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48. ti voglio

giovedì 21 gennaio

Jisung sorrise quando sentì il suono del clacson raggiungere le sue orecchie e iniziò a correre verso la macchina di Changbin, allontanandosi dal palazzo dove viveva la sua psicologa e fiondandosi nei posti dietro, dato che il sedile davanti era occupato da Felix. Salutò i suoi migliori amici con un bacio nella guancia e Chan, seduto accanto a lui, con un abbraccio caloroso. Poi si allungò per alzare il volume della radio e cantare a squarciagola Love me or Leave me dei DAY6, stringendo la mano di Chan e costringendolo a muovere le braccia come faceva lui.

Si fermarono davanti alla casa di Seungmin, dove li stava aspettando Hyunjin, che corse verso il sedile del guidatore, spalancò la portiera e costrinse Changbin a scendere per primo solo per essere stretto da uno dei suoi abbracci. «Hyung, ho finito la sessione!» urlò cominciando a saltare.

«Lo abbiamo fatto tutti» replicò Felix con un sorriso scendendo dalla macchina.

«Era anche l'ora» sospirò Jisung e seguì i suoi amici nel cortile della villa di Seungmin, che li stava aspettando a braccia incrociate di fronte all'ingresso.

«Come stai, Sungie?» gli chiese Chan, che camminava al suo fianco, mentre Hyunjin e Felix avevano improvvisato un coro, cui si aggiunse Seungmin, Changbin costretto a stare in mezzo a loro.

Jisung si voltò verso Chan e sorrise. «Meglio» rispose, grato per la sua premura. Adorava quel ragazzo e non poteva essere più felice per il fatto che fosse ormai il fidanzato di Felix. «Voglio stare bene» aggiunse dopo qualche secondo, mentre osservava Hyunjin e Changbin inciampare nelle scale e cadere in ginocchio di fronte a Seungmin, che li guardava dall'alto come se fossero suoi schiavi.

Chan gli diede qualche pacca nella schiena. «E allora starai bene, non pensarci troppo» lo rassicurò con un sorriso. «Già il fatto che lo vuoi, è abbastanza. E, uhm, grazie per quello che fai per Minho.»

Jisung aggrottò le sopracciglia. «In che senso?» chiese fermandosi davanti all'ingresso.

«Per renderlo felice. Non l'ho mai visto... così se stesso, in un certo senso» spiegò Chan con un sorriso. «Ed è grazie a te.»

Jisung arrossì. «Non darmi troppi meriti» borbottò, imbarazzato.

«Vi muovete a entrare voi due!?» urlò Hyunjin sporgendosi dal divano, tenuto per i fianchi da Seungmin, che non voleva cadesse (più per le successive lamentele che per un'effettiva preoccupazione). «Entra il freddo!»

Chan roteò gli occhi ed entrò aspettando Jisung, ancora rosso in viso, prima di chiudere la porta dietro di sé. Raggiunsero i loro amici e si sedettero per terra.

«Allora, siamo qui riuniti per organizzare la festa a sorpresa di Jeongin» cominciò Seungmin.

«Uno, non siamo in Chiesa» lo interruppe subito Hyunjin, appoggiando una mano sulla sua coscia e guardandolo intensamente. «Due, la stiamo organizzando con più di venti giorni di anticipo.»

Seungmin sbuffò e spostò la mano di Hyunjin dalla propria gamba. «Ti diverti a essere sempre così fastidioso?» gli chiese, sinceramente curioso della risposta. «E poi, Jeongin si merita la festa migliore del mondo, okay? Quindi direi che non è troppo presto per pensare a come organizzarla.»

«Concordo!» esclamò Felix.

«Se non fate la stessa cosa con me, mi offendo» borbottò a quel punto Hyunjin incrociando le braccia al petto.

Seungmin roteò gli occhi. «Come se te la meritassi» replicò, imitando la postura del ragazzo accanto a lui.

«Ragazzi, ce la fate a non litigare per cinque minuti?» chiese loro Chan, esasperato.

«Infatti, siamo qui per organizzare la festa di Jeongin, non per sentirvi blaterare su cose inutili» concordò Changbin, dando una leggera spallata a Hyunjin, seduto accanto a lui. «E fallo un sorriso! Ti prometto che organizzeremo una festa anche per te.»

Hyunjin sorrise e abbracciò il maggiore. «Menomale che ci sei tu, hyung!» esclamò, lanciando un'occhiataccia a Seungmin, che stava guardando la scena con un'espressione disgustata nel volto.

Passarono le due ore successive a fare un elenco di cose che avrebbero dovuto comprare per la festa a sorpresa di Jeongin. Jisung offrì la sua casa come luogo in cui avrebbero potuto tenere la festa, e promise di parlare con i suoi genitori il prima possibile per far sì che si organizzassero per essere fuori città quella sera. E promisero di far finta di non ricordarsi del compleanno di Jeongin, declinando ogni possibile suo invito da qualche parte. Felix era stato un po' reticente riguardo quest'ultimo punto, ma fu convinto dagli altri che serviva per rendere la festa una sorpresa vera e propria.

Verso le sette il telefono di Jisung squillò. Sorrise nel vedere che era Minho a chiamarlo e si recò in cucina. «Ehy. Sei già arrivato?»

«Sì. Ti aspetto qui fuori. Salutami tutti. Non scendo perché non ho voglia di essere trattenuto per mezz'ora. Puzzo e sono stanco.»

Jisung ridacchiò. «D'accordo, a tra poco» disse e riattaccò. Tornò in salotto e si diresse verso l'attaccapanni, cominciando a mettersi il giubbotto. «C'è Minho. Vi saluta.»

Changbin sorrise maliziosamente. «Va bene. Divertitevi stasera» disse soltanto.

«E di' a Minho che è uno stronzo per non venire a salutarci!» esclamò Hyunjin, mentre Jisung, imbarazzato a causa del suo migliore amico, annuiva velocemente e usciva dalla casa di Seungmin.

Corse lungo il giardino, noncurante dello strato di ghiaccio che ricopriva il giardino e rischiando di cadere più di una volta, e afferrò il casco che Minho gli stava porgendo. «Potevi evitare di correre con questo ghiaccio» lo riprese il maggiore.

Jisung gli fece una linguaccia e si infilò il casco. «Avevo solo voglia di vederti il prima possibile» replicò e si sedette dietro di lui, stringendo le mani intorno alla sua vita.

«Mica scappo.»

Minho mise in moto e fece manovra, dirigendosi verso il suo condominio. Jisung si chiese come mai insistesse così tanto nel non comprare una macchina, anche usata, e nell'usare la moto anche d'inverno, soprattutto adesso che Jimin aveva smesso di portarlo agli allenamenti dato che non era più il suo allenatore. Immaginò, però, che Minho non potesse dire di no alla piacevole sensazione dell'andare contro vento, a quella specie di libertà che la moto riusciva a donargli, perché se Jisung chiudeva gli occhi e tappava le orecchie poteva persino pensare di essere un uccello e di star volando nel cielo. Preferiva cento volte il comfort della macchina, ovviamente, ma poteva capire Minho. Voleva farlo.

Entrarono all'interno del parcheggio sotterraneo del condominio e si recarono verso l'ascensore, tremando per il freddo. Insieme a loro c'era una giovane coppia che, a quanto pareva, era appena tornata dal fare la spesa.

«Puzzi, è vero» sussurrò Jisung all'orecchio di Minho, che arrossì e gli diede un colpo nelle gambe con il borsone. «Ahia!»

La coppia davanti a loro si voltò, le sopracciglia aggrottate. «Uhm, è tutto apposto» disse Jisung con un sorriso imbarazzato e si trattenne dal dare una gomitata al ragazzo accanto a lui quando la sua risatina raggiunse le sue orecchie.

Uscirono dall'ascensore al quinto piano, salutando con un inchino la coppia che, a quanto pareva, viveva nell'appartamento accanto a quello di Minho. Mentre camminavano verso la porta, i loro occhi si incrociarono ed entrambi si voltarono dalla parte opposta per non scoppiare a ridere.

«Oh Dio, non voglio nemmeno immaginare quello che hanno pensato!» esclamò Minho, mentre appoggiava il borsone per terra. Lo aprì, tirando fuori i vestiti che aveva usato per allenarsi.

«Ah, sicuramente che sei una persona pericolosa. Pensa che sono pure i tuoi vicini. Potrebbero denunciarti» disse Jisung, mentre sventolava scherzosamente una mano davanti al naso.

Minho gli lanciò un'occhiataccia. «Il mio sudore non puzza così tanto, ma se hai l'olfatto delicato puoi andartene ad annusare il gasolio» borbottò, mentre gettava i vestiti sporchi nel cesto apposito.

Jisung fece una smorfia. «Sto bene così, grazie. Però, davvero, vai a farti una doccia» disse, sedendosi nel letto, la schiena appoggiata al muro dietro di lui, e accogliendo sul proprio grembo Soonie e Doongie. «Non perché puzzi, ma perché ho fame» spiegò, mentre accarezzava dolcemente i due gatti.

Minho fece un piccolo broncio. «Non mi vuoi dare nemmeno un bacino?» gli domandò, avvicinandosi al letto.

Jisung roteò gli occhi, ma un sorriso gli increspava le labbra mentre si allungava per incontrare quelle del maggiore a metà strada. Minho sorrise e si diresse in bagno esibendosi in qualche piroetta, facendo scoppiare a ridere il ragazzo seduto sul letto. Jisung si morse il labbro inferiore quando sentì l'acqua della doccia cominciare a scorrere e chiuse gli occhi. Deglutì, pensando che Minho in quel momento era nudo a pochi metri da lui. Scosse il capo, nel vano tentativo di allontanare qualsiasi pensiero e immagine inopportuni dalla propria mente. Certo, era meglio pensare a Minho nudo che alla sua misera e infelice vita, però ecco, non era proprio il momento adatto. Non avrebbe voluto ritrovarsi con un problemino un po' evidente da risolvere. Perciò si costrinse a concentrarsi su Doongie e Soonie, che facevano le fusa sdrusciandosi contro il suo addome, mentre canticchiava un motivetto.

Sobbalzò quando sentì la porta del bagno aprirsi, non essendosi reso conto del tempo che passava, e si voltò. Arrossì quando si accorse che Minho indossava solo i pantaloni della tuta, il petto nudo e un asciugamano appoggiato sulla sua testa che copriva a malapena le spalle. I suoi occhi si soffermarono sull'addome scolpito del maggiore e, quando si rese conto di quello che stava facendo, abbassò di scatto il capo e tornò a concentrarsi su Soonie e Doongie. La risata di Minho lo fece imbarazzare ancora di più. «Fai tanto l'uomo vissuto, ma ti imbarazzi per così poco» lo prese in giro. «Hai visto la mia felpa?» gli chiese poi. «Sono sicuro di non averla messa con i vestiti da lavare.»

Jisung alzò la testa, solo per ritrovarsi davanti la schiena di Minho, il quale stava osservando la casa alla ricerca della propria felpa. Perché devi avere anche una schiena meravigliosa!?, si chiese, alzando gli occhi al cielo e sospirando rumorosamente. Non che lui fosse meno muscoloso, però il corpo di Minho era armonioso, pareva quello di una statua. Sarebbe stato in grado di sedurre anche un sasso.

Minho si voltò verso di lui, le sopracciglia aggrottate. «Cos'era quel sospiro?» gli chiese, curioso.

«Lascia perdere» rispose Jisung, le guance sempre più rosse. Se continuava in questo modo, sarebbe potuto svenire da un momento all'altro. «Sei sicuro di aver perso la felpa, o lo fai apposta? E poi togliti questo asciugamano dal capo, sembri una suora.»

Minho ridacchiò e si sedette sul letto, avvicinando il viso a quello del minore. «Perché? Ti dà fastidio vedermi a petto nudo?» gli chiese, lo sguardo brillante e un sorriso malizioso che gli incurvava le labbra.

Jisung appoggiò le mani sul suo petto per allontanarlo da sé, sorprendendosi di quanto fosse calda la sua pelle, la testa girata dalla parte opposta per non dover sostenere il suo sguardo. «Rischi di ammalarti» rispose.

«Sono più resistente di quello che credi» replicò Minho, abbassando la testa per lasciare un bacio sulla sua spalla, coperta dal maglione. «Perché ti sei girato?» gli domandò. «Rischi di darmi ragione comportandosi così.»

Jisung sospirò e si voltò, consapevole di starsi condannando da solo. Quando incrociò le iridi scure e profonde di Minho, percepì il tempo fermarsi, così come il suo respiro. Ma, a differenza di quando si trovava nel bel mezzo di un attacco di panico, quella difficoltà nel respirare era quasi piacevole. Allungò una mano sulla fronte del maggiore per portare via una goccia d'acqua caduta dai suoi capelli umidi, senza interrompere quel contatto visivo, il cuore che batteva velocemente dal petto. Aveva ancora una mano sui pettorali di Minho e sentì che anche i suoi battiti erano più veloci del solito.

Fu il maggiore a sporgersi verso di lui per far incontrare le loro labbra; l'asciugamano scivolò dalla sua testa alle sue spalle, per poi finire nel pavimento quando allungò una mano per accarezzare una guancia di Jisung. Quest'ultimo chiuse gli occhi e ricambiò il bacio di Minho, tirando con le dita i suoi capelli e facendo passare la mano dal suo petto al suo collo, avvicinandolo maggiormente a sé. Minho seguì i suoi movimenti e appoggiò le ginocchia sul materasso, facendo stendere Jisung sotto di sé. Il minore ridacchiò quando sentì le punte umide dei capelli di Minho solleticargli la fronte.

«Ti danno fastidio?»

Jisung scosse il capo e passò le dita fra le sue ciocche more. «No, non ti preoccupare» rispose, afferrando la sua nuca per tornare a baciarlo.

Lasciò che le sue mani vagassero sul suo petto, poi sulla sua schiena ampia, passando le dita prima sopra i suoi addominali e lungo la sua spina dorsale poi, mugolando quando sentì Minho mordergli il labbro inferiore e piantare le ginocchia ai lati della sua vita. Quando il maggiore si allontanò dal suo viso, alzò le palpebre e deglutì nell'incontrare il suo sguardo intenso e carico di desiderio. Anche lui, però, si sentiva allo stesso modo. Avevano già fatto qualche preliminare, ma Jisung voleva di più, quella sera. Voleva sentirlo completamente, viverlo.

Prese un profondo respiro prima di interrompere il silenzio che era calato intorno a loro, interrotto solo dallo zampettio dei gatti sul pavimento. «Ti va, uhm, di andare oltre?» chiese in un sussurro.

Minho spalancò gli occhi e lo osservò con uno sguardo tra il sorpreso e il preoccupato. «Sei sicuro?» gli domandò, spostandogli i capelli dalla fronte con dolcezza. «Non devi sentirti obbligato. Te l'ho detto che non ho fretta.»

Jisung scosse il capo, le guance rosse. Avrebbe voluto nascondersi da qualche parte, scappare dalle iridi profonde del ragazzo sopra di lui, ma si costrinse a guardarlo mentre pronunciava le seguenti parole: «Sono sicuro. Ti voglio.» Avvampò e abbassò la testa, improvvisamente timido. «Uhm, sempre se tu hai voglia, ovvio.»

Minho gli afferrò il mento con le dita, costringendolo ad alzare la testa e a guardarlo. Jisung sentì il cuore battere più velocemente quando vide il dolce sorriso che gli stava rivolgendo. «Come potrei non volerti?» sussurrò, abbassando il viso per lasciargli un bacio delicato sulle labbra. «Comunque, sappi che se all'improvviso non hai più voglia, basta che tu me lo dica. Mi fermerò subito. Voglio che tu stia bene, quindi non temere di dirmi quello che ti piace e non ti piace, se non hai più voglia o se vuoi magari rimandare a dopo cena o cose così, okay? Promettimelo.»

Jisung sentì gli occhi inumidirsi e alzò una mano, mostrandogli il mignolo. Quando Minho lo strinse, disse: «Giurin giurello.»

Il maggiore rise piano. «Ora l'hai promesso.»

«Grazie.»

a.a.
il prossimo capitolo sarà smut, vi avverto eheh

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