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Capitolo 11 - Cambiamenti

Michael Corner sospirò mestamente.
Guardò oltre la finestra della sua camera singola da Caposcuola.
Fuori il sole risplendeva, riflettendosi sul biancore che ricopriva ogni superficie. Diversi gruppi di scolari trascorrevano il loro tempo in cortile, giocando a palle di neve in quel sabato pomeriggio di inizio dicembre.
Era trascorsa una settimana dall'episodio della Stanza delle Necessità e in quel tempo aveva potuto osservare con più attenzione il comportamento di Hermione.
La sua ragazza aveva continuato a mostrarsi sorridente e gentile come suo solito, anche se non erano mancate occasioni in cui l'aveva sorpresa con lo sguardo perso nel vuoto, concentrata sui propri pensieri.
Un paio di giorni prima si erano trovati entrambi in biblioteca a studiare. Avevano l'abitudine da un mese a quella parte, di incontrarsi il giovedì pomeriggio per un tour de force di ripasso, in previsione dei M.A.G.O.
Per Michael era un modo piacevole di passare interminabili ore chino sui libri. La presenza di Hermione seduta di fronte a lui era confortante e la sua bravura lo spronava nei momenti in cui la voglia di ripassare lo abbandonava. Inoltre ogni occasione era buona per confrontarsi su dubbi o passaggi difficili.
Erano ormai giunti ad un punto cruciale sulle "Teorie Fondamentali della Smaterializzazione", quando Michael si era scontrato con un paragrafo insidioso. A quel punto aveva alzato il capo per consultarsi con Hermione ed era rimasto stupito nel vedere che lei non era concentrata sul suo libro. Gli occhi dorati che fissavano un punto lontano.
Il Corvonero aveva seguito il suo sguardo e lo aveva visto.
Draco Malfoy in persona che sedeva ad un tavolo in fondo alla biblioteca insieme a Nott. Di fianco alla Serpe una pila di volumi polverosi e dalla copertina rossa. Michael sapeva che quel colore si riferiva ai testi di Pozioni, la materia in cui Malfoy eccelleva senza rivali.
Tornò a volgere lo sguardo verso Hermione per essere sicuro di aver seguito la traiettoria giusta. Non si era sbagliato. Stava proprio osservando Malfoy e con molto interesse. I suoi occhi accarezzavano la figura della Serpe Maledetta con una tenerezza che mai gli aveva visto in volto. Poi Malfoy, forse guidato da sesto senso, aveva alzato il capo dai libri per puntare i suoi occhi di ghiaccio verso di lei. Lo aveva fatto a colpo sicuro, certo di non aver sbagliato persona. Per una frazione di secondo gli sguardi dei due si erano incrociati e Corner ne era rimasto sopraffatto. Quante cose non dette in quegli occhi così diversi ma che non riuscivano a stare lontani. Michael capì che si trattava di un qualcosa che andava al di là della ragione, contro cui non sarebbe mai riuscito a vincere.
- Non ha senso aspettare. Orami è giunto il momento.-
Disse ad alta voce, mentre distoglieva lo sguardo dalla finestra della camera. Ormai una consapevolezza disarmante si era fatta largo nel suo cuore, ma non era semplice accettarne le conseguenze.
Si infilò il maglione di lana e si passò una mano fra i capelli corti. Indossò il mantello ed uscì dalla stanza. Si diresse in Sala Comune, la attraversò, rivolgendo qualche cenno di saluto ai pochi presenti ed uscì in corridoio.
Prese le scale per raggiungere la Guferia. Doveva spedire un paio di lettere ai suoi genitori e visto che la stanza si trovava a pochi gradini dalla sua Sala Comune, vi si diresse subito.
Si strinse il mantello addosso, per coprirsi dalle folate di vento che fendevano l'aria. Salì gli ultimi scalini ed entrò nella stanza circolare. I trespoli dei gufi erano per metà vuoti. Si trattava di una cosa normale dato che mancava poco a Natale. La corrispondenza si infittiva, tra vacanze da programmare e inviti da recapitare. Così i poveri gufi passavano la maggior parte del tempo facendo la spola fra Hogwarts e le case degli studenti.
Proprio alla sua destra, intenta a legare un messaggio alla zampa di Edvige, vide Hermione Granger, l'oggetto dei suoi pensieri.
- Hermione.
La ragazza sobbalzò spaventata, facendo agitare di riflesso la civetta di Potter. Hermione individuò il ragazzo di fronte all'ingresso.
- Michael, sei tu! Mi ha spaventata. Ero concentrata nei miei pensieri.
- Già, è una cosa che ti capita spesso ultimamente.
Disse il moro, rivolgendo i suoi occhi azzurri verso di lei.
Hermione lo guardò insospettita.
- C'è qualcosa che non va?
- Se ti riferisci alla mia presenza qui, ero giusto venuto per spedire delle lettere a casa. Quest'anno trascorrerò il Natale in Cornovaglia dai miei parenti. -
Rispose, mentre raggiungeva il suo gufo. Gli diede da mangiare un po' di mangime e gli consegnò i due messaggi.
Hermione si sistemò il cappello di lana sulle orecchie. Su quella torre faceva un freddo pecora e se fosse rimasta lì ancora per molto avrebbe rischiato di assiderarsi. Indossò i guanti di pile che le aveva regalato suo padre lo scorso Natale. Davvero una grande invenzione Babbana. E pensare che quel tessuto veniva dalle bottiglie di plastica.
- È molto bella la Cornovaglia.
- Sì, infatti. E soprattutto non fa così freddo come in Scozia.
Disse il ragazzo un po' rigido. Hermione sorrise brevemente. C'era qualcosa di diverso in lui. Lo percepiva dal suo sguardo e un brutto presentimento si fece spazio nella sua mente.
- Se hai finto qui, forse è il caso di scendere di sotto. Sto morendo di freddo.
- Concordo in pieno.
Rispose la Grifondoro e insieme scesero i gradini della torre.
Tornati al caldo delle mura di Hogwarts, i due ragazzi si diressero verso il basso, parlando di argomenti sterili. Senza rendersene conto si trovarono a passeggiare lungo il porticato. L'aria era più riparata e il sole ogni tanto faceva capolino, allungando i suoi raggi sulle pietre del muro.
Michael ad un certo punto si fermò ed Hermione fece lo stesso. Si voltò verso di lei, in modo da averla di fronte e prese un gran respiro.
- Hermione dobbiamo parlare di una cosa importante.
La Grifondoro sentì una sgradevole sensazione di freddo lungo la schiena.
- Va bene, ti ascolto.
- Si tratta di noi. In questi giorni ti ho osservato molto e ho capito che io non sono la persona adatta per te. -
- Ma...
Michael alzò una mano per frenare la sua protesta.
- No, lasciami parlare. Quello che sto dicendo è molto importante e preferirei dirtelo finché ne ho ancora il coraggio.-
La Grifondoro annuì e rimase in ascolto.
- Quando ci siamo messi insieme, ero davvero felice. Sembravi la ragazza ideale per me: bella, intelligente e di piacevole compagnia. Ti ho sempre ammirato. Tu sei coraggiosa, intraprendente e con un gran cuore. Tieni alla famiglia e ai tuoi amici come nessun altro al mondo. E tutto questo senza badare a quelli che potrebbero essere i giudizi degli altri. Poi all'inizio ogni cosa era perfetta. O quasi. Ti mostravi sorridente e allegra, ma c'era sempre un'ombra pronta a velare i tuoi occhi. In principio pensavo che questo fosse dovuto a quello che hai passato, sia in guerra che nelle piccole battaglie personali. Ma poi mi sono reso conto che non era la vera ragione. Anche nei momenti di tenerezza tra noi due, non ti sei mai lasciata andare. Era come se qualcosa ti impedisse di vivere a pieno quei momenti con me. Io nella mia natura di maschio ho tentato più volte di portare la nostra relazione a livelli più fisici e le prime volte che mi hai respinto, devo ammettere che ci sono rimasto male. All'inizio tentavo di capire, pensando che tu avessi bisogni di tempo e di sentirti più a tuo agio. E la cosa sconcertante è che dopo un po' ho smesso di insistere, di tentare, senza provare particolare dispiacere. E più passavano i giorni e più tu eri sulle nuvole e distante. Poi ho capito. A te piace Draco Malfoy e non te ne faccio una colpa. -
Hermione spalancò gli occhi stupita.
- No, a me non piace Malfoy, te l'assicuro, siamo solo...
Il moro le rivolse un sorriso triste e scosse la testa.
- Hermione a te piace e lo sappiamo bene entrambi. È una cosa che non si può scegliere a comando. È stata dura da accettare però non si può negare l'evidenza. Ho visto come vi guardate. Tra di voi c'è quell'alchimia che a noi manca. -
I due ragazzi rimasero a guardarsi per qualche attimo, senza proferire parola. Hermione era triste, dispiaciuta e non sapeva cosa dire. Nella sua mente il discorso di Michael si era rivelato brutalmente veritiero e quella consapevolezza le faceva male. Ma in fondo sapeva che lui aveva ragione. Entrambi troppo razionali. Sentì salirle agli occhi un lieve pizzicore, ma il suo orgoglio Grifondoro le impedì di lasciarsi sopraffare.
Michael si accorse della lotta interiore di lei.
- Ti prego non piangere.
- Non voglio piangere.
- Quello che c'è stato tra noi è nato dalla nostra mente razionale e non può che finire nello stesso modo. Forse ci siamo avvicinati con il desiderio di avere qualcuno di simile accanto. Ma questa non è una relazione. Se aspettassimo a lasciarci, finiremmo per farci male entrambi, probabilmente rinunciando a vivere un amore vero, con i suoi lati dolci e amari. Io ti voglio bene. Te ne vorrò sempre e spero che valga lo stesso anche per te. Ma non posso fare altro. -
Michael finì il suo discorso, tirando un sospiro impercettibile. Si sentì improvvisamente svuotato. Aveva detto tutto ciò che pensava ed ora stava a lei parlare.
Hermione era rigida, immobile come una statua. In fondo al cuore sapeva che c'era qualcosa che non andava. Ma pensava che fosse solo colpa sua. Non immaginava che anche lui non si sentisse più sicuro del loro rapporto. E quella confessione era stata un po' come una stilettata al cuore.
Il Corvonero la osservava nella speranza di una sua reazione, così da poter far marcia indietro e rivalutare le cose. Ma fu probabilmente quel silenzio a fargli realizzare di aver agito nel modo giusto.
- Credo tu abbia ragione. Noi siamo troppo simili. Così simili da non riuscire a completarci. E come cercare di avvicinare due poli positivi di una calamita. Anche io ti voglio bene e vorrei tanto poter rimanere tua amica. -
Michael sorrise triste.
- Certo che rimarremo amici, ma devi darmi del tempo. Per quanto questa sia una scelta razionale, non significa che non sia dolorosa. -
- Lo capisco. Vale anche per me.
E abbassò lo sguardo, senza aggiungere altro.

Hélène MacKanzie osservò ammirata le decorazioni natalizie. Hogsmeade le era piaciuta fin dal primo giorno in cui l'aveva visitata e in quel momento le sembrava davvero speciale. I negozi esponevano la loro merce con maggior baldanza. Dalle vetrine si intravedevano agrifogli intrecciati a bacche selvatiche che adornavano gli scaffali, candele magiche che cambiavano colore e alberi di Natale ben addobbati.
- Adoro il Natale.
Commentò Ginny Weasley al suo fianco ed Hélène si trovò d'accordo.
- Dici così perché ti piace ricevere montagne di regali.
La stuzzicò Ron, che camminava qualche passo dietro la sorella con Harry accanto.
- Senti da che pulpito viene la predica! Tu invece ti abbuffi come un maiale!
Hélène sorrise ai due per tornare a posare lo sguardo sui negozi lì accanto. Senza quasi rendersene conto era trascorso un mese e mezzo dall'inizio di quell'avventura ad Hogwarts. E incredibilmente si era trovata più a casa in quella scuola scozzese, di quanto non lo fosse stata a Beauxbatons in Francia. Tutto ad Hogwarts era nuovo e allo stesso tempo familiare. Era come vivere in una grande famiglia e un po' le dispiaceva di essere entrata a farvi parte solo al sesto anno. Si trovò ancora una volta a ringraziare i nonni paterni per averla spinta a scegliere la scuola.
- Dove passerai le vacanze di Natale?
Le domandò Harry, che le si era affiancato, mentre i due Weasley avevano continuato a battibeccare.
- Resterò ad Hogwarts.
- Sul serio? Posso chiederti come mai non tornerai a Rowanley Manor?
Hélène sorrise brevemente.
- Beh, ad essere sincera mio nonno Alexander è molto arrabbiato. Lui e la nonna mi volevano a casa ma sono stata io rifiutare. Sai, mio padre mi ha scritto e mi ha spiegato che il giorno di Natale sarà costretto a lavorare. Non ho mai passato un Natale senza mio padre e l'idea di trascorrerlo con i miei nonni, seppur io voglia loro un gran bene, mi demoralizzava un po'. Così ho preferito trovare un compromesso. Resterò a scuola fino al ventinove, poi trascorrerò una settimana in Galles a Rowanley Manor, visto che anche mio padre ha preso le ferie in quel periodo, e rientrerò il cinque gennaio. -
Harry annuì in risposta. Nel profondo del suo cuore stava facendo i salti di gioia. Hélène avrebbe trascorso il Natale al Castello, quindi significava che avrebbero passato quel giorno insieme. A maggior ragione si trovò a pensare che doveva farle un regalo. Lanciò un'occhiata a Ginny, che era tornata a guardare i negozi, senza prestare più attenzione al fratello.
- Ginny, hai sentito? Hélène passerà il giorno di Natale ad Hogwarts con noi.
- Vorrai dire con te ed Hermione. Io e Ron purtroppo non ci saremo.
Rispose la rossa, rivolgendosi ad Harry. Il Bambino Sopravissuto strabuzzò gli occhi e guardò Ron con fare inquisitore. Che novità era mai quella?
- È vero Harry. Questa mattina ho ricevuto un gufo da mamma. Nostro fratello Charlie ha combinato un bel pasticcio in Romania. -
Lo informò Ron calcando molto le ultime parole.
- Che cosa è successo? È stato ferito da uno drago di cui si prende cura?
- No. Ha fatto di peggio.
Esclamò Ron. A quel commento Ginny lo fulminò con lo sguardo.
- Harry, non ascoltarlo. Ron è davvero melodrammatico. Nessuno è in pericolo di vita. Semplicemente Charlie sta per diventare papà. -
- Che cosa? Non sapevo che avesse una fidanzata!
Rispose il Bambino Sopravissuto con stupore.
Ginny alzò le spalle con noncuranza.
- È stata una sorpresa anche per noi. A quanto pare Charlie ha perso la testa per una sua collega ricercatrice. Si chiama Khioniya Sokolova ed è russa. Si sono lasciati prendere un po' troppo e giusto ieri ci è arrivata la notizia che fra sette mesi avremo un nuovo Weasley in famiglia. -
- Non ho parole.
Bisbigliò Harry.
- Non dirlo a me! Papà ci ha raccontato che mamma per poco non è svenuta. È scoppiata in lacrime appena ha finito di leggere la lettera e non si riusciva a capire se stesse piangendo di gioia o di disperazione. -
Rispose Ginny ricordando il colloquio avuto con il padre la sera precedente. La sua testa era apparsa nel camino della Sala Comune dopo aver inviato un messaggio per avvisarli dell'appuntamento.
- Cambiando discorso, Ginny ti ricordi di quello che mi hai detto questa mattina?
La rossa guardò il Bambino Sopravissuto perplessa.
- Questa mattina?
- Ma sì, non ti ricordi? – e le fece una strizzata d'occhi significativa. – Mi avevi detto che volevi accompagnare Hélène dai Tiri Vispi Weasley! -
La ragazza lo guardò con la bocca spalancata, poi vedendo le ammiccate di Harry, le si accese una lampadina in testa.
- Ah sì! Ma certo!
- Siete impazziti? Non possiamo smaterializzarci a Diagon Alley!
Ginny rivolse un'occhiata esasperata al fratello.
- Insomma Ron, dov'eri tu quando Fred e George hanno aperto ad Hogsmeade una sede distaccata? Che razza di fratello sei! -
Ron sbuffò, alzando le spalle.
- Non pensavo ti riferissi alla succursale.
Ginny lo guardò scuotendo la testa.
- Come facciamo ad avere lo stesso sangue? Non ho parole.
Poi si rivolse ad Hélène che aveva seguito lo scambio di battute.
- Forza, Hélène, vieni con me, ti porterò a vistare il negozio. Sai i miei due fratelli, che sono gemelli, l'hanno aperto da una settimana. Era sempre stato nei loro progetti gestire un negozio di scherzi magici qui ad Hogsmeade e dopo la grande battaglia si è presentata l'occasione che tanto attendevano così hanno rilevato il vecchio Zonko...-
E continuò a parlare, prendendo sottobraccio la nuova amica. Hélène si lasciò condurre, incantata dal racconto e Ron le seguì senza troppo entusiasmo.
Harry emise un sospiro di sollievo e quando vide il trio scomparire dietro l'angolo, si incamminò nella direzione opposta e prese la prima traversa sulla destra, passando accanto a Stratchy&Sons. In pochi passi raggiunse la sua meta: la gioielleria Billy Brillocco. Era un tipico edificio inglese, in legno laccato di verde, le vetrine ampie e ben illuminate dall'interno. Si avvicinò al vetro per scrutare la merce in esposizione. Scorse diversi anelli in oro e argento ma li scartò subito. Il rapporto tra Hélène e lui era qualcosa di non ben definito, che almeno da parte sua andava oltre l'amicizia, ma non era pronto per simili dimostrazioni di affetto. Sospirò amareggiato. Temeva di fare un passo falso scegliendo un regalo sbagliato. Era proprio in quei momenti che sentiva il bisogno di avere Hermione accanto. Lei sì che sarebbe riuscita a consigliarlo. Ma la ragazza quel pomeriggio non era venuta ad Hogsmeade. Era rimasta al Castello a studiare.
Inutile negare che Harry non ne fosse molto convinto, soprattutto dopo aver notato l'assenza di Corner tra il gruppo di Corvonero. Ma dopotutto chi era lui per giudicare ciò che facevano in privato. Erano una coppia a tutti gli effetti e questo non impediva loro di passare a un rapporto più fisico e passionale. Scosse la testa, cercando di allontanare quel pensiero dalla mente.
Non era l'ideale immaginarsi Hermione e Corner mentre facevano sesso, quando lui aveva ben altro di cui preoccuparsi. Doveva cercare un regalo decente per Hélène. Continuò a scorrere lo sguardo sulla vetrina, spostandosi in contemporanea per la sua lunghezza. Arrivato all'angolo della vetrina finì per scontrarsi contro qualcun altro che aveva mosso gli stessi passi, osservando l'altra vetrata.
- Ahi! Che botta!
- San Potter cavati dai coglioni!
Esclamò una voce superba ben familiare.
- Malfoy! Che cazzo vuoi? Tu mi sei venuto addosso!
- Un Malfoy non si scontra mai contro altre persone, ma sono gli altri ad intralciare il suo cammino. Capito Sfregiato? -
Rispose il biondo con alterigia. Harry lo fulminò con lo sguardo. Come diavolo faceva Hermione a sopportare quella maledetta Serpe? E pensare che quei due stavano lavorando gomito a gomito da quasi due mesi e durante le riunioni non li aveva mai sentiti insultarsi a vicenda. Sembrava quasi che la Serpe avesse deciso di risparmiare Hermione dai suoi commenti acidi, per dedicarsi spassionatamente a tartassare lui, Neville e Ron. Ovviamente fuori dalla Stanza delle Necessità, poiché al suo interno vigeva una specie di armistizio fra le due Case in cui non erano ammesse discussioni o frecciate.
- Malfoy inizi a diventare un po' scontato. È ora che rinnovi il tuo repertorio. Cosa succede? A forza di lavorare insieme ad Hermione ti sei rammollito? -
- Come osi Potter! Io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, chiaro? Tanto meno da Hermione! -
Gli sibilò il biondo, assottigliando gli occhi grigi. Harry sollevò un sopracciglio stupito. Sbagliava o aveva sentito proprio bene? Malfoy aveva appena chiamato la sua migliore amica con il suo nome di battesimo. Niente Granger e soprattutto niente Mezzosangue. La cosa era davvero preoccupante.
- Basta! La tua presenza mi ha irritato a sufficienza.
E detto questo, Malfoy si voltò e scomparve dietro l'angolo. Harry sbuffò, poi un luccichio a terra attirò la sua attenzione. Abbassò lo sguardo curioso e vide un oggetto piccolo e dorato nascosto tra la neve smossa. Si chinò per raccoglierlo e quando lo riconobbe ne rimase stupito. Si trattava dell'anello di Malfoy. Quello da cui non si separava mai e che era sempre all'anulare della sua mano destra. Raffigurava lo stemma dei Malfoy, con una M in rilievo decorata da piccoli cardi.
- E questo come ci è finito qui?
Si domandò il Bambino Sopravissuto, continuando ad osservare l'anello. Arrivò a supporre che Malfoy forse ci stava giocherellando sovrappensiero e che nel momento dello scontro doveva essergli sfuggito di mano.
Harry si chiese cosa avrebbe dovuto fare. La Serpe si meritava un bel dispetto con i fiocchi, considerando che aveva allagato gli spogliatoi di Grifondoro un paio di giorni prima, ma quell'anello significava molto per lui. Il fatto stesso che non se ne separasse mai, era un chiaro segno di quanto fosse importante. Harry lo soppesò tra le mani. Al di là delle loro scaramucce quotidiane, in quei tre mesi di scuola Malfoy aveva saputo restare al suo posto. Al contrario di quanto aveva inizialmente pensato Harry, il Serpeverde non aveva rivendicato il nome di Voldemort e tantomeno aveva tentato di uccidere Silente o qualche altro membro dell'Ordine della Fenice. Sembrava davvero che Malfoy avesse voltato le spalle a quella causa. Non era facile passare sopra al suo passato di Mangiamorte e il Marchio Nero che aveva sul braccio, anche se nascosto dai vestiti, testimoniava che un tempo era stato uno di loro. Ma non si può condannare una persona per il suo passato. Harry sospirò. A differenza di Malfoy, avrebbe fatto la persona onesta come suo solito. Si incamminò rapido, cercando di seguire le orme che il biondo aveva lasciato sulla neve.

Augustus Rookwood si calò il cappuccio nero in volto e fece un cenno con il capo in direzione di Bellatrix Lestrange.
- Vai, Augustus. Portate a termine la missione senza fallire!
Disse la donna, con gli occhi luccicanti di follia.
Rookwood lanciò uno sguardo ai tre Mangiamorte in attesa di ordini.
- Avete sentito cosa ha detto Bellatrix? Non dobbiamo fallire. Al mio tre ci smaterializzeremo tutti insieme nel posto stabilito. -
Walden Macnair, Antonin Dolohov e Thorfinn Rowle annuirono e dopo pochi attimi i quattro uomini scomparvero.

Draco Malfoy passeggiava senza meta, immerso nei suoi pensieri. Si era lasciato alle spalle le ultime case di Hogsmeade e si era addentrato nella boscaglia. Il rumore dei suoi passi sulla neve era l'unico suono udibile. Tutto intorno regnava il silenzio della natura.
Poco prima di scontrarsi con Potter, Draco si era soffermato ad osservare la vetrina di Billy Brillocco. Il clima natalizio che si respirava nell'aria, l'aveva portato a condurre i suoi passi verso la gioielleria e ancor prima di rendersene conto, stava scrutando dei regali femminili. La sua prima reazione era stata di scostarsi con sdegno dalla vetrina.
"Un Malfoy non fa mai regali alle donne. ", aveva pensato fra sé. Poi qualcosa aveva catturato il suo sguardo. Era molto semplice. Un ciondolo in oro bianco a forma di giglio, con dei piccoli diamanti lungo lo stelo. Per un attimo si era immaginato di vedere quel pendente al collo di Hermione e il risultato non gli era sembrato affatto male.
"Sei forse impazzito Draco? Da quando fai regali alla Mezzosangue?", si era domandato allibito. Ma i suoi occhi grigi continuavano a rimanere incollati a quel gioiello e più lo scrutava e più si convinceva che sarebbe stato perfetto per lei. Nel frattempo la sua mano destra aveva giocherellato con l'anello dei Malfoy, trovando in quello una valvola di sfogo per il turbamento che l'aveva travolto.
Ricordando quel momento, Draco si infilò una mano nella tasca dei pantaloni e frugò alla ricerca dell'anello. Ma non lo trovò.
- Porca puttana dove cazzo ho messo l'anello?
Esclamò arrabbiato.
Non fece in tempo a realizzare che forse lo aveva perso da qualche parte, quando sentì diversi scoppiettii da materializzazione intorno a sé.
Quattro persone incappucciate gli apparvero di fronte e subito lo circondarono con le bacchette puntate. Erano dei Mangiamorte. Draco sfoderò all'istante la sua e si mise in posizione di difesa. Il più alto si abbassò il cappuccio e rivelò il suo volto.
- Salve Draco, che piacere rivederti. Tua zia Bellatrix ti manda i suoi migliori saluti.
Proferì con un ghigno ironico.
- Rookwood, maledetto!
Esclamò il ragazzo, senza abbassare la guardia. Si ricordava molto bene di lui. Era stato una delle spie più fidate di Voldemort, avendo giocato un ruolo cruciale come infiltrato al Ministero della Magia. Draco era convinto che fosse stato arrestato e sbattuto ad Azkaban, ma a quanto pareva le cose non erano andate così. E la cosa peggiore era che quella squilibrata di sua zia era ancora viva.
- L'ultimo erede dei Malfoy che passeggia tutto solo. Dovresti aver più cura della tua incolumità, considerata la tua posizione delicata. -
- Fottiti Rookwood.
- Modera i toni ragazzino!
- Tu e tuo padre siete stati il più grande errore del Signore Oscuro.
Gli sputò in faccia Macnair, parlando per la prima volta.
- Non osare nominare mio padre. Tu non sei degno di parlare di lui.
Sibilò Draco con rancore. Nessuno doveva azzardarsi ad infangare la sua memoria. Suo padre, Lucius Malfoy, era morto durante l'ultima battaglia, compiendo un gesto che gli aveva fatto onore. Si era parato di fronte al figlio, quando Fenrir Greyback aveva tentato di ucciderlo, dopo che Draco aveva ripudiato la causa di Voldemort. Lucius era rimasto trafitto dalla spada che il licantropo gli affondato nello stomaco, salvando così la vita di Draco. Il ragazzo aveva reagito scagliando un Avada Kedavra a Fenrir e lo aveva ucciso sul colpo.
- Siamo qui per terminare ciò che Greyback non ha compiuto.
Lo informò Dolohov con un ghigno malevolo.
- Sappiate che venderò molto cara la mia pelle.
I Mangiamorte scoppiarono a ridere divertiti.
- È inutile lottare Draco. Sei in svantaggio numerico. Noi siamo quattro, adulti e molto esperti, mentre tu sei un ragazzino viziato e supponente. Non puoi nulla contro di noi. -
- Taci Rookwood!
Ribatté il biondo con occhi furenti. A mente fredda stava valutando la situazioni e purtroppo non era delle migliori. Rookwood e i suoi tre scagnozzi lo avevano accerchiato, bloccandogli ogni via di fuga. Inoltre la sua lontananza da Hogsmeade e l'avventatezza che l'aveva spinto ad inoltrarsi nel bosco, non facevano che giocare a sua sfavore. Nessuno si sarebbe accorto di niente. Era in trappola.
- Te lo ripeto per un ultima volta Draco. Arrenditi. Renderai più facile il nostro compito, senza inutili sprechi di energie. -
Lo incalzò Rookwood, fissandolo con sprezzo. Draco scosse lentamente il capo. Mai al mondo si sarebbe arreso a loro. Piuttosto sarebbe morto lottando. Le dita che impugnavano la bacchetta erano sbiancate alle nocche da quanto la stringeva forte. Ogni suo muscolo era teso e pronto a scattare ad un minimo segnale di scontro.
- Sectumsempra!

Hermione Granger raggiunse la sua camera da Caposcuola e si chiuse la porta alle spalle. I suoi amici erano ad Hogsmeade e non c'era nessuno con cui poter parlare in quel momento. La ragazza scosse la testa. Meglio così, non se la sentiva di proferir parola. Nemmeno con Ginny. Non era ancora pronta.
Si guardò attorno un po' spaesata poi vide la scrivania piena di libri. Era come l'aveva lasciata mezz'ora prima, quando era andata alla Guferia a spedire una lettera ai suoi genitori. Si sedette sulla sedia e osservò svogliata le pagine del libro. Lo sguardo le cadde su una dedica scritta a bordo pagina.

Alla ragazza più bella e intelligente di Hogwarts,
buono studio!
Michael

Chiuse di scatto il libro e si allontanò dalla scrivania. Si tolse le scarpe e si stese sul letto. Non voleva pensare a niente.
"Non so cosa darei perché questa giornata finisse subito.", considerò tristemente.
Si accoccolò su un fianco, in posizione fetale. Lo sguardo perso oltre la finestra. Senza poterselo impedire, la mente rievocò i momenti trascorsi con Michael. Le passeggiate piacevoli all'aperto, le loro chiacchierate in riva al Lago Nero, le risate alle battute sottili del Corvonero, le ore di studio trascorse insieme, i primi baci rubati dietro gli angoli più nascosti... e decine di ricordi le affiorarono alla mente e un groppo le si formò in gola.
Silenziosa e mesta una lacrima solitaria scese a rigarle il bel volto. Poi chiuse gli occhi e si assopì, lasciandosi avvolgere dalle braccia di Morfeo.


Heilà
Ciao a tutti, scusate l'orario lo so è un pò tardi ma oggi mi sono completamente dimenticata perché ho avuto una giornataccia piena di cose da fare. Scusate.
Volevo ringraziare tutte le persone che stanno leggendo la storia, tutte quelle che la stanno votando e commentando.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e se vi piace.
Alla prossima.
Bacioniiiii

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