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:. CAP 14 .:


Il giorno dopo non rivolsi una parola a Noah, lui altrettanto, non gli avevo perdonato ancora ciò che mi aveva detto. Ambeta arrivò nel pomeriggio davanti la grotta, portava un uomo, carnagione scura, capelli lunghi e neri pieno di una specie di trecce, aveva gli occhi bianchi come quelli di un cieco, vestiva in modo elegante e aveva le braccia piene di bracciali e il collo pieno di amuleti, proprio come Ambeta, dava l’idea di essere un nomade. <<Ti ho portato la polvere.>> Presi il sacchetto. <<Lui è Sasha, lo sciamano di cui ti parlavo.>> Gli porsi la mano in modo che lui potesse trovarla. <<Non ti sforzare di farmi vedere dove sei, io so esattamente dove ti trovi, e so esattamente dove si trova il tuo amichetto.>> Noah si voltò verso di me. <<Interessante, davvero interessante, non mi avevi parlato di questo al telefono.>> Il cinguettio degli uccelli dava un’aria rilassante in quel pomeriggio freddo dagli alberi spogli e l’aria inquietante.  Con tutta la sicurezza di una persona che ci vedeva benissimo Sasha scavalcò un sasso e si appoggiò contro un albero. <<Come può vedere se è cieco?>> Domandò Noah a Ambeta anticipando la mia domanda. <<La vista per noi sensitivi è qualcosa di molto malleabile, lui è cieco dalla nascita, ma la sua cecità lo ha reso predisposto a vedere oltre il lato fisico.>> Mi fissava con quegli occhi bianche e intensi. <<Questo vuol dire che….?>> Insistette lui. <<Vuol dire che…Vedo le auree delle persone, la loro essenza.>> intervenne lui con un’aria soddisfatta. <<E dimmi Sasha, cosa vedi adesso?>> mi avvicinai a lui con fare di sfida, anche se il suo sguardo era inquietante non mi sentivo a disagio. <<Vedo un’aura oscura, vedo che sei legata a un demone, un demone che porta un cavallo, un cavallo dagli occhi rossi.>> La sua risposta mi spiazzò, come poteva vedere tutto questo da un solo sguardo. <<Non mi è mai capitato di vedere un’aura cosi scura ma dall’animo cosi puro e pieno di sentimenti.>> Si voltò dalla parte di Noah. <<Lui, è strano che sia qui, la sua aura è cosi pura, mi chiedo come faccia a starti accanto e non soffrire.>> Mi parai davanti a lui. <<Io non gli farei mai del male, voglio solo sapere perché Ambeta lo sente ma non lo vede, e voglio capire come una mia immaginazione possieda un’aura sua! Voglio capire perché sono in grado di toccarlo! E voglio capire se posso renderlo permanente.>> Si legò i capelli in una cipolla improvvisata. <<Vuoi giocare con il fuoco mia cara, un passo alla volta, prima scopriamo di cosa sei capace ok? A quanto pare il tuo potere è strettamente legato al tuo amico, andiamo dentro, troppi occhi ci osservano qui!>> Ambeta guardava intorno a se come se vedesse qualche cosa che io non vedevo. Mettemmo la polvere all’entrata e ci dirigemmo al centro. <<Bel posto, suggestivo, mi ricorda quella notte al mare ricordi?>> Si rivolse a Ambeta, non l’avevo mai vista cosi silenziosa. <<Certo che si, quando scopristi il tuo potere urlasti come una bambina il giorno del vaccino.>> Gli diede uno schiaffo dietro il collo sedendosi su un sasso li vicino. Quando sorrideva non sembrava più cosi orribile, ma i suoi sorrisi duravano ben poco, non era uno che rideva molto, e nell’immaginarli insieme li trovavo ancora più strani. <<Hai provato a leggergli le carte?>> Le domandò serio. <<Si, c’ho provato più volte, ma riesco a vedere sempre la solita carta; quella della morte.>> Non me lo aveva detto. <<Ho provato di tutto, ma niente, la mia vista sembra come oscurata, da qualcosa di nero e come hai detto tu il cavallo non è un buon segno, soprattutto dopo il suo sogno e l’incontro in casa sua.>> << Dimmi Noah, da quando tempo sei con Kelly?>> <<Da quando lei ha avuto l'incidente.>> Sasha annui. <<E non sei sempre stato così giusto?>> il fatto che potesse sentirlo senza avere l'amuleto come Ambeta mi faceva capire che era tutto un altro livello rispetto a noi. Noah si fissò i piedi e scosse la testa, non sapevo dove volesse arrivare. Anche io ero a conoscenza di quelle cose. Cosa sapeva lui che io non sapevo? <<Kelly, cara, mi permetteresti di guardare il tuo passato?>> Il suo concetto di guardare mi spaventava. <<Ok come vuoi, ma a quanto pare sapete già tutto.>> Mi prese per mano portandomi vicino l’acqua. <<Delle volte bisogna vedere da un'altra prospettiva.>> Guardai la vasca che rifletteva la mia immagine. <<Immergiti, come se stessi in piscina e mantieniti a galla.>> Noah mi afferrò per un polso, il contatto non si era ancora diviso dalla notte prima. <<Attenta>> Non risposi. Strattonai il polso ancora arrabbiata con lui immergendomi nell’acqua verde smeraldo. Sasha portò le mani davanti la sua bocca, le sue mani si illuminarono di Verde e ne uscì una sfera di pura energia che adagiò sulle mie labbra e la assorbii. Mi allungai, sentivo i capelli che si districavano leggeri e sinuosi avvolgendomi fino a metà delle braccia solleticandomi. Sasha e gli altri erano sul bordo, Ambeta annuiva per darmi sicurezza. La mano di Sasha si posò a pelo d’acqua. Il bianco dei suoi occhi mi ipnotizzarono. Sentivo delle voci nella grotta come un eco, o forse erano solo nella mia testa. Dei ricordi iniziarono a riaffiorare e li sentivo scivolare via dal mio corpo, intontita mi portai una mano vicino all’orecchio, una sostanza nera mi macchiò le mani. Volevo alzarmi, ma non ci riuscivo, poi l’acqua si illuminò, e solo allora Sasha e Ambeta si decisero a ripescarmi. Noah non si mosse, nell’acqua, dove prima c’era il riflesso delle rocce ora c’erano i miei ricordi, che scorrevano come un film. Era come vedere la mia vita come se stessi guardando un film in tv. Sasha borbottava qualcosa in una lingua che non conoscevo e scorrendo le mani a pelo d’acqua le immagini cambiavano. Rividi la disperazione dei miei genitori, la mia infanzia passata tra lo shock dell’incidente e i sogni di quei giorni che non mi davano tregua. Poi un ricordo felice, per lo meno felice per me, la prima volta che incontrai Noah. Io ero in giardino, piangevo perché una macchina mi aveva schizzato addosso dell’acqua, e il ricordo mi aveva fatto tornare in mente l’acqua nella macchina dell’incidente. Piangevo bloccata sul marciapiede davanti casa, completamente paralizzata dalla paura, finché un bambino mi venne accanto e mi fece delle boccacce per fami sorridere. Nel rivedere quelle immagini non riuscivo a credere che fossero passati tutti quegli anni. Ci ritrovammo sul bordo del mio tetto quel maledetto giorno; i miei occhi erano spenti e dondolavo tra il vuoto e le tegole; dietro di me un entità oscura, mi sussurrava qualcosa all'orecchio, mi diceva di buttarmi, che nessuno mi avrebbe mai capita, che il mio amico mi avrebbe odiato se fossi rimasta li, che nessuno mi avrebbe mai voluta…e coenza neanche capire cosa stessi facendo mi buttai nel vuoto; le gambe messe in quel modo innaturale, le orecchie che fischiavano e le urla dei miei genitori rimbombavano nella grotta. Poi il ricordo cambiò, il giorno dell’incidente in auto. Galleggiavo nell’acqua torbida e tentavo di allungare le mani verso il bambino che affondava di spalle davanti a me, sentivo la forza abbandonarmi, il bambino si divincolava, non ero riuscita a vederlo in volto ma sia io che lui ormai non ci muovevamo più; eravamo morti. Noah si volto dall'altra parte mentre vedeva il mio corpo galleggiare nelle acque scure, io invece non riuscivo a smettere di guardare. Erano scene inquietanti e dolorose, a malapena ricordavo quell’istante, e vederlo cosi nitidamente era assurdo. Poi tutto si sfocò, il bambino svanì portato via da un entità oscura, la stessa che mi aveva sussurrato di buttarmi, c’ero solo io, mentre tutto diventava nero una mano ossuta si avvicinò al mio viso, ero sicura fosse la stessa che aveva appena preso il bambino davanti a me, ma non fu cosi, era scarnita, la stessa che avevo sognato sulla riva di quel lago qualche giorno fa. <<Io non ricordavo nulla di questo!>> Dissi piano mentre le immagini scorrevano; Ci fu una lotta tra le due entità in quelle profondità finché la mano che mi proteggeva si inondò di una luce bianca dai contorni neri, ne usci una sfera che trasferì nel mio petto; tutto poi divenne buio e mi ritrovai sul cemento caldo con un infermiere che mi metteva una maschera per l’ossigeno sulla bocca. Li i ricordi si interruppero. L’acqua gocciolava dai miei capelli. <<Questo si che è davvero insolito e incredibile.>> Come in preda alla vergogna abbassai lo sguardo. <<Non vergognarti del tuo passato mia cara…Ti ha reso ciò che sei ora! E cioè una di noi!>> Mi tirò su il viso con le dita, per la prima volta vedevo dolcezza nel suo sguardo bianco come il marmo. Senza che me ne fossi resa conto avevo allungato una mano verso Noah e la stringevo forte. <<Forse ho capito che tipo di demone ti sta cercando, e non ti piacerà…ma prima vedere una cosa!>> Si voltò verso Ambeta. <<Dolcezza, hai ancora i tarocchi della morte che ti ho regalato vero?>> Timidamente e senza guardarlo glie le porse scocciata. Lui ne prese una e me la vece vedere. <<Questa è la carta di Caronte, il traghettatore di morti.>> Mi girò la carta, c’era una barca con un teschio sulla prua, dagli occhi emanava una luce verde che illuminava il fiume ricolmo di anime, che tentavano di aggrapparsi alle sue sponde. <<Ho ragione di pensare che Caronte il traghettatore di anime ti abbia risparmiato dalla morte, e questo è davvero insolito perché non gli è permesso decidere chi vive e chi muore, quello è un compito che spetta solo alla morte; che per qualche motivò però ha cercato di ucciderti…più di una volta anche! Il che è strano perché  non possono interferire con la vita degli umani!>> Mi alzai traumatizzata, ero pronta a tutto, ma non a quello, era impossibile. Sasha sorrise come uno schizofrenico. <<La vera domanda è perché? Perché Caronte si è scomodato cosi tanto? A cosa gli servi tu?>> Ambeta rimase di sasso, non riusciva a crederci. <<No, non dirmi che…>> Sasha si portò le mani sul viso euforico << ti ha scelta come sua erede! Tu sarai la prossima traghettatrice! >> Nella mia testa c’era solo il caos, non riuscivo a capire cosa stesse davvero accadendo li dentro; io ero cosa?! << No, è impossibile una cosa del genere, fino a un mese fa non sapevo neanche che la magia esistesse davvero! Non può essere vero! >> Dissi muovendomi avanti e indietro. <<O tesoro, è possibilissimo, i poteri di un veggente si sviluppano o per un fattore genetico, come me, oppure il più optato è quello di una morte vista con i propri occhi. Certo non tutti posseggono uno spirito abbastanza potente da accettare tutto questo ma  Tu sei riuscita ad incanalare tutto il potere di un Dio! Non ci posso credere, una Traghettatrice davanti ai miei occhi!>> Io continuavo ad essere nervosa, molto nervosa. <<Non capisco, se lei è una traghettatrice, lui cosa c’entra? E poi perché Caronte si è preso la briga di nominare un successore? E perché stava lottando contro la morte?>> Chiese Ambeta indicando Noah, che sembrava avesse appena avuto un infarto. <<Non sapeva nemmeno di averlo questo dono prima che ci incontrassimo.>> Sorrise ancora di più. <<La risposta ce l’hai accanto!>> No, non volevo crederci, il panico si impossessò di me in un’ istante. <<Lui è un anima che deve traghettare nell’aldilà! per questo Ambeta non lo vede, perché non è effettivamente morto, solo il traghettatore può vederle, è come se si trovassero in un limbo, in attesa che Caronte li porti dall'altra parte. Lo ha legato a lei per qualche motivo! Nessuno si sognerebbe mai  di andare contro la morte! Per qualche motivo deve essere lei doveva traghettare questa anima! >> Non sapevo se prendere la cosa come il fatto orribile che era, e cioè che un Demone mi aveva mantenuto in vita per traghettare anime rendendo me in primis un mezzo demone oppure che Noah era un anima, quindi aveva un corpo reale, era una persona vera. <<Non può essere!>> Anche Noah era scioccato ovviamente, aveva passato tutta la sua esistenza credendo di essere solo un immaginazione e adesso scoprivamo che lui era una persona reale. <<è un bel casino ragazzi!>> Aggiunse Ambeta. <<Per questo il tuo corpo è cambiato! Un amico immaginario, non cambia, ne tantomeno può essere toccato. La sua anima cambia in base al suo corpo, sei tu Kelly che riuscivi a toccarlo perché la tua anima transitava un po’ qui e un po’ nel suo mondo!>> Mentre in tutti noi aleggiava un senso di terrore, a Sasha brillavano gli occhi. << tu non immagini la quantità di potere del quale disponi! Con un po' di pratica potrai fare tutto che vorrai nel mondo degli spiriti, sarai una celebrità! Una Dea! >> come poteva essere cosi eccitato? A me veniva solo da urlare, per non parlare di Noah che era letteralmente pietrificato <<Voglio andare a casa, ho bisogno di una doccia fredda.>> Fu l’unica cosa che riuscii a dire. La cosa positiva era che non ero pazza, e che Noah era vivo da qualche parte, ma la cosa che io ero una traghettatrice non mi piaceva neanche un po’, non lo avrei portato proprio da nessuna parte. Con la Gip di Ambeta arrivammo subito a casa, nel tragitto continuai a pensare al mio tentato suicidio; sapevo che qualcosa mi aveva spinta quel giorno! Non avrei mai commesso un simile gesto, ero contenta, cosi almeno anche Noah avrebbe smesso di dire che fosse stata colpa sua. Non appena entrammo mia madre mi diede uno schiaffo di quelli memorabili. <<Voglio sapere cosa stai facendo, adesso, e chi diamine sono questi?>> Mi portai una mano sulla mandibola dolorante, gli occhi di mia madre sembrarono infuocarsi per quanto fosse arrabbiata. <<Posso spiegarti tutto.>> Le dissi mentre ero li lì per piangere, non mi aveva mai sfiorata con un dito. <<Voi due fuori da casa mia!>> Ambeta stava per uscire, ma Sasha la bloccò. <<Mi dispiace signora, ma noi non andiamo da nessuna parte senza Kelly.>> Mia madre era furibonda. <<Vieni, subito con me!>> Ce ne andammo in salotto, Sasha prese una bottiglia di liquore da un armadietto e se ne versò un bicchiere non perdendomi di vista neanche per un secondo. <<Lo sapevo che Regan mi nascondeva qualche cosa, sono tornata prima apposta, voglio sapere che succede!>> Le spiegai che Regan non c’era, l’avevo convinta davvero a tornare dai suoi genitori. <<Perché?>> Era tornata la mamma disperata di sempre, mi guardava con quegli occhi di come si guarda un malato terminale, e io non lo sopportavo. <<E’ difficile da spiegare, non crederesti mai a quello che devo dirti, perché ancora non ci credo neanche io.>> Non le avrei detto tutto, ma solo il necessario per non farmi più guardare in quella maniera. <<Loro sono qui per Noah.>> non appena dissi quel nome scosse la testa prendendomi le spalle. <<Adesso basta con questa storia, mi avevi promesso che non lo vedevi più, che eri guarita.>> I suoi occhi si scurirono ancora di più sotto quelle folte ciglia scure. Odiavo vederla cosi, ma dovevo andare avanti. <<Io lo vedo mamma, l’ho sempre visto, e non è un amico immaginario, lui esiste davvero, loro anche possono vederlo! Non sono mai stata malata!>> Presa dall’ira si diresse verso Sasha. <<Cosa avete fatto alla mia bambina, le avete fatto il lavaggio del cervello, ma che razza di gente siete! Prendersela con una ragazza malata!>> continuava a urlare mentre la tenevo lontana da loro. La feci sedere con forza sulla poltrona color carne. <<Loro mi hanno aiutata mamma!>> Urlai scoppiando a piangere; non ne potevo più  e lasciai andare tutta la frustrazione accumulata. << tesoro so come ti senti ma non è questo il modo di affrontare le cose! Lascia che ti prenda le tue medicine >> Non c’era verso di farla smettere di parlare. << No! >>  buttai a terra il flacone che aveva preso da un armadietto accanto a Sasha. << Nessuno sa come mi sento, nessuno può neanche minimamente immaginare il peso che mi sono portata addosso. Nessuno può immaginare la rabbia, la paura e i sensi di colpa che io mi porto dietro da tutta la vita! Vi ho sempre ascoltato, a te, a Regan, a papà… Ho messo da parte e  me stessa per far stare bene tutti voi, e adesso dovete ascoltarmi! >> Ero un fiume in piena, le parole uscivano una dietro l'altra e come avevo fatto con Regan le poggiai il mio ciondolo sulla pelle. Tutto intorno a noi il silenzio regnava sovrano. Sasha sorrideva con il suo bicchiere in mano quasi fiero di quello che stavo tirando fuori<< Capisci ora, io lo vedo davvero, e non lo lascerò andare per niente al mondo, mi dispiace.>> Le mie lacrime caddero sulla spallina rossa della sua maglia. <<Lui è reale, è qui veramente!>> Finalmente aveva smesso di strillare e anche io. <<C’è sempre stato, e io devo aiutarlo, sono la sola che può farlo! Scusami per tutto quello che vi ho fatto passare in questi anni, non so neanche io cosa stia succedendo ma so che posso aiutarlo a tornare e questa volta non lo caccerò via! Adesso ho solo bisogno che voi crediate in me!>> Questo era tutto quello che potevo dirle, non potevo aggiungere altro, non mi avrebbe mai creduto, già era abbastanza difficile credere ad una cosa del genere, figuriamoci se avessi aggiunto la clausola della traghettatrice, mi avrebbe fatto rinchiudere davvero. <<Mi dispiace, mi dispiace tanto, tutto il male che ti abbiamo fatto!>> Mi strinse forte tra le sue braccia, quanto mi erano mancati i suoi abbracci. <<Avete fatto solo quello che dei genitore amorevoli e apprensivi avrebbero fatto! >> A quel punto Sasha e Ambeta se ne andarono in cucina lasciandole il tempo di attutire la botta. <<Dille che mi dispiace, che mi dispiace di averti fatto passare una vita di inferno!>> Disse Noah velocemente  tanto da non riuscire quasi a capire le sue parole. <<No, non dirò cose non vere!>> Mi voltai nella sua direzione. <<Che succede, che ti sta dicendo?>> Era strano sentire quelle parole uscire dalla bocca di mia madre, mai avrei creduto che un giorno le avrei parlato di Noah in quel modo. <<Vuole che dica una cosa non vera.>> Dissi senza voltarmi. <<Ti prego, Kelly, ti prego.>> Mi afferrò la spalla voltandomi verso di lui, il senso di angoscia che si portava dietro non sapevo arrivasse fino a quel punto. <<Noah vuole chiederti scusa, ti chiede scusa per tutto quello che mi è successo, e che abbiamo passato.>> Le parole uscivano a mono sillabe, non pensavo neanche una parola di quello che diceva. <<Digli che non deve scusarsi, sono io che chiedo scusa a voi, non sono stata una buona madre, tutti quei dottori; tutte quelle medicine che ti facevano stare male!! Avrei dovuto crederti invece ti ho voltato le spalle .>> Le presi il viso tra le mani. <<No, tu sei la mamma perfetta, sei stata forte per tutti in questa casa quando tutto stava andando a pezzi, tu, sei la mamma migliore del mondo e hai reagito come potevi e come ritenevi più giusto per salvarmi!>> Si sciolse tra le mie mani, era a pezzi. <<Cosa posso fare?>> L’unica cosa che doveva fare era lasciarmi il tempo necessario per risolvere tutto senza complicazioni <<Devi tornare da papà, e restare li per un po'  io ho un lavoro da compiere adesso!>> Avevo un aria seria, non era uno scherzo, e lo aveva capito; e aveva anche capito che non le conveniva fare domande, perché sarebbero state assurde le risposte che le avrei dato. <<Noah, non permetterle che le succeda nulla, ti prego, proteggila come non ho saputo fare io!>> Lo fissò negli occhi anche se non lo vedeva direttamente. Noah annui. <<Sempre!>> Disse lui come se lei potesse sentirla. La accompagnai in camera, a preparare le valige in più da portare, mentre gli altri erano in cucina a mangiare qualche cosa. Le sue mani tremavano mentre piegava i vestiti. <<Mamma, andrà tutto bene, ti fidi di me giusto!>> Le tolsi le lacrime da sotto gli occhi, mentre prendevo un fazzoletto inciampai al piede del comodino e urlai dal dolore. <<Sei un vero disastro Kelly, ti servirà un miracolo per non finire nei guai!>> Almeno ero riuscita a farla sorridere. Mi grattai timidamente la testa, era vero, ero un totale disastro. << Ci saranno Ambeta e Sasha. E poi Noah ti ha promesso di vegliare sempre su di me, sono in una botte di ferro.>> Le feci un largo sorriso, per fortuna ne avevo sempre per tutti anche quando tutto diventava grigio. <<Cerca solo di non farmi morire di crepa cuore!>> Accompagnandola alla porta non sapevo se il senso di terrore era perché non volevo che andasse via o perché avevo paura di non rivederla più. Avevo questa brutta sensazione che mi uccideva dentro, un sesto senso che mi diceva che ci stavamo avvicinando a qualcosa di pericoloso. <<Non dire nulla a papà intese?>> Mi guardava con quegli occhi color cioccolato che mi facevano sciogliere, anche se erano rossi e gonfi per via delle lacrime versate, ma anche in quello stato era perfetta e bellissima. <<Sta attenta ok?>> Mi baciò sulla fronte e se ne andò salendo sul taxi giallo, ogni metro che faceva lontana da me era più al sicuro ed era giusto così. <<Kelly, vieni, la pasta si fredda.>> Ambeta aveva preparato la pasta alla vodka, non morivo dalla voglia di mangiare, ma la mia indole di quella che faceva di tutto per far star bene gli altri prevalse, e mangiai con il sorriso sulla faccia e il buio più totale nel cuore. <<Era buonissima.>> Dissi spazzolando il piatto, e lo era davvero. <<Ambeta ha molte qualità, ha solo paura di metterle in atto!>> Le lanciò una frecciatina, ma lei non si voltò, continuando a mettere i piatti nella lavastoviglie. Chissà cos’era successo tra quei due tempi addietro? Mi buttai esausta sul divano, volevo farmi una bella doccia fredda, ma non ne avevo neanche la forza. il cuscino che mi copriva gli occhi. Nella mia testa il caos. Cercavo ancora di razionalizzare che Noah fosse un’anima da deportare, e io quella che avrebbe dovuto deportarla. Gli altri erano ancora in cucina a parlare di strategie, di cosa fare e cosa non fare. Io sinceramente sentivo solo tanti Bla-bla-bla. La mia mente si rifiutava di ascoltare qualsiasi cosa. Poi qualcuno bussò alla porta. Ambeta andò ad aprire. <<Kelly è per te!>>

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