17. vorrei avere il cuore di ghiaccio
sabato 31 ottobre
quokka_
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– 18:45 –
vorrei farti vedere come sono
vestito uffa! perché abbiamo
fatto quel patto strambo di non
inviarci foto o altro?
sei così noioso, te l'ho mai
detto? e poi sei stato tu a
proporlo.
che sono noioso me lo dici
ogni singolo giorno, però un
po' mi pento di averti proposto
questo patto
vabbè, se proprio ci tieni a
farmi sapere cosa hai indossato
per stasera, descrivimi come sei
vestito.
allora: ho una camicia nera aderente,
un paio di jeans – sempre neri e
aderenti – e poi mi sa che mi metterò
il giubbotto di pelle e gli scarponcini!
wow, scommetto che starai benissimo.
scommetti bene ;)
io non ti farò mai più un
complimento.
l'importante è essere convinti ;)
se non smetti di usare queste
faccine ti blocco.
uffa, quello noioso fra noi due sei
tu! >:(
continui?
ovvio, visto che ti dà fastidio
comunque voglio sapere come
ti sei vestito! su
visto che siamo in pochi e non
è niente di particolare, mi sono
messo una camicia bianca con
sopra un maglioncino e un paio
di jeans. qualcosa di molto più
semplice del tuo outfit.
mi piacerebbe vederti, perché
sono convinto che stai benissimo
vestito in questo modo ;)
non è niente di che, lino.
io non sono niente che valga
la pena guardare.
questo lo dici tu. sappi che se un
giorno dovessimo incontrarci, ti
dirò subito che sei bellissimo.
sono convinto che tu sia bello
no, fidati. e ricordati che
non ci incontreremo mai.
questo lo dici tu eheh
comunque pensi che sia troppo
elegante il modo in cui mi sono
vestito? sono a casa del mio
migliore amico e siamo in pochi,
non vorrei risultare esagerato
dimmi: ti piace come sei
vestito?
molto
allora rimani in questo modo.
l'importante è che ti piaccia.
bene, grazie piccolo
non chiamarmi piccolo. sai
che mi mette in imbarazzo e
mi dà fastidio.
appunto perché lo so continuo
a farlo :)
e poi sei più piccolo di me, o
sbaglio?
ci rinuncio. sei impossibile.
io sono impossibile? parla quello
con il cuore di ghiaccio!
smettila di dirlo, non ho affatto
il cuore di ghiaccio.
mi piacerebbe averlo però.
perché dici così?
niente, lascia perdere.
non dovevi essere alle sette a
casa dei tuoi amici?
CAZZO È VERO, SONO IN
RITARDO
non me n'ero accorto, MI
UCCIDERANNO
lo so, fa quest'effetto parlare
con me.
non sono nella posizione adatta
per ribattere, ci sentiamo dopo!
per qualsiasi cosa scrivimi, mi
raccomando <3
sì, lo stesso vale per te. divertiti.
divertiti anche tu principino!
che schifo, ti blocco.
[...]
Jisung gettò il capo all'indietro e scoppiò in una risata fragorosa. Si teneva la pancia con le mani e continuava a sbattere un piede per terra. Fece finta di asciugarsi le lacrime con le dita. «Minho non l'ha fatto davvero!» esclamò.
Hyunjin annuì. «Ti giuro, ha davvero provato a fare una capriola sulla sedia e quella si è rotta!» gridò mentre cercava di non far cadere la bottiglia di birra dalle proprie mani. «È caduto per terra come un sacco di patate! È stato bellissimo, dovevate vederlo».
«Hyung, sei davvero pessimo!» lo canzonò Felix, che riposava con la testa appoggiata sulla spalla di Chan mentre cercava – invano – di smettere di ridere. Stava iniziando a fargli male la pancia a causa di tutte quelle risate.
Minho sbuffò. «Potreste anche smetterla di prendermi in giro, così mi fate fare solo figure di merda!» si lamentò, annoiato. In realtà avrebbe voluto ridere per la propria stupidità, ma non poteva permettere che continuassero a infangare il suo nome.
«Oppure potresti sputtanare Hyunjin, non mi sembra molto intenzionato a smettere» commentò Changbin, seduto accanto a lui.
Era arrivato insieme a Jisung e Felix – li aveva portati lui visto che aveva la macchina – ed era subito rimasto simpatico a tutti. A quanto aveva raccontato, lavorava in un negozio di musica e si divertiva anche a scrivere e produrre qualche canzone. Minho aveva subito pensato al ragazzo-scoiattolo, immaginando che un amico come lui avrebbe potuto fargli comodo. Peccato che non avrebbe potuto presentarglielo in alcun modo e, a quella realizzazione, senza un motivo preciso i suoi occhi si erano rattristati. Sperava solo che nessuno se ne fosse accorto.
Minho si voltò verso di lui con un ghigno. «Noi due andremo più d'accordo di quanto pensavo» disse e si alzò. «Vado a prendere una bottiglia di birra dal frigo. Se quando torno starete ancora ridendo di me consideratevi morti» li minacciò con lo sguardo più serio che riuscisse a fare.
Si voltò e camminò verso la cucina. La cena era andata bene: avevano mangiato chiacchierando del più e del meno e cercando di conoscersi meglio, scoprendo tratti del carattere simili. Anche Jisung, che di solito rimaneva in silenzio, aveva parlato e, sebbene in un primo momento fosse stato appiccicato a Changbin quasi nel tentativo di nascondersi, adesso sembrava molto a più agio. Insomma, era diventato una macchinetta pronta a dire qualsiasi cosa e, se da una parte Minho trovasse questa cosa divertente, dall'altra più volte, insieme a Felix e Changbin, lo aveva ripreso perché chiacchierava troppo velocemente ed era difficile stargli dietro. Non mi stupirei se dicesse di voler diventare un rapper, pensò Minho con un sorriso mentre stappava la bottiglia di birra che aveva fra le mani.
Si appoggiò al bancone della cucina e prese il cellulare. Il ragazzo-scoiattolo non gli aveva scritto da quando si erano salutati, ma a Minho non dispiaceva. Significava che si stava divertendo e che non avesse avuto qualche ricaduta improvvisa. Era felice a sapere che stesse bene. Posso essere così felice per una persona che nemmeno conosco?, si domandò con un sospiro.
Da una parte, però, sentiva la sua mancanza. Avrebbe voluto scrivergli, ma aveva paura di disturbarlo, quindi si infilò il telefono in tasca per evitare di fare qualcosa di cui si sarebbe pentito. Sentiva le dita fremere dalla voglia di cercarlo e chiedergli come stava, se la serata stesse andando bene e se avesse riso. In realtà, avrebbe voluto essere insieme a lui in quel momento e potersi beare della sua risata. Si chiese se fosse rumorosa come quella di Jisung, oppure pacata come quella di Felix. Quando rideva aveva bisogno di mostrarlo anche con il corpo, piegandosi in due e battendo le mani fra loro, oppure era più tranquillo? Minho sorrise e scosse il capo, immaginava che fosse una persona rumorosa. E poi che profumo aveva? Che shampoo usava? Uno dolce, come quello alla vaniglia, oppure uno con un odore più forte? E i suoi capelli erano morbidi? E le sue mani, invece, come erano? Piccole che si plasmavano perfettamente con le sue? Si chiese anche come sarebbe stato abbracciarlo. La sera, prima di addormentarsi, provava ad immaginarlo e lo vedeva così piccolo... Come se potesse essere circondato completamente con le sue braccia.
Quando si accorse di ciò a cui stava pensando, Minho avvampò e si diede qualche schiaffetto sul viso. Non capiva come mai i suoi pensieri tornassero sempre a lui. Forse il ragazzo-scoiattolo aveva davvero fatto una casetta dentro la sua testa, e, se fosse stato così, non sembrava avere la minima voglia di trasferirsi.
Minho non sapeva più che pensare. Non capiva come mai la sua mente, in qualsiasi momento, tornasse a lui, a una persona di cui nemmeno conosceva l'aspetto, e ciò lo mandava in confusione. Cosa significava l'accelerazione del suo cuore ogni volta che riceveva un suo messaggio? Come mai aveva così tanta voglia di abbracciarlo, di toccarlo, di guardarlo, di sapere come era fatto anche solo per sognarlo la notte?
Scosse il capo e prese un lungo sorso di birra, poi tornò in salotto. Non sapeva quanto tempo era rimasto a pensare al ragazzo-scoiattolo in cucina, ma quando raggiunse i suoi amici Jisung non c'era più. Aggrottò le sopracciglia. «Dov'è andato Jisung?» chiese a Felix, che stava tranquillamente parlando con Chan. Changbin e Hyunjin stavano facendo alcuni drink.
Felix lanciò un'occhiata veloce a Chan. «È in giardino» rispose con un sorriso.
Minho annuì e decise di raggiungerlo, tanto non aveva niente di meglio da fare. Quando mise piede in giardino, lo vide seduto su un dondolo, lo sguardo rivolto verso la luna e un piccolo sorriso sulle labbra. Minho si prese qualche secondo per osservarlo, realizzando che fosse davvero bello. Non si era mai fermato a guardarlo attentamente, anche perché ogni volta che si erano visti o erano di fretta, oppure in gruppo.
Scrollò le spalle e lo raggiunse, sedendosi accanto a lui. Jisung si voltò a guardarlo e gli rivolse un timido sorriso, spegnendo il cellulare e rimettendolo in tasca e stringendosi nella felpa nera che indossava. Arricciò le labbra, mentre le sue guance si tingevano di un rosso intenso, le iridi che brillavano quasi avesse rubato le stelle alla notte puntate sull'erba del giardino sotto le sue scarpe.
«Ti ho disturbato?» gli domandò Minho. «Ho visto che stavi scrivendo a qualcuno».
a.a.
la felpa nera non è stato un errore, no.
è probabile che non seguirò un ordine prestabilito per gli aggiornamenti da ora in poi, perché boh voglio farvi leggere questa storia. non so se vi sta piacendo, ma per me è importantissima quindi mi piacerebbe condividerla un po' di più con voi. se riesco a riscrivere il prossimo capitolo in tempo (devo cambiare alcune cose, sigh), mercoledì lo pubblico <3
grazie per il supporto <3 senza di voi questa storia non esisterebbe!!
sempre vostra,
GiuGiu
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