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27. Se mi ami davvero

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Le nozze si sarebbero tenute il giorno dopo. Juliet sedeva accanto a Jonathan, sul divanetto della sala da tè.

«Andrà tutto bene» stava dicendo lui. «Ogni cosa è pronta, e questo matrimonio non potrà essere che perfetto.»

Juliet sorrise, annuendo. Jonathan la stava rassicurando perché la vedeva strana, e aveva chiaramente pensato che fosse per le nozze. Invece il matrimonio era proprio l'ultima cosa che in quel momento preoccupava la ragazza, visto quello che aveva saputo la notte precedente. Era ancora un po' confusa, ma aveva ben chiaro la colpevolezza di Rainold ed Eliane riguardo diverse cose.

«Sono contenta che finalmente possiamo sposarci» disse allora, per evitare di insospettire Jonathan.

«Anche io.»

In quel momento sembrava lui a essere in difficoltà. Che fosse preoccupato per il matrimonio più di quanto avesse dimostrato?

No, il fatto era un altro. Divenne nervoso all'improvviso. Iniziò a torcersi le mani e a lanciare lunghe occhiate alla porta. Juliet lo fissò con sguardo indagatore.

«Va tutto...?»

«Devo dirti una cosa» la interruppe Jonathan, guardandola negli occhi.

Le viscere di Juliet si rigirarono. Nelle iridi chiare di lui aveva letto qualcosa... qualcosa che non avrebbe voluto percepire. C'era qualcosa di serio che doveva dirle, e sembrava anche qualcosa di molto brutto e spiacevole.

«Cosa... cosa c'è?»

Jonathan sospirò lentamente.

«Avrei dovuto dirtelo tempo fa... ancora prima che venissi qui» disse. «Ma mia madre mi ha convinto a tacere... a non rivelarti niente. Altrimenti sarebbe saltato il matrimonio, con molta probabilità, e tu non avresti mai più voluto avere a che fare con noi, e mia madre ci teneva davvero tanto. Per cui, è arrivato ormai il momento di dirti tutto. Avrei dovuto tacere per sempre e portare con me questo fardello nella tomba... ma non posso, perché è chiaro a entrambi che io tengo a te. Se io taccio, il nostro amore sarà solo una menzogna.»

Juliet lo fissò, e le tornò in mente il brandello di conversazione che aveva ascoltato quella sera, quasi due mesi prima, fuori dalla camera di Eliane.

Juliet non lo deve assolutamente sapere, chiaro?

Che c'è di male? Perché non posso dirle nulla?

Perché è pericoloso! Cosa ne sai tu di quel che lei potrebbe pensare?

«Dimmi» mormorò Juliet.

Sembrava che Jonathan stesse cercando le parole giuste.

«Tuo padre... lui è morto a causa mia. E... se mi ami davvero, Juliet, sono certo che perdonerai il mio errore.»

«Come?»

Lei non era arrabbiata, né triste, né incredula. Solo confusa. C'era qualcosa che non andava... qualcosa che non combaciava con tutte le altre informazioni di cui era a conoscenza.

«Posso spiegarti» disse Jonathan, prendendole entrambe le mani.

~•~

Cara Juliet,
ti aspetto questo pomeriggio da sola davanti al sentiero che costeggia il Tamigi. Ho urgente bisogno di parlarti. Mi auguro che tu abbia io buonsenso di venire,

Eliane

Era questo il breve biglietto che Juliet aveva abbandonato sul suo letto, mentre indossava un abito adatto a una passeggiata lungo il fiume. Era comprensibile il loro incontro. O Eliane voleva parlare del matrimonio che si sarebbe celebrato l'indomani, oppure voleva tirare fuori l'argomento "Agatha". Oppure...

Juliet scosse la testa, cancellando quel pensiero, anche se sapeva che la terza opzione era la più probabile. Afferrò l'ombrellino che utilizzava per ripararsi dal sole, poi fissò Gina, accanto a lei.

«Gina, devi seguire il piano, va bene?» fece, seria. «Segui il piano e non fare niente di avventato. Fidati di me, chiaro?»

«Come desiderate» rispose Gina, un po' nervosa.

«Andrà tutto bene» disse Juliet.

Fissò ancora un attimo il volto stanco di quella donna che le era sempre stata accanto dopo la morte del padre, poi uscì dalla stanza.

Eliane, come previsto, l'aspettava davanti al sentiero che costeggiava il Tamigi e offriva una passeggiata piacevole. Juliet scese dalla carrozza e le andò incontro.

«Juliet, cara, puoi anche lasciar andare la carrozza» le disse. «Torneremo con la mia.»

La ragazza le sorrise, poi tornò indietro e disse qualcosa al cocchiere.

Dopo poco iniziarono la passeggiata. A Juliet piaceva molto il fiume, peccato che però non fosse particolarmente valorizzato in giornate di sole come quella, dato che non vi era quasi nessuno lungo il sentiero.

«Ditemi, perché desiderate parlarmi?» chiese.

«Riguarda... qualcosa di molto interessante» rispose Eliane, sorridendo. «Ieri ho perso una lettera... a quanto pare davanti alla tua camera. Dunque sono tornata indietro e lì l'ho trovata. Ma quando ho controllato se tu fossi nella tua stanza... non ti ho trovata. E lì mi è salito il dubbio che tu avessi letto la lettera uscendo dalla camera.»

Juliet continuò a camminare tranquilla, mantenendo alta la testa e lo sguardo fisso davanti a sé.

«E non posso non credere che tu non ti sia presentata all'incontro. Non dopo quello che avevi letto.»

«Avete ragione a credere ciò» replicò Juliet. «Ma adesso io so tutto, e potrò porre fine al male che avete fatto e salvare Jonathan da voi. Posso denunciarvi.»

«Pensi davvero di sapere ogni cosa?» ribatté Eliane, iniziando ad accanirsi.

«Ma certo» disse Juliet, sorridendo. «Sapete, Jonathan mi ha rivelato il suo segreto. Ha detto che è stato lui la causa della morte di mio padre. Ma è stata una causa indiretta.

«Infatti, mi ha raccontato per bene quello che è successo. Ha detto che anche lui era su quella nave, per arruolarsi nella flotta reale. C'è stata una tempesta, e lui, per soccorrere un marinaio caduto in mare, ha lasciato il timone a un giovane inesperto, sapendo che non sarebbe riuscito a salvarsi. È andata proprio così. Questo giovane, infatti, non è stato capace di svolgere il suo compito, dunque la nave, non comandata da un capitano esperto, è affondata. E tale giovane è riuscito a salvare solo se stesso e Jonathan. Da quell'avvenimento, vostro figlio ha abbandonato il desiderio di entrate nella flotta reale.

«Ora, focalizziamoci sul punto importante: il giovane. Egli non era altri che Rainold Terrencie. La tempesta, poi, è stata solo pura fortuna; infatti il compito di Rainold era soltanto eliminare mio padre, non un intero equipaggio. Ma questo è avvenuto solo dopo

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