Capitolo 12 - Tregue
Harry Potter si guardò attorno perplesso. Aveva seguito le orme di Malfoy fino a quel viottolo fuori Hogsmeade, poi aveva perso le sue tracce. Si mise a scrutare palmo a palmo il sentiero e quando ormai stava per rinunciare, vide delle orme uscire dalla stradina e inoltrarsi nel bosco.
"Cosa diavolo combina Malfoy? Perché si è inoltrato nel bosco?", si domandò Harry sospettoso. Deciso a vederci chiaro, seguì le impronte fresche sulla neve e un suono di voci gli arrivò all'orecchio.
Si nascose dietro ad un grosso albero e spiò oltre il tronco. A cinque metri da lui, nella radura di fronte, Draco Malfoy impugnava la bacchetta. Era circondato da quattro figure incappucciate che non sembravano avere buone intenzioni.
Poi sentì l'ultimo stralcio di conversazione e riconobbe la voce di Rookwood, uno dei più fidati scagnozzi di Voldemort.
- Te lo ripeto per un ultima volta Draco. Arrenditi. Renderai più facile il nostro compito, senza inutili sprechi di energie.-
Aveva esclamato Rookwood. Harry vide Draco scuotere lentamente il capo. La bacchetta ben salda tra le mani. Capì che quei quattro Mangiamorte erano venuti per toglierlo di mezzo. Morte ai traditori. Era una delle regole sacre di Voldemort.
Vide Malfoy teso e pronto a scattare ad un minimo segnale di scontro.
- Sectumsempra!
Esclamò Rookwood, scagliando l'incantesimo contro il Serpeverde. Ma il ragazzo fu rapido a schivarlo e la fattura finì per colpire Rowle, che gli stava alle spalle. Un grido di dolore lacerò l'aria e il Mangiamorte si accasciò a terra, sanguinando copiosamente alla gamba.
- È tutto qui quello che sai fare Rookwood? Mi stai deludendo. Everte statum!
- Protego!
Rispose Rookwood, senza fare una piega. E mentre Malfoy si preparava a scagliare un altro incantesimo, Macnair, che era ben conosciuto per la sua poca correttezza, gli puntò la bacchetta alle spalle.
- Petrificus Totalus
Malfoy, non riuscì a reagire in tempo e fu investito in pieno dall'incantesimo. Il ragazzo cadde a terra, incapace di muoversi e i Mangiamorte risero divertiti. Rookwood gli si avvicinò, ansioso di portare a termine la missione.
- Expelliarmus!
Esclamò Harry, intervenuto in soccorso di Malfoy.
La bacchetta del Mangiamorte volò via, mentre Macnair e Dolohov si voltavano di scatto per individuare l'intruso.
- Potter! Subirai la stessa sorte del traditore, ora che ti sei intromesso!
Urlò Dolohov e gli puntò contro la bacchetta.
- Incarceramus!
- Diffindo!
Rispose il Bambino Sopravissuto, distruggendo le corde ancor prima che raggiungessero il suo corpo.
- Finite Incantatem!
Aggiunse, sciogliendo lo schiantesimo di Malfoy. Il ragazzo saltò subito in piedi, pronto a fronteggiare i nemici.
- Confundo!
Esclamò il biondo, lanciando la fattura contro Macnair e Dolohov. I due si guardarono confusi e Dolohov scagliò uno incantesimo di pietrificazione all'altro Mangiamorte, ancora preda degli effetti della fattura.
- Idioti!
Sputò Rookwood con ira. Li liberò dagli effetti della magia, mentre Rowle era ormai fuori combattimento, impegnato a curarsi la gamba ferita.
I Mangiamorte scagliarono addosso a Malfoy alcuni incantesimi di disarmo, ma il biondo fu rapido e riuscì a schivarli. Approfittando del diversivo, Harry raggiunse Malfoy in poche falcate e si posizionò a coprirgli le spalle.
- Sfregiato! Che cazzo ci fai qui?
Domandò Malfoy mentre si difendeva con un sortilegio scudo. Harry, che gli stava spalla contro spalla, lanciò uno schiantesimo in direzione di Rookwood e lo mancò per un pelo.
- Ti salvo il culo!
- Non te l'ha chiesto nessuno. Posso cavarmela anche da solo.
Rispose Malfoy, non potendo sacrificare il suo orgoglio.
- Taci Malferret e combatti.
Gli intimò Harry.
- Aqua Eructo!
E un potente getto d'acqua uscì dalla bacchetta del Salvatore del Mondo Magico, travolgendo in pieno Dolohov che cadde a terra.
- Incarceramus!
Lo finì Malfoy e delle corde lo legarono ben stretto come un salame.
- Fastrunom!
Un suono potente investì Rowle, che aveva tentato di colpire Harry dopo aver fermare l'emorragia con un Epismendo e lo stordì.
Rookwood si trovò in minoranza numerica e preferì battere in ritirata.
- Andiamocene via! Ritirata! Diffindo!
Esclamò liberando dalle corde Dolohov che senza perdere tempo si smaterializzò. Lo stesso fecero anche Macnair e Rowle. Rookwood lanciò uno sguardo adirato ad entrambi.
- Draco, sappi che non finisce qui! E tu Potter, pagherai molto caro quest'affronto!
E scomparve, in un battito di ciglia.
Quando nella radura tornò il silenzio, Harry emise un sospiro di sollievo e si voltò a guardare Malfoy. Draco, dal canto suo, rilassò i muscoli e rivolse uno sguardo di ghiaccio al Bambino Sopravissuto.
- Non aspettarti un ringraziamento.
Harry sollevò un sopracciglio, per niente turbato dalla reazione.
- Lo so. Ora vediamo di sistemare questo macello.
E con un colpo di bacchetta cancellò tutte le tracce di lotta, facendo scomparire il sangue di Rowle e le orme impresse un po' ovunque sul manto di neve.
Malfoy annuì e senza dire niente prese la strada di ritorno verso Hogsmeade. Harry lo seguì e insieme percorsero un tratto di strada senza fiatare. Nella testa del moro si affollavano centinaia di domande che avrebbe voluto porre al Serpeverde, ma la certezza che lui non gli avrebbe risposto, lo fece desistere dal suo intento.
Arrivati ad un bivio, Draco si fermò.
- Potter qui ci separiamo.
E gli rivolse un saluto con un cenno del capo. Prese la strada a destra per ritornare nella caotica High Street di Hogsmeade. Harry stette ad osservarlo, poi decise di raggiungere i suoi amici dai Tiri Vispi Weasley. In testa la consapevolezza che quel disprezzo reciproco che aveva sempre accompagnato il suo rapporto con Malfoy, si era attenuato lasciando lo spazio ad una sorta di quieto vivere.
La professoressa McGranitt siglò la relazione che aveva di fronte. La pergamena era compilata in maniera ordinata e con la calligrafia precisa di Hermione Granger. Aveva appena terminato di leggere gli ultimi aggiornamenti. Si trattava di una sorta di riepilogo per fare il punto della situazione. Apprezzò mentalmente il lavoro che quella squadra di ragazzi aveva saputo svolgere. La cura dei dettagli era davvero ammirevole.
- Molto bene. Signor Malfoy e signorina Granger, devo complimentarmi con voi.
E sollevò lo sguardo per dedicarlo ai due Caposcuola che le stavano di fronte.
Hermione le rivolse un sorriso educato, mentre Draco si limitò ad un cenno del capo.
Erano entrambi seduti sulle poltrone davanti alla sua scrivania. Ben composta e precisa l'una, e altero e fiero l'altro. Come i poli opposti delle calamite. Eppure c'era qualcosa di diverso nelle loro posture, ora che li osservava con attenzione.
Si ricordava molto bene di come fossero stati rigidi e distanti durante la prima riunione, mentre ora erano entrambi più rilassati e le loro posture tendevano inconsciamente ad avvinarsi. Che dopo tutto avesse avuto ragione Silente?
- Prego Severus, apponi anche la tua firma.
E passò il foglio al professor Piton, che come suo solito sedeva imbalsamato e disgustato. L'uomo storse il naso e prese la pergamena con la punta delle dita. Con studiata lentezza la siglò a fondo pagina.
- Prima di congedarvi, vorrei aggiungere un paio di parole sul Ballo del Giglio.
Disse la McGranitt, dopo aver sistemato la pergamena davanti a loro, di modo che potessero riprendersela.
- Prego, dica pure.
Rispose Hermione, sporgendosi lievemente in avanti.
- Visto che ormai le vacanze natalizie sono alle porte e considerato l'ottimo lavoro che avete svolto fino ad ora, ho deciso di sospendere le riunioni settimanali. Vi siete meritati tutti quanti un po' di riposo, perciò dato che mancano quindici giorni a Natale, potete prendervi una pausa dall'incarico fin da ora. Gli incontri riprenderanno dopo l'Epifania. -
- Molte grazie. Lo comunicheremo agli altri al più presto.
Disse Hermione con tono responsabile.
La McGranitt annuì.
- È tutto per ora. Buon fine settimana e non dimenticate di terminare la relazione sugli Animagus.-
Hermione ricambiò il saluto e si alzò in piedi, seguita da Draco.
- 'Sera.
Borbottò il biondo, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Una volta soli in corridoio, la Grifondoro si incamminò, con il Serpeverde al fianco.
- I ragazzi faranno i salti di gioia quando gli diremo della pausa. D'altronde è parso evidente anche alla McGranitt che ormai il grosso del lavoro è già stato sbrigato. Non aveva senso lasciarci riunire anche in questo mese.-
- A quanto pare ogni tanto quella befana ha delle buone idee.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Malfoy non ti smentisci mai!
Il biondo, invece di rispondergli a tono come suo solito, si fermò e la Grifondoro lo imitò di riflesso. Draco si accese una sigaretta e aspirò lentamente una boccata. Buttò fuori il fumo e rivolse un'occhiata penetrante alla ragazza. Hermione si sentì incatenare dai suoi occhi di ghiaccio e deglutì lentamente.
- Perché hai annullato la lezione della scorsa domenica?
Gli domandò Draco con malcelata indifferenza.
Hermione sospirò e distolse lo sguardo. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dargli una spiegazione. La domenica precedente, ancora ferita nell'orgoglio per la fine della storia con Michael, non si era sentita dell'umore adatto per le lezioni di ballo. Soprattutto se considerava che il suo maestro era una delle cause della loro rottura.
Così aveva inviato un gufo a Malfoy, chiedendogli di cancellare il loro incontro settimanale per motivi di studio. Ma Malfoy non era certo stupido, anzi. Aveva subito capito che si trattava di una scusa bella e buona.
- Te l'ho scritto nel biglietto. Dovevo studiare.
Draco sollevò il sopracciglio in quel suo tipico modo altero.
- Non offendere la mia intelligenza Mezzosangue. So bene che è una cazzata.
Hermione sostenne il suo sguardo con sfida.
- Non sono obbligata a dirtelo.
Malfoy le soffiò una boccata di fumo in faccia poi ghignò.
- Allora lascia che sia io a dirlo.
La giovane rimase muta a fissarlo. Che sapesse la verità?
- Scommetto che ti sei data alla pazza gioia con Corner.
La ragazza spalancò gli occhi stupita. Per una volta il suo intuito innato aveva toppato.
Si chiese come avesse fatto a non accorgersi che lei e Michael non stavano più insieme. Pensandoci bene, si rese conto che non solo lei si era comportata in maniera strana quella settimana. Anche Malfoy gli era parso diverso e distante. Persino durante le ultime due riunioni, non aveva quasi aperto bocca.
- Mi dispiace deluderti ma sei completamente fuori strada.
Draco alzò le spalle indifferente e riprese a camminare lungo il corridoio. Arrivati al bivio, Hermione prese la strada verso il suo dormitorio e il ragazzo scese ai sotterranei.
Daphne Greengrass entrò nell'aula di Pozioni. Era sabato mattina e come di consueto non c'era lezione. Si guardò attorno fino ad individuare il banco dove si era seduta il giorno prima. Lo raggiunse e trovò quello che cercava. Il libro di pozioni che aveva dimenticato.
Rimase qualche istante ad osservare l'aula e con un sospiro si sedette sul bordo del banco.
Da quando Pansy aveva iniziato a comportarsi da ragazza per bene, Daphne aveva iniziato a sentirsi sola. Lei e la Parkinson insieme a Draco e Blaise erano sempre stati un quartetto affiatato. Ma ora qualcosa era cambiato. O meglio, due dei suoi componenti erano cambiati. Per primo Draco, che da quando aveva iniziato a lavorare al fianco della Granger, era diventato più umano . Ma Daphne non era arrabbiata, tutt'altro. Si sentiva molto sollevata. Temeva che Draco non avrebbe mai imparato ad amare. Non ne era mai stata innamorata, pur non disdegnando una buona dose di sesso con lui. D'altronde come dire di no al ragazzo più bello e prestante di Hogwarts? Si divertivano insieme ma il loro coinvolgimento finiva lì. Anche lei era come lui, fredda e calcolatrice ma allo stesso tempo si rendeva conto che quello non era modo di vivere. Poi aveva visto i due Caposcuola e aveva capito che c'era qualcosa di diverso tra loro. Di solito non era tipo da credere al destino, ma pensando alla Grifondoro e al Principe delle Serpi non poteva far a meno di giungere a quella conclusione. Era come se fossero legati dal filo rosso del destino. Nati in due mondi diversi, con ideali differenti, ma destinati ad incontrarsi e creare dalla loro diversità un'unione speciale.
"Stai diventando sdolcinata. Che cosa ti prende?" si chiese Daphne, scuotendo la testa. I capelli biondi e lucenti seguirono il movimento del capo, mentre il suo sguardo azzurro tornò a fissare un punto imprecisato.
Anche Pansy aveva ripudiato il loro stile di vita passivo e controcorrente. Si era stancata di essere considerata la ragazza più facile di Hogwarts. Aveva dato un taglio netto al suo passato, per riprendere i rapporti interrotti con il buon vecchio Theo. E Daphne, come anche Blaise, era giunta alla ovvia conclusione. A forza di passare tutto quel tempo insieme i due avrebbero finito per innamorarsi.
E mentre gli altri scoprivano di poter provare dei sentimenti e di non essere freddi come pietre come tutti li dipingevano, lei restava sola.
La porta dell'aula si aprì in un cigolio fastidioso. Daphne si voltò di scatto e vide una nota testa rossa far capolino dall'uscio. Ron Weasley entrò nella stanza e appena la vide si fermò.
- Oh, scusa! Ti ho disturbato?
Daphne gli rivolse uno sguardo freddo e inespressivo.
- No Weasley.
Ron si passò una mano fra i capelli rossi un po' in imbarazzo.
- Comunque... devo solo prendere un ingrediente per il compito.
E si diresse all'armadietto. Aprì la teca di vetro e si mise a scrutare dubbioso le ampolle.
Daphne sospirò esasperata. Si alzò e lo raggiunse.
- Cosa stai cercando Weasley?
- Ehm... la puzzalinfa.
La bionda annuì e gli indicò a colpo sicuro il terzo scaffale.
- È a destra, accanto all'estratto di mandragola.
- Grazie.
E Ron allungò un braccio ad afferrare la boccetta. Nella sua innata goffaggine però, urtò per sbaglio un paio di ampolle che traballarono pericolosamente. Le fermò un attimo prima che queste rischiassero di cadere, ma il movimento brusco fece sobbalzare la bottiglia di puzzalinfa che gli piombò rovinosamente in testa.
Daphne fece un salto indietro giusto in tempo per evitare di essere colpita. La boccetta esplose in mille pezzi, diffondendo un tanfo indicibile nella stanza.
- Per Merlino, che puzza!
Esclamò la Serpeverde. Ron divenne rosso di vergogna e si passò la mano nei capelli per tastare il danno. Mosse un passo per cercare qualcosa con cui pulirsi, ma scivolò sulla pozza di liquido che si era formata a terra. Capitombolò a terra in una posizione assurda e Daphne lo osservò con gli occhi spalancati. Poi accadde una cosa che rimase impressa nella mente di entrambi per sempre.
Daphne Greengrass scoppiò a ridere divertita. Si lasciò andare ad una risata fragorosa, al punto da farsi venire le lacrime agli occhi.
Ron rimase a bocca aperta. Non l'aveva mai vista ridere. Era sempre stata dipinta da tutti come la Regina di Ghiaccio, bella come una dea ma fredda e altera. E ora davanti a lui, si stava mostrando come una comune ragazza. Si stupì a pensare quando le donasse il sorriso sulle labbra. Un sorriso vero, senza pieghe di malizia o sarcasmo.
- Weasley sei un caso perso!
- È quello che dice sempre mia sorella.
Rispose mentre si alzava da terra con cautela. Daphne si asciugò una lacrima comparsa dal troppo ridere. Gli occhi azzurri brillavano pieni di vita.
- Gratta e netta!
Disse puntando la bacchetta addosso a Ron. La puzza scomparve e anche i residui di quella sostanza. Poi, con un altro incantesimo di pulizia, cancellò le tracce del suo incidente.
- Grazie...
Rispose Ron un po' imbarazzato. Daphne gli sorrise.
- Nessun problema Weasley.
Si voltò verso l'armadietto e con un colpo di bacchetta fece levitare un ampolla fino a farla arrivare in mano a Ron. Il rosso la prese e guardò perplesso la ragazza.
- È un'altra boccetta di puzzalinfa. Stai attento a non rompere anche questa.
Ron annuì e le sorrise.
- Bene, io vado. Buon lavoro, Weasley.
E lo salutò con un cenno della mano. Prese il suo libro di pozioni dal banco ed uscì dall'aula. La gonna della divisa che seguiva l'incedere sinuoso delle sue gambe.
- È semplicemente fantastica.
Bisbigliò Ron, una volta rimasto solo nell'aula.
Domenica sera. Hermione Granger era in anticipo. La porta della Stanza delle Necessità era socchiusa e la ragazza sedeva sulla poltrona rosso oro di fronte al camino. Alle sue spalle lo spazio adibito a sala da ballo.
Vestiva una gonna scozzese a quadri e una maglia panna. Le scarpe da donna erano abbandonate sul tappeto mentre i piedi inguainati in collant neri, erano raccolto sulla poltrona. Lo sguardo dorato era fisso alle fiamme scoppiettanti del camino.
Da quanto era persa nei suoi pensieri, non udì il rumore di passi nella stanza.
- Buonasera Mezzosangue. Sei in anticipo.
La Grifondoro sobbalzò spaventata e si voltò di scatto. Draco Malfoy le stava alle spalle, ergendosi per tutta la sua statura.
- Malfoy, mi hai fatto venire un colpo!
Esclamò la ragazza, passandosi una mano sul petto agitato.
Draco ghignò e si accomodò sulla poltrona verde e argento. Le rivolse uno sguardo profondo e curioso, mentre la ragazza distoglieva il suo.
- Allora, Granger, come mai sei già qui?
- Potrei farti la stessa domanda.
Rispose Hermione, girando la frittata.
Draco la studiò in silenzio poi si decise a parlare.
- Volevo schiarirmi le idee.
- Vedi, dopotutto non siamo così diversi. Io avevo bisogno di stare un po' sola e ho pensato di venire qui.-
Il biondo piegò il capo di lato, continuando ad osservarla.
- Volevi parlare con me?
- Certo che no! Cosa te lo fa pensare?
Gli domandò la ragazza allibita. Figurarsi se avrebbe mai scelto Malfoy come suo confidente. Neanche se fosse stato l'ultimo uomo sulla faccia della terra!
- Granger, non dire le bugie se no ti cresce il naso.
- Cosa stai insinuando Malfoy?
- Niente. Se tu avessi voluto restare da sola, avresti potuto pensare ad un altro aspetto per questa stanza. Invece è uguale al solito, quando ci incontriamo per le lezioni di Ballo. Inoltre la porta era socchiusa e questo significa che tu volevi che ti trovassi. -
Hermione resse il suo sguardo con sfida.
- Te lo dissi una volta e te lo ripeto ancora: cambia pusher Malfoy!
Draco ghignò e si rilassò sullo schienale.
- Sì, certo, come no.
Poi i due rimasero in silenzio. Hermione tornò a fissare le fiamme nel camino e sospirò.
Il biondo si accese una sigaretta e aprì la finestra con un colpo di bacchetta.
- Io e Corner ci siamo lasciati.
Disse la Grifondoro e si chiese per quale ragione glie l'avesse detto.
Draco si limitò a un verso gutturale poco chiaro.
- Il problema è che non mi dispiace così tanto. È tutta la settimana che mi scervello a pensarci. Non stiamo più insieme ma niente.. non sento niente.-
Malfoy sollevò un sopracciglio e diede un tiro alla sigaretta.
- Bah, non ti capisco Mezzosangue. Se non ti dispiace meglio così. Per quale ragione devi stare a rimuginarci?-
- Perché non è normale. Dovrei essere disperata e invece sono indifferente. Sembro un.. un pezzo di ghiaccio come voi Serpi!-
- Benvenuta nel club.
Le rispose lui con un ghigno. Lei lo fulminò con lo sguardo.
- Non so neanche perché sto parlando con te!
- Semplice Mezzosangue: perché non ti andava di parlarne con la Piattola.
Hermione sbatté le palpebre stupita. Malfoy aveva centrato in pieno il problema. Infatti la Grifondoro non aveva ancora detto niente a Ginny.
Non perché non si fidasse di lei, ma per una questione di orgoglio. Se c'era una cosa che irritava Hermione era sentirsi dire "Te l'avevo detto!". E Ginny non avrebbe perso tempo a ripeterle quell'odiosa frase, visto quanto poco approvava la sua storia con Micheal.
"Lui non è quello che vuoi Herm. Lo sai bene quanto me. Stai solo ingannando il tuo cuore e prima o poi te ne accorgerai." Aveva detto l'amica, quando Hermione le aveva annunciato di essere diventata la ragazza di Corner.
Ed ecco il risultato. Ginny aveva avuto ragione, ma Hermione non era ancora pronta ad ammetterlo. Non poteva dargli quella soddisfazione!
- Parliamo di te, Malfoy. Penso che anche tu abbia bisogno di alleggerire la coscienza.-
Proferì la ragazza, decisa a cambiare argomento. Draco prese un'altra boccata di fumo e la soffiò nella sua direzione.
- No.
- Guarda che vale anche per te il discorso delle bugie, che tra l'altro si dice abbiano le gambe corte.-
Il biondo stornò lo sguardo dal suo per fissarlo sul profilo in marmo del camino.
- Perché devo parlare di cose che già conosci? Di sicuro Potterino deve averti raccontato tutto.-
- Che cosa c'entra Harry? A me non ha detto un bel niente!
Draco studiò l'espressione di Hermione e vide che era sincera. E così lo Sfregiato si era tenuto tutto per sé. Si era comportato in maniera corretta.
Questo però non rendeva le cose facili. Per natura non si fidava di nessuno. L'unica persona che conosceva il vero Draco era il fidato Blaise. Il resto del mondo invece era sempre rimasto chiuso fuori. Anche i suoi genitori.
Adesso si trovava lì, nella Stanza delle Necessità con una Grifondoro. E non una qualsiasi ma La Grifondoro per eccellenza, Hermione Granger. Quella che era nata per essergli nemica e dalla quale si sentiva irragionevolmente attratto. Lei rappresentava il suo esatto opposto fin dalle sue origini impure, eppure non si era mai sentito così bene come in sua compagnia. Persino i loro battibecchi quotidiani avevano assunto una nota diversa e piacevole. E non poteva negare di aver provato soddisfazione per la rottura con Corner.
Ma ora si trattava di parlare con lei. Raccontarle una parte di sé che difficilmente riusciva ad affrontare.
Lei lo guardava in attesa. Gli occhi dorati che lo scrutavano onesti. I capelli ricci ricadevano morbidi sulle spalle, coprendo in parte il candore del maglione.
- Sabato ad Hogsmeade ho avuto uno scontro con dei Mangiamorte.
- Che cosa? Dei Mangiamorte sono entrati ad Hogsmeade!
Esclamò la giovane scioccata.
- Hai avvertito Silente? Perché ti volevano? Che cosa ti hanno fatto?
Domandò in un'unica raffica.
- Calma Mezzosangue, come vedi sono ancora intero. Mi hanno attaccato per vendicarsi del mio... tradimento.-
- Maledetti Stronzi!
Il biondo ghignò a quell'espressione colorita.
- Fa un certo effetto sentirti parale in modo così scurrile.
La Grifondoro gli lanciò uno sguardo di sbieco.
Draco si alzò in piedi, fece sparire la sigaretta e raggiunse il suo immancabile mobiletto bar. Prese una bottiglia di Whiskey Incendiario e fece comparire due bicchieri.
- Mezzosangue?
Domandò, indicando la bottiglia. Hermione lo guardò allibita. Non sapeva se essere più sconcertata perché Malfoy le aveva offerto da bere di sua iniziativa o perché si trattava di una bevanda alcolica.
- Stai parlando sul serio Malfoy?
- Granger sei esasperante. Per una volta smetti di fare la megera bacchettona e goditi i piaceri della vita. -
La frase poteva essere interpretata in diversi modi e ad Hermione questo non sfuggì. Però Malfoy aveva ragione. Che male c'era a bere un goccetto di alcool. Ormai quella serata così strana stava prendendo delle sfumature inaspettate. E fu così che Hermione Granger, per la prima volta in vita sua, accettò una bevanda alcolica, il frutto proibito, dal Serpente Tentatore, nonostante una vocina interna continuasse ad avvertirla del pericolo.
- Va bene Malfoy. Versalo anche a me.
Draco ghignò soddisfatto.
- La mia influenza negativa ti sta traviando Granger.
Le disse porgendole personalmente il bicchiere di whiskey. Hermione lo afferrò con decisone e rivolse al ragazzo uno sguardo si sfida.
- Non prenderti meriti che non hai. Ho accettato solo perché mi andava.
- Pensala come vuoi.
E con un altro ghigno made-in-Malfoy, tornò a sedersi nella sua poltrona verde e argento. Alzò il calice come ad invocare un brindisi in suo onore e bevve un sorso abbondante.
Hermione si arrischiò ad annusare la sostanza ignota e i fumi dell'alcol le investirono le narici, facendole lacrimare gli occhi. Ne assaggiò un piccolo sorso e finì per tossicchiare per l'inattesa corposità del whiskey incendiario.
- Pensavo che fosse tutto finito dopo la Guerra.
Disse, tornando all'argomento di conversazione lasciato in sospeso.
- Il Ministero ci disse che i Mangiamorte in parte erano morti e il resto di loro era rinchiuso ad Azkaban o in esilio.-
Draco concentrò il suo sguardo sul liquido ambrato dentro al bicchiere.
- A quanto pare non è così. Alcuni di loro sono riusciti a sopravvivere e qualcosa mi dice che mia zia Bellatrix è coinvolta. -
- Stai parlando di Bellatrix Lestrange? Ma lei è morta durante la battaglia!
Esclamò Hermione, al limite dello stupore.
- Magari, Mezzosangue. Se c'è una persona che merita di essere sotto terra al pari di Voldemort, quella è proprio mia zia Bellatrix. Ma lei oltre a dimostrare un amore folle per il lato oscuro è anche una donna molto astuta ed egoista.-
- Dannazione! Hai già parlato con Silente?
Il biondo si mise a fissare le fiamme del camino.
- No. Non voglio creare degli allarmismi. È un mio problema e sarò io a risolverlo.
- Draco, non è solo un tuo problema! Siamo tutti coinvolti se i Mangiamorte sono ancora in circolazione. Ne va della sicurezza di ognuno di noi.-
Draco annuì impercettibilmente. Era rimasto turbato nel sentirle pronunciare il suo nome di battesimo. E non suonava affatto male detto da lei.
- Parla con Silente, anzi, sai cosa facciamo? Ci andiamo insieme adesso.
- Scordatelo. Non ho intenzione di andarci ora.
Hermione lo guardò curiosa.
- Perché no? Cosa c'è di sbagliato?
Il biondo si passò una mano sulla fronte esasperato.
- Senti Mezzosangue, non c'è fretta. Finché siamo protetti da queste mura non accadrà nulla. Potranno anche esserci un paio di Mangiamorte a piede libero, ma ricorda che sono in inferiorità numerica. Come hai detto tu prima, la maggior parte di loro è in galera o e già passata a miglior vita. Mia zia Bellatrix è ancora viva e sta pur certa che non faccio i salti di gioia e tra l'altro ha ben pensato di farmi la pelle. Ma questo non vuol dire che dobbiamo prepararci ad un'altra guerra. Pensi che Potter, se fossimo stati in serio pericolo, non sarebbe stato il primo a parlarne a Silente? Ha avuto una settimana intera per farlo.-
- Perché aspettava che fossi tu a farlo!
- Quindi significa che non siamo sotto assedio!
Hermione alla fine cedette e sospirò. Prese un altro sorso di whiskey incendiario. Ogni volta che lo beveva aveva un sapore sempre più gradevole.
- E va bene, ho capito. Vedi di dirglielo almeno entro la fine dell'anno o giuro che ci vado io di persona.-
Draco si limitò a borbottare qualcosa e si gustò un ultimo sorso di quella bevanda ambrata e corroborante. Si rilassò sulla poltrona e anche la ragazza fece lo stesso. Entrambi erano ormai dimentichi della lezione di ballo. Hermione si concesse di osservare il Serpeverde da sopra il bicchiere. I capelli biondi e setosi, il profilo nobile e perfetto, gli occhi di ghiaccio e le labbra ben disegnate. Quelle stesse labbra che due settimane prima avevano baciato il suo collo con studiata lentezza. Scosse la testa per cancellare quell'immagine dalla mente. L'alcool le stava giocando dei brutti scherzi.
- Dove trascorrerai le vacanze di Natale?
Domandò Hermione, spezzando il silenzio. Draco rispose senza guardarla in volto.
- Nello Yorkshire.
- Insieme a tua madre?
Chiese la giovane un po' titubante. Sapeva di star affrontando un argomento delicato.
- Sì.
- Scusa. Se non vuoi parlarne non ci sono problemi.
Bisbigliò Hermione alla risposta reticente del giovane.
- È ospite a casa di mia zia Andromeda. Si fanno compagnia da quando sono rimaste entrambe vedove. -
- Capisco.
Draco annuì e tornò il silenzio fra di loro.
- Io resterò a scuola. I miei genitori hanno prenotato una crociera per festeggiare vent'anni di matrimonio, quindi meglio che io non faccia da terzo incomodo.-
- Bah, cose da Babbani...
Commentò il biondo. Hermione lo fulminò con lo sguardo ma si trattenne dal rispondere a tono. Non aveva voglia di litigare. Non proprio quella sera, in cui erano riusciti a comportarsi da persone civili senza insultarsi a vicenda.
Si passò una mano sul tessuto della gonna, come ad allisciare pieghe che non c'erano. Alzò lo sguardo verso il Serpeverde e incontrò un paio di occhi grigi e intensi come argento fuso. La fissavano con interesse e c'era qualcosa di indefinito nel suo sguardo che la turbò abbastanza. La Grifondoro scattò in piedi e gli passò davanti per mettere a posto il bicchiere vuoto. Ma Draco l'afferrò per un braccio e la trattenne di fronte a sé. Hermione lo fissò stupita e di nuovo fu attratta da quello sguardo argenteo. Maledetto serpente incantatore. Dannato diavolo con volto da angelo. Quei magnifici occhi grigi le trasmettevano sensazioni discordanti. Lussuria e possessione ma anche solitudine e tristezza.
E prima di rendersene conto, Hermione gli accarezzò con la mano il volto nobile e attraente. Indugiò sulla pelle perfetta e sentì con piacere una lieve ricrescita di barba. Draco continuava a fissarla, scrutandola in quegli occhi dorati. Poi lentamente socchiuse le palpebre, godendosi il contatto delle dita di Hermione sul viso. Appoggiò la mano su quella di lei, se la fece scivolare sulla bocca e vi depose un bacio, senza interrompere il contatto visivo. La ragazza si sentì percorrere da un brivido caldo e languido. Draco distese il braccio fino ad arrivare alla sua vita, l'avvicinò a sé e prese ad accarezzarle la schiena con movimenti quasi ipnotici. Ma i freni inibitori di Hermione, che erano rimasti un po' intontiti dall'alcool, ripresero a funzionare, suonando una campana di allarme nella testa. La giovane si staccò dal Serpeverde d'improvviso.
- Che c'è?
Domandò lui confuso.
La ragazza scosse lentamente la testa e si mise una mano davanti alla bocca. Distolse lo sguardo da quelle calamite argentee e fuggì. Lontano da lui, da ciò che rappresentava, da ciò che pian piano stava crescendo nel suo cuore e a cui non sapeva dare ancora un nome.
Draco, rimasto solo nella stanza sospirò.
- Fino a quando continuerai a giocare al gatto col topo?
Heilà,
Ciao a tutti
Mi scuso con tutte le persone che leggono la storia e che si aspettavano questo capitolo sabato, ma ho notato che il capitolo precedente a questo non è stato letto quasi da nessuno per tanto non ho voluto aggiornare. Forse cancellerò la storia perché è poco seguita, non so non né sono pienamente convinta, vedrò cosa fare. Intanto godetevi questo capitolo. A presto 😘
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