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4-JAY

Il funerale fu la parte più dura di quella giornata assurda. No, forse, la parte più difficile fu vedere Erin che chiedeva la morte davanti al bastardo che aveva ucciso i nostri colleghi; fatto sta che quando tornai a casa quella sera sprofondai in una dormita dalla quale feci fatica a svegliarmi la mattina successiva.

Entrai al distretto come ogni mattina, ma il sergente era già in ufficio con il distintivo in mano; quando vide che eravamo tutti o almeno così disse lui successivamente, uscì da esso con un volto stanco e pensieroso. Erin non era ancora arrivata, ma non mi sembrava poi tanto strano dal momento che aveva perso una persona cara e aveva bisogno di qualche giorno per metabolizzare la cosa.

<Ragazzi, ieri mio figlio tornando da scuola ha trovato una busta davanti la porta di casa con un biglietto. È il distintivo di Erin. Da quello che era scritto sul bigliettino, non ha intenzione di tornare. Credo proprio che abbia lasciato la polizia, l'Intelligence per sempre.> spiegò Voight. La testa iniziò a girare e per un momento temetti di cadere a terra, ma poi mi ricordai di essere seduto sulla scrivania; gli altri ragazzi avevano delle facce sconvolte, tanto che quando la sergente Platt salì le scale per annunciare una visita chiese preoccupata che cosa fosse successo.

Ebbe un mancamento e il ragazzo che si trovava dietro di lei, la prese in tempo affinché non cadesse per terra. Con l'aiuto di Adam l'adagiarono su una sedia e quest'ultimo le andò a prendere un bicchiere d'acqua; intanto Voight era riemerso dal bagno e si sorprese a vedere quel ragazzo. Nel mentre tutti noi eravamo curiosi di scoprire chi fosse.

<James va' a scuola> ordinò l'uomo.

<No. Voglio trovare mia sorella> seguitò sullo stesso tono il ragazzo che da come aveva detto il sergente si chiamava James

<Lo so, ma me ne occupo io, okay?> proseguì fulminandolo con lo sguardo.

<Okay, ma io non mi muovo di qui> concluse sedendosi alla scrivania di Erin <E tanto perché tu lo sappia, forse so dove si trova>

<Dove?> scattai in piedi come se all'improvviso la scrivania scottasse e aspettai una risposta che non tardò ad arrivare: Da Clara, un bar ad Auburn Hills. Ma che diavolo ci faceva lì?

<James nel mio ufficio, subito> tuonò il sergente e capendo che non era il caso di rimanere alle scrivanie ci dileguammo all'interno del distretto; chi andò al bar a prendere un caffè, chi scese dalla Platt per fare due chiacchere, chi come me, Kevin e Mouse si rintanò nell'ufficio di quest'ultimo.

<Una delle ultime volte che ero di pattuglia con Kim, ho sentito che alcuni poliziotti parlavano di una parentela tra Erin, James e Voight. Qualcuno ha anche giurato di aver sentito James chiamarlo "papà", ma ripeto non prendetemi di parola perché si sa come sono i pettegolezzi>

<Se fosse veramente così, si spiegherebbero molte delle regole di quest'unità> ironizzò Mouse, alludendo soprattutto a quella delle relazioni tra colleghi <Magari se chiedete alla Platt...>

<O magari potresti farlo tu...> provai a persuaderlo, ma inutilmente perché non voleva casini <Va beh ci ho provato. Avvisate Voight che ho un'emergenza a casa> li informai uscendo dall'entrata sul retro del distretto.

Salii in auto e, impostato il navigatore, partii per riportarla indietro.

Quasi cinque ore dopo arrivai a destinazione, il bar che mi aveva indicato James era ancora chiuso perché avrebbe aperto solamente fra un'ora, cioè alle sei, così ne approfittai per entrare in un minimarket dalla parte opposta alla strada per prendere uno snack, anche se non avevo fame per niente, e per fare alcune domande. Mostrai la foto ad alcune persone che si trovavano lì dentro e al proprietario, poi ripetei con dei passanti e tutti mi dissero che era la nipote di Clara Lindsay, proprietaria del bar "Da Clara, e che l'avevano vista ieri per la prima volta dopo anni.

Bene, era veramente qui. Ora toccava solo trovarla.

<Magari se aspetta che apra il locale, la trova. Ieri ci ha passato tutta la notte> mi informò l'ultimo passante che avevo fermato.

<Grazie> risposi rientrando in auto perché fuori si gelava. Controllai il telefono e vidi un messaggio da Mouse, ma non lo aprii nemmeno perché la saracinesca del locale si alzò lasciando comparire la figura di una donna sulla cinquantina, attesi qualche istante e poi entrai accomodandomi al bancone. <Scusi, so che avete appena aperto ma avrei bisogno di un'informazione> fece segno di proseguire <Sto cercando Erin Lindsay, la nipote della proprietaria del bar. Sa dove posso trovarla?>

<Guardi, le consiglio di aspettare qua. Fra poco arriva Clara e potrete discutere insieme. Posso sapere chi la sta cercando?> rispose con non chalance

<Jay> mi accomodai nell'ultimo sgabello del bancone a sinistra e ordinai un bicchiere d'acqua perché avrei dovuto guidare al ritorno.

Ad ogni persona che entrava nel locale, gettavo uno sguardo di delusione.

"Quanto diavolo ci mette Clara?" pensai "Erin sarebbe stata con lei?".

Dopo aver visto l'orologio segnare l'una di notte, fui sul punto di andare un ragazzo mi si avvicinò e mi avvisò che la ragazza che cercavo era andata in discoteca; dopo questa scoperta avrei dovuto prendere un giorno di ferie e di sicuro tornando al lavoro avrei ricevuto una bella lavata di capo dal sergente, ma adesso era l'ultimo dei problemi: dovevo trovarla e riportarla a casa, prima che fosse troppo tardi.

Impostato nuovamente il navigatore, arrivai a destinazione cinque minuti dopo; fuori dall'edificio c'era una fila interminabile di gente, ma guardando rapidamente i volti in fila, conclusi che era già dentro. Entrare non aveva senso, non saremmo riusciti a parlare; così mi appoggiai al muro e aspettai l'alba. Voight mi aveva chiamato diverse volte, ma non risposi mai, non ero dell'umore giusto e sarebbe peggiorato se Erin non fosse tornata a casa. 

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