zombie
Quando quella mattina si era preso il rischio di uscire fuori dalla cupola, per quella voce che aveva cominciato a girare per i cunicoli della prima cittadella esterna, non ci aveva creduto . Di un mostro che divorava il corpi degli zombi uccisi . Ma dai! Come non fosse già abbastanza l' inferno in cui vivevano. Però in quei giorni ,le sentinelle diurne al cambio della guardia con i compagni del turno notturno, iniziarono a trovare carcasse di zombi spolpate fino al osso al esterno delle mura . La vicenda in meno di tre giorni passo di bocca in bocca,distorgendosi,modificandosi. Parlando di un mostro che ogni msttina divorava un soldato e che nn ci avrebbe messo molto ad entrare nella città per cibarsi di loro. Scatenando un isteria generale. E in un calderone del genere pronto ad esplodere ci fini io. Si vedeva proprio che non fossi nato sotto una buona stella. Quando portarono al attenzione del reggente della cittadella. Netzu . Il caos che si stava creando.Che immediatamente lo convoco , trovandolo ha sorseggiare una tazza di acqua sporca, che doveva essere un surrogato del suo amato tè,con flemma esclamo senza tanti giri di parole - Qualunque cosa sia, animale o mostro, si deve non risolvere... Ma piuttosto tappare la situazione finche non abbiamo un quadro generale più chiaro della situazione. Stanate questa cosa, prima che gli animi si infervorano troppo . Se lr voci verranno accertate e troverete una nuova creatura che divora i nn morti portarla qui la studierem..Se invece si dovesse rivellare solo un anomalia dei morti terminala.-chiudendo cosi il discorso, dal nulla come l' aveva cominciato . Qualche ora dopo con molta riluttanza e timore ,diramo l' annuncio di volontari che si offrissero di uscire fuori dalla sicurezza della mura . Per cacciare un mostro, che divorava altri mostri, risultando una situazione quasi ironica, no ?. Nel tempo di una settimana solo due individui avevano avuto il coraggio di farsi avanti, anche se non sa se chiamarlo coraggio o stupidità. Un uomo e una donna... Due persone che conosceva fin troppo bene purtroppo. per me.. Cosi alle prime luci del alba ,c' inoltrammo nella selva, da cui spuntavano d' intanto intanto, specchietto d' auto o cestini in ferro, paletti o transenne . Catorci di un passato lontano prima di tutto questo, prima che il mondo si tramutasse in un incubo infinito che non aveva mai fine. Quando si viveva.. Come amava dire qualcuno tanto tempo fa , e non sopravvivere . Si erano allontanati di dieci metri dalla cupola intuiva dal colore del muschio differente da quello che cresceva hai piedi della cupola, più chiaro ,sfiorando quasi in un giallino sbiadito sul selciato secco della piccola radura che si sgretolava sotto il passo dei loro pesanti stivali in cuoio. Alzando nuvole di polvere. Quando si trovarono nei presi di un' ospedale fatiscente, dalle mura tutte crepate con alcuni pezzi d' intonaco in bilico sulle pareti . Un insegna quasi del tutto divelta dal muro dalle luci rosse che lampeggiava ad intermittenza, dando a quel posto , s' era possibile un aria ancora più terrificante . Un grido si udì provenire dal interno. Si guardarono negli occhi, sapevano che difficilmente poteva essere un grido di un essere umano. Pochi dei superstiti alla piaga, erano rimasti a vivere al esterno. Era praticamente un suicidio; in pochi vivevano ancora alla vecchia maniera, per la maggior parte nelle varie citta-fortezza disseminate nel territorio, tra la superfice e il sottosuolo . Ma ugualmente la loro coscienza non gli permetteva di ignorare quelle urla ed erano ben consci che andare in soccorso alla morte. Fece segno di entrare, reguardendo ancora una volta i suoi compagni di stare ben attenti su qualsiasi cosa la circondasse, e dopo quel ultimo avvertimento entrarono...
Fu difficile forzare le porte automatiche, chiuse da chi sa quanto tempo,con una sbarra di ferro arriginota. Che quando le porte di aprirono quel tanto per farli entrare, la forza di pressione non gli spinse quasi quel pezzo di metallo in dietro. Sulla sua faccia,ma la prontezza del suo compagno la fermo appena in tempo fermadolo col braccio davanti al suo volto;facendolo finire col culo a terra. Ora erano dentro. Ed fetore di rancido gli investi in pieno, entrandogli fin dentro le narici, provocandogli un conato di vomito. Proseguirono, ispezionando con cura il piano terra e il secondo fino al terzo, tutto tranquillo, non trovarono altro che i cadaveri di zombi... Spolpati fino al osso, il segno di morsi visibile sulla poca carne rimasta attaccata alle ossa, che ci fosse un caso di cannibalismo tra gli zombi?. Una volta arrivati al terzo, però quelle urla si fecero risentire. A distanza di anni, non lo sa spiegare neanche lui perchè , ma come una mano invisibile l' avesse afferrato per il giubbotto,guidando. Correndo avanti abbondonando i suoi compagni alle sue spalle. Svoltando con sicurezza corridoi e passaggi che non aveva mai visto, fermandosi con sicurezza di fronte ad una porta in plastica e allumino semi aperta. Levo la sicura al fucile, prese un lungo respiro e sospinse la porta in avanti con la canna del arma e rimase sconvolto da quello che vide .
A terra riverso in quello che doveva essere sangue rappreso giaceva uno zombi, che emetteva fievoli lamenti; tenuto fermo da un' altra non morta di genere femminile, dalla capigliatura verde, che incitava con versi gutturali una figurina più piccola china sulla salma, che con le piccole manine prendeva pezzi di carne e se le portava alla bocca sporca di sangue con foga, reprimendo i conati. Come fosse pieno, ma non poteva fermarsi sotto i continui incitamenti della donna, che con le mani anch'essa strappava lembi di carne di netto porgendoli . Fermarmi ad osservare quella scena surreale f'un errore imperdonabile, da novellino. Lo sguardo della donna s' incrocio col mio e senza che riuscire a seguirla con gli occhi in un nano secondo me la ritrovai d' improvviso ad un' palmo da me, che stava per saltarmi addosso puntando alla mia giugulare. Reagì d'istinto sparando a raffica tre proiettili al mercurio, che ridussero il corpo in cenere. Posso dire che l'unico mostro, che mi pento amaramente di aver ucciso, con il senno di poi. Il bambino distratto dal rumore dello scoppio si volto tremante verso di me, gli occhi colmi di lacrime. "Un mostro, un non morto poteva piangere?". Mi carico contro gridando in modo confuso - MAMA, MA--MA- E ancora una volta confuso pensai " Da quanto sanno parlare?". Ma scossi il capo, per scartare via quel pensiero inutile. Il dito pronto a premere il grilletto, quando ancora una volta esitai. La strana forza che mi aveva guidato fin lì ,fermo la mia mano, portandomi a fare la cosa più sciocca che potessi fare. Gettai la mia arma a terra, scalciandola addirittura lontana da me e sfilando da una delle tasche della cintura che portavo in vita, una siringa di tranquillante . "A cosa può servire un tranquillante con un morto" rimuginavo scioccato dalle mie stesse azioni, mentre con l' altra mano afferrai per un polso la creaturina che si dimensva furiosa e manco poco che lasciassi la presa per la sorpresa . Sotto il palmo della mia mano invece di sentire della pelle fredda che mi aspettavo percepivo del calore e o Dei, battiti furiosi, quel bambino era umano...
Ragazzi questa e un idea che mi vagava per la mia cervella bacata, può essere che quando avrò un po' di tempo e concluderò chi sa quanto le altre , la prendi seriamente in mano.
Ma sarei contenta di sapere a voi cosa ve ne sembra so di non essere un granché, ma mi farebbe veramente piacere saperlo. E..quindi alla prossima
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