.: CAP 9 :.
Quando se ne andarono tutti erano le quattro del mattino, io rimasi con Regan per aiutarla a sistemare, il caos creato visto che i suoi genitori erano in viaggio per lavoro. Ce la cavammo con solo un’ora di pulizia a tutto gas. <<Lascia stare, basta cosi, sono stanca morta, voglio solo dormire.>> Presi l’ultimo sacco della spazzatura, e lo chiusi per bene. <<Tu vai a stenderti, porto io questi fuori.>> Si era impegnata tanto per quella serata, si vedeva che non avrebbe retto un altro minuto alzata soprattutto su quei trampoli. Con gli occhi mezzi aperti e mezzi chiusi, e l’alcol che cominciava a fare effetto soporifero se ne andò inciampando su qualche gradino. Guardandola mi rividi nella sua goffaggine, solo che la mia non era dovuta all’alcol, ma solo al mio essere sbadata. Fuori faceva freddo, misi il copri spalle e uscii per andare a buttare i sacchi. La strada era silenziosa, si sentiva solo il tintinnio di bottiglie nella busta e il rumore dei tacchi sull’asfalto. Li buttai nel cassone allungandomi di qualche passo, per ammirare il panorama dal belvedere. Sotto di me tutte le luci della città brillavano come piccole lucciole sotto un cielo altrettanto illuminato da candide stelle. <<A te non piace nemmeno l'alcol, Coraggiosa!>> Noah si poggiò accanto a me sul parapetto del belvedere. <<Ti sei goduto la festa?>> Scherzai. <<Il mio concetto di godermi le cose è alquanto vago, diciamo inesistente.>> Quanto mi dispiaceva vederlo in quello stato, era ingiusto che lui fosse li e non potesse godere di tutto ciò di cui godevo io. <<Com’è?>> Domandò lui lasciandomi con un punto di domanda sul viso. <<Com’è cosa? Lo Spritz? Una vera schifezza, non ti perdi nulla credimi!>> Lui fissava il panorama, il suo sguardo era struggente e triste. <<Baciare una persona!>> In un secondo mi cadde il mondo addosso, mi sembrava di aver dovuto ingoiare un sasso gigante. Non dovevo farmi vedere in quel modo, dovevo rispondergli nel modo più normale possibile. <<E’ come se il tempo si fermasse, come se il mondo intorno a te iniziasse a girare mentre tu stai li fermo in un vortice di emozioni incomprensibili.>> Non sapevo se dire quelle cose lo avrebbe fatto sentire meglio o peggio, ma non sembrava stare meglio a guardare la sua faccia. <<Ma alla fine non è niente di speciale, è talmente caotico che non ci capisci nulla!>> Solo allora si voltò verso di me, il suo sguardo era tagliente come una lama. <<Per questo lo hai provato più volte? perché non era nulla?>> Stavo solo peggiorando la situazione, si voltò di nuovo, stava per allontanarsi, ma non glie lo permisi, se io non volevo lui non poteva andare da nessuna parte. <<Potresti per favore lasciarmi andare, vorrei stare da solo se almeno questo mi è concesso.>> Perché mi faceva questo. <<Mi dispiace se tutto questo ti fa stare male, ma io ho una vita, emozioni…pensi che io non ci soffra nel vedere che la persona al quale tengo di più al mondo, ed è l’unica che non posso avere, che non è felice? sei egoista, e io non lo merito!>> Gli occhi si gonfiarono di lacrime, non potevo più trattenerle ormai. Mi voltai per andarmene, l’unica cosa che vidi era il suo viso stupito e sconvolto allo stesso tempo. Feci un passo verso la strada quando qualche cosa mi afferrò il polso. Era una mano, la sua mano. E quel contatto era molto più forte dell’ultima volta. Non era più un formicolio, sembrava quasi lo strusciare di una piuma, delicato ma presente. I nostri sguardi si incrociarono su quella che era la sua mano avvinghiata al mio polso. <<Io non so che cosa stia succedendo, ma com’è possibile che io posso sentire questo. Ti chiedo scusa, ma sto’ impazzendo! Mi sento come un assetato che corre verso un oasi e scopre che si tratta solo di un miraggio.>> Il contatto si interruppe pochi secondi dopo. Anche io non sapevo cosa stesse succedendo, ma volevo trovare risposte a tutti i costi. Ambeta si era dimostrata abbastanza informata, e sicuramente ne sapeva più di me. Iniziai a camminare per la strada verso casa di Regan. Noah ovviamente mi segui. Lasciai un biglietto sul frigo dicendole che era mattina e che stavo tornando a casa, ma non lo feci, presi la via per il parco. <<Dove vai? Sono le cinque e trenta del mattino!>> Per fortuna le scarpe non mi facevano male, un acquisto che si era dimostrato più che utile visto la situazione. <<Allora? sei impazzita del tutto!?>> Senza smettere di camminare gli risposi. <<Una ragazza, cioè la ragazza che mi fissava al parco, mi ha tampinato tutto il mese quando l’ho incontrata l'ultima volta mi ha detto che aveva visto nella carte un futuro incerto per me.>> Noah sorrise e dirlo ad alta voce lo faceva sembrare ancora più stupido.<<Cioè stiamo andando da una chiromante, il motivo?>> A quel punto non riuscivo a concentrarmi sui miei passi e sulle domande, o rispondevo o tentavo di non cadere, cosi mi fermai. <<Quella chiromante ha fatto il tuo nome, spiegami tu come fa a sapere di te se nessuno sa di te tranne i miei genitori e Regan? che oltretutto adesso non sanno neanche che io ti vedo di nuovo!>> Noah sembrava allarmato più che sollevato << e tu che hai da guardare eh!>> dissi ad un ubriacone che non appena mi vide sbraitare da sola contro un lampione buttò la bottiglia nel cassonetto dell'immondizia scappando via <<No, non puoi andare, potrebbe essere pericolosa, forse sa di me perché qualche vecchio psicologo aveva la lingua troppo lunga!>> Non lo avevo mai visto cosi preoccupato, ma non avevo intenzione di ascoltarlo se era l’unica cosa che poteva aiutarlo avrei rischiato. <<Vuoi che quel ragazzo raggiunga la sorgente d’acqua o vuoi farlo morire sotto il sole!?>> Ricordandogli la metafora che aveva fatto poco prima ripresi a camminare. <<Non sulla tua incolumità. E poi sii razionale! Cosa ti aspetti che faccia questa tizia se anche fosse ciò che dice di essere!>> Si parò davanti a me. <<Fermami…se ci riesci!>> Sollevai il vestito che strusciava a terra e lo attraversai; era la prima volta che lo facevo, e la sensazione fu come quando un getto d’aria ti impedisce di respirare. Non mi voltai, continuai a camminare, ero certa che lui fosse dietro di me, non mi avrebbe lasciata sola. Con i piedi a pezzi arrivai davanti al suo negozio, erano le 6 del mattino. Iniziai a bussare alla porta, non sapevo neanche se ci fosse qualcuno; ma iniziai a bussare ostinatamente; doveva essere li. <<Andiamo via Kelly!>> Incrociai le braccia al petto. <<Adesso mi stai facendo davvero arrabbiare, non capisci che voglio aiutarti, io devo aiutarti!>> Lui allargò le braccia. <<Non otterrai nulla, e non voglio che tu soffra! Purtroppo sono fatto cosi e niente potrà cambiare questo per quanto lo desideri ardentemente, forse è il caso che iniziamo ad accettarla questa cosa non credi?>> Quella frase mi fece tornare in mente quando da bambini lui piangeva di continuo perché non riusciva a prendere dei giochi che voleva e disse di odiarsi e che voleva sparire per sempre perché non voleva vivere cosi. Per quanto avessi sofferto per l'incidente e tutto il susseguirsi dovevo ammettere che anche l'esistenza di Noah non era stata affatto facile. Come si poteva vivere con la consapevolezza di non poter mai provare sensazioni o emozioni reali?! Era una cosa ingiusta, lui mi aveva aiutato tutta una vita, era ora di ricambiare il favore. <<E io non voglio lasciarti andare cosi senza lottare.>> Mi usci totalmente spontaneo. Tornai a bussare con ancora più forza su quella maledetta porta, anche con i piedi. <<Cazzo, vuoi aprire questa maledetta porta!>> Mi stavo proprio arrabbiando, Noah mi guardò con quel suo sopracciglio alzato che tanto mi piaceva, e che da piccola cercavo sempre di imitare. <<Beh la cosa positiva della serata è che ho scoperto che non devo farti arrabbiare.>> Mi scappò un sorriso, e finalmente delle luci si accesero al piano di sopra e lungo le scale. La porta si aprii, e una vampata di incenso uscì dal negozio. <<Ci voleva tanto!>> Ambeta non sembrava sorpresa di vedermi li, solo un po’ assonnata. Si appoggiò con la schiena al lato della porta, aveva questa bellezza fuori dal comune che metteva in soggezione. <<E’ la punizione che ti meriti, per avermi trattata male!>> Mi zittii, mi ero quasi scordata che le avevo dato della pazza. <<Entrate!>> Noah si drizzò dal muro dove era appoggiato, sapeva che era li? lo vedeva davvero! Il negozio era pieno di candele ed erbe di tutti i tipi, e molti amuleti sparsi ovunque. Scendemmo delle scalette, dietro una tenda di perline c’era una saletta, con tante tende dei colori più cupi che avessi mai visto, e dei divanetti neri di pelle lungo le pareti. <<Mi serve il tuo aiuto!>> Dissi mentre lei mi invitava a sedermi. <<Ma davvero? Non mi dire!>> Noah era accanto a lei, la studiava. <<Puoi dirgli di non starmi cosi attaccato, non mi piace il contatto fisico, e questo vale per tutte le specie!>> Si girò verso di lui, che con aria ancora stravolta e sorpresa allontanandosi. <<Quindi lo vedi davvero! come ci riesci?>> Non riuscivo davvero a capire. <<Io sono una sensitiva! mi pare di avertelo già detto! Ti facevo più sveglia ragazza.>> Mi porse una tazza di thè alle rose e gelsomino mentre lei si accendeva una sigaretta. << hai presente quelle persone che vedono i fantasmi e gli spiriti….si chiamano sensitivi.>> Noah era alquanto agitato, e a quella risposta anche io. <<Vuoi dire che riesci a vedere Noah perché è uno…spirito! >> Non riuscivo nemmeno a dirla quella parola. <<No, non ho detto che lo vedo! Diciamo che lo percepisco, come se viaggiasse su una frequenza diversa, non so come spiegarlo, è per questo che cercavo di mettermi in contatto con te; perché è la prima volta che mi capita di “sentire” una cosa del genere. Se fosse stato uno spirito di un defunto o un demone lo avrei visto nella sua forma, con lui è come se fosse un alone confuso!>> Per un secondo mi spaventai, se lui fosse stato davvero uno spirito voleva dire che non avrei potuto fare niente per lui, e sapere che era stato un ragazzo in carne e ossa mi avrebbe distrutto dentro. <<Come sei riuscita a sapere di Noah!>> Morivo dalla voglia di saperlo, e anche Noah. <<Quando ti ho visto la prima volta avevo avvertito con te una presenza anomala, staccata da Noah, come un segugio che ti seguiva nell'ombra cosi mi sono presa la cortezza di sigillare casa tua con una polvere di argilla sacra.>> Ripensai alla terra rossa che era sulla finestra della mia stanza, e ce ne era anche un po’ li in alcuni piattini. <<Era la prima volta che sentivo un potere cosi simile al mio, incontrare un sensitivo vero e proprio é molto raro, volevo incontrarti, sapere qualcosa di più su di te, e quando fuori la scuola le nostre mani sono entrate in contatto ho potuto vedere i tuoi pensieri più ricorrenti, quelli che sono più presenti in te, ed ho sentito il nome Noah, e ho presunto che fosse la strana forza bianca che avevo avvertito accanto a te.>> Prese un elastico dalla marea di braccialetti che aveva sul polso e si lego i lunghi rasta. Adesso se pur ancora incerta credevo quasi cecamente a quello che diceva, non poteva essere pazza, nessuno si sarebbe mai immaginato di inventare una bugia simile solo per fare uno scherzo, e guardando l’aria pensierosa di Noah, aveva cambiato idea anche lui, ne ero certa. <<Hai detto che hai sentito un potere simile al tuo, vuol dire che sono anche io una sensitiva?>> Corrucciò semplicemente la bocca alzando le spalle. << c’è qualcosa in te, ma non riesco a comprenderla, se fossi come me vedresti spiriti ovunque, e credimi non staresti cosi rilassata, invece hai solo lui accanto e non capisco perché!>> La notizia mi lasciò senza parole, non ne ero spaventata, ero per lo più curiosa , non avevo mai creduto a quelle cose e vivere una situazione del genere anche se spaventosa era davvero inconcepibile fino a quel momento; mi preoccupavo di più per Noah, aveva un aria cosi seria. <<Non mi sembra davvero possibile tutto questo! Forse sono impazzita davvero e questo è tutto frutto della mia mente malata>> Prese la tazza vuota che tenevo ancorata tra le mie mani. <<forse è proprio questa tua convinzione che ti ha chiuso gli occhi per tutto questo tempo. La mente può essere un arma molto potente ma se la tieni chiusa, chiudi le porte a te stessa, e non è mai un bene…fidati da chi ci è passata prima di te! >> Quindi per tutto quel tempo non ero mai stata pazza, c'era un motivo del perché vedevo lui, e sapere che potevo parlare di Noah con qualcuno mi fece alleggerire lo spirito. << hai un aria schifosa, riposati, avremmo parecchio di cui parlare e devi essere molto lucida >> Ambeta mi lasciò la stanzetta per riposare, dopo il thé caldo iniziai a sentire la stanchezza addosso, e con Noah che vegliava su di me mi addormentai serena. Il sole era sorto, lo notai solo dalle finestre verdi e blu che emanavano un raggio colorato verso la stanzetta, presi il telefono dalla tasca del coprì spalle, c’erano sette chiamate perse di mia madre. <<Questa volta mi ammazza!>> Composi il numero e aspettai con nervosismo la voce di mia madre che sapevo mi avrebbe schiaffeggiato dalla cornetta del telefono per quanto avrebbe urlato. <<Pronto?>> Eccola la. <<Mamma sono Kelly…scusami se non ho avvisato non uccidermi ti prego.>> La sua voce era calma stranamente calma. <<Sapevo che eri da Regan, è venuta a prenderti il cambio mentre dormivi, come sempre aggiungerei.>> Rimasi un attimo senza sapere cosa dire. <<A si, che stupida, non mi sono accorta che Regan fosse uscita ora devo andare ciao ciao.>> Dissi la frase tutta d’un fiato e riagganciai prima che potesse farmi qualche altra domanda e avrei rovinato la bugia di Regan. <<Non è arrabbiata?>> Chiese Noah. <<Regan mi ammazzerà di brutto.>> Si era comportata da vera amica, lei sapeva che ero tornata a casa, e quando aveva visto che non ero li aveva buttato una scusa a mia madre per non farla insospettire. “ti devo un favore, grazie”, scrissi in un messaggio a Regan. “ Se non mi dici che diavolo stai combinando ti ammazzo con le mie mani”. Gentile da parte sua, ma non risposi alla provocazione, avevo cose ben più importanti da fare. Ambeta entrò nella stanzetta con i miei vestiti e le scarpe. <<Come li hai presi?>> Le domandai slacciando la chiusura al lato del vestito. <<So arrampicarmi molto bene.>> Noah si voltò mentre il vestito scese dal mio corpo. <<Sensitiva e anche ladra!>> Dedussi. <<Non giudicare, ho avuto un’infanzia difficile.>> e non era la sola. Quando mi cambiai, mi sentii di nuovo libera e a mio agio e le dissi finalmente del perché mi trovassi li. <<Ho bisogno del tuo aiuto, riesco a fare una cosa, ma non so come controllarlo, e volevo sapere, se tu potessi darmi una mano.>> Anche lei si era cambiata, aveva dei buffissimi calzoni larghissimi e coloratissimi e una maglietta tutta trasandata, sembrava un look da senza tetto, eppure le donava molto. <<Dimmi pure!>> Andammo nel negozio e lei girò il cartello da aperto a chiuso. Con tutta la sua agilità si sedette sul bancone invitandomi a parlare. <<Mi capita delle volte…>> mi girai verso Noah. <<CI capita delle volte, di sentire il contatto reciproco l’uno dell’altra, volevamo sapere se era possibile amplificare queste sensazioni.>> Regan aveva un’aria dubbiosa. <<Mi stai chiedendo di insegnarti a toccare una presenza che non so neanche che cosa sia?!>> Abbassai lo sguardo, Noah aveva ragione, era una causa persa. <<Si può provare, capita per le anime dei defunti di poter toccare delle cose, degli oggetti; con te è diverso, dato che non sei un fantasma, ma cercherò comunque di aiutarti, ho dei vecchi Grimori, cercherò qualche cosa.>> La sua risposta fece sorridere Noah, che finalmente iniziava a rilassarsi un po’. <<Devi volergli molto bene, se fai tutto questo per lui.>> Il suo sguardo caldo come l’oro si incrociò al mio azzurro cielo, non risposi, era ovvio che tenevo a lui in modo particolare. <<Digli che la ringrazio! Che il suo aiuto è tutto quello che aspettavo da una vita.>> Era al settimo cielo, anche se non lo dava a vedere, e io morivo dalla voglia di provare di aiutarlo, glie lo dovevo, lui c’era sempre stato per me, il minimo che potevo fare, era farlo sentire il più umano possibile. <<Voi iniziate a concentrarvi, io intanto vedo se qui ho qualche Grimorio, ci vorrà un po’.>> Disse lei sorridendo nella sua direzione. Tornammo nella saletta che pian piano iniziava ad illuminarsi sotto i colori scuri delle tende. Ci sedemmo l’uno di fronte all’altro. <<Non so davvero cosa dire, sei sicura di volerlo fare?>> Ero più che convinta, volevo assolutamente sentire un suo tocco, un qualsiasi cosa che lui fosse veramente li. <<Sono super convinta!>> Il suo sorriso illuminò la stanza, mi invase completamente. <<Vi siete connessi? Io ora proverò a incanalare la vostra energia, intanto che riusciate a capire come farlo scattare.>> Ambeta posò un vecchio Libro a terra. <<Quello sarebbe un Grimorio?>> Era la prima volta che ne sentivo parlare e che ne vedevo uno; era tutto rovinato e le pagine erano ingiallite dal tempo <<I Grimori sono solo dei diari dove vengono tradotti riti e tutto ciò che una persona sperimenta; cosi da trovarlo in caso di bisogno!>> Era il libro più grande che avessi mai visto. <<Ci vorrà una vita!>> Le dissi sbuffando. <<Allora non ti piacerà sapere che ce ne sono molti altri.>> Mi strinse una mano e chiuse gli occhi, Allungai una mano verso Noah, che sorridendo posò la sua sulla mia, ovviamente non sentii nulla. Cercai di concentrarmi il più possibile, ma non sapevo proprio su cosa concentrarmi, nella mia mente vagavano tante immagini; io, Noah, Sam, Regan, Simus. Poi un ricordo, il viso di Noah nella vasca naturale nella grotta, la vicinanza della sua pelle, e per un secondo lo tenni stretto a me, il formicolio invase la mia mano, e si spostava al movimento delle sue dita sul palmo della mia mano. Purtroppo però durò pochissimo, e la connessione si staccò. <<Posso parlarti un secondo!>> Mi chiese Ambeta trascinandomi sulle scale che portavano al piano di sopra. <<Sicura di voler andare avanti? Ho un brutto presentimento! Quando cerchi di toccarlo sento qualcosa avvicinarsi, qualcosa di malvagio!>> il suo sguardo era teso e preoccupato ma tirarmi indietro adesso era inaccettabile, avrei superato qualsiasi forza per lui <<Beh, sei tu che sei venuta a cercarmi e io adesso ho bisogno di capire perché sento questo…perché sento lui! cosa mai potrebbe succedere!?>> Ambeta si passava una mano sulle labbra dubbiosa. <<Non lo so, c’è stato un secondo, dove ho percepito un’aura, un’aura vera e propria! non lo so, io credo che lui sia intrappolato da qualche parte e tu sia il tramite per questo mondo, c’è qualche cosa di strano, e stai attenta, il cavallo non è un buon segno! L'ho sentito cavalcare verso di te e più gli stai vicino più lui si avvicina!>> Si girò verso Noah che ancora incredulo si guardava le mani; Mi ci volle un po’ per razionalizzare tutto ciò che mi aveva detto. << il giorno in cui è tornato mi disse che si trovava in un posto buio, che si sentiva solo ma che poteva sentire la mia presenza. >> Quella frase mi ritornò alla mente e con calma mi trascinò ancora più su verso la porta del suo appartamento. <<Non ho mai sentito di questo posto, potrei provare a chiedere a qualche spirito ma non sarà una passeggiata!>> ci fu un attimo di silenzio << puoi dirmi qualche cosa che possa aiutarmi a capire cosa cercare?>> Feci cenno di no con la testa. <<Un particolare, un segno, un cambiamento qualsiasi cosa!>> Poi pensai bene, che stupida, non le avevo detto la cosa più importante. <<C’è una cosa, ma non so se può essere utile…Lui non è sempre stato cosi come ora.>> Mi grattai la testa. Mi incitò a continuare. <<Insomma, è sempre lui, solo che adesso è bello cresciutello, non è più il bambino con il quale parlavo, ora è uno splendido ragazzo.>> Si tamburellò le labbra. <<Devo riuscire a vederlo, devo cercare qualche vecchio incantesimo di contatto, ora andate, ti manderò un messaggio non appena trovo qualche cosa.>> Annui con la testa e scendemmo nuovamente. Noah era in piedi che camminava avanti e indietro. <<Tutto ok? Che succede?>> Allargò le braccia. <<Niente, Ambeta ha molto da leggere per trovare delle soluzioni al problema, deve meditare parecchio, vuole un po’ di privacy.>> Stavo per chiedergli della storia del cavallo, ma mi aveva già sbattuto la porta in faccia non appena stavo per aprire bocca. <<Gentile!>> Urlai alla porta.
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