Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

32. i dolci mettono di buon'umore

giovedì 3 dicembre

minie <3

- 13.53 -

buongiorno!

scusami se stamattina
non ti ho scritto. non mi
ero dimenticato di te ;)

ho chiesto a felix dov'eri
mentre pranzavamo, e
mi hai detto che hai
preferito rimanere a casa

fai quello che pensi sia
meglio per te, ma se hai
paura di tornare a causa
mia sappi che non ti darò
fastidio, okay?

finché non sarai tu a dirmi
che posso avvicinarmi, non
lo farò. so quanto è importante
lo spazio personale

ora vado in aula

letteratura inglese!!

spero che tu possa passare
un buon pomeriggio <3

e se sei triste mangiati un pezzo
di cheesecake!! i dolci mettono
di buon'umore, soprattutto
quando sono i tuoi preferiti ;)

Jisung sorrise nel leggere quei messaggi e sentì il petto scaldarsi, perché Minho era così premuroso e attento alle sue esigenze che ne rimaneva sorpreso. Sebbene a occhi esterni apparisse come una persona piuttosto fredda, Jisung era convinto che avesse un'empatia molto spiccata: non riusciva a spiegarsi in altro modo il suo aver perfettamente capito come comportarsi senza sapere nulla di lui e del suo passato.

«Sungie!»

Jisung si voltò e un enorme sorriso gli illuminò il viso quando vide Changbin in fondo al marciapiede. Infilò il telefono in tasca e gli corse incontro per abbracciarlo.

«Com'è andata dalla psicologa?» domandò Changbin una volta che si misero in marcia per raggiungere la fermata del bus più vicina.

Jisung sorrise. «Bene. Ne avevo bisogno» rispose.

Changbin ridacchiò e gli scompigliò i capelli. «Menomale, sono contento. Cosa hai voglia di fare, principessa?»

Jisung non si offese nel sentire quel nomignolo. Lo rendeva felice, perché gli ricordava la sua infanzia e gli anni precedenti all'abbandono del padre, quando non aveva alcuna preoccupazione in testa se non capire come funzionavano gli accordi della chitarra o come doveva far pace con Changbin quando litigavano.

«Ho voglia di cheesecake» disse, ripensando al messaggio che gli aveva inviato Minho.

Changbin roteò gli occhi. «Mi sembrava strano che tu non mi avessi ancora chiesto di andare a mangiare qualcosa» lo prese in giro, mentre si sedeva su una panchina per aspettare il pullman.

Jisung rimase in piedi accanto a lui e tirò fuori il cellulare, mostrandogli lo schermo. «Sono le quattro del pomeriggio! È ovvio che io abbia fame! Sei tu il pazzo che non fa mai merenda» replicò. «Penso che sia il mio pasto preferito.»

Changbin scoppiò a ridere. «Sei proprio strano» disse scuotendo il capo.

Il pullman arrivò e loro due salirono. Dato che non c'erano posti a sedere rimasero in piedi, tenendosi a un palo davanti alle porte. Changbin passò a Jisung una cuffia bluetooth, indossando l'altra, e cominciò a fargli sentire le basi che aveva creato per Wish you back. Anche quando scesero dal bus, mentre raggiungevano il bar preferito di Jisung, continuarono a parlare di musica. Una volta entrati all'interno del bar, ordinarono: Jisung prese una fetta di cheesecake ai frutti di bosco, Changbin un caffè americano.

«Dovresti bere meno caffè» disse Jisung mentre si sedevano in un tavolino accanto alle vetrate che davano sulla strada.

Changbin scrollò le spalle. «Mi piace, cosa ci posso fare?» replicò con un sorriso. «Anche tu dovresti mangiare meno dolci, se è per questo.»

«Bla bla bla» disse Jisung, prendendo una forchettata di cheesecake. «E poi, i dolci mettono di buon'umore» continuò, ripensando al messaggio di Minho. Era incredibile come poche parole fossero in grado di riscaldargli il petto e farlo sentire meno solo – e meno in colpa per essersene andato.

Changbin rise. «Tu ne sei la conferma.»

Gli occhi di Jisung si posarono su un tavolino nascosto rispetto agli altri, posizionato vicino a una pianta, e sorrise. Era lì che lui e Minho si erano seduti per parlare della coreografia di It'll be okay. Il tempo era passato così velocemente, tra una chiacchiera e l'altra, che il maggiore aveva rischiato di arrivare in ritardo agli allenamenti ed era letteralmente corso via in un attimo.

«Sai, Minho mi ha scritto» confessò e sentì le guance arrossire.

«Che cosa ti ha detto?» gli chiese Changbin con un piccolo sorriso sulle labbra.

Jisung si voltò a guardarlo. «Che mi aspetterà, lasciandomi lo spazio di cui ho bisogno» spiegò, iniziando a giocare con la forchetta.

Changbin posò una mano sulla sua. «Smettila, è fastidioso questo rumore» lo pregò con una piccola smorfia infastidita.

Jisung scoppiò a ridere e appoggiò la forchetta sul piatto. «Scusami.»

«Mi piace Minho» disse Changbin, riprendendo il discorso che avevano abbandonato.

Jisung inclinò il capo. «In che senso?» chiese, curioso.

«È un bravo ragazzo e si vede che ci tiene a te. Sono contento che si tratti di lui. Almeno sono sicuro che ti lascerei in buone mani» spiegò.

Jisung avvampò. «Ma che dici!» esclamò, imbarazzato.

Changbin ridacchiò e bevve un sorso di caffè. «Come se non ti piacesse...» lo prese in giro.

Jisung abbassò la testa e continuò a mangiare la propria cheesecake in silenzio, cercando di non fare caso ai battiti veloci del suo cuore. Nonostante fosse sicuro che Minho gli piacesse, non ne aveva ancora parlato con nessuno. Evidentemente con Changbin non c'era bisogno di parole, non quando erano stati l'uno il primo amico dell'altro. Non c'era cosa che potessero nascondersi ormai.

«Mi piace molto» ammise.

«Però?»

Jisung sospirò e si passò una mano fra i capelli, portandoli all'indietro. «Il problema sono io» disse. «Vedi, lui è perfetto. Certo, a volte è estremamente fastidioso, però nel suo essere se stesso non c'è niente che cambierei.» Spostò lo sguardo verso il marciapiede, osservando le persone che passavano loro accanto ridendo e parlando. «Poi ci sono io, con tutti i miei problemi e le mie insicurezze, e non mi sento all'altezza. Ho paura di rovinargli la vita.»

Changbin scosse il capo. «Quanto sarai stupido?» gli chiese, sospirando. Allungò un braccio sul tavolo per stringergli la mano. «È vero, non sei perfetto, e magari nemmeno la persona più facile da gestire, ma vai bene così. Nessuno può pretendere di essere perfetto, perché la perfezione semplicemente non esiste. È qualcosa che ci siamo inventati quando ci siamo resi conto di essere imperfetti

Changbin sorrise. «Capisco se hai paura, okay? Lo capiamo tutti e lo ha compreso anche Minho. L'unica cosa che ti chiedo è di non essere troppo duro con te stesso» lo pregò, stringendogli la mano con più forza. «A me la vita non l'hai rovinata e Minho ti vede come colui che gliel'ha salvata. Pensa a questo d'ora in poi. Provaci, almeno.»

Jisung sentì gli occhi riempirsi di lacrime e annuì piano, non del tutto convinto. Ma si fidava delle parole di Changbin, perché anche quando la verità faceva troppo male per essere ascoltata lui gliel'aveva sempre spiattellata in faccia, rimanendo poi al suo fianco per aiutarlo a metabolizzarla. La strada da percorrere per riuscire ad avere un rapporto sostenibile con se stesso era ancora lunga, lo sapeva bene, ma non era da solo a doverla affrontare.

[...]

Jisung si sdraiò sul letto di Changbin, le braccia e le gambe spalancate, aspettando che il suo migliore amico finisse di sistemare la registrazione di Alien. Sospirò e chiuse gli occhi. Davanti alle sue palpebre apparve l'espressione sconvolta – eppure, in qualche strano modo, felice – di Minho il giorno precedente.

Sentì il materasso abbassarsi leggermente e aprì gli occhi, posando lo sguardo sul viso soddisfatto di Changbin. Sorrisero entrambi prima di abbracciarsi. Anche questa era fatta. Avrebbero dovuto capire come pubblicare le canzoni che avevano concluso fino a quel momento, ma ci sarebbe stato tempo.

«Grazie» sussurrò Jisung, stringendo forte il suo migliore amico.

Changbin gli diede qualche pacca sulla testa. «Ringrazia anche te stesso» gli ricordò, per poi sdraiarsi accanto a lui. «Credi di tornare all'università domani?» gli chiese, voltando il viso per osservare il profilo di Jisung.

Quest'ultimo sospirò, lo sguardo fisso sul soffitto. La camera di Changbin si trovava all'ultimo piano di un palazzo e proprio al centro del soffitto c'era una piccola finestra da cui si intravedeva il cielo grigio e carico di pioggia. «Non lo so» rispose dopo qualche minuto di silenzio. «Non so se aspettare direttamente lunedì prossimo per provare a prepararmi mentalmente per quando lo rivedrò.»

Changbin ridacchiò. «Come se servisse a qualcosa...» lo prese in giro.

Jisung sbuffò. «So che è inutile, ma mi fa sentire un po' più sicuro pensare di poter controllare le cose.»

Changbin cercò la sua mano e la strinse. «Devi fare quello che pensi sia meglio per te, però ricordati che purtroppo o per fortuna non siamo padroni su nulla, né sulle scelte delle altre persone, né sul nostro corpo e le sue reazioni.»

«Lo so... me lo ricorda sempre anche la psicologa. Però sono terrorizzato dall'idea di non sapere cosa potrebbe accadere.»

«Non sei l'unico ad avere questa paura, Sungie» disse Changbin e quando il biondo si voltò a guardarlo, gli sorrise in modo rassicurante. «Nessuno sa mai cosa aspettarsi dalla vita o dagli altri. Scommetto che anche Minho teme la stessa cosa.» Poi si mise in piedi, trascinando Jisung con sé. «Però non voglio obbligarti a fare nulla. Quindi, che ne pensi di guardare un film mentre aspettiamo tua mamma?» propose.

Gli occhi di Jisung si illuminarono e corse fuori dalla stanza. Quel giorno toccava a lui scegliere un film e, mentre scrollava la home di Netflix, i suoi occhi si posarono su Your name. Si voltò verso Changbin, che lo lasciò fare con un piccolo sorrisetto. Era la terza volta che lo guardavano insieme e, quando la madre andò a prenderlo a casa di Changbin, stava piangendo più forte di quanto avesse fatto la prima volta che lo aveva visto.

«Your name? Di nuovo?» domandò la signora Han a Changbin, sul viso un'espressione che trasmetteva una certa rassegnazione.

Changbin alzò lo spalle. «Eh già.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro