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:. CAP 8 .:

I giorni passavano, io e Regan uscivamo quasi tutti i fine settimana con Sam e Simus, anche se io e Sam in modo diverso da loro due, che adesso erano fieri di far sapere al mondo con baci e carezze che erano una coppia a tutti gli effetti. Il rapporto con Noah era normale, anche se freddo ma assolutamente normale come doveva essere. Capitava raramente che pensassi a lui mentre ero con Sam, e questo mi faceva piacere ma mi spaventava, perché avevo paura che se ne sarebbe andato come l’ultima volta, e ancora non sapevo se fosse una cosa giusta o sbagliata. Continuavo a togliere dalla finestra ogni santa mattina quella strana polvere rossastra che trovavo sul davanzale, Molte volte fui raggiunta da Ambeta, stava diventando una vera stalker  ma fortunatamente riuscivo a svignarmela prima che con i suoi scherzi idioti rischiasse di farmi perdere la pazienza. Avevo inoltre scoperto che lavorava in un piccolo negozio davanti al parco, vendeva oggetti esoterici e roba da streghe per questo l’avevo vista li, ma non volevo pensare a lei,  la sera della festa si avvicinava, e Sam finalmente una sera mentre Simus e Regan passeggiavano sulla spiaggia durante un uscita a quattro mi chiese finalmente di fargli da accompagnatrice; ovviamente accettai su due piedi. Quindi adesso non mi restava che scegliere il vestito e lasciare Noah ed Ambeta chiusi in un piccolissimo angolo della mia mente già troppo affollata. Un pomeriggio dopo scuola io e Regan entrammo in centinaia di negozi, e alla fine trovai l’abito perfetto; un abito verde in stile greco, con corpetto a cuore un po’ spiegazzato e il colore verde si schiariva a mano a mano che scendeva lungo lo strascico appena accennato. <<Questo colore fa risaltare i tuoi capelli rossi e i tuoi occhi verdi, sei quasi più bella di me…..QUASI!>> Sottolineò lei più vanitosa che mai. Però aveva ragione, quell’abito metteva in risalto le forme, adoravo quel vestito, chissà cosa ne pensava Noah. Rientrai a casa, davanti la porta che sbirciava lungo le vetrate c’era Ambeta, vestita ancora più stranamente del solito, i rasta lunghissimi attorcigliati in un foulard arancione <<Come hai saputo il mio indirizzo!?>> Mi feci spazio tra lei e la porta e entrai. <<Mi dispiace se ti sembro una pazza, ma ho bisogno di parlarti, tu hai un potere dentro di te, molto simile al mio! Non devo esserti simpatica e non voglio! Ma sento che c’è qualcosa che non va e voglio solo metterti in guardia! >> La bloccai. <<Senti, non ho tempo da perdere con le tue stranezze, ti sarei grata se te ne andassi prima che chiami la polizia!>> Presi il cellulare, stavo per mandare davvero la chiamata, quella storia doveva finire. Il sorriso si spense tra le sue labbra. <<Non serve a nulla nasconderlo, io c’ho provato, ti farà solo impazzire.>> Mi lasciò il suo numero su un bigliettino e me lo pose. Senza neanche vederlo lo buttai nel cestino degli ombrelli. <<Tu sei pazza!>> A quel punto mi usci spontaneo. << pazza? Non sai quante volte me lo sono sentito dire! Ma dimmi…ti capita mai di fare Sogni talmente vividi da sembrarti reali? Ti capita mai di vedere cose che non dovrebbero trovarsi qui? Forse sarò pazza ma scommetto che tra non molto sarai tu a gridare davanti la mia porta per una risposta! >> e girando i tacchi se ne andò via. Non era da me essere cosi scorbutica e dura, ma la cosa stava prendendo una piega abbastanza irritante, e mi spaventava parecchio. La sua frase mi fece ripensare a  quel sogno inquietante e quello strano evento per strada; e se non mi stesse prendendo in giro? NO, non poteva essere vero, mi stava sicuramente prendendo in giro; forse era il caso che riprendessi le mie medicine! Per la prima volta a cena Noah non era con me, non lo vedevo da tutta la giornata, perché non era li? Il panico si impossessò di me secondo dopo secondo, finché camminando avanti e indietro per la camera come una matta, scoppiai a piangere, e tra le lacrime chiamai Noah, urlando il suo nome nella mia mente con tutta me stessa. Pochi istanti dopo arrivò. <<Kelly, tutto bene?>> Si avvicinò all’angolo del muro  dove ero seduta piangendo a singhiozzi. <<E’ stato quello li vero? Vorrei tanto poterlo prendere a pugni in faccia quello stronzo!>> Io scoppiai a ridere. Non sapevo più cosa pensare, era surreale, non volevo che prendesse di nuovo il controllo della mia vita e quando vedevo che non c’era perdevo io stessa il controllo. <<Non piangevo per lui! Razza di idiota.>> Mi tolsi le lacrime dal viso, mi guardò pensieroso. <<Piangevo per te! Dove diavolo ti eri cacciato?>> Lui sembrava stupito, e anche appagato. <<Volevo vedere se riuscivo a stare lontano dal tuo richiamo! Poi ho sentito che piangevi!>> Le lacrime tornarono a scendere nuovamente. <<Mi sono comportata talmente male che preferisci stare in quel luogo buio e isolato vero!>> Non mi aspettavo una risposta, mi stavo comportando davvero male, lo avevo messo da parte come fa un bambino con un giocattolo che non funziona più. <<No, non sei tu il problema, ma forse se io ti aiutassi a liberarti della mia presenza, tu potresti vivere una vita normale.>> Non riuscii a vedere i suoi occhi, per via del viso basso. Il suo gesto mi fece fermare il cuore. A quel punto iniziai a chiedermi se fosse normale che un amico immaginario provasse quelle cose e si sacrificasse per chi lo aveva “creato”. Per tutto il tempo che lui non si era presentato alla mia chiamata, non facevo che pensare ad Ambeta, e a quello che aveva detto, del fatto che eravamo simili; forse poteva spiegarmi bene cosa fosse Noah. <<Forse è il caso di chiedere rinforzi.>> Recuperato il numero di Ambeta, la chiamai tutta la notte, ma nessuno rispose. Le opzioni erano due; o il suo scherzo era andato a buon fine, e io ero una grande fessa, oppure l’avevo talmente offesa che non voleva più neanche sentirmi <<Chi è questa Ambeta?>> Domandò lui. <<Una che credevo fosse pazza, ma pazza per pazza voglio togliermi un dubbio.>> Non capiva ciò che gli rispondevo, e non volevo nemmeno continuare a spiegargli perché era talmente strano che non lo capivo neanche io, ma a questo punto era la mia unica speranza se volevo trovare delle risposte. La sera successiva era un via vai tra la mia stanza e il bagno, i miei erano usciti per la loro serata e io mi preparavo per la festa di Regan; ci sarebbe stata mezza scuola, aveva fatto le cose in grande; e Sam sarebbe arrivato a momenti. Presi il necessario e mi infilai nel bagno. Mi sistemai i capelli raccogliendoli al lato, lasciandoli morbidi dietro e scoprendo cosi il viso. Un trucco delicato e leggero facevano da contorno ad una bocca rosso rubino, infine il vestito, che ricadeva sulla pelle come le onde sulla sabbia. Ero in ansia, ma non per l’arrivo di Sam, ma del “ragazzo” che mi aspettava oltre quella porta. Le mani mi sudavano, e guardavo il mio riflesso, avevo letteralmente le palpitazioni, il mio cuore danzava come non aveva mai fatto; le lentiggini quasi sparirono per il rossore che si spandeva a vista d’occhio su tutto il viso. Infilai le scarpe altissime, non ci ero proprio abituata, mi sentivo un idiota. Afferrai la maniglia della porta del bagno un po’ indecisa se aprirla o meno, che situazione…non avevo mai provato un simile sentimento per qualcuno che conoscevo; perché mi succedeva cosi con lui? Presi un bel respiro e mi decisi ad aprirla. Uscii piano per paura di cadere. Noah mi guardava senza dire nulla. <<Beh….dimmi qualche cosa ti prego.>> Mi sentivo terribilmente vulnerabile. <<Kelly, se potessi provare qualche cosa mi farei dare un pizzico per assicurarmi che tu sia vera! Se avessi un cuore lo sentirei battere fino in gola ne sono sicuro!>> Il suo Complimento mi fece arrossire ancora di più. Perché il destino mi aveva messo davanti una persona cosi speciale e allo stesso tempo totalmente irraggiungibile! La macchina suonò sotto il portico, e la cosa mi innervosì, avrei voluto non andare, restare con lui, ma dovevo uscire da quella stanza o non ne avrei trovato più la forza se avessi tardato un secondo di più. DOVEVO, continuavo a ripetermi. Lui notò il mio nervosismo. <<Tranquilla, ci vedremo li se ne avrai bisogno!>> La mia paura era che lui se ne sarebbe andato, e davvero non lo volevo. <<Sicuramente ne avrò bisogno.>> Mi avvicinai a lui, sfiorandogli una guancia con le labbra, non provai niente, non ero abbastanza concentrata, ma per un attimo ci sperai; sperai che quel bacio mi avrebbe costretto a restare li e non andarmene. Aprii il portone, Sam mi aspettava dall’altra parte vestito con uno smoking nero con la camicia mezza aperta, e un fazzoletto verde sul taschino. Era davvero bello, da togliere il fiato, ma il mio sguardo si fermò sulla finestra della mia camera. <<Stai benissimo, somigli ad un bellissimo fiore.>> Il suo complimento non era minimamente paragonabile a quello di Noah, ma apprezzai lo sforzo. Il giardino a casa di Regan era addobbato a dovere. I tavoli erano imbanditi e decorati quasi ad imitare un matrimonio. Non aveva badato a spese. Le fiaccole illuminavano la pista da ballo che era al centro. Ad un angolo una band suonava le loro canzoni, un misto di Rock e punk, erano bravi, e avevano tutti i capelli ognuno di un colore diverso. I nostri compagni di classe arrivarono poco dopo il nostro arrivo, e sembrava che non avessero intenzione di levarci gli occhi di dosso; ci fissavano tutti. La cosa mi innervosiva particolarmente, ma passò poco dopo, quando inciampai al vestito, e tutti tornarono a guardarmi come la combina guai “ scheggia”, e non la bella accompagnatrice del campione della scuola. Per una volta il mio essere goffa mi aveva aiutato. Guardai in alto verso la finestra della camera di Regan; mi fece cenno di salire. <<Emergenza amica, torno subito!>> Sam andò verso i sui amici e io entrai in casa. Salii le scale a chiocciola che mi facevano sempre girare la testa, e fuori la porta con mia grande sorpresa c’era Simus. Rimasi a bocca aperta, una camicia chiara portata fuori dai pantaloni scuri risaltava il suo incarnato e i capelli che si facevano sempre più chiari, e per la prima volta lo vedevo con la cravatta e soprattutto tutto ordinato senza un solo capello fuori posto. <<Il bruco è uscito dal bozzolo finalmente!>> Mi anticipò lui, avevamo avuto lo stesso pensiero. <<Mi hai anticipato, stavo per dirti la stessa cosa, come mai qui fuori?>> Presi la maniglia. <<Voglio essere il primo a vederla.>> La sua timidezza mi fece sorridere, era la prima volta che lo vedevo arrossire, si era preso proprio una bella cotta. Si appoggiò al muro incrociando le braccia mentre io entravo lui cercava di sbirciare. <<Che ne dici! Ti prego dimmi che non sono un totale disastro!>> Non feci neanche in tempo ad entrare che mi aveva già bombardato di domande. Il vestito rosso vinaccio le scendeva con la gonna un po’ gonfia, proprio come sul manichino del negozio dove lo avevamo visto, ero convinta che avrebbe preso quel vestito, e le stava davvero bene. <<Sei uno splendore, e farai impazzire Simus. Lo sai che aspetta qua fuori da quando è arrivato!>> Mi sorrise. <<Che dolce, è cosi tenero da farti venir voglia di coccolarlo fino allo sfinimento.>> Provai ad immaginarlo, ma niente, non ci riuscivo, per me era davvero impossibile immaginarlo in quel modo, ma apprezzavo l’idea che aveva lei di lui. <<Sei venuta con Sam!>> Mi affacciai alla finestra, era li che beveva un drink insieme agli altri della squadra. <<Si.>> Tornai da lei. <<Cos’ è quel “si” cosi moscio, sei con il più bellissimo ragazzo che potresti trovare in tutta la città; dopo Simus ovviamente.>> Era vero, io, la più goffa e smemorata ragazza della scuola era accompagnata dal ragazzo più bello della città, dovevo essere più contenta che dire un semplice “si” come se mi stessi accontentando. <<C’è qualche cosa che ti ha dato fastidio? si è comportato male con te?!>> Scossi la testa ridendo forte. <<Assolutamente, è stato dolcissimo fino ad oggi, ma che ti viene in mente!>> Venimmo interrotte da Simus, che smaniava dietro la porta, lo si sentiva camminare avanti e indietro come un forsennato. <<Sarà meglio andare o a Simus verrà una crisi isterica a furia di aspettare!>> Regan prese un bel respiro e aprii quella porta sfilando fuori dalla loro portata di baci e abbracci. All’inizio Simus non fece una mossa, la guardò solo con un’ aria che non seppi descrivere, e con un’intensità che fece arrossire perfino me, poi da dietro la camicia tirò fuori una rosa rossa e glie la porse baciandola dolcemente. Non disse una parola, ma quel gesto parlò per conto suo. Distolsi lo sguardo, a quel punto ero invisibile, avevano occhi l’uno per l’altra, e seguendoli andammo in giardino. Vennero accolti con un grandissimo applauso, e il gruppo si fermò per annunciare l’arrivo di Regan sul palco, che con tutta la disinvoltura possibile ringraziava gli invitati e li invitava  scatenarsi sulla pista da ballo. <<Credevo ti avesse sequestrata.>> Sam si avvicinò a me con un bicchiere di Spritz. Non mi piaceva per niente lo Spritz, un verità non amavo proprio l'alcol in generale, l'unica volta che avevo bevuto alcol ero una ragazzina e non capivo perché mio padre tenesse una bottiglia di acqua sullo scaffale più alto della cucina…da vera combina guai e con l'aiuto di Noah la presi e mi attaccai la bottiglia, scoprendo pochi istanti dopo del gusto orrendo che aveva, ovviamente mio padre mi scoprì mettendomi in punizione ma giurai di non toccare più una goccia di alcol. Quel ricordo mi fece sorridere e anche se riluttante accettai comunque il drink, era stato gentile, non volevo essere di certo scostumata. <<Sembrano contenti non ti pare?>> Fissava Regan e Simus che davano inizio alle danze. <<Si, sono una bella coppia, sono innamorati!>> Mi prese la mano libera stingendola forte <<E tu? sei innamorata?>> Quella domanda mi gelò in cuore, era la frase che ogni ragazza che si trovava a quella festa avrebbe voluto sentirsi dire, e io che facevo; restavo immobile e per poco mi strozzai con lo Sptitz. <<Non sapevo di fare questo effetto ahahah sei un vero disastro lo sai!>> Scoppiò a ridere, era sfavillante. A quel punto non sapevo cosa rispondere. <<Kelly, non c’è bisogno di rispondere se la cosa ti imbarazza; ma permettimi almeno di dirti cosa penso io di te ok!>> La mia testa svolazzava come il battito di ali di un colibrì.  <<Dimmi pure!>> Riuscii semplicemente a dire. Prese il bicchiere posandolo su un piedistallo, Si avvicinò al mio orecchio e voltandosi all’ultimo secondo mi baciò. Il suo bacio era forte e inaspettato, non sapevo se staccarmi o restare li come una scema ad occhi sgranati mentre lui mi prendeva il volto tra le mani e lo attaccava al suo. La cosa che mi bloccava aveva un nome, e avevo paura perfino a sentirlo nella mia mente, non volevo sentirlo, e quindi continuai a baciare Sam chiudendo gli occhi, solo per paura di vedere qualcosa che mi avrebbe fatto bloccare sicuramente, e non era ciò che volevo; quello era la cosa  perfetta e più giusta per me. Cercai di godermi quel bacio il più possibile però mentre mi abituavo all’idea che la cosa mi stesse davvero piacendo lui si staccò da me. Rimasi qualche secondo con gli occhi chiusi, cosi che tutte le sensazioni del momento restassero dentro di me. <<Beh adesso sai, e sappi che non accetterò un no come risposta! Io voglio te, con tutte le tue stranezze e facce buffe!>> Sorrisi goffamente, sperando che il rossore che mi sentivo addosso se ne sarebbe andato il prima possibile. Ero completamente nel pallone, tutti quei sentimenti erano troppo per me. La serata prosegui ancora meglio di come era cominciata. Ballammo e cantammo a squarciagola per tutta la notte, Sam era stato dolcissimo tutto il tempo, e c’era scappato anche qualche altro bacio, che erano stati sicuramente migliori del primo; o almeno da parte mia, mi sentivo molto più rilassata e sicura di quello che stavo facendo.

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