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Capitolo 6

NICOLE
È ormai pomeriggio inoltrato quando torno a casa e appena varcata la soglia, l'irresistibile profumo della crostata della mamma mi inonda le narici. Mi chiudo la porta alle spalle e mi affaccio in cucina. La prima cosa che vedo è mio fratello, completamente ricoperto di farina mentre si lecca le dita sporche di marmellata. Sposto, poi, lo sguardo su mia madre che sta cercando di far tornare i mobili al loro colore normale.
"Ciao" saluto.
Entrambi mi rivolgono un sorriso caloroso che mi fa ricordare quanto bello sia avere una famiglia, nonostante tutte le difficoltà.
Mio fratello scende dallo sgabello su cui era seduto e si avvicina, a braccia spalancate, a me urlando "Ti abbiamo preparato la crostata". Prima che le sue sudicie manine possano entrare in contatto con i miei vestiti, lo blocco mettendogli due dita sulle fronte e spingendolo leggermente all'indietro.
"Fermo piccolo fantasma" gli dico ridendo mentre lui si sforza per avvicinarsi a me.
"Che ne dici di andargli a dare una ripulita così poi mangiamo la crostata?" Mi chiede la mamma e io annuisco e prendo Scott per la maglietta portandolo verso le scale.
"Andiamo piccolo chef".
Entrati nella sua stanza prendo il pigiama poggiato sotto il cuscino sul letto e lo porto in bagno.
Lo faccio sedere sul mobile accanto al lavandino mentre gli preparo la vasca.
"Tata posso chiederti una cosa?"
"Dimmi" gli dico mentre sono concentrata a scegliere il bagnoschiuma da usare. Scarto prontamente quello che abbiamo usato io e Louis solo poco tempo fa e resto indecisa tra uno all'albicocca e uno al cocco.
"Louis non tornerà più qui, vero?"
Il movimento brusco della mia mano, fa cadere tutti i flaconi nella vasca che si sta rimpiendo e così finisco con il bagnarmi anche io.
Resto voltata di spalle e dopo aver recuperato un bagnoschiuma a caso (alla fine ha vinto l'albicocca) ripongo gli altri nuovamente sulla mensola.
Ne verso una dose abbondante e smuovo l'acqua per creare la schiuma. Quando sono soddisfatta, mi giro verso mio fratello e mi avvicino.
"Vuoi che ti tratti da bambino grande?" Gli chiedo iniziando a spogliarlo.
"Si, io sono grande" risponde corrucciato.
"Per ora Louis non tornerà perché abbiamo litigato e io sono arrabbiata con lui"
"Però non hai neanche giocato con me per andare da lui. Io quando litigo con Ellie non ci gioco" continua dubbioso.
"Vedi Scott qnche se io e Louis abbiamo litigato, io continuo a volergli bene e sono stata con lui perché aveva bisogno di me"
"Lo ami?"
Mi incanto su un punto non ben definito sul muro di fronte a me. E in un attimo, rivivo la prima volta che ci siamo parlati, quando poi è venuto da me entrando dalla finestra con il braccio ferito, il calore delle sue mani mentre io ero seduta proprio dove ora c'è Scott, il calore del suo respiro sulle mie dita, le sue labbra sulla fronte, la sua risata, i suoi occhi persi nei miei, lui perso dentro di me e io persa dentro di lui.
Mio fratello mi passa la mano davanti agli occhi per farmi risvegliare dal mio stato di trance e gli rivolgo un sorriso appena accennato.
"Si lo amo"
"E perché non lo perdoni come fai con me quando combino un guaio? Anche a me mi ami"
"Tesoro, prima di tutto si dice ami anche me. Poi, io ti perdono perché anche se ogni tanto esageri non mi fai arrabbiare così tanto come ha fatto lui. Ci vuole più tempo. Ora vieni che altrimenti l'acqua si raffredda" gli dico prendendolo in braccio e mettendolo nella vasca.
"Troppo calda?" Scuote la testa e inizia a giocare con la schiuma mentre io gli insapono i capelli.
Pensavo fosse più facile parlare con un bambino e invece è davvero complicato.
Purtroppo per i miei poveri nervi, mio fratello non sembra deciso a voler chiudere il discorso Louis e, infatti, puntuale come la morte, ecco una nuova domanda.
"Ma se ti regala uno dei suoi giochi lo perdoni?"
"Non lo so, forse se deciderà di rinunciare a quello a cui tiene di più, si". Gli dico e poi mi alzo prendendo il suo accappatoio con le astronavi e asciugandolo per bene.
"Ora basta parlare di queste cose noiose. Andiamo a mettere.il pigiama e poi a mangiare la crostata. Muoio di fame" gli dico facendogli una linguaccia e iniziando a muovere le dita per fargli un pò di solletico.
Scott si agita tra le mie braccia e la sua risata per un attimo mi fa dimenticare del peso che porto sul cuore.
In cucina mamma ci aspetta già con la crostata sfornata. Ne taglia tre porzioni e la mangiamo chiacchierando del più e del meno. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando ero più piccola e bastava così poco per essere serena. Certo, manca papà ma la mamma è una donna così forte che è riuscita a torarci su senza farci mancare niente.
Alla fine Scott si addormenta sulla spalla di mamma e lei lo porta a letto mentre io sparecchio e lavo gli ultimi piatti.
Dopo poco mamma si riaffaccia in cucina e so che è arrivato il momento di raccontarle cosa mi sta succedendo.
Così, per la seconda volta in questa giornata, racconto gli ultimi due mesi della mia vita. Decido di non mentire a mia madre su nulla e le racconto tutti i particolari escludendo naturalmente quello che c'è stato tra me e Louis. Le racconto tutto quello che ho provato e che Louis mi ha detto e lei, proprio come la signora Collins mi ascolta. Certo, lei sussulta quando le racconto qualche particolare più scabroso e mi stringe la mano quando sussulto io ma almeno mi lascia finire prima di espimere il suo pensiero.
Sembra passato moltissimo tempo prima che io abbia detto tutto quello che dovevo e mia madre prende un profondo respiro prima di parlare.
"Sapevo, quando mi hai chiamato per raggiungerti in ospedale, che Louis non si era fatto male cadendo per le scale ma di certo non immaginavo tutto questo. Di certo non approvo quello che fa ma apprezzo che ti abbia tenuto sempre lontano da quel mondo e ti abbia protetto. Non sto dicendo che sono contenta di sapere che mia figlia frequenta spacciatori e così via però penso che ci sia una profonda differenza tra i veri delinquenti e chi deve fare quello per vivere. E so anche che Louis appartiene alla seconda categoria. Detto questo, mi dispiace per quello che gli è successo perché da madre ho condiviso la stessa angoscia di Johannah nel vederlo immobile in quel letto e nel vedere te che ti spegnevi di fianco a lui.
Capisco il fatto che tu ti sia voluta allontanare da lui ma sei sicura che riuscirai a resistere al tuo sentimento per lui? Non ti sto dicendo che devi appoggiarlo nei suoi progetti di vendetta ma non voglio vederti soffrire perché quello che sento dalle tue parole e vedo nei tuoi occhi è amore. Ed è lo stesso che io e tuo padre condividevamo. Perciò pensaci bene e magari torna da lui e provate a rimettere insieme i pezzi. Sappi che indipendentemente da quello che deciderai, io sarò al tuo fianco e le mia braccia ti stringeranno sempre".
Detto ciò, si asciuga gli occhi lucidi e mi bacia la guancia per poi salire in camera sua.
Io resto seduta lì e penso a quello che mi ha detto. Ci penso e ripenso per non so quanto tempo e alla fine prendo una decisione che potrebbe essere la più stupida o la più frlice della mia vita.
Taglio una fetta di crostata, la metto in un contenitore ed esco di casa.
È già molto tardi e cammino per non so quanto prima di arrivare davanti all'ospedale. Ho i piedi doloranti ma la mente meno confusa.
Entro e per fortuna non trovo nessuno che mi sbarri la strada. Arrivo al reparto di Louis e cammino fino alla sua camera. Prendo un profonfo respiro e abbasso la maniglia.
Trovo Louis addormentato, mentre abbraccia il cuscino. Ha il viso rivolto nella mia direzione. Mi avvicino facendo meno rumore possibile e non resisto alla tentazione di spostargli una ciocca che gli copriva gli occhi. La mia mano non si stacca da lui e scorre lungo la sua guancia.
Sorrido senza volerlo.
E poi sento la mano di Louis sulla mia e scorgo i suoi occhi ancora assonnati rivolti verso il mio viso.
"Ti amo" gli dico in un sussurro e non so neanche se mi abbia sentito ma dallo splendido sorriso che gli sta curvando le labbra, credo proprio di si.

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