:. CAP 10 .:
Non tornai direttamente a casa, volevo parlare liberamente con lui ancora un po’ cosi ce ne andammo alla vecchia grotta. <<Questo posto mi rilassa, ed è proprio quello che ci voleva.>> Tirai su i pantaloni togliendomi le scarpe facendo affondare il piedi nell’acqua verde smeraldo. <<Sarò forse il primo essere immaginario a provare delle emozioni se tutto va bene, potrò fare finalmente…>> Si bloccò fissandomi. <<Cosa?>> Chiesi io curiosa. <<Sai gli spaventi che potrei far prendere, morirebbero tutti di paura ahahahah.>> Finalmente quella risata che tanto mi piaceva; a dire il vero mi piaceva tutto di lui, ogni giorno mi piaceva sempre di più, ed ero sicura che tutto quello non lo stavo facendo solo per lui, ma anche per me, per sentirlo ancora più vicino. E ora che Ambeta mi aveva messo la pulce nell’orecchio che forse non era una creatura immaginaria ne avevo ancora più voglia; voglia di scoprire di più su di lui. <<Posso chiederti un favore?>> Il suo tono era ancora scherzoso. <<Tutto ciò che vuoi!>> Non riuscivo a fare a meno di essere dolce con lui, soprattutto quando mi guardava con quello sguardo pieno di speranza e di gioia. <<Potresti per favore descrivermi? La mia faccia ovviamente, non ho mai visto il mio riflesso>> La sua domanda mi spiazzò, ma era del tutto legittima; io lo vedevo, ma ero l’unica, anche i suoi occhi non vedevano la sua immagine. <<I tuoi capelli sono mossi e neri, con qualche riflesso rossastro, i tuoi occhi sono del colore dell’oro, la tua carnagione è chiara, il naso è piccolo e all’insù, le tue guance sono tonde e quando ridi si formano delle fossette sui lati, il labbro inferiore è leggermente più grande di quello superiore, e hai un piccolo neo sotto l’occhio sinistro.>> Mentre lo descrivevo il mio cuore danzava, come se gli stessi confidando chissà cosa. Poi nella mia mente le parole si accavallavano alla verità che gli stavo dicendo. La mia testa diceva: hai gli occhi più belli del mondo, vorrei tanto attraversare i tuoi capelli e attorcigliarli alle mie dita, la tua risata è la musica più dolce e solare che abbia mai sentito, la tua voce sembra quella di un angelo, perché ogni tua parola è capace di svegliare ogni parte del mio essere e vorrei tanto chiudere gli occhi e poter sentire il tuo profumo mentre mi rimpicciolisco nel tuo caldo abbraccio. Ecco le parole che avrei voluto dirgli, ma non lo feci, non lo avrei mai potuto fare altrimenti avrei distrutto lui e in primis me stessa credendo in un sentimento che non avrebbe mai potuto vedere la luce del sole, e la cosa mi spezzava il cuore. <<Quindi se fossi reale potrei piacere?>> Lui sorrise, ma il mio viso si rabbuiò, per lui forse sarà stata anche una domanda innocua, ma in me, scatenò solo una grande rabbia, perché era dannatamente perfetto se solo…<<Se fossi reale!>> Ripetei io senza guardarlo e infilandomi di nuovo calzini e scarpe. Rientrammo a casa, cenammo tutti insieme; mio padre da bravo papà protettivo, mi chiese di Sam, visto che sapeva che andai con lui alla festa. Mia madre mi domandò della festa e di come fosse andata. Risposi a tutte le loro domande, e non appena finii me ne andai in camera mia. Ero stanca, decisa nel mio intento di aiutare Noah ma avevo anche una grande paura, paura di dargli delle false speranze, paura che una soluzione vera e propria non ci sarebbe mai stata. Lui era sopra il letto, leggeva una pagina di un libro, la mia storia preferita Dorian Grey. Non poteva girare pagina, gli serviva il mio aiuto. <<Potresti per favore, questa storia mi sta piacendo parecchio.>> Gli girai la pagina, era cosi serio mentre leggeva. Dovevo immortalarlo, e volevo scusarmi con lui per il comportamento freddo delle ultime ore. Presi carta e matita; ero bravissima a disegnare, era la cosa che mi piaceva di più ancor prima del calcio. Ero imbranata, stonata come una campana; ma la cosa positiva era che avevo le mani d’oro. Non doveva essere difficile disegnarlo, avevo già fatto de ritratti, eppure cancellavo in continuazione, cercavo di concentrarmi sulla matita, ma era più forte di me, sentivo il sangue fermarsi sulle mie labbra ogni volta che mi giravo per guardarlo. Mentre leggeva mi rivenne in mente quando da piccoli gli imparai a leggere, e a scrivere anche se non poteva prendere matite in mano, scrivendo parole invisibili nell’aria, oppure facendogli passare col dito le lettere che io scrivevo. Quante risate, e quanti pianti si faceva lui quando sbagliava e io lo bacchettavo come la maestra faceva con me a scuola. Poi iniziò a leggere ad alta voce. <<Per te io rappresento tutti i peccati che non hai mai voluto commettere.>> La serietà col quale leggeva gli dava un’intensità a quello sguardo dolce che mi faceva girare la testa. <<Continua per favore.>> Io adoravo Dorian Gray, e sentire uscire le mie frasi preferite dalla sua bocca mi faceva ribollire il sangue nelle vene. <<Sono le frasi che sono scritte su questo foglio.>> Non avevo notato che fossero ancora li, ma non gli dissi nulla, volevo solo che le continuasse a leggere. <<Ci sono peccati il cui fascino sta più nel ricordarli che nel compierli; strani trionfi che gratificano l’orgoglio più della passione che danno all’intelletto un intenso senso di gioia, maggiore della gioia che ti offrono, o possono offrire ai sensi…….. Lo scopo della vita è sviluppare noi stessi. Ognuno di noi è al mondo per realizzare perfettamente se stesso.>> Dio mio quanto amavo quei pezzi, e sentirli con quell’enfasi provocava in me un’eccitazione mai provata, era come se stessimo facendo l'amore senza neanche vedendoci in faccia. Se fosse stato li realmente credo lo avrei baciato, e non mi sarebbe importato di Sam e di nessun altro, lo avrei fatto e basta. <<Ma che stai macchinando li dietro?>> si accostò riportandomi alla dura e cruda realtà. Nascosi il foglio sul mio petto. <<Aspetta, non è finito.>> Tolsi il foglio con le frasi dal libro e voltai la pagina per permettergli di leggere ancora intanto che finivo il disegno. Ogni ricciolo era al posto giusto, ogni centimetro delle sue ciglia perfettamente allineate al contorno dei suoi occhi. Quel naso piccolino che tanto mi piaceva era uscito un amore, quasi più bello della realtà. Era un vero e proprio capolavoro, con tutto che mi tremavano le mani, era il ritratto più bello e vero che mi fosse capitato di fare. <<Vuoi ancora vedere come sei fatto?>> Sorrisi mordendomi il labbro soddisfatta e indicando il foglio. <<Mi hai fatto un ritratto! Davvero? Ma tu non eri quella che non riusciva neanche a ricalcare una moneta!>> Scoppiò a ridere. <<Avevo nove anni, malfidato!>> Risi insieme a lui, piano per non farmi scoprire. <<Dai, fa vedere. Giuro che lo apprezzerò anche se fosse il disegno più orrendo del mondo!>> Allungò il collo verso di me. <<Ok, ma tu chiudi gli occhi però!>> L’ansia mi invase, speravo solo che gli piacesse come piaceva a me. Lo girai e sospirai. <<Apri pure.>> Il suo sorriso si estese ancora di più, e quelle fossette si accentuarono ancora di più invitandomi quasi a infilarci un dito tanto erano carine. <<Rispondendo alla tua domanda...si, potresti piacere!>> Continuai io mentre lui guardava il ritratto. Abbassò la testa, alzando gli occhi, il sopracciglio sinistro sollevato; ecco, quella espressione era catalogata nella mia testa, e dovevo assolutamente disegnarla. <<E’ bellissimo, grazie, significa molto per me.>> Alzai le spalle, le sue parole sembravano una melodia. <<E’ solo quello che vedo!>> Ancora una volta la mia bocca non disse tutto, quello che voleva dire era “si, è bellissimo perché sei tu che sei cosi straordinariamente bello da togliermi il fiato”. Infilai il disegno nel quaderno che avevo usato come appoggio e lo posai sulla scrivania. <<Ti dispiace continuare domani a leggere, sono molto stanca, voglio riposare un po’!>> Annui senza dire una parola. Mi cambiai nel bagno e mi infilai sotto le coperte. <<Notte Noah.>> Lo guardai mentre si stendeva nel vuoto accanto a me. <<Notte scheggia!>> Solo lui era in grado di dirlo provocando in me il sorriso. Cercai di guardarlo il più possibile, non volevo perdere neanche un centimetro del suo essere ma il sonno si impadronì di me troppo presto, e mi calai in un sonno profondo. Mi trovavo a camminare in una valle di polvere e sabbia, alla fine del sentiero un uomo incappucciato davanti ad un lago nero come il petrolio tendeva la sua mano verso di me quando il nitrire di un cavallo mi avvolse in una nube nera e io mi svegliai balzando dal letto. Mi svegliai nel cuore della notte, Noah era steso accanto a me. << tutto bene? >> adesso che lo guardavo mi sentivo meglio, era la mia ancora di salvezza ogni volta che stavo male. << solo un brutto sogno! >> era più di un sogno, sentivo il terrore scorrermi fin dentro le ossa ogni volta che sentivo quel maledetto cavallo nitrire; chissà in che razza di guaio ci stavamo cacciando e cosa mai voleva questa forza oscura da noi?! << non permetterò a nessuno di toccarti, che sia un entità reale o sovrannaturale! Tu sei la mia piccola scheggia e ti proteggerò sempre! >> avrei voluto che quella notte non fosse finita mai, si sentiva un elettricità nell'aria che era quasi palpabile. “ ti prego non guardarmi con quegli occhi" continuavo a dire a me stessa mentre mi spogliava con lo sguardo. Mi voltai dandogli le spalle, una brezza fredda mi fece venire la oelle d'oca lungo il collo, mi morsi le labbra per resistere all'impulso di fare qualsiasi cosa mi stesse passando per la testa e con il fuoco addosso cercai di pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse lui. Come ogni mattina fui svegliata da quella sveglia ambulante di mia madre, e come al solito entrai in classe in ritardo, ma per fortuna quel giorno l’insegnante di Arte era assente e c’era il supplente, che non si accorse nemmeno che ero entrata. Regan mi fulminò con lo sguardo. <<Ti conviene spiegarmi tutto subito! ti comporti davvero in modo strano ultimamente! Più strano del solito!>> Presi il blocchetto da disegno, nel prenderlo feci cadere il quaderno rosa con dentro il ritratto di Noah. Regan si accorse che c’era un foglio più grande del quaderno e lo prese prima che potessi nasconderglielo. Rimase a bocca aperta. <<Dimmi assolutamente chi è questo schianto ti prego!>> Per sbaglio nella corsa di preparare lo zaino avevo preso tutto ciò che mi ero trovata sulla scrivania. Cercai di riprendere il foglio, ma lei si scansò. <<Nessuno, dammelo!>> Come in una lotta attorcigliai le braccia attorno al suo collo in posizioni tutte strane. <<Andiamo; è per lui che ti ho salvato dall’ira di tua madre? Non puoi nascondermelo! Sono la tua migliore amica!>> Non si decideva a mollarlo. <<Ti ho detto che non è nessuno è solo frutto della mia immaginazione!>> A quel punto riuscii finalmente a tirarglielo via. <<Kelly, ti ho visto disegnare di tutto, e ad inventiva sei un po’ scarsetta. Questo lo hai visto da qualche parte, è troppo perfetto, sembra reale, troppo reale.>> Quanto si sbagliava invece, lui poteva esserlo solo per me. <<Non mi va di parlarne ora Reg.>> Mi indicò col dito. <<Lo sapevo, e Sam lo sa? Vi siete baciati?>> Scossi la testa disegnando su un foglio bianco. <<Non c’è niente da dire a Sam, niente capito, è solo uno stupido disegno.>> La sua espressione era di una che non credeva ad una parola di quello che gli avevano appena detto; ma era vero che non avevo nulla da dire a Sam, in fin dei conti non era tradimento se il ragazzo in questione non era reale vero? Durante il cambio dell’ora lo incontrai nel corridoio. Mi abbracciò forte, scatenando la gelosia delle passanti ma ormai non ci facevo più caso. Mi stampò un bacio sulle labbra, ci metteva sempre troppa forza, niente di male, ma mi pizzicava con la leggera barba che gli stava ricrescendo. <<Vai agli allenamenti?>> Domandai stringendomi alla sua vita come se fosse la cosa più normale e semplice di questo mondo. <<Si, dopo le feste di natale ci sono i campionati invernali, devo essere in forma!>> Non appena vide la squadra che arrivava, destinazione spogliatoi mi salutò con un altro bacio stringendosi ancora di più al mio viso, mi fece sorridere la cosa, era cosi tenero, mi piaceva un casino; allora cosa mi mancava per essere felice al 100%. Perche sentivo che ero distante anni luce da lui e dal suo amore che avrei dovuto ricambiare ad occhi chiusi; Preferii non pensarci, e lo lasciai andare con un sorriso. Decisi di assistere agli allenamenti, cosi almeno avrei evitato Regan, che insistentemente voleva sapere chi fosse il ragazzo bellissimo del mio ritratto. Tentai in tutti i modi di disegnare i lineamenti marcati di Sam, il suo mento da modello e gli zigomi alti; ma non ci riuscivo, il risultato era si carino, ma non all’altezza di Noah. Gettai esasperata il foglio verso il secchio accanto a me, presi un altro foglio bianco e mi lasciai trasportare dalla fantasia, quasi senza che me ne accorgessi. Sam mi salutava dal campo disegnando un cuore con le dita, ricambiai arrossendo tornando al mio disegno. Non sapevo cosa stessi disegnando fino a quando non ricollegai il cervello agli occhi. L’immagine che avevo fotografato nella mia mente di Noah mentre con lo sguardo basso e sghembo mi guardava da sotto quella coltre morbida di riccioli neri e rossi. Era perfino più bello del primo disegno, cosi reale. Perché dovevo provare quello? Perché sperare in qualche cosa che forse era solo una cosa normale per quelli inventati come lui. Forse Ambeta doveva tenersi per se quei pensieri su Noah, ne stavo soffrendo più io che lui se ne fosse venuto a conoscenza. Toccavo quel disegno e immaginavo la sua pelle come potesse essere. Mentre le mie fantasia prendevano vita venni raggiunta da Sam. Chiusi di colpo l’album da disegno, poco prima che mi baciasse. Il contatto con le sue labbra calde mi fece sciogliere. <<Andiamo a mangiare una pizza questa sera?>> Stavo per rispondere di si, ma stringendo l’album da disegno tra le mani rifiutai, avevo ben altro da fare. <<Mi dispiace, oggi sono proprio impegnata, ho delle cose da fare urgenti.>> Abbassò le spalle di scatto <<E non riesci a liberarti per sera?>> Mi alzai salutandolo con un bacio a stampo. <<Un’altra volta Sam ok!>> Non avevo voglia di competere con lui. A fine lezione schizzai via. Davanti al suo negozio Ambeta mi aspettava poggiata sulla porta del locale con quella che sembrava una sigaretta, ma il profumo era molto più dolce e forte. <<Che cos’è?>> Le chiesi posando lo zaino dentro il locale. <<Non dirmi che non hai mai fumato una canna! È erba genio!>> Sorrisi alla sua provocazione. <<Ho passato una nottata in bianco per leggere quel maledetto Grimorio, avevo bisogno di rilassarmi.>> Non la giudicavo per niente, anzi, ne avrei preso un tiro anche io se avesse spazzato via tutti i miei problemi. <<E conclusione? hai trovato qualche cosa?>> Ogni giorno sembrava che il tintinnio che si portava dietro aumentasse giorno dopo giorno. Attaccato tra i rasta aveva un foulard verde scuro che si sposav perfettamente a quegli strani calzoni larghi che indossava sempre, e sembrava averne per ogni tipo di colore. << Non ho trovato nulla sul posto che mi dicevi ma ho un Altro incantesimo da proporti…>>A quel punto Noah sbucò da dietro le mie spalle <<Buuu!>> Per la prima volta sussultai. <<Idiota!>> Gli dissi mentre se la rideva. <<Hey….>> Si urtò Ambeta. <<Non ce l’avevo con te, ma con Casper il fantasma burlone qui dietro.>> Dissi indicando lui che ancora se la rideva gustandosi la scena. <<Dicevi?>> La invitai a proseguire. <<Dicevo...ho bisogno di qualcosa che ricolleghi te e me a Noah, un oggetto da mettere dentro un amuleto per connettere le tue frequenze alle mie, cosi potrò vedere anche io ciò che vedi tu! In questo caso... Il burlone .>> Ci pensai su un secondo. <<Una cosa che lega me e te a Noah….>> Un tintinnio arrivò dalla porta, era un cliente. All'inizio sembrava che il signore stesse chiedendo dei talismani, poi sentii un gran fracasso di vetri spaccati. << kelly…scappa! >> sentii urlare ma ovviamente non lo feci. Quando uscii dalla stanza per entrare nel negozio avevo davanti un uomo con la pelle totalmente nera, senza occhi e con le braccia lunghissime e deformate. << che diavolo è quella cosa?! >> Urlai, Noah era accanto a me anche lui incredulo. << questo qui era un sensitivo! >> disse Ambeta avvicinandosi a noi. << si è lasciato impossessare da un demone! Che schifo! >> i talismani che aveva addosso iniziarono a vibrare mentre dondolante si avvicinava a noi. << che facciamo? >> domandò Noah che cercava di pararsi davanti a me. << bhè…cerchiamo di non farci uccidere tanto per cominciare>> Il mostro attaccò puntando proprio verso Noah. Ambeta prese uno dei suoi bracciali di pietre che si allungò come una frusta, lo aveva attorcigliato tutto lungo il braccio e afferrò il collo del mostro che cadde a terra. << vai dietro il bancone, nel primo cassetto c'è un pugnale, prendilo!>> corsi scavalcando il bancone e con le mani che mi tremavano presi quello che mi aveva detto…era un pugnale dall'elsa di legno e la lama fatta di ossidiana. << uccidilo! >> cosa? Avevo sentito bene? << che aspetti, fallo?! >> avevo le mani completamente bloccate, il mostro riuscì a liberarsi e questa volta si diresse dritto verso di me. Ambeta si catapultò più veloce che poté, io chiusi gli occhi e quando riuscì ad aprirli convinta che a quel punto sarei morta il mostro giaceva a terra con il pugnale conficcato nella testa. Le mani di lei erano piene di sangue nero. Io guardai il corpo di quell'essere sgretolarsi davanti i nostri occhi. << cosa non hai capito quando ti ho detto, anzi no, ti ho urlato di ucciderlo? Non stiamo piu giocando Kelly, devi aprire i tuoi begli occhi verdi e renderti conto che la tua vita sta cambiando e se non ti preparerai finirai per rimetterci la pelle! Quando io ti dico uccidi tu lo fai! Sono stata chiara?>> Io e Noah eravamo pietrificati, era successo tutto cosi in fretta, la mia mente non era preparata a tutto quello che era appena successo. << ma che cosa era quel coso? >> Chiese lui puntando le mani dove giaceva il mostro fino a pochi istanti prima << ve l'ho detto, era un sensitivo. Si è lasciato impossessare da un demone e questo è quello che ci succede quando loro non voglio uscire e noi non riusciamo a cacciarli…ci usano come tramite e il loro unico scopo è divorare altre anime, anime come le nostre e trasferirsi come parassiti in altri corpi che possano ospitarli>> prese il pugnale da terra mettendolo dietro i pantaloni. << erano anni che non ne vedevo uno, ed era anche più grosso, di solito non attaccano in pieno giorno, sono più forti con il favore delle tenebre, qualcosa di maligno si sta muovendo e non voglio farmi trovare impreparata un'altra volta. >> Le ginocchia cedettero e dovetti poggiarmi al bancone. <<Trova quella cosa, ci vediamo questa sera dopo la chiusura.>> Tornai a casa, per tutto il tragitto tenni la testa bassa cercando di fare il prima possibile, quell'evento mi aveva traumatizzata non poco. Per fortuna i miei erano a lavoro, erano agenti immobiliari e stavano via anche tutta la giornata delle volte, soprattutto quando si trattava di vendere case fuori.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro