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26. Scoperte pericolose

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Solo due giorni dopo si sarebbe tenuto il matrimonio. Era tutto pronto. Ogni cosa era al suo posto. Villa Gellerson non era mai stata così splendente. Eliane aveva compilato una lista degli ospiti e l'aveva fornita ai camerieri, dando così modo di organizzare i posti ai tavoli.

Non ci sarebbe stata un'unica tavolata, ma tavoli rotondi divisi in base agli invitati. In uno ci sarebbero stati tutti gli ospiti dalla parte di Juliet (davvero pochi); il resto dei posti erano occupati da amici e parenti di Jonathan.

Era mattina presto, quando Juliet si svegliò e non riuscì più ad addormentarsi. Le dava fastidio ogni minima cosa. Anche la leggerissima luce che filtrava dalle tende della finestra. O forse, semplicemente, non ce la faceva a dormire con l'insistente pensiero del matrimonio imminente.

Due giorni. Soltanto due giorni e poi il suo animo sarebbe stato in pace, felice e contento per sempre. Che bel futuro che le si poneva davanti, bloccandole la via di un destino orribile.

Ora capiva cosa intendeva la vecchia del sogno; se non avesse accettato di sposare Jonathan, Juliet non si sarebbe trasferita, quindi Doug non avrebbe venduto la casa e lei non aveva ritrovato suo nonno prima della sua morte. Sarebbe stata quella la terribile ripercussione sul suo futuro: non aver mai conosciuto la famiglia di sua madre, e vivere sentendosi incompleta.

Era ormai sicura che fosse passata un'ora dal suo risveglio, quindi non doveva essere così tardi. O forse il tempo trascorso a rigirarsi nel letto, tra le coperte, era sembrato di più di quello realmente passato. Non importa, si disse Juliet con un sospiro.

Si alzò e si bloccò di colpo, con la mano tesa in direzione della maniglia della porta, quando sentì qualcuno correre rumorosamente e con quella che sembrava una certa fretta. Appena i passi si allontanarono, Juliet aprì la porta con uno scatto. Si posizionò sulla soglia e allungò il collo in avanti, per osservare a destra e sinistra il corridoio. Niente. La quiete sembrava non essere stata spezzata.

E invece era così. E la prova era davanti a lei. Sul pavimento era posata quella che doveva essere una lettera. Era piegata in modo che non si vedesse il contenuto. Molto probabilmente era caduta alla persona che era passata correndo per il corridoio.

Juliet afferrò cautamente la lettera, e l'aprì. Prima ancora di leggere cosa dicesse, l'occhio le cadde subito sulla firma del mittente, e a quel punto fu puro orrore. E tutto divenne ancora più confuso quando lesse il nome del destinatario. Dietro c'era qualcosa di più grande di tutto quello che avesse potuto immaginare. Leggere la lettera non fece altro che aumentare il caos nella sua mente.

Carissima Eliane,
voglio annunciarvi il mio ritorno in città. Sono certo che questa notizia vi allieterà oltremodo. È chiaro che mi abbiate chiesto di lasciare Londra dopo quel memorabile giorno; spero che tutto quello che avevamo accordato sia andato secondo il piano. È per questo che ormai immagino di poter stare tranquillo: non si risalirà mai a noi. Spero che anche voi stiate bene, e che abbiate lasciato andare queste faccende insieme al passato. Se vostro figlio sta per sposare lei, vuol dire che ogni cosa è al suo posto. Quindi mi sento alquanto obbligato a chiedervi di vederci questa sera, davanti alla villa abbandonata dei Durant, per trascorrere insieme il nostro tempo e per riparare i due mesi passati lontani.

Sinceramente vostro,
Rainold Terrencie

Juliet lasciò la lettera di nuovo a terra. Il cuore era in tumulto, e batteva all'impazzata. Mai si sarebbe aspettata una cosa del genere. Mai. Il demone del suo passato, colui che l'aveva rovinata, era tornato.

Eliane sarebbe venuta a riprendere la lettera dopo essersi resa conto di averla persa per la strada. Probabilmente era andata a inviare una risposta a Rainold. Ma quale rapporto c'era tra i due? Perché sembravano così tanto in una confidenza... naturale?

Pregò perché Eliane non si accorgesse che aveva letto la lettera, quindi chiuse la porta della propria stanza e corse via, diretta alla sala da pranzo per farsi portare una camomilla e cercare così di calmarsi.

~•~

Dopo cena aveva finto di chiudersi in camera, quella sera, poi era sgattaiolata via, mentre Eliane era nelle sue stanze, secondo Juliet a prepararsi.

Le era sembrato davvero giusto, all'inizio, recarsi all'incontro tra Rainold ed Eliane. Ma in quel momento, accucciata tra un cespuglio e l'altro, nel giardino che era stato dei Durant, aveva dei ripensamenti. Perché non aveva potuto lasciar perdere? La verità era così importante?

Stava per sposare l'uomo che aveva appena imparato ad amare, perché complicarsi ancora la vita?

Be', perché quando il passato doloroso ritorna, è difficile lasciarlo passare così, senza sfiorarlo.

Questa lotta interiore stava vivendo Juliet, mentre fissava la figura alta e imponente di Rainold immobile davanti alla villa, in attesa di Eliane. La donna non ci mise molto ad arrivare.

Apparve davanti al cancello malandato, da sola. Corse verso Rainold non appena lo vide. Lui si voltò verso di lei, e tese entrambe le braccia. Eliane si fermò davanti a egli, e posò le proprie mani sui palmi aperti di lui, che aspettavano solo di accogliere quelli della donna.

E voi non potreste mai immaginare quello che Juliet vide e sentì quella notte.

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