed irriconoscibile di Bellatrix si accasciò a terra. L'uomo l'abbracciò in preda all'angoscia, macchiandosi i vestiti del sangue che scorreva copioso dalle profonde lacerazioni. Il corpo era martoriato ed ustionato in ogni suo punto e nell'aria aleggiava l'odore acre di capelli e di carne bruciata.
Rodolphus posò una mano sul petto di Bellatrix e sussurrò alcune parole in una lingua sconosciuta, mentre lacrime di dolore gli rigavano il volto.
Il corpo della donna in pochi secondi tornò come nuovo, ma non c'era più nulla da fare per la sua vita. L'Ardemonio era riuscito a raggiungere il suo cuore prima che il contro incantesimo facesse effetto.
Rodolphus strinse fra le braccia il corpo senza vita di Bellatrix e affondò il volto sul suo petto, che non si sarebbe mai più alzato per un respiro.
Passò la mano sinistra, su cui luccicava la fede nuziale, sul ventre della donna e un rotto singhiozzò gli squassò il torace.
- Bellatrix, mia amata. Il nostro erede è morto con te.
Nella Sala Grande era sceso un silenzio irreale. Tutti osservavano attoniti quella scena. Silente abbassò lo sguardo, scuotendo lentamente la testa.
- È triste, Rodolphus, che per capire quanto male il tuo ideale abbia causato, tu debba perdere l'unica tua speranza di felicità.-
Lestrange non aveva udito quella frase. Era ancora chino sul petto della consorte, su cui stava piangendo senza sosta.
Draco era rimasto a guardare la scena senza fiatare. Non provava nessun tipo di rimorso a quella vista, giusto un po' di compassione per il dolore dello zio.
Poi Rodolphus sistemò il corpo della moglie a terra e si voltò verso Draco.
- Crucio!
Gridò con la voce stravolta per la rabbia. Il biondo non fece in tempo a difendersi. Cadde a terra in preda ai contorcimenti, ma la sua agonia fu subito interrotta.
- Stupeficium!
Era stato Harry Potter a parlare. Lo schiantesimo scagliò Rodolphus sul pavimento, che perse il controllo sulla Cruciatus.
Draco si alzò faticosamente in ginocchio e una mano tesa gli apparve davanti al volto. Alzò lo sguardo ad incontrare gli occhi verdi di Potter.
- Malfoy, per una cazzo di volta, metti da parte il tuo orgoglio.
Il Serpeverde ghignò e prese la mano di Harry, che lo aiutò a rimettersi in piedi.
- Bene, Malfoy. Adesso vediamo di sistemare Rodolphus una volta per tutte.
Il biondo levò un sopracciglio con stupore.
- Tu ed io? Che fine hanno fatto le regole del duello leale che tanto declamavi?
- Per quanto mi riguarda, mi ci pulisco il culo!
Sbottò il moro e saltò di lato, quando un potente maleficio si abbatté contro di loro. Rodolphus si era appena alzato in piedi ed ogni suo movimento era comandato da una furia ceca. La sua ira era paragonabile a quella di un'animale ferito a morte.
- Bene, Sfregiato. Vedi però di non essermi d'intralcio.
E Draco indirizzò una maledizione contro Rodolphus. Le sorti del combattimento furono chiare fin dall'inizio. Per quanto Lestrange fosse un grande mago, si trovò fin da subito in svantaggio. Prima di tutto perché si stava battendo con due validi avversari ed inoltre perché il suo cuore dilaniato dalla perdita aveva orami accecato la sua mente brillante. I suoi gesti non erano guidati da calcoli minuziosi ma dalla disperazione più nera, poiché ormai non riusciva più a credere in qualcosa. La sua vita era finita nel momento in cui Bellatrix aveva smesso di respirare. Non gli importava più nulla dei suoi sogni di gloria, se non avesse potuto condividerli con la sua Regina. Non gli importava delle sorti dei suoi Mangiamorte o della memoria del Signore Oscuro. Era precipitato in un tunnel sempre più buio da cui non vedeva via d'uscita. Si batteva per inerzia, attaccando con forza sempre minore, ed infine arrivò la sua espiazione.
- Avada Kedavra!
Accolse quelle parole come un'ancora di salvezza. Dalla bacchetta del Bambino Sopravissuto si liberò un fascio di luce verde e Rodolphus lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Un sorriso di gioia si dipinse sulle sue labbra, mentre l'anatema che uccide si abbatteva sul suo petto.
- Sto arrivando, mia amata.
Sussurrò, poi la vita abbandonò per sempre il suo corpo.

Un boato potente scosse la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts fin dalle fondamenta. Gli Auror appostati fuori dai Cancelli gridarono stupiti e cercarono di aggrapparsi ai tronchi degli alberi per rimanere in piedi.
Il capo degli Auror Thomas O'Connell fu il primo ad accorgersi di un singolare rumore in sottofondo al boato. Iniziò come un leggero scricchiolio, per aumentare poi d'intensità. Clark Brennan gli posò una mano sul braccio e gli indicò con il capo la cupola grigia.
- Si sta incrinando.
Proprio così. Una spaccatura sempre più profonda stava attraversando l'intera barriera, ramificandosi in più punti. Lo scricchiolio era ormai simile al rumore di vetri che si infrangono e nel giro di pochi istanti, l'intera cupola era ridotta ad una tela di crepature. Brennan, grazie al suo fine udito da Vannaro, percepì un leggero fischio e gridò.
- Tutti a terra! Sta per scoppiare.
Gli Auror ubbidirono, gettandosi sul manto erboso e proteggendosi le teste con le braccia. Per una frazione di secondo non accadde nulla, poi un'onda d'urto di potenza maestosa si abbatté su di loro, mentre migliaia di frammenti scuri venivano piroettati ovunque.
O'Connell sentì una buona parte di quei detriti piovergli addosso e non accennò a sollevare la testa dal terreno. Poi cadde il silenzio e con circospezione si azzardò a guardarsi intorno. La prima cosa che mise a fuoco fu lo scarpone militare di Brennan a pochi passi da lui. Alzò di scatto la testa e vide che il giovane era già in piedi e si stava scrollando di dosso i frammenti della barriera.
- Signore, il maleficio è stato spezzato.
Annunciò Brennan e allungò una mano per aiutare il suo superiore ad alzarsi. O'Connell scosse la testa e si mise in piedi con un agile scatto. Era vero che aveva ormai cinquant'anni, ma di certo non era ancora vecchio per andarsene in pensione.
- Ciò significa che sono riusciti a sconfiggere i Lestrange.
- Esattamente, Signore. Solo con la loro morte si poteva rompere il sortilegio.
O'Connell annuì, poi si voltò e diede ordine ai suoi Auror di prepararsi ad entrare nel Castello. I suoi occhi azzurri cercarono la figura minuta del fidato sottoposto e le rughe sulla fronte si distesero per il sollievo, quando lo vide comparire da dietro un cespuglio.
- Conway, vieni subito qui.
- Sì signore.
Rispose il giovane sottoposto, scattando quasi sull'attenti. Si fece strada fra i rami divelti dall'esplosione, calpestando vari detriti.
- Agli ordini, signore.
- Il tuo compito sarà quello di guidare la squadra in avanscoperta. Scegli un paio di uomini e raggiungi il portone d'Ingresso.-
Il ragazzo annuì e Brennan fece per offrirsi come volontario, ma il capo degli Auror gli mise un braccio davanti.
- No, Brennan. Tu mi servirai dentro al Castello.
L'Auror Conway prese con sé tre colleghi e insieme si accinsero a compiere la loro missione. Silenziosi e sfuggenti come ombre attraversarono l'ampio cortile della scuola e raggiunsero il portone d'ingresso.
O'Connell non staccò un attimo gli occhi da loro. Rimase pazientemente in attesa anche quando il piccolo gruppo sparì dentro all'atrio.
I secondi trascorsero lenti e insidiosi, finché la figura minuta di Conway comparve nuovamente sulla soglia. Il sottoposto diede il segnale di via libera ed il corpo degli Auror entrò in azione.
Il Capo O'Connell camminava in testa, spalleggiato dal fidato Vannaro. Presero il primo corridoio alla loro destra e piombarono come rapaci sui Mangiamorte che stavano ancora lottando. Li neutralizzarono in pochi attimi e serrarono delle grosse manette magiche intorno ai loro polsi. Giunti quasi in prossimità della Sala Grande, incontrarono l'Auror Jarrett MacKanzie.
- Siete arrivati, finalmente!
Esclamò l'uomo con sollievo. O'Connell gli rivolse uno sguardo di rimprovero.
- Siamo sempre stati qui fuori, MacKanzie. Non siamo potuti entrare prima per via della barriera.-
- Lo so, Signore. Mi scusi, ma qui dentro c'è molto da fare.
E detto questo Jarrett si dileguò lungo un altro corridoio. Dopo poco sentirono un clangore di spade ed O'Connell fece cenno a due Auror di raggiungere MacKanzie.
Poi il capo degli Auror suddivise i presenti in più gruppi che si sparsero in più direzioni.

Jarrett MacKanzie stava combattendo contro un Mangiamorte, che aveva appena tentato di uccidere Daphne Greengrass. La ragazza se ne stava appoggiata alla parete e fissava lo scontro con occhi sbarrati.
L'Auror calò un fendente della spada sull'avversario e questi, nello scansarsi, si vide scivolare dalla testa il cappuccio.
- Norwood Greengrass!
Dichiarò Jarrett con stupore. Quel Mangiamorte era il padre di Daphne.
- Hai tentato di uccidere tua figlia?
Norwood sputò a terra con disgusto.
- Quella vacca non è più mia figlia. Ha disonorato il nome della nostra famiglia, decidendo di schierasi dalla parte di Potter e facendosi scopare da quel pezzente di Weasley. Non merita di vivere!-
Detto questo, l'uomo si voltò verso Daphne ed iniziò a pronunciare la formula dell'anatema che uccide. Ma Jarrett fu più rapido. Lo disarmò e gli affondò la spada nel ventre, in un colpo letale. Norwood Greengrass cadde a terra ed un rivolo di sangue gli fuoriuscì dalla labbra.
Daphne si staccò dal muro e crollò in ginocchio accanto alla sua figura agonizzante.
Lo fissò a lungo con volto inespressivo, poi alzò lo sguardo verso Jarrett e i due Auror che erano appena sopraggiunti.
- Lui non è mio padre.
Sussurrò con tono incolore. Tornò a posare i suoi occhi vitrei sul corpo esanime ed indicò la mutazione che stava avendo corso sul volto dell'uomo.
- Pozione polisucco.
Constatò Jarrett e in pochi istanti il viso dell'uomo prese le sembianze di Richard Gibbon, un altro Mangiamorte che sarebbe dovuto essere in esilio.
Daphne scosse la testa incredula. Il suo incubo personale non era ancora finito. Suo padre era ancora vivo. Avrebbe dovuto aspettarselo da una persona furba e mistificatrice come lui. Quel gesto però era stato un chiaro avvertimento. Lui sapeva.

Ginny Weasley sentiva il cuore battere a mille per la paura. Chiuse brevemente gli occhi, sentendo la punta della bacchetta premerle sulla carotide.
- Avanti, cammina!
Gli intimò l'uomo incappucciato alle sue spalle. Le teneva un braccio saldo intorno alla vita e la sospingeva avanti con decisione. Ginny maledisse la sua stupidità. Dopo aver visto gli Auror attraversare il cortile della scuola, la giovane Weasley si era lanciata verso le scale della terrazza, decisa ad avvisare i presenti del rovesciamento delle loro sorti. Ma la sua avventatezza le era costata cara, perché un Mangiamorte appostato nell'ombra l'aveva presa in ostaggio.
Inghiottì lentamente, sentendosi inerme di fronte alla forza fisica dell'avversario. Poi, d'improvviso, il suo aguzzino allentò la pressione dalla sua gola e la liberò dalla sua presa. Ginny scattò in avanti e si voltò stupita. Il Mangiamorte era lungo disteso a terra, davanti alla figura imponente di un Auror.
- Tutto bene?
Domandò l'uomo. Ginny non rispose e iniziò a sentire gli effetti dello shock. Le gambe le cedettero e si trovò seduta sul pavimento, in preda a profondi tremiti. L'Auror la raggiunse e si inginocchiò accanto a lei. Con delicatezza le cinse le spalle con le braccia e la trasse a se. Ginny nascose il viso nel petto dell'uomo e chiuse gli occhi. Poi, lentamente, li riaprì e la consapevolezza di quel che stava facendo le piombò addosso. Si scostò dal suo torace e lo guardò in viso.
- Scusi, sono terribilmente mortific...
Non riuscì a terminare la frase perché i suoi occhi furono catturati da quelli azzurro pallido dell'uomo. E sentì il cuore accelerare la sua corsa in petto. Era bellissimo. Capelli biondo grano, tratti virili ma al contempo aggraziati e una carnagione abbronzata di tutto rispetto. Percepì sotto le dita il calore e la solidità del fisico muscoloso, e d'improvviso sentì la gola riarsa.
L'Auror si trovava nella stessa condizione di ammirato stupore della ragazza. Si schiarì la voce e sbatté più volte le palpebre.
- Crede di riuscire ad alzarsi?
Ginny annuì, senza distogliere lo sguardo da quello di lui. Poi, lentamente, si alzarono in piedi e la ragazza dovette sollevare il capo per continuare a guardarlo. Era davvero imponente e terribilmente affascinante.
- La ringrazio per il suo aiuto. – sussurrò, stupendosi di essere ancora in grado di parlare. – I.. il mio nome è Ginevra Weasley.
E si sentì immensamente stupida per essersi presentata. Cosa poteva mai interessare a quel giovane Auror quale fosse il suo nome?
- Piacere mio, io sono Clark Brennan.
Rispose lui, rivolgendole un sorriso luminoso. Ginny sentì improvvisamente che il corridoio iniziava a vorticarle intorno. Ebbe giusto la percezione di due braccia forti che la sorreggevano, prima di svenire per la stanchezza.

Il Ministro Pilcher strinse la mano ad Albus Silente con rinnovato vigore. Dalle finestre dell'ufficio del Preside entravano dei lunghi raggi di sole, che davano luminosità alla stanza. Era pomeriggio inoltrato e il capo degli Auror O'Connell aveva appena comunicato che tutti i prigionieri erano stati trasportati ad Azkaban. Il Castello di Hogwarts aveva ripreso il suo consueto aspetto e lungo i corridoi non restava più traccia della battaglia appena combattuta.
- Albus, devi essere molto orgoglioso dei tuoi studenti. Si sono comportati in maniera impeccabile e hanno dimostrato un coraggio lodevole.-
Silente sorrise all'uomo, facendo brillare i suoi pacifici occhi azzurri.
- Sai Edmund, io ho sempre avuto fiducia nei miei studenti e molto spesso sono stato criticato proprio per questa buona fede che ripongo in loro, ma come vedi, non ci hanno delusi.-
- Puoi dirlo forte, Albus! Chi lo avrebbe mai detto che Draco Malfoy un giorno sarebbe diventato uno degli eroi di questa battaglia!-
Commentò Alexander MacKanzie, alzandosi da un divanetto in chintz. La moglie Diana gli rivolse un'occhiata risentita.
- Le tue stupide convinzioni Grifondoro non si smentono mai, Mezzosangue. Non tutti i Serpeverde sono degli esseri spregevoli da condannare!-
La professoressa McGranitt, che sedeva in una poltrona poco distante, alzò gli occhi al cielo per l'esasperazione.
- Per Merlino, signori MacKanzie, non costringetemi a riprendervi come ai tempi di Hogwarts! Ne ho già abbastanza dei miei attuali studenti.-
Il preside si lasciò sfuggire una risata leggera, poi si rivolse all'uomo.
- Mio caro Alexander, come vedi il mio intuito è ancora infallibile. Capii fin dal primo sguardo che il giovane Malfoy non avrebbe seguito le orme del padre. Quando venne da me la scorso anno con l'intenzione di tradire la causa di Tom Riddle, lo accolsi con sollievo. E dobbiamo ringraziare la signorina Granger se oggi ha avuto il coraggio di combattere per qualcosa di più importante della sua stessa vita. È sempre una gran gioia vedere l'amore sbocciare fra due persone.-
Diana alzò un sopracciglio con fare dubbioso.
- Albus, se fossi in te non ne sarei così sicura. Prima di raggiungervi sono passata in infermeria ad accertarmi delle condizioni di salute di mia nipote ed ho assistito ad un accesa discussione tra Draco ed Hermione. A dire il vero, sembrava più un processo per direttissima il cui unico giudice era la giovane Grifondoro. Hermione lo ha ricoperto di insulti davvero originali, accusandolo di essere un vile maschilista per averla tenuta fuori dalla battaglia con l'inganno. Se non ricordo male, ho sentito che parlava di un certo sonnifero spacciato per pozione ricostituente.-
A quella rivelazione, tutti i presenti scoppiarono a ridere divertiti.

Era di nuovo calata la notte su Hogwarts. Ma si trattava di una nottata diversa, immersa nella piacevole calma della pace appena raggiunta.
Hermione Granger appoggiò la mano sulla grande vetrata che circondava l'intera torre di Astronomia. La sua forma circolare e la presenza di soli vetri ai lati e sopra la sua testa, le davano la sensazione di levitare in aria, sospesa in mezzo al firmamento. Gli occhi ambrati guardarono verso l'alto e si puntarono su una particolare costellazione. Ed alcuni versi del poeta Virgilio le tornarono alla mente: "Quassù scivola il Serpente con le sue pieghe sinuose e come un fiume passa intorno ed in mezzo alle due Orse...".
Il Serpente di Draco, una delle costellazioni più grandi della volta celeste.
- Cosa guardi, Mezzosangue?
Sussurrò una voce morbida e profonda alle sue spalle. Poi sentì delle braccia forti circondarle la vita come pieghe sinuose. Che Virgilio avesse conosciuto un antenato di Malfoy?
- Sto osservando Draco.
- Beh, allora dovresti voltarti, perché ce l'hai proprio alle tue spalle.
Hermione sorrise e appoggiò la nuca contro il petto forte del ragazzo.
- Non parlavo di te, ma della costellazione.
Draco le depose un leggero bacio sui capelli per poi alzare gli occhi grigi al cielo. Individuò l'oggetto della conversazione senza troppi sforzi. Conosceva la sua posizione a memoria.
- Sai, la mitologia greca sostiene che Draco rappresenti il drago che fu ucciso da Ercole per rubare la mela d'oro dal giardino delle Esperidi. -
- Sul serio? Ho sempre creduto che il termine Draco fosse la traduzione greca di serpente.-
Sostenne il biondo, carezzando distrattamente il profilo della giovane. Hermione si girò nel suo abbraccio, fino a trovarsi di fronte a lui.
- Devi considerarti orgogliosi di portare il tuo nome. Lo sapevi che anticamente, quando furono create le costellazioni da astronomi a noi sconosciuti, la stella polare non era la nostra Polaris, nella coda dell'Orsa Minore, bensì la leggendaria Thuban? Immagino che tu sappia che Thuban fa parte del corpo del serpente di stelle che è il Drago. Molti lo definiscono il sinuoso mostro del cielo, posto esattamente nel perno di rivoluzione di tutta la volta celeste.-
- Sinuoso, eh?
Sussurrò Draco con una punta di malizia. Hermione increspò le labbra in un sorriso, poi chiuse gli occhi ad accogliere il suo bacio caldo. Il Serpeverde accarezzò la sua bocca con una scia di baci delicati, per poi forzare gentilmente l'accesso al suo interno. Quando Hermione glie lo concesse, le loro lingue si persero nella loro danza personale. Continuarono a baciarsi anche quando Draco la invitò lentamente a stendersi sui cuscini. La stanza di Astronomia ne era stracolma. Erano tutti di colori diversi, al punto da fare invidia persino ad un arcobaleno, ed erano incredibilmente comodi. Hermione percepì dietro la testa la morbidezza del cuscino, mentre la mano calda di Draco continuava a restarle premuta sulla schiena. Gli circondò il collo con le braccia, continuando a baciarlo con dolcezza. Non c'era passione selvaggia tra di loro in quel momento, ma qualcosa di più tenero e delicato. Si staccarono dopo alcuni minuti e Draco crollò sul cuscino accanto a lei. Si voltò sul fianco, di modo da poterla guardare negli occhi e tornò a cingerla con il braccio destro.
Si fissarono intensamente, rapiti dai rispettivi sguardi. Hermione allungò le dita a sfiorargli il profilo del viso e Draco socchiuse gli occhi, beandosi di quella carezza.
- Adesso che tutto è finito, penso sia giunto il momento dei chiarimenti.
Iniziò il giovane ed Hermione smise di accarezzarlo. Appoggiò la mano di fianco al proprio volto, sul cuscino, e sospirò. Draco aprì nuovamente gli occhi e le iridi argentee cercarono quelle dorate di lei. Hermione poté vedere che in fondo a quegli specchi di piombo fuso si stavano affollando decine di domande.
- Come... hai fatto a sopravvivere all'anatema che uccide?
Sussurrò, incespicando sulla prima parola. Hermione vide l'aorta pulsare con vigore sul collo del ragazzo. Era visibilmente teso. Prima di rispondere, cercò la mano di lui e la strinse nella sua.
- La sera scorsa, prima della battaglia, sono andata in biblioteca. Desideravo informarmi di più sul maleficio che ci teneva imprigionati e mi sono addentrata nella Sessione Proibita. Non sapevo esattamente cosa cercare, così ho iniziato a leggere soprapensiero i titoli sui dorsi, poi.. -
Si fermò accigliata.
- Sì? -La incoraggiò lui.
- Beh, poi ho trovato un libro e ho letto qualcosa. Direi una sorta di contro incantesimo in grado di proteggere la persona da un'Avada Kedavra.-
Disse un po' incerta, aggrottando la fronte.
- Che strano. Che io sappia, non esistono incantesimi che possano contrastarla.
- Era quello che pensavo anche io. Ma alla fine ho deciso di memorizzare lo stesso le parole e le ho ripetute poco prima della battaglia.-
Draco la guardò stupito.
- A quanto pare ha funzionato. Mi potresti ripetere le parole dell'incantesimo?
- Mi piacerebbe farlo, Draco. Ma vedi, non le ricordo più. Ho cercato di ripensare alla pagina del libro, ma nella mia mente appare un semplice foglio bianco.-
- Davvero strano.
La Grifondoro annuì, poi Draco sciolse l'intreccio delle loro mani e posò le dita sulla sua guancia.
- Non importa, Hermione. Ciò che conta è che abbia funzionato.
Dichiarò con un leggero sorriso. Si avvicinò di più alla ragazza, fino a sentire il respiro caldo sulla pelle.
- Sai, ho creduto di impazzire, quando sei caduta a terra inerte.
Hermione si lasciò abbracciare, poi si distaccò quel tanto per scrutarlo negli occhi argentei.
- A proposito. Sbaglio o tu mi dichiarasti qualcosa in punto di morte?
Draco assottigliò lo sguardo, sentendo subito puzza di bruciato.
- Cosa intendi, Mezzosangue?
La giovane inarcò le sopracciglia.
- Ah, siamo tornati al Mezzosangue? Dunque ho ragione.
- Non so di cosa tu stia parlando.
Tergiversò il biondo, distogliendo gli occhi dai suoi. Ma Hermione non intendeva darsi per vinta. Gli prese il mento fra le dita e lo girò verso di sé.
- Avanti, Draco, ripeti quello che mi hai detto.
- No.
- Perché no? Hai forse cambiato idea?
Chiese Hermione con voce ferita. Abbassò gli occhi per un istante, temendo che il giovane si fosse soltanto lasciato trasportare dalla situazione.
- No, non ho cambiato idea.
Sussurrò Draco, guardandola dritta negli occhi. Le sue iridi argentee riflettevano tutta la sincerità che c'era in quell'affermazione.
- È che... non l'ho mai detto a nessuno.
Ed abbassò lo sguardo, sentendosi in imbarazzo.
- Nemmeno io.
Draco a quel punto spalancò gli occhi con stupore.
- Stai scherzando? E cosa mi dici di Weasley?
Hermione scosse la testa, guardandolo con dolcezza.
- Mai. Non glie l'ho mai detto, perché non ero sicura dei miei sentimenti.
- E adesso lo sei?
- Sì.
Draco sentì lo stomaco attorcigliarsi a quelle parole. Poi sussurrò.
- Dillo tu.
- No, prima tu. – rispose lei, con le guance in fiamme per l'imbarazzo.
- Mezzosangue, ma io..!
- Avanti, dopotutto tu me l'hai già detto. E che adesso vorrei guardati negli occhi.
Draco prese un lungo respiro, senza staccare lo sguardo dalle iridi ambrate di lei.
- Ti amo.
- Anche io ti amo.
E con i cuori ancora in tumulto, suggellarono la loro dichiarazione, abbandonandosi in un bacio profondo e pieno d'amore.

I've got nowhere left to hide,
it looks like love has finally found me
In my life there's been heartache and pain
I don't know if I can face it again
Can't stop now, I've travelled so far,
to change this lonely life

I want to know what love is,
I want you to show me
I want to feel what love is,
I know you can show me
(I wont to know what love is, Foreigner)

Daphne Greengrass non riusciva a prendere sonno. Gli avvenimenti della giornata l'avevano scossa profondamente e non riusciva a trovare pace. Si girò nel letto ed un braccio forte le circondò automaticamente la vita, stringendola a sé nella posizione a cucchiaio. La schiena di lei si trovò ad aderire perfettamente con il petto di lui. Ed il calore di quel corpo massiccio si trasmise su quello nudo e infreddolito di lei.
- Non riesci a dormire, Daph?
- Tranquillo Blaise. Riposa pure.
Calò il silenzio tra i due. Daphne rimase voltata di spalle, poi, lentamente, iniziò a rilassarsi. Il calore del corpo di Blaise le infondeva un senso di tranquillità, al punto tale che fu per miracolò che riuscì a distinguere le sue parole, evitando di cadere nell'oblio del sonno.
- Sai, Daph, dopo quel che è accaduto oggi, ho avuto modo di riflettere molto sulla mia vita ed ho deciso di mettere la testa a posto.-
Sussurrò il moro sulla sua spalla. La giovane aprì gli occhi, curiosa di capire dove il giovane volesse andare a parare.
- Ormai il settimo anno è finito ed è tempo di assumermi le mie responsabilità. Ho deciso di farla finita con le mie avventure frivole e di dedicarmi seriamente a chi merita le giuste attenzioni. -
Daphne pensò che in quella camera maschile dei sotterranei aleggiasse il profumo inconfondibile di lui. Era un odore particolare, leggermente muschiato, che le sue narici avevano imparato a riconoscere da lunghi anni. E da un'ora l'odore di Blaise si era mescolato al suo, creando una particolare essenza velata che si fondeva con l'odore puro del sesso. Sì, sesso. Era andata a letto con Blaise. Non si trattava certo della prima volta, ma da quando Ron aveva iniziato a turbare i suoi pensieri, Daphne non era più stata con nessun ragazzo. Ma quella sera, dopo gli avvenimenti della battaglia, si era sentita sola e bisognosa di affetto. Così si era rifugiata fra le braccia di Blaise, che l'aveva condotta nella sua camera da letto, dove il letto vuoto di Theodore lasciava intendere che fosse in compagnia di Pansy. Blaise l'aveva stretta in un abbraccio, mentre lei gli aveva raccontato del brutto tiro che le aveva giocato suo padre, poi si erano trovati stesi sul letto e la foga della disperazione, li aveva spinti a consumare una passione vibrante fra quelle lenzuola.
- Daph, ho capito che io voglio sposarmi con te. Se tu mi vorrai ancora, io sarò felice di diventare tuo marito. E non perché è stato stabilito dai nostri genitori, ma perché è mio desiderio passare la mia vita con te.-
Le confessò il moro, accarezzandole la spalla con tocco gentile.
- Ne sei sicuro? Guarda che una vita può essere molto lunga.
Sussurrò Daphne con la voce un po' tremula.
- Sì. Ne sono sicuro. Ho capito che ti voglio molto bene e non posso lasciare che tuo padre ti rovini l'esistenza. Quell'uomo senza cuore farebbe di tutto per piegarti al suo volere e ora che sa che tu sei passata dalla parte di Potter, beh, posso solo immaginare quale saranno le sue ritorsioni. Ma se noi ci sposeremo, se diventeremo marito e moglie, tu non sarai più Daphne Greengrass, ma Daphne Zabini ed entrerai a far parte della mia famiglia. Con me sarai al sicuro e farò tutto quello che è in mio potere per proteggerti e renderti felice. E poi, chissà, magari potrei scoprire che il mio cuore Serpeverde può innamorarsi davvero.-
Daphne rimase voltata di spalle, senza proferire parola. Poi una lacrima silenziosa le rigò il bel viso. Blaise la invitò gentilmente a girarsi e quando l'ebbe di fronte, rimase stupito di vederla con gli occhi umidi.
- Ehi, va tutto bene?
Sussurrò e le asciugò le guance con il pollice.
- Sì, adesso sì. - Rispose e si strinse a lui, nascondendo il volto nel suo petto virile.
Ormai aveva deciso. Non poteva rifiutare la proposta di Blaise, perché gli voleva troppo bene e soprattutto perché rappresentava l'unica via d'uscita dalla sua prigionia. Suo padre si era salvato. Si era tenuto lontano dalla battaglia, facendo prendere le sue sembianze ad un altro Mangiamorte allo scopo di lanciarle un monito. Lui sapeva di Ron. Non riusciva a capire come diavolo ci fosse riuscito, ma suo padre era a conoscenza della loro notte d'amore. E a quel punto non aveva più senso illudersi, alimentando l'inutile utopia di felicità con Ron. Doveva tenerlo lontano dai pericolosi tentacoli di suo padre. Doveva salvarlo e l'unico modo per farlo era spezzargli definitivamente il cuore. Avrebbe sposato Blaise, ponendo fine alla sua stupida infatuazione. Sarebbe diventata la signora Zabini e con il tempo avrebbe imparato ad amare suo marito. Dopotutto non si trattava di una cosa impossibile. Loro due si conoscevano fin da piccoli, c'era molto affetto e rispetto tra di loro e molti matrimoni erano nati su delle basi ancor più deboli.
Poi Blaise calò sulle sue labbra e Daphne lo accolse, allacciandogli le braccia al collo.



Hellooooo,
Ciao a tutti come state ?
Io male... ho il collo bloccato.
La cosa positiva di oggi è questo nuovo capitolo dal finale dolce ma allo stesso tempo straziante.
Vi annuncio già che sabato prossimo non uscirà un nuovo capitolo perché starò fuori per una settimana e non so quando potrò aggiornare .
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e se vi piace.
Ringrazio come sempre tutte le persone che leggono, votano e commentano la storia.
Alla prossima
Bacioniiiii
Grace



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