20. come fai a capire se ti piace una persona?
– 21:35 –
quokka_
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IN CHE SENSO HAI FATTO IL
BAGNO?
MA SEI SCEMO?
ti ho appena detto che ho ballato,
anche solo per due secondi, e tu mi
insulti solo per un semplice bagno!?
lo vedi che non mi ascolti mai!
LINO MA È NOVEMBRE. come cazzo
ti viene in mente di fare il bagno?
sei sotto le coperte ora vero? e hai fatto
una doccia calda?
MA POI ERI ANCHE CON LA MOTO
e avrai sicuramente preso freddo.
piccolo, calmati. sto bene, giuro. non
mi ammalo così facilmente :)
mh, ne riparliamo domani, quando sarai
costretto a stare a casa perché ti sarà
salita la febbre.
be', potresti prenderti cura di me a
quel punto ;)
preferisco non commentare.
comunque sono davvero tanto
fieri di te, lino, e felice che tu
abbia ballato, anche solo per
poco. come ti senti?
non lo so. non riesco nemmeno a
credere di essere riuscito a ballare
di nuovo
in realtà, lì per lì non mi sono accorto
di star ballando. è successo tutto così
velocemente, che solo dopo, quando
sono uscito dall'acqua, ho realizzato
cos'era successo. è stato spontaneo,
era come se fossi in uno stato di
trance e il mio corpo si fosse mosso
da solo
però è stato bello. se ci ripenso adesso,
mi rendo conto che in quei secondi mi
sono sentito libero, me stesso
e forse ci vorrà ancora un po' di tempo
prima che la danza riprenda a far parte
di me e di ogni mia singola giornata, ma
riesco a vedere la luce in fondo al tunnel
ed è tutto grazie a te
ma io non ho fatto niente. sei stato tu
a trovare la forza di leggerti dentro e di
capirti. devi tutto a te stesso.
no, qui ti sbagli
se ho trovato la forza di guardarmi
dentro è perché ti sentivo lì, accanto a
me. anzi, mi sembrava che tu mi stessi
abbracciando grazie alla collana che mi
hai dato e che non ho intenzione di
togliere per nessun motivo al mondo
quindi grazie, ragazzo-scoiattolo.
grazie davvero. ti prometto che proverò
con tutte le mie forze a uscire da questo
tunnel buio
e io ti prometto che rimarrò al tuo
fianco lungo questo percorso, se tu lo
vuoi.
vorrei che rimanessi anche dopo...
non inviato
ti voglio bene <3
bleah, affetto.
che fai? -_-
[...]
lunedì 2 novembre
Le dita di Hyunjin afferravano le ciocche corvine di Minho, intrecciandole l'una all'altra per fare delle treccine, mentre lo ascoltava ripetere la ricerca di storia dell'arte che il giorno dopo avrebbe dovuto esporre alla classe. Ogni studente del suo corso si era occupato di un'opera rinascimentale italiana e Minho aveva scelto la Nascita di Venere di Botticelli. Aveva fatto molte ricerche in biblioteca e su Internet ed era rimasto ore a osservare il quadro da una foto, alla scoperta dei più piccoli dettagli. Un giorno gli sarebbe piaciuto andare a Firenze e visitare gli Uffizi per vederlo dal vivo.
Quando Hyunjin ebbe fatto la quinta treccina, Minho smise di ripetere. «Ti sei divertito a rovinarmi i capelli?» gli chiese sbuffando.
Hyunjin ridacchiò. «Non è colpa mia se ti stai facendo crescere il mullet. La tentazione era troppo forte» replicò con un'alzata di spalle. «E poi non te li ho rovinati, ti stanno bene le treccine!»
Minho roteò gli occhi e appoggiò il tablet accanto a sé. Allungò le braccia e si stiracchiò, poi si alzò. «Chan alla fine non viene?» chiese.
L'altro ridacchiò con un'espressione maliziosa sul viso. «Ha accompagnato Felix al centro commerciale» spiegò.
Minho alzò un sopracciglio e sorrise. «Quindi alla fine Chan ha intenzione di provarci o no?»
Hyunjin alzò le spalle. «Questo non lo so, però non hai visto quanto stavano appiccicati sabato? Si piacciono a vicenda, è palese!» esclamò. «Quindi se Chan ha ancora intenzione di aspettare, li faccio mettere insieme io».
Alle sue parole Minho avrebbe voluto ridere, ma si limitò ad abbassare lo sguardo. Ormai da un po' di giorni un dubbio gli martellava la testa. L'unico modo per avere la certezza riguardo questa sua insicurezza era chiedere delle spiegazioni, ma non sapeva come porsi. In fondo, fino a quel momento, non aveva mai nemmeno immaginato di poter provare un sentimento che andava oltre all'amicizia per qualcuno. Nessuno si era rivelato abbastanza interessante da scaturire in lui il desiderio di rimanergli accanto in ogni momento della giornata, di essere il motivo per cui era felice, di coccolarlo giusto per il gusto di farlo.
«Min, tutto bene?» gli domandò Hyunjin, sorpreso dal suo repentino cambio d'umore.
Minho si morse il labbro inferiore e prese un profondo respiro. Prima avrebbe parlato e prima si sarebbe tolto il pensiero e un peso dal petto. «Come fai a capire se ti piace una persona?» chiese tutto d'un fiato.
Il silenzio cadde nella stanza. Hyunjin guardava Minho con gli occhi fuori dalle orbite mentre cercava di metabolizzare ciò che gli era stato chiesto. Poi, quando capì che quelle parole erano uscite davvero dalla bocca del suo migliore amico, un sorriso sincero gli illuminò il viso. Strinse la sua mano con affetto, accarezzandogli il dorso con le dita. «E quindi il nostro caro Minho ha iniziato a provare qualcosa per qualcuno, mh?» commentò. «Pensavo tu fossi... non lo so, un alieno?»
Minho gli lanciò un'occhiataccia. «Non tutti devono innamorarsi di qualcuno per essere normali» replicò. Anzi, spesso l'amore portava più dolore che cose belle. Quante volte aveva sentito al telegiornale persone che avevano subito violenza dalla persona che amavano, o, peggio, erano state uccise da quella? L'amore, come tutte le cose, aveva dei lati negativi e dei lati positivi, poteva rendere le persone migliori oppure rovinarle. Era tutta una questione di punti di vista.
Hyunjin rise. «Stavo scherzando, Min. Comunque dimmi, come mai questa domanda?» chiese e, nel vedere l'incertezza negli occhi dell'altro – occhi che aveva imparato a conoscere fin troppo bene –, gli strinse ancora di più la mano. «Sai che puoi dirmi tutto e io non ti giudicherei, quindi parlami. Capisco che aprirsi non è facile, soprattutto per te che tendi a nascondere tutto ciò che provi, ma credo che adesso sia meglio che tu comprenda ciò che ti sta accadendo. Come ti sei letto dentro al mare ieri, fallo adesso qui con me, così che io possa aiutarti».
Minho annuì piano. Si fidava di Hyunjin, sapeva che avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa gli passava per la testa senza temere di essere giudicato. Doveva solo trovare le parole giuste; parole che tuttavia tardavano a farsi mostrare perché, almeno dal suo punto di vista, non esistevano per spiegare ciò che provava, ovvero qualcosa che non riusciva a capire. Però in qualche modo avrebbe dovuto parlare, perché era meglio sentirsi stupido che ignorante riguardo qualcosa che lo interessava in prima persona.
Si fece coraggio, anche se il suo sguardo era puntato sul piumone bianco che ricopriva il letto di Hyunjin. «È da un po' che provo cose strane quando parlo con Quokka, cose che non ho mai provato. Per esempio, tutto ciò che mi dice sembra che non me l'abbia mai detto nessuno. Magari è qualcosa che tu e Chan mi dite spesso, ma quando è lui a scrivermela è diverso. Io mi sento diverso. Come se il cuore volesse uscirmi dal petto... E poi, non lo so, ma ogni tanto mi viene da vomitare. Non in senso negativo, ma mi sento lo stomaco in subbuglio ed è una cosa piacevole, ma anche fastidiosa. Mi sembra quasi di essere malato. Non so se hai capito, ma non so in che altro modo spiegarlo. Non ho mai, mai, mai provato queste cose quando parlavo con qualcuno, finché non è arrivato lui. Quindi, mi chiedevo se è questo che provi quando ti piace una persona» spiegò velocemente.
Hyunjin ridacchiò. «Quanto sei carino, Min!» esclamò e si portò le mani davanti alle labbra. «Mi si sta sciogliendo il cuore, ti giuro! È la cosa più impacciata e dolce che sia mai uscita dalla bocca di una persona!»
Minho, le cui guance erano completamente rosse, gli diede una spinta leggera. «Smettila di prendermi in giro! E comunque non hai ancora risposto alla mia domanda» borbottò e un tenero broncio gli increspò le labbra.
Hyunjin rise. «Perdonami» mormorò, poi scrollò le spalle. «Cosa devo dirti? È palese che tu sia cotto del ragazzo-scoiattolo. È anche questo ciò che provi quando ti piace una persona».
Quando Minho comprese ciò che gli era appena stato detto, il mondo si fermò. Gli piaceva davvero Quokka? Insomma, non l'aveva mai visto, non sapeva che aspetto avesse, non conosceva il suo profumo, la morbidezza della sua pelle oppure il suono della sua risata. Non sapeva niente di lui nella vita reale, eppure gli era bastato parlarci per quasi un mese per iniziare a provare qualcosa. Minho, che non si era mai innamorato di nessuno, nemmeno quando era un bambino o un ragazzino ormonato, aveva preso una cotta – e anche bella grande – per qualcuno che non aveva mai visto. Si chiese che cosa avesse mai fatto per meritarsi un "amore" – era giusto, poi, chiamarlo già amore? probabilmente no, ma non sapeva che altra parola usare – così crudele e sconosciuto. Era davvero possibile prendersi una cotta per qualcuno che non poteva conoscere, perché non gli sarebbe stato permesso anche solo provare a vederlo?
«Però non avere paura, Min» continuò Hyunjin. «Non c'è niente di male nel provare qualcosa che si avvicina all'amore».
Minho abbassò lo sguardo. «Io... Non lo so. Non l'ho mai visto, Jinnie». Dirlo ad alta voce faceva ancora più male. Quando era iniziato tutto? Quando il suo cuore si era legato all'immagine di Quokka che vedeva da un semplice e insignificante schermo? Non sapeva trovare una risposta, perché sembrava che quell'incidente – così come lo considerava lui – facesse parte di una linea continua, che si ingarbugliava in continuazione, ma che seguiva una propria logica. Era come se la sua vita lo avesse preparato all'incontro con il ragazzo-scoiattolo, perché desiderava che conoscesse un'altra parte dell'amore proprio con la persona che lo aveva fornito di una lanterna per illuminare il tunnel buio nel quale si era ritrovato.
Sembrava quasi destino. Sembrava destino che quella sera Minho avesse pulito i bagni al posto di Hyunjin, trovando la fatidica frase dalla quale era partito tutto. Sembrava destino che Minho stesse passando il periodo più buio della sua vita, e che Quokka ci fosse già passato e ne fosse uscito solo per metà. Sembrava destino che entrambi avessero bisogno di qualcuno che li capisse davvero, qualcuno che sapesse sempre dire la cosa giusta al momento giusto. Sembrava destino il loro incastrarsi perfettamente, come due metà di una sfera che si è rotta cadendo a terra e che, finalmente, può essere ricomposta.
Inconsciamente si portò una mano a stringere il ciondolo della collana che nascondeva accuratamente sotto la maglietta, giusto per sentirlo più vicino.
Hyunjin si accorse di quel momento e osservò curioso il gioiello che Minho portava legato al collo. «Non ho mai visto questa collana. Dove l'hai presa?» chiese, forse già immaginando la risposta.
Minho deglutì e si alzò sotto lo sguardo attento dell'altro. «Quokka l'ha lasciata sotto una panchina ieri mattina, prima che andassi al mare, così sarebbe stato con me» spiegò e cominciò a raccogliere le proprie cose velocemente.
Hyunjin si alzò a sua volta e lo raggiunse. Gli strinse un braccio per obbligarlo a fermarsi. «Min, dove vai?»
Minho intrecciò il proprio sguardo spaventato e in subbuglio con quello preoccupato e serio di Hyunjin. «A casa» rispose e si allontanò da quella presa ferrea che lo faceva tremare.
«Cosa hai intenzione di fare adesso che hai capito cosa provi?»
Minho uscì dalla camera e poi dalla villa senza rispondere, perché non ne aveva la più pallida idea. Non voleva rovinare nulla del suo rapporto con il ragazzo-scoiattolo, ma cosa sarebbe cambiato quando sapeva ciò che provava? Aveva paura di scoprirlo, e non poteva essere biasimato. Una falena è attratta anche dalla luce più pericolosa, ma prima di permettere a se stessa di essere annientata aspetta un po', soppesa la situazione, poi ne è reclamata.
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