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Capitolo 4


NICOLE

L'unico suono che riempie la stanza è il ticchettare delle lancette dell'orologio. Anche se avrei voluto rimandare ancora un po' questa conversazione - ma visto che non posso evitarla-, è giusto che io dica a Louis quello che penso in modo da mettere un punto a questa storia. Quindi impongo ai miei polmoni di incamerare un po' d'aria e poi la lascio andare. Alzo lo sguardo fino ad incrociare quello di Louis e resto un attimo fissa sui suoi occhi. E' passato del tempo dall'ultima volta che li ho potuti osservare così bene e mi è mancata la sensazione di pace che mi provocano quei due squarci di cielo.

"Liam mi ha detto che non credi al fatto che io non sia mai venuta qui prima"

"Perché è una bugia. Il fatto che non fossi capace di parlare o muovermi, non mi ha impedito di ascoltare le tue parole o di sentire il tuo profumo riempire la stanza. Ho persino sentito le tua lacrime bagnarmi la pelle una volta e non ho potuto fare nulla per consolarti. Quindi smettila di continuare a dire che non sei stata qui" mi risponde in modo brusco.

"E va bene, hai ragione. Sono stata qui ogni giorno a guardarti mentre avevi gli occhi chiusi e te ne restavi lì immobile. Ho pianto per te, Mi sono arrabbiata con te, ti ho parlato e alcune volte sono rimasta in silenzio per ore ad osservarti. Ho pensato a cosa ti avesse spinto ad essere così imprudente; cosa provassi a tenere in mano un'arma e vivere costantemente in pericolo. Ho rifiutato le spiegazioni di Liam, Harry e Niall. Mi sono rifiutata di sapere cosa vi avesse spinto ad affrontare quei tipi da soli. Contento? Ad ogni modo se hai ascoltato quello che ti ho detto, saprai già qual è la mia decisione"

"Preferisco sentirla di nuovo. E' stato piuttosto facile decidere quando io non ero in grado di rispondere. Però se sei così decisa, non avrai problemi a ripeterti guardandomi negli occhi". Mi sorride beffardo.

Maledizione! Quanto odio il fatto che riesca sempre ad indovinare i miei stati d'animo anche se ci conosciamo da poco. Ma il mio cervello mi dice che stare lontani è la cosa migliore per entrambi. Io non posso cambiarlo e lui non può proteggermi dalla suo stile di vita.

"Io non voglio più stare con te" affermo, cercando di usare il tono di voce più convincente che ho e guardando un punto poco al di sopra del suo viso.

"Riprova. Non sei stata convincente". Louis cerca di usare un tono calmo ma si nota benissimo che sta cercando di trattenere l'irritazione.

"Non possiamo stare insieme"

"E' per quello che è successo vero? Credi che io non riuscirei a tenerti al sicuro?"

"Non si tratta solo di questo. So che ce la metteresti tutta per proteggermi ma io non posso vivere con la continua paura che mi possano chiamare dicendomi che sei in ospedale o a dirittura morto". Mi obbligo a ricacciare indietro le lacrime e ci riesco.

"Quello che è successo è stato solo un errore. Mark ci ha traditi e una volta che ci saremo vendicati prendendoci quanto ci spetta, usciremo dal giro e andrà tutto bene"

"Ma ti ascolti quando parli? -Chiedo alzando leggermente il tono di voce- Chiedi vendetta quando ancora ti devi riprendere dalle ferite che ti hanno ridotto ad un colabrodo. E quando lo avrai fatto? Quando ti sarai vendicato? Se anche nessun'altra pallottola ti avrà attraversato il corpo, troverai di sicuro qualche altra missione da compiere. Parli di cambiare vita come se dovessi cambiarti d'abito. Lo capisci che non è tutto così semplice?"

"Lo so che non è semplice ma prima non avevo motivo di cambiare. Nessuno mi aveva fatto notare quanto fossi in pericolo. Il mio unico scopo era raccimolare soldi a sufficienza per mandare avanti le cose. Ora ho trovato te e mi hai fatto capire che posso fare qualcosa di buono quindi non lasciarmi"

"Non posso"

"Perché?"

"Non posso salvarti"

"Quello che non capisci è che lo hai già fatto". Sussurra.


"E' inutile che continuiamo questa conversazione. Ho già preso la mia decisione".

All'improvviso alza lo sguardo verso di me e vedo la rabbia attraversargli il volto.

"Aspetta. Tu quel giorno dovevi portare tuo fratello al parco. Hai incontrato Logan vero? E' lui che ti ha riempito la testa di sciocchezze. Magari è stato proprio quel giorno che hai capito che io non facevo per te. Ti avrà baciato e ti avrà promesso una vita tranquilla e con uno stipendio assicurato e tu ti sei lasciata convincere. Vero? E' andata così?". Mi chiede urlando.

"Si l'ho visto, è vero. Ma non è successo nulla di quello che hai detto. Non potrei mai tradirti perché amo te. Si, Logan mi ha proposto di uscire con lui. Mi ha messo davanti la prospettiva di una vita tranquilla in cui dovrei preoccuparmi solo di cosa preparare per cena o di come spendere i soldi. Ma se mi conosci almeno un po', saprai già qual è stata la mia risposta"

"Vi siete baciati?" Mi chiede dopo essere rimasto un minuto in silenzio con gli occhi fissi sulle sue mani.

E non so quale sia il modo più giusto di comportarmi. So di dovergli dire la verità ma so anche che questo peggiorerebbe ancora di più le cose.

"No. Ha provato a farlo ma mi sono allontanata subito e gli ho mollato uno schiaffo".

Stringe le lenzuola tra le dita della mano sana fino a far sbiancare le nocche e poi mi guarda. "Mi stai dicendo la verità?"

"Ma certo. Non pensare che ti mentirei mai su una cosa del genere. Non potrei mai pensare ad altre labbra sulle mie se non le tue, in questo momento"

"Sarà così in questo momento e per il resto della nostra vita" borbotta tra sé ma io lo sento lo stesso.

"Ascolta, ora pensa a riprenderti e poi quando avrai sistemato i tuoi affari potremo riparlarne"

"No! Io ti voglio con me ora, così come ti volevo ieri e ti vorrò domani"

"E a me non ci pensi?" Chiedo. "Non pensi a cosa ho provato quando mi hanno detto che eri in ospedale? Quando il medico ci ha detto che non sapeva quando ti saresti svegliato?"

"Certo che ci penso. Fino a quando non ti ho visto entrare da quella porta non ho fatto altro che pensare a te e trovare un modo convincente per chiederti scusa. Magari ancora non l'ho fatto come si deve ma lo faccio ora. Ti chiedo scusa. Scusa per tutto. Ma c'è una cosa di cui non riesco a convincermi ed è il fatto che tu continui a scappare da me e dai tuoi sentimenti"

"Io.. Io non.."

"Tu mi ami come due settimane fa. Io ti amo a dirittura un po' in più ed in questo momento vorrei solo che dimenticassimo tutti i nostri problemi per un attimo e tu venissi qui, con me e mi baciassi"

"Non posso farlo perché poi non potrei più fermarmi" Gli dico e inconsapevolmente mi avvicino a lui poggiandomi al comodino di fianco al letto. Il suo corpo è un'attrazione troppo forte per me e il suono della sue parole è come una calamita, come il canto delle sirene per Ulisse. Solo che io non sono stata così furba, non mi sono legata all'albero maestro della mia nave per proteggermi e quindi avanzo di un altro passo verso di lui.

" Ho bisogno di te" mi dice prendendomi la mano.

"Non rendere tutto più difficile. Per favore, tratta bene tua mamma e le tue sorelle. Se vuoi posso venire qualche altra volta a farti visita anche se penso che ti dimetteranno presto. -Prendo un bel respiro e con meno voce di quanto vorrei termino il mio discorso- Potremmo essere buoni amici"

Mi lascia la mano allontanandola con un gesto deciso e punta gli occhi osservando la parete davanti a sé. "Noi non saremo mai amici. Lo so io e lo sai tu. Se devi venire qui e sputare cazzate per convincerti che stai facendo la cosa giusta, puoi risparmiarti il viaggio. Mi comporterò bene e farò tutto il necessario per uscire al più preso da qui ma quando lo avrò fatto, non credere di potermi sfuggire." Mi rivolge un nuovo sguardo, questa volta carico di determinazione e convinzione. "Sarai di nuovo mia. Ti avrò nel mio letto di nuovo. Entrerò ancora dentro di te e ti farò provare così tanto piacere che dimenticherai le parole che hai appena detto e mi sposerai"

Quelle parole mi provocano un aumento del battito cardiaco. Sento il sangue pomparmi nelle orecchie. Gli lancio un ultimo sguardo e mi dirigo a passo svelto verso la porta. Me la chiudo alle spalle e trovo davanti a me un'infermiera piuttosto anziana che sta spingendo un carrello.

"Hai fatto ragionare quel ragazzo?" mi chiede con uno sguardo dolce e io devo mordermi iforte il labbro pur di evitare di crollare di fronte a lei.

"Lei è la signora Collins?" chiedo.

"Esatto cara. Scommetto che tu sei Nicole".

Annuisco. "Grazie per la colazione che ha riportato dentro" dico facendo un segno con la testa verso la porta dietro di me.

"Non c'è di che cara. E' un bravo ragazzo in fondo. Tu invece non sembri stare bene. Il mio turno finisce tra 5 minuti. Ti va una tazza di the?2

"Grazie sorrido e lei riprende a camminare mentre io mi sposto verso il pianerottolo ad aspettarla.



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