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Capitolo 15 - Scoop e maledizioni

Hermione Granger entrò nella Sala Comune di Grifondoro. Indossava una tuta da ginnastica verde presa in prestito da Pansy Parkinson. Tra le braccia il suo accappatoio ben ripiegato. Superò la stanza e prese le scale del dormitorio femminile. Entrò nella sua camera, dove il letto era ancora intatto dal giorno prima.
Si trovò a chiedersi cosa l'avesse spinta a rimanere nella stanza di Malfoy, addirittura mettendosi a dormire nel suo stesso letto. Scosse la testa, scacciando quegli interrogativi e si accinse a cambiarsi d'abito. Aprì il suo armadio e scelse un paio di jeans chiari e un maglioncino a collo alto marrone. Piegò con cura la tuta di Pansy, decisa a restituirgliela al più presto. Scese di nuovo in Sala Comune, per attraversarla ed uscire in corridoio. Stava pensando di fare una bella capatina in biblioteca, quando fu travolta da un tornado che per poco non la fece cadere a terra. Si aggrappò alla persona che gli era finita addosso.
- Scusa, non volevo finirti addosso.
Sentendo quella voce Hermione assottigliò pericolosamente gli occhi, scostandolo bruscamente da sé.
- Colin! Sei tu!
Il giovane Canon sbiancò, riconoscendo in quel momento la Caposcuola della sua Casa. Non fece in tempo a reagire, che da dietro le sue spalle sopraggiunse un ciclone in piena regola, molto ma molto incazzato.
- CANON!!! Ricordati che nessuno può farla franca ad un Malfoy!
E il Malfoy in questione gli stava ancora alle calcagna, completamente scarmigliato, a petto nudo e furente come poche volte in vita sua. Gli occhi grigi ridotti a due lame taglienti e il volto tirato e contratto dall'ira più nera. Non appena vide che Hermione stava trattenendo il vice-ancora-per-poco-direttore della Gazzetta di Hogwarts, un sorriso malvagio gli si dipinse sulle labbra.
- Sei in trappola maledetto!
Canon impallidì come un cencio e si mise quasi a piagnucolare nelle braccia di Hermione, supplicandola di lasciarlo andare. Ma la giovane era tutt'altro che convinta e con un ghigno molto made-in-Malfoy, levò la sua bacchetta.
- Incarceramus!
Esclamò la Grifondoro, facendolo finire a terra, legato come un salame.
- Ben fatto Granger!
Si complimentò il Re delle Serpi, affiancando Hermione. Il respiro corto per aver attraversato l'intero Castello all'inseguimento di quel figlio di un Giuda.
Draco si avvicinò a Canon, che era completamente incapace di liberarsi dalle corde, e gli appoggiò un piede sullo stomaco.
- Avanti, lurido verme. Dammi quella cazzo di macchina fotografica!
Il giovane Grifondoro si dimenò spaventato.
- No, Malfoy. Non la lascerò mai nelle mani di un barbaro come te.
- Molto bene, allora stai a guardare cosa possono farti queste mani barbare.
E gli puntò addosso la bacchetta.
- Cru..
- No! No! Ti prego, la magia no!
Lo implorò Canon, terrorizzato a morte.
Hermione sospirò e fu costretta ad intervenire.
- Malfoy, non lanciargli addosso degli incantesimi. È già abbastanza spaventato.
- Incantesimi? Io veramente stavo pensando di ucciderlo.
- Sì, certo, e dopo come la giustifichi la sua scomparsa? Se ne accorgerebbero subito tutti quanti che manca il vice direttore della Gazzetta di Hogwarts!-
Ma Draco non intendeva demordere e assottigliò gli occhi.
- Non ti preoccupare Granger. Sarà un lavoro pulito.
Hermione, per quanto tentata da lasciarlo fare, decise di prendere la situazione in mano.
- Basta Malfoy.
E lo strattonò, in modo che cavasse il piede dal petto del giovane.
- Senti Canon, se vuoi finirla qui, consegnaci i negativi e nessuno si farà del male.
Disse la Grifondoro, ricordando molto nelle parole usate, uno svaligiatore di banche che ordina la consegna del denaro ai cassieri terrorizzati.
Colin passò lo sguardo dall'uno all'altra. Se non li avesse accontentati, erano entrambi capacissimi di rivoltarsi contro di lui come due mastini da guardia. Così abbassò il capo.
- E va bene. Ve li consegnerò subito.
Hermione sorrise vittoriosa e lo liberò dalle corde magiche con un Diffindo.
Colin si alzò da terra e con mano tremante aprì il retro della sua macchina fotografica e ne estrasse il rullino. Lo porse ad Hermione, ma Draco fu più rapido e se ne impossessò, strappandolo di mano al Grifondoro.
- Lacarnum Inflamare!
E con un colpo di bacchetta, il negativo prese fuoco e in pochi istanti bruciò del tutto.
- Che questo ti serva di lezione!
Sibilò Malfoy al giovane reporter. Canon annuì lentamente.
- E ora sparisci dalla mia vista, prima che cambi idea!
Il ragazzo non se lo fece ripetere e svoltò subito l'angolo, fuggendo dal flagello Malfoy.
Rimasti soli, Hermione e Draco sospirarono di sollievo.
- Per fortuna siamo riusciti ad evitare il danno.
Disse la Grifondoro, visibilmente più tranquilla.
Malfoy grugnì indispettito e cercò in tasca le sue sigarette. Ma presto si accorse di aver perso il pacchetto. Doveva essergli caduto dalla tasca da qualche parte nel Castello, mentre era intento ad inseguire quel demente del Gazzettino degli Sfigati per fargli la pelle.
Hermione lo osservò.
- Non dimenticarti che devi raccontare a Silente cosa ti è successo ieri sera.
- Che scassa palle che sei Mezzosangue!
Esclamò Draco, che in quel momento stava attraversando una crisi d'astinenza da nicotina.
- Invece tu ci andrai eccome!
- Altrimenti che fai?
- Altrimenti ci andrò da sola!
Malfoy la fulminò con lo sguardo.
- Sei esasperante.
- Bene, ci vediamo davanti all'ufficio del preside alle tre. Buon pranzo.
E detto ciò, la Grifondoro superò il ritratto della Donna Grassa ed entrò nella sala Comune della sua Casa, lasciando Draco in corridoio con il dente ancora avvelenato.
Il ragazzo sbuffò e si voltò, diretto ai suoi dormitori. Come prima cosa avrebbe fatto una sana doccia, poi avrebbe fumato un paio di sigarette per rilassarsi.
All'angolo del corridoio rimasto vuoto, Colin Canon fece capolino con la sua testa biondo grano. Un sorriso divertito gli si dipinse in volto.
Affondò le mani nei pantaloni e ne estrasse un rullino identico a quello bruciato da quel bastardo di Malfoy.
- Ci vuole ben altro per fermare Colin Canon, miei cari Caposcuola! Non si può mettere il bavaglio all'informazione!-
Ed orgoglioso di sé, per averli raggirati per benino, si diresse alla redazione della Gazzetta di Hogwarts. Un bell'articolo da scrivere stava prendendo forma nella sua mente.

Hermione Granger attendeva l'arrivo di Malfoy, vicino alla statua di Gargoyle in pietra. Raggiunse la finestra di fronte e si mise a sbirciare per ingannare il tempo. Da quella posizione riusciva a vedere il Platano Picchiatore. L'albero sembrava un comunissimo platano, al pari dei suoi parenti non magici, ma aveva un carattere molto irascibile. Non sopportava chi osasse avvicinarsi e si difendeva senza esitazione. Proprio in quel mentre un gruppetto di pettirossi stava svolazzando troppo vicino e il Platano mosse le sue fronde con rapidità, facendole schioccare come delle fruste. Li seccò tutti in uno esplosione di piume.
- Il Platano assassino ha mietuto altre vittime. Ci dovrei mandare quel coglione di San Potter una volta o l'altra.-
Esordì Malfoy, facendo voltare di scatto la Grifondoro. Il biondo le si era avvicinato con passo felino, senza destare il minimo sospetto. Indossava un maglione grigio scuro e un paio di pantaloni eleganti. Era affascinante come suo solito.
- Se non la smetti di arrivarmi alle spalle senza annunciarti, ti ci spedisco io sotto il Platano Picchiatore!-
Esclamò Hermione. Draco ghignò divertito, facendo luccicare i suoi begli occhi grigi.
- Come sei permalosa Mezzosangue!
- Io? E tu allora? Non sei forse un po' troppo suscettibile? Se non ti avessi fermato io, ora di Canon non resterebbe che un mucchietto di cenere!-
- E si meritava quella fine. Non ci si prende gioco di un Malfoy!
Disse il Serpeverde con supponenza. Hermione preferì lasciare correre e con un cenno del capo gli indicò il Gargoyle, che faceva la guardia all'ufficio del preside.
- Andiamo da Silente.
Malfoy fece una smorfia poco contenta, però la seguì lo stesso. Arrivati davanti al guardiano in pietra, Hermione pronunciò la parola d'ordine.
- Bigné alla crema.
- Quando la finirà il vecchio con 'ste cazzo di parole d'ordine? Mi fanno venire voglia di dolce.-
Borbottò Draco, salendo la scala a chiocciola dietro ad Hermione. Entrarono nell'ufficio del preside e per qualche attimo furono distratti dagli innumerevoli oggetti magici. Hermione sorrise con orgoglio alla Spada di Godric Grifondoro, riposta in una teca di vetro.
- Miei cari ragazzi, che piacere avervi qui.
Li salutò il preside, richiamando la loro attenzione su di lui. Draco sbuffò scocciato quando si accorse che, comodamente seduti su due poltrone a godersi un tè con pasticcini c'erano sua cugina Tonks e Lupin. Erano diventati una persecuzione.
- Prego accomodatevi. Stavo giusto facendo una gradevole chiacchierata con Ninfadora e il professor Lupin. -
E mentre parlava, fece apparire altre due poltrone su cui i due Caposcuola presero posto.
- Ciao Draco, da quanto tempo!
Lo salutò la cugina, con un sorriso complice. Appoggiò la tazza di tè sul tavolino di fronte a lei, un po' impedita nei movimenti dall'enorme pancione. Ormai mancava poco.
- Draco, Hermione! Tutto bene ragazzi?
Domandò il loro professore di Difesa contro le Arti Oscure. Sapeva per esperienza che quando c'era di mezzo uno dei tre componenti della cricca di Harry, non era mai niente di buono. Si respirava aria di guai all'orizzonte.
- Prego, servitevi pure. Gradite dei pasticcini?
Lì invitò il preside, facendo comparire altre due tazze fumanti di tè. Hermione pensò che dopotutto non gli dispiaceva sorseggiare quella bevanda corroborante, così allungò la mano e la prese.
Draco guardò allibito la Granger e lei gli fece un'alzata di spalle. Era davvero paradossale. Giusto la notte precedente se ne stava riverso a terra con il braccio in fiamme, poi lei l'aveva obbligato a parlarne con Silente e adesso si trovavano nel ufficio di quello squilibrato e lei, invece di focalizzare subito il problema, si sollazzava con tè e pasticcini?
- Avanti Draco, prendi qualcosa anche tu!
Gli disse Silente, servendosi un bigné alla crema dal vassoio. Malfoy lo fulminò truce. Ma era forse finito in una gabbia di matti?
Hermione nel frattempo assaggiò un cestino di frutta, gustandosi la crema pasticcera che c'era alla base. Davvero squisito.
Draco per poco non si slogò la mascella, da quanto la spalancò! Si erano forse bevuti tutti il cervello?
- Ditemi miei cari ragazzi, che cosa posso fare per voi?
Hermione si pulì la bocca e riacquisto la sua aria da diligente Caposcuola.
- Avremmo un fatto da riportarle, che è avvenuto la scorsa notte e riguarda Draco.
Il preside smise la sua aria bonaria per assumere un'espressione seria e concentrata.
- Cosa è accaduto Draco?
Il ragazzo guardò negli occhi il preside.
- Stavo parlando con la Granger, quando d'improvviso ho sentito una fitta atroce all'avambraccio sinistro. Il Marchio Nero ha iniziato a bruciare come mai prima d'ora e il dolore era quasi insopportabile. Sono caduto a terra e pensavo che la pelle sarebbe andata a fuoco.-
A quel punto Hermione intervenne, per aggiungere alcuni particolari.
- Il Marchio Nero sembrava vivo. Era come se il serpente e il teschio fossero dotati di volontà propria e volessero trafiggergli la pelle dall'interno. Ho provato a toccargli il tatuaggio ed era incandescente. Poi del sangue ha iniziato a colargli dal Marchio per finire sul pavimento e...-
Malfoy la fissava stupito. Non si era reso conto di aver perso del sangue la sera prima.
- Vai avanti mia cara. Cosa è successo dopo?
La incoraggiò il preside.
- Il sangue di Malfoy è colato sul pavimento e si è raggrumato a formare una scritta.
Disse la Grifondoro, rivedendo con gli occhi della mente quella scena agghiacciante.
- Morte ai traditori.
- Merlino...
Sussurrò Tonks scioccata. Lupin rimase colpito da quel fatto e parlò.
- C'è ancora quella scritta sul pavimento?
Hermione scosse la testa.
- No. È scomparsa dopo una decina di minuti. La cosa più strana è che Malfoy non aveva tracce di sangue fresco sul braccio. Nessuna ferita aperta.-
Silente annuì. Si trattava di una delle maledizioni che Tom Riddle aveva gettato sul Marchio Nero. Un monito per chi osava tradire.
- E così è accaduto anche a te, come immaginavo.
- Che significa, preside?
Domandò Draco, stupito da quell'affermazione.
Silente si allisciò la barba sovrappensiero, poi si decise a rispondere.
- La scorsa notte non sei stato l'unico a subire quella tortura. È accaduto anche al professor Piton, che come ben sai porta il Marchio e ha tradito la causa di Riddle molto prima di te.-
Hermione annuì lentamente.
- Ne stavo parando poco fa con il professor Lupin e Ninfadora. Questo è stato un chiaro avvertimento lanciato da chi ancora crede nella sua causa. Ci sono dei Mangiamorte in circolazione e abbiamo buon motivo di credere che siano capeggiati da Bellatrix Lestrange, del cui cadavere non si è mai avuto traccia.-
- È così. Mia zia Bellatrix è ancora in vita. Rookwood mi ha mandato i suoi saluti prima di Natale, quando ha tentato di farmi fuori ad Hogsmeade.-
Rivelò il biondo. Vedendo le facce stupite dei presenti, si accinse a raccontare anche quella vicenda, avendo di nuovo conferma che Potter non aveva parlato.
Alla fine del racconto, i presenti rimasero in silenzio.
- Come temevo, la tanto sospirata pace non è ancora giunta nel mondo magico.
Disse Silente con rammarico.
- Hai ragione Albus. C'è chi ancora trama vendetta e finché soggetti del genere saranno in circolazione, la nostra lotta non può considerarsi conclusa.-
Intervenne Tonks da degno membro dell'Ordine della Fenice.
- Infatti è così. Ma non disperiamo. Il fatto che questi Mangiamorte non abbiano compiuto degli atti spregevoli alla luce del sole, fa supporre che siano ancora in inferiorità numerica e soprattutto non ancora in grado di attaccarci. I loro sono solo degli avvertimenti. -
- Ma questo non significa che dovremo prendere la situazione sotto gamba.
Disse Hermione, che era tutt'altro che tranquilla.
- Non ti preoccupare Hermione. Abbiamo preso con molta serietà la questione. Ma ora non è tempo di fare passi azzardati. Dobbiamo prima cercare di capire chi abbiamo di fronte. Una delle regole fondamentali di Difesa Contro le Arti Oscure è lo studio dell'avversario. E così faremo.-
Rispose il professor Lupin, rivolgendole un sorriso rassicurante.
Rimasero a parlare ancora per un po', poi Silente congedò i giovani, raccomandandosi di non dir niente a nessuno, per evitare di diffondere del panico prematuro negli studenti.

Hélène MacKanzie guardava fuori dal finestrino, senza realmente vedere il paesaggio. La mente distratta da un pensiero che la tormentava da quando era partita. Si era forse lasciata andare troppo in fretta? Dopotutto lei ed Harry non si conoscevano da tanto tempo. Per non parlare poi del loro rapporto indefinito. Lui le aveva dimostrato di non essergli indifferente, ma non si era spinto molto in dichiarazioni affrettate.
"Sono così confusa", pensò la giovane, passandosi una mano fra i capelli castani.
Il profilo inconfondibile di Hogwarts, che svettava sulla collina di fronte, la distolse dai suoi pensieri. Era tornata. Un brivido di eccitazione misto a terrore le percorse la spina dorsale. Era così bello e al contempo terrificante, varcare di nuovo quei cancelli. Ma almeno avrebbe avuto modo di chiarire i suoi dubbi.

Harry Potter guardò per l'ultima volta l'orologio. Ormai non mancava molto al suo arrivo. Scrutò la Mappa del Malandrino e proprio in quell'istante il nome di Hélène comparve vicino al cancello della scuola. E di colpo si sentì agitato.
Ripiegò la mappa e la nascose sul fondo del suo baule. Indossò il suo mantello ed uscì dalla porta della camera. Sul letto giaceva mezza stropicciata la lettera che aveva scritto la sera precedente. Harry non aveva trovato il coraggio di spedirla. C'erano troppe parole importanti in quelle righe. Il suo orgoglio Grifondoro gli imponeva di non nascondersi dietro ad un pezzo di carta, ma di esporre a parole i suoi sentimenti. E così avrebbe fatto. Sempre che lei non si fosse già pentita.
Raggiunse rapidamente il portone di ingresso, passando in mezzo alla calca di studenti di ritorno dalle vacanze. Era determinato a parlarle e niente l'avrebbe fatto desistere.
Scrutò incessantemente i volti che gli sfilavano accanto, ma nessuno corrispondeva ai lineamenti aggraziati che gli scaldavano il cuore.
Stava per mettere un piede fuori dal portone, quando si sentì chiamare.
- Harry!
Si voltò al suono di quella voce e la vide. Hélène era bellissima. Portava un cappello rosso alla francese che le donava. Era imbacuccata in un cappotto nero all'ultima moda e lo guardava con un sorriso dolce.
Harry le fu accanto in pochi passi. Le prese il volto tra le mani e la baciò d'istinto, senza lasciarle il tempo di realizzarlo.
Quando si staccarono, Hélène fece per parlare.
- Harry, ascolta...
Ma il ragazzo fu più svelto.
- Hélène... Io non so come dire a parole quello che sento e provo per te. Credo che non esista un termine esplicito. Però sei importante e so che ti vorrei accanto a me.-
Dopo qualche istante di stordimento, lei gli regalò un sorriso che le illuminò il volto.
Si abbracciarono di slancio, entrambi con il cuore pieno di felicità e sicurezze.

Ronald Weasley aprì lo sportello della carrozza e aspettò che sua sorella Ginny scendesse. Era stata una vacanza singolare. Per quanto gli piacesse stare con tutta la famiglia durante le feste, quel particolare Natale era stato decisamente caotico.
Mamma Molly, superato lo shock iniziale, aveva deciso di rimediare in parte al comportamento avventato di Charlie, organizzando un matrimonio lampo tra i due futuri genitori. Sorte volle che in effetti i due volessero davvero sposarsi e grazie all'efficienza di mamma Weasley, il tutto riuscì alla perfezione, senza ulteriori inconvenienti.
Alla fine dei fatti, Ron aveva trascorso una vacanza più stancante che riposante.
Ginny richiamò la sua attenzione, facendogli segno di aiutarla con i bagagli. Il rosso sospirò e si chiuse lo sportello della carrozza alle spalle.
Raggiunse la sorella e si prese carico dei bauli, trascinandoli sul selciato alla maniera Babbana. In mezzo a tutta quella gente sarebbe stata un'impresa ardua farli levitare, senza colpire qualcuno in testa.
- Che bello essere di nuovo ad Hogwarts. Khioniya, o Kitty come la chiama la mamma, è davvero un tesoro, ma niente è paragonabile a quello che accade qui dentro.-
I due avevano quasi raggiunto il portone d'ingresso, quando una ragazzina del primo anno di Serpeverde cadde rovinosamente davanti a loro. Ron mollò a terra i bauli e la raggiunse per aiutarla a rialzarsi.
In quel momento una bionda della stessa Casa aveva osservato tutta la scena, mentre il suo elfo domestico personale portava dentro i suoi bagagli.
Per quanto la sua espressione non tradisse alcuna emozione, dentro di sé Daphne Greengrass era scioccata. Non era mai successo, o almeno non aveva mai visto, un Grifondoro aiutare un qualsiasi Serpeverde in difficoltà. Non sapendo bene cosa pensare, continuò a camminare verso il Castello. Passando accanto a loro, poté udire uno stralcio di conversazione, che la lasciò ancora più allibita.
- Ti sei fatta male?
- Credo di essermi sbucciata il ginocchio...
Disse la bambina con voce un po' sofferente.
- Dai, ti aiuto a raggiungere l'infermeria...
Daphne vide Weasley prendere in braccio la piccola Serpeverde e rivolgerle un sorriso gentile. Superarono l'ingresso e si confusero in mezzo alla folla.
Senza farlo notare a nessuno, quella fu una scena su cui rifletté tutta la giornata e gran parte della notte.

Mentre ai piani inferiori, il trambusto del rientro continuava, nell'ufficio di Silente era in corso una riunione.
Silente stesso, Minerva McGranitt, Severus Piton e Remus Lupin discutevano sugli ultimi avvenimenti. Da quel che Draco ed Hermione avevano raccontato, si intuiva l'arrivo di un possibile periodo molto buio.
La storia della scritta di sangue, fuoriuscita dal Marchio Nero, suonava strana ed inquietante anche a Silente, che nei suoi lunghi anni di vita, aveva ormai imparato a non stupirsi di nulla.
- Severus, come và il braccio?
- Prude, anche se potrebbe trattarsi di suggestione, dopo quel che è successo.
Rispose il professore di Pozioni, rigidamente seduto sulla sedia.
Remus Lupin annuì in silenzio. Come tutti in quella stanza, cercava di non agitarsi prima del tempo. Ma la situazione cominciava ad essere davvero preoccupante.
- Credo che nessuno di noi si immaginasse un attacco diretto ora che Voldemort non è più una minaccia. E ho la sensazione che le cose peggioreranno. Se ci hanno provato una volta, niente gli impedirà di provarci ancora. -
Proferì il professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
- Quello che io non mi spiego e come diavolo abbiano fatto ad attraversare la barriera di protezione di Hogsmeade! E senza che nessuno se ne accorgesse! Tu stesso Albus poni quella barriera ogni volta che i nostri studenti sono lì in gita. -
Disse indignata la professoressa McGranitt, passeggiando avanti e indietro per la stanza. Piton non proferiva parola. Cercava di trovare una spiegazione logica. Ma aveva in mente solo una possibilità: Magia Nera. Se Bellatrix era davvero viva come aveva detto Draco, era molto facile che avesse utilizzato una qualche maledizione creata da Voldemort. Il che rendeva il tutto dannatamente pericoloso.

Draco Malfoy se ne stava steso sul letto, cercando di godersi in santa pace una sigaretta. Tentava di non pensare a niente, cosa che risultò un po' difficile, soprattutto quando Blaise irruppe nella sua stanza.
Il moro chiuse la porta, insonorizzò la camera e si avvicinò, senza dire una parola, al suo amico biondo.
Draco lo guardò di sfuggita, già sapendo come sarebbe andata a finire.
Passò qualche istante di silenzio, in cui il Caposcuola continuò a fumare.
- Sai Draco, c'è una cosa a cui sto pensando da diverse ore. Insomma, ti conosco da una vita. Sei il mio migliore amico. E credo di conoscere ogni tuo lato. O almeno credevo...-
Malfoy buttò fuori una boccata di fumo con stizza.
- Dacci un taglio Blaise. Arriva al dunque.
Blaise sorrise enigmatico. Si accomodò a sedere e decise di parlare.
- Si beh... che cazzo ci facevi con la Granger mezza nuda nel letto stamattina?
- Non sono affari tuoi Blaise.
- Capisco.
E rimase ad osservarlo, in attesa di una sua reazione. Come previsto, Draco nel giro di dieci minuti sbuffò esasperato. Anche lui conosceva bene il suo amico. E sapeva che non se ne sarebbe andato da lì, senza una spiegazione.
- Se vuoi sapere la verità, si è creato un certo legame tra noi.
Dichiarò il biondo di punto in bianco e non poté impedire che il solito ghigno gli si formasse sulle belle labbra.
- Spiegati meglio, Draco.
Malfoy si passò una mano fra i serici capelli, dopo aver spento la sigaretta e averla fatta scomparire. Dopotutto Blaise era l'unica persona di cui si fidava veramente. Non aveva senso mentirgli.
- Da quanto collaboriamo per quello stupido Ballo, ho iniziato a vedere la Mezzosangue sotto un'altra luce.-
Blaise piegò la testa di lato, incuriosito.
- Diciamo che non è esattamente quello che mi aspettavo. Hai presente la storia del ballo di apertura da parte del Re e della Regina del Ballo? Quando è venuta fuori questa storia, ho cominciato a darle lezioni di danza. -
- Sì, me ne ricordo. Confesso di essere rimasto davvero stupito. Non mi sarei mai aspettato che tu compiessi un gesto così nobile!
Draco gli lanciò un'occhataccia molto significativa.
- Capito, vai avanti.
- All'inizio, vedendo le sue reazioni, mi sono divertito a provocarla. Poi mi sono accorto che non mi dispiaceva la sua compagnia. Non so bene come sia successo.-
- Udite udite, il Principe di Ghiaccio ha un cuore!
- Fottiti Blaise! Un altro commento e dalla mia bocca non uscirà più una sola parola.
Sibilò il biondo con sguardo omicida.
- Ok, scusa. Sono tutto orecchi.
- Non c'è molto altro da dire. Dopo che si è lasciata con Corner, ho provato un po' di sollievo. Lei era libera e la cosa mi è sfuggita un po' di mano. Ci siamo baciati varie volte. E l'episodio a cui hai assistito è il risultato di un incontro inaspettato. -
- Che intendi dire?
Domandò curioso l'amico. Iniziava a farsi un quadro più chiaro della situazione. Forse il Principe di Serpeverde aveva sciolto il suo cuore di ghiaccio?
- Sono rientrato dalle vacanze giusto ieri sera. Non ne potevo più di giocare alla famiglia felice con mia cugina Tonks e il mezzo licantropo. Appena arrivato a scuola, sono andato nel Bagno dei Prefetti per starmene un po' da solo. Ma indovina chi ci trovo lì dentro? La Granger totalmente nuda nella vasca ed ignara della mia presenza. Così sono entrato anche io, giusto per divertirmi un po' e farla spaventare. Ma una cosa tira l'altra e ci siamo baciati ancora.-
- Wow! Sta diventando un'abitudine.
All'occhiataccia di Draco, Zabini decise di smettere con le battutine.
- Non so come sarebbe andata a finire, se quell'imbecille ficcanaso di Corner non fosse entrato in quel momento. D'istinto ho trasformato la Granger in una papera di gomma...-
A quella frase, Blaise non poté più trattenersi e scoppiò a ridere, fino a farsi lacrimare gli occhi.
Draco aspettò che finisse. Poteva comprendere che in fondo la scena fosse comica. Dopo qualche minuto, il moro si calmò, permettendo al biondo di continuare.
- Quando siamo tornati in camera e dopo averla fatta tornare umana, la cosa si stava facendo interessante, ma qualcuno ha deciso di interrompermi ancora.-
- Ma allora sei sfigato.
- Ti assicuro che avrei preferito che fosse entrato qualcuno in camera, piuttosto che quello che è successo in realtà.-
Disse Draco con voce ed espressione molto tirate. Blaise divenne di colpo serio, capendo che si trattava di qualcosa di importante.
- Il Marchio Nero si è fatto sentire. Ha cominciato a bruciare in maniera infernale. E a quanto dice la Granger, che era lì accanto, ha iniziato a sanguinare e con quello stesso sangue si è formata una scritta: morte ai traditori. Qualcuno ha deciso di fare le cose in grande questa volta. Pare che anche Piton abbia avuto lo stesso inconveniente.-
Blaise lo fissò sconvolto. Dopo la sconfitta di Voldemort, aveva quasi sperato in un periodo di pace duratura. Invece quei maledetti bastardi dei suoi leccapiedi avevano ben pensato di tornare a farsi vivi. Zabini pensò tristemente alla sorte del suo amico. La grande fedeltà che legava suo padre Lucius al Signore Oscuro, lo aveva obbligato ad essere marchiato contro la sua volontà. A nulla erano valse le proteste di Blaise, perché Draco si ribellasse al volere del padre di diventare un Mangiamorte. E in una nottata come tante, quell'orribile rito era stato compiuto sulla pelle del giovane Malfoy dalla bacchetta del suo stesso padre, sotto gli occhi vigili e orgogliosi del Signore Oscuro. Blaise non vi aveva preso parte. I suoi genitori non erano ben visti nella cerchia di Voldemort, perché non avevano mai preso posizione. Grazie alle loro conoscenze millenarie in Erbologia però, il Signore Oscuro li aveva sempre trattati con un occhio di riguardo. Perché era dalle loro invidiabili serre che provenivano gli ingredienti base per la creazione di pozioni.
- Cavolo. Un nottata tranquilla. Ne hai parlato con Silente?
Sussurrò Zabini, tornado con la mente al presente.
- Lo zelo della Granger è implacabile, te lo assicuro. Mi ci ha trascinato a forza oggi pomeriggio.-
- Capito. Il vecchio ha detto qualcosa?
- Dice di non fare allarmismi. E per quanto sia strano, sono d'accordo con lui. Si è preoccupato più per l'attacco ad Hogsmeade. -
Blaise si alzò di scatto dalla poltrona dove si era seduto.
- Di che diavolo stai parlando? Quale attacco?
- Scusa se non te ne ho parlato. Volevo evitare di farti preoccupare.
E in poche parole gli raccontò l'accaduto, compreso l'aiuto che Potter gli aveva dato.
Dopo queste ultime parole, rimasero in silenzio alcuni minuti. Non c'era nient'altro da dire. Entrambi sapevano chi c'era dietro a tutto. E temevano quello che sarebbe potuto accadere dopo.

- A che punto siamo con il piano?
- Ogni cosa è stata organizzata alla perfezione. Non ti preoccupare, nulla verrà lasciato al caso. -
- Era quello che volevo sentire.
Ed un ghigno comparve su quel volto da folle.




Heilà,
Eccoci con un nuovo capitolo!!!!
Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi piace. Alla prossima
Un bacione

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