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13-ERIN

Jay aveva ragione: se avessi voluto andare avanti, avrei dovuto dirle addio. Non sarebbe stato facile, ne ero pienamente cosciente, ma dovevo in qualche modo riprendere in mano la mia vita.

Fui veramente contenta della festa che avevano organizzato, ma soprattutto fui felice di rivedere tutte le mie migliori amiche e Riley, la ragazza di Caroline; sapevo bene che erano tutte molto impegnate però erano comunque riuscite a trovare il tempo per venire a Chicago e trascorrere del tempo insieme.

Quando quella mattina entrai al distretto ero raggiante tanto che la Platt fece finta di doversi coprire gli occhi come a coprirsi dalla luce solare, poi mi fece avvicinare al bancone e mi consegnò il suo regalo poiché non era riuscita a venire la sera prima e solo successivamente salii di sopra dove c'erano solo Halstead e Mouse, perciò nessuno dei due aveva preso l'influenza. A ripensarci non sapevo come avevamo fatto a stare sul terrazzo senza giacche poiché la temperatura segnava -5, li salutai e mi misi comoda sulla sedia della mia scrivania. Inoltre Hank aveva deciso che ormai potevo tornare nel mio appartamento e a fare coppia con il mio vecchio partner.

<Come va con la cagnolina?> chiese Mouse curioso.

<Tutto bene, stamattina siamo andate a fare una corsetta. Comunque ho deciso di chiamarla Akira> li informai <Jay mi potresti accompagnare in un posto?> annuì e si alzò per dirigersi all'auto. Gli consegnai le chiavi e lasciai che guidasse fino al fatidico incrocio tra San Halsted Street e la 63 strada ad Englewood.

Scesi da essa e mi diressi verso il punto che aveva per sempre segnato il destino di due famiglie oltre che al mio; mii sedetti sul bordo del marciapiede e, solo dopo aver preso un bel respiro, riuscii a dire qualcosa. <Ehi Rocky, mi senti?> attesi qualche istante prima di proseguire, forse perché pensavo proprio di sentire la sua voce <Mi dispiace, mi dispiace tato per non essere stata in grado di proteggerti e salvarti. Mi dispiace non averti ordinato di nasconderti dietro all'auto, era compito mio perché tra noi due ero quella da più tempo all'unità. Però, ora, ho capito che non è stata colpa mia (almeno in parte) ma se voglio continuare a vivere, devo andare avanti; per questo ti chiedo di perdonarmi se ora ti dirò addio. Prometto di prendermi cura di tua figlia, appoggiandola e sgridandola quando avrà torto. Prometto anche di ricordarti sempre per la persona magnifica che sei stata; ti voglio bene collega, non ti scorderò mai.> Mi alzai e una folata di vento mi scompigliò i capelli. Aveva accettato, ne ero sicura e questo era il suo modo per dimostrarlo.

Tornai da Jay sfatta, sollevata e al tempo stesso felice; gli mimai un grazie e ordinai di lasciare il posto del guidatore. <Ma andiamo...> protestò non troppo convinto aprendo le braccia

<Non sento ragioni> stavamo per dare inizio ad un battibecco infinito, quando la radio ci interruppe avvisandoci di una rapina in corso in una gioielleria del centro. <Continuiamo dopo> conclusi accendendo i lampeggianti. Perché chiamavano noi? Di solito se ne occupavano i poliziotti specializzati, perciò doveva essere qualcosa di importante; sul luogo erano già presenti diversi poliziotti e il sergente Voight che mi fulminò con lo sguardo e conoscevo ciò che mi sarebbe aspettato dopo al distretto, della squadra arrivarono solo Olinsky e Dawson che erano reperibili, mentre gli altri due non erano di turno.

<Cosa abbiamo?> domandò il mio partner, ma il sergente sembrò non sentirlo e a quel punto ripeté la domanda Olinsky. Che cosa avevamo combinato ora?

<Due rapinatori sono entrati nella gioielleria e hanno preso in ostaggio quattro persone, tra cui il sindaco e una delle sue bambine> Ora capivo il perché della chiamata <Liberiamo gli ostaggi, prendiamo i rapinatori e ce ne torniamo al distretto> "E poi avremmo fatto i conti" pensai.

Dopo ore di trattative eravamo riusciti a liberarli tutti, ma uno dei due rapinatori era riuscito a fuggire così iniziò un inseguimento che terminò tre isolati dopo, quando un'auto lo investì uscendo da un garage; lo consegnammo a Dawson che si occupò dell'interrogatorio e mi avviai verso l'ufficio del sergente finché l'occhio non mi cadde sulla scrivania di Rocky che da vuota, era tornata ad avere degli oggetti. In quel momento Hank salì le scale seguito da una donna mia coetanea. <Ragazzi, lei è Hailey Upton e da oggi sarà la vostra nuova collega> strinsi un pugno fino a far sbiancare le nocche e affermai rivolto al sergente che dovevamo parlare.

<Chi è quella?> domandai indispettita

<La nuova detective dell'Intelligence, Hailey Upton> mi informò con tutta la calma del mondo. <Dove sei stata oggi con Halstead?>

<Vedo che l'hai già sostituita>

<Rocky non potrà mai essere sostituita, lo sai. Te lo ripeto, dove sei stata con Halstead, oggi?>

<Mi pare che lo hai già fatto> aprii la porta e mi sedetti spazientita alla scrivania; Olinsky e Antonio erano tornati dalla sala interrogatori e si stavano presentando alla nuova arrivata prima di essere interrotti da Voight che chiedeva nuovamente dove fossi stata <Vuoi sapere dove sono stata?!> sbottai spazientita <Sono tornata sul luogo della sparatoria e le ho detto addio. Jay mi ha solo accompagnato perché non credo che sarei riuscita a guidare, almeno all'andata. Le ho detto addio e tu hai già trovato il sostituto. Vuoi rimettermi in punizione per questa scenata? Bene, fallo. Vuoi sospendermi? Fallo. Vuoi tirarmi un pugno? Fallo.> I preseti si guardarono perplessi, soprattutto la nuova arrivata, ma non me ne fregava niente perché ciò che aveva fatto Hank era molto più grave: aveva sostituito la mia partner in un batter d'occhio.

Arrivai a casa e telefonai alle mie amiche per invitarle tutte da me e trascorrere una serata tranquilla a parlare di gossip e farci belle come se fossimo ancora alle superiori; Akira era davanti alla porta impaziente di uscire per fare una passeggiatina e fare i bisogni così presi il guinzaglio e ce ne andammo in giro per tutto il quartiere. Nel frattempo calcolai il tempo che avevo a disposizione prima che le ragazze suonassero alla porta e mi accorsi che era veramente poco, per cui decisi di rimandare la doccia alla mattina successiva; al ritorno, poiché stanca, Akira decise di sedersi a terra e non camminare più perciò la dovetti prendere in braccio e rientrate in casa, mi assicurai di avere abbastanza cibo nel frigo anche se ero sicurissima che avrebbero portato molto cibo spazzatura. Le prime ad arrivare furono Margaret e Michelle seguite da Charlotte, Natalie e Nicole, e come avevo previsto si erano indaffarate a svaligiare il supermercato perché entrarono in casa con buste di patatine, noccioline, bottiglie di birra e persino whiskey e vodka, oltre a maschere per il viso, creme e altri accessori femminili.

Stavamo ricordando i vecchi tempi, quando qualcuno bussò alla porta; Margaret decise di andare ad aprire tornando poco dopo sui suoi passi ordinando a tutte di sistemarsi al meglio e far scomparire tutte le creme compromettenti perché fuori dalla porta c'era uno dei "gran fighi della festa". <Jay entra!> gridai dalla cucina dove mi ero diretta per riempire una ciotola di patatine.

<Non credo sia il caso> ero sicura che fosse fermo sulla soglia della porta <Possiamo parlare?>

<Tranquillo non siamo in mutande, vieni> seguitai mentre feci un cenno di scomparire in camera.

I suoi passi si arrestarono davanti alla penisola che separava il soggiorno dalla cucina <Tutto okay?> annuii rapidamente e attesi che proseguisse <Giuro che ieri, quando ti ho fatto tutto quel discorso, ero ignaro di ciò che avrebbe fatto il sergente oggi. Ha sbagliato a comportarsi così, ma sappiamo entrambi che abbiamo bisogno di un'altra persona nell'unità e lui ha ritenuto che Upton fosse la persona giusta>

<Rocky è morta nemmeno un mese fa, è troppo presto!> protestai

<Forse lo è, ma nessuno prenderà mai il suo posto. Lei era speciale e la sua morte non ha distrutto solo te...>

<Lo so, scusa. Anche tu eri molto legato> restammo per qualche istante in silenzio prima che Akira non corse da Jay per avere qualche coccola extra <Ti inviterei a restare, ma non credo sia il caso>

<Rimani> gridò una delle ragazze dalla camera. Sorridemmo entrambi prima di accompagnarlo alla porta e osservarlo andare via. Le mie amiche si risedettero ai posti di prima pronte a tartassarmi di domande e a spettegolare un po' sul ragazzo che era appena uscito. <Come facevi a sapere che era lui?> domando Nicole curiosa dopo aver preso una manciata di noccioline.

<Segreto professionale>

<Se avessi saputo che in polizia ci sono dei fighi così, mi sarei iscritta all'accademia> affermò con gli occhi ridenti Natalie <Fortunata la moglie che lo sposerà. Aspetta ma ha la ragazza?!> domandò Charlotte.

<Gli piaci> si intromise Michelle <E lui piace a te, non è così?> 

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