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Our End.|Fine Seconda Parte|

Spero siate psicologicamente pronti, io non lo sono. Se volete sentitevi la compilation quassù, buona lettura.

Trascorsero così anche i rimanenti giorni prima della spedizione. Io e Levi chiarimmo il giorno dopo quella "muta discussione".

Ne parlammo insieme seriamente, decidendo una volta per tutte che fosse meglio lasciare lì i nostri due amici. Non li stavamo sottovalutando, anzi, ma sapevamo che essendo più deboli avrebbero avuto più bisogno di allenamento.

Eravamo altrettanto consapevoli che, però, comportandoci così avremo solo confermato il fatto che, effettivamente, non ci fidavamo per niente di loro sotto questo aspetto.

La realtà che nessuno dei due voleva ammettere all'altro apertamente era che li amavamo troppo per poterceli veder sfuggire via dalle mani senza poter fare nulla.

La morte era solo una bestia spietata che non si piegava davanti alla pietà né all'amore. Travolgeva le sue vittime senza ritegno, senza aver paura di sporcarsi le mani o la coscienza. Che ti prendeva alla sprovvista, senza nessun segno, senza nessun messaggio. Forse nemmeno tu te ne accorgevi, finché non venivi travolto dal buio e dal dolore.

Eravamo così terrorizzati che avevamo lasciato indietro tutte le scelte razionali e che potessero giovare anche ai nostri amici.

Effettivamente eravamo egoisti, tremendamente possessivi; come se fossero due bambole che non volevamo prestare a nessuno, ma sapevamo che se la morte lo avesse voluto, ce li avrebbe strappati via senza chiedere il permesso.

Il giorno prima della spedizione, appena finiti gli addestramenti quotidiani, ci recammo tutti e quattro nel seminterrato del castello.

Era un posto pulito, non rispecchiava minimamente le aspettative che uno si faceva di un posto del genere. Era, per quanto possibile, pulito e le riserve ordinate.

I nostri amici erano curiosi sull'argomento di cui volevamo parlare con loro, come potrete immaginare, Isabel continuava a fare domande "mi date un indizio?" "Con cosa inizia?".

Levi mi fece cenno di parlare; nonostante fossimo caratterialmente simili, l'unica che aveva un minimo di sensibilità su argomenti delicati, al contrario suo, ero io.

«allora ragazzi...ehm...riguardo alla spedizioni di domani» iniziai cercando nella mia mente di comporre un discorso di senso compiuto «si?» se avessi potuto, avrei sicuramente visto le loro orecchie tendersi dalla curiosità «io e Levi ne abbiamo discusso a lungo e...beh...abbiamo pensato che sarebbe meglio che voi restaste qui, almeno per questa volta» abbassai lo sguardo, mi vergognavo così tanto di me stessa e di ciò che stavo facendo.

Sentivo i loro sguardi bruciare su di me, non azzardavo ad alzare il capo, mi avrebbero incenerita sicuramente.

«tu...non...non parli sul serio vero?» sentii la flebile voce di Isabel balbettare quelle parole che mi fecero così male al cuore «è...è uno scherzo...» disse alzando un po' il tono «(t/n). Guardami.» ordinò con la voce più seria che ebbi mai udito da lei «ho detto guardami cazzo!» urlò, alzai lo sguardo lentamente, con cautela.

«tu...ti fidi di me? Ti fidi veramente di noi?» disse alludendo pure a Farlan, che aveva in volto un espressione dura e non annunciava nemmeno una parola.

Attesi qualche secondo prima di rispondere «certo, certo che mi fido di voi. Non dovresti nemmeno chiederlo» «e allora perché?! Perché?! Pensi che siamo troppo deboli? Pensi che alla prima folata di vento verremo disarcionati?! Spiegatemi a cosa cazzo pensate non appena sentite i nostri nomi. A dei bambini di otto anni?! Abbiamo passato sette mesi la fuori (t/n)...SETTE MESI. Non è stato un inferno solo per te sai? Vedevo tutti i tuoi tentativi di proteggermi, come se fossi fatta di vetro...come se non fossi in grado di fare da sola! Apprezzo il gesto ma cazzo...» urlò tutta la sua disperazione contro di me.

Mi sentivo così colpevole, ma faceva bene, faceva bene a sputarmi in faccia tutte quelle cose. Quelle cose che io pensavo di aver fatto al solo scopo di proteggerla, quando in realtà non mi rendevo conto che avevo solo ferito il suo orgoglio e la sua fiducia in sé, ma soprattutto...non mi rendevo conto di star ferendo lei.

La mia migliore amica, colei che aveva sopportato di tutto. Era più grande di me e forse con più esperienza su certe cose...eppure io avevo questa stupida mania di proteggerla.

«io...io...hai ragione Isabel...non ho niente da ridire» dissi ormai sconfitta e senza difese. Intervenne Levi «non siamo qui per farci la ramanzina e tirare fuori i rancori del passato» pronunciò severamente «non pensare che tu sia meglio...» sussurrò Farlan «uh?» «ti sei già dimenticato che tutto questo è già successo...?» Levi girò lo sguardo evidentemente colpevole «mi hai detto anche tu così, che lo facevi per proteggermi...mi hai lasciato indietro. Ma sappi che come possono morire i peggiori...muoiono anche i migliori» detto questo entrambi se ne andarono, si girarono guardandoci con una strana fiamma che ardeva nei loro occhi; non una fiamma benevola, una di quelle che ti riscaldano solo a guardarle...una di quelle con cui ti puoi  scottare, quelle indomabili e ustionanti.

Mi sedetti a terra prendendomi la testa tra le mani disperata. Le lacrime uscivano involontarie e, anche quella volta, ero debole.

Mi mordevo il labbro cercando di repirmere i singhiozzi, ma niente, tutto quel dolore che mi era stato scaricato addosso tutto insieme non riuscivo a sopportarlo. Ma sapevo che era giusto così, era la sua rivincita.

Ero sempre vissuta nel "mio" dolore, automaticamente pensandola come se fossi io quella che soffriva più di tutti, quella a cui capitavano sempre le peggiori cose...quel tipo di egocentrismo involontario in cui sembra che il mondo ce l'abbia con te e con te soltanto.

«cazzo cazzo cazzo...» scuotevo la testa mentre vedevo le lacrime cadere al suolo e lasciare piccoli e scuri cerchi perfetti.

«io mi fido...mi fido ciecamente di loro...eppure non riesco ad essere terribilmente terrorizzata...» piagniucolai «è cosi sbagliato ciò che ho fatto...?» chiesi quasi più a me stessa che a lui «...hai fatto ciò che sentivi» «È QUESTO IL PROBLEMA. HO FATTO CIÒ CHE SENTIVO "IO" DANDO PER SCONTATO CHE ANDASSE BENE ANCHE A LEI» dissi alzandomi e alzando anche il tono di voce, per poi buttarmi a capifitto tra le braccia di Levi, che mi strinse a sé lasciando che piangessi sulla sua spalla.

Quella sera saltammo tutti la cena, la fame era qualcosa di secondario.

Cercammo Farlan e Isabel ovunque, finché non li trovammo seduti sul muretto di una terrazza laterale del castello.

Il cielo era visibilissimo da lì, se solo le nuvole non avessero coperto quella bella vista.

Loro sentendo i nostri passi si girarono rimanendo in silenzio.

«ehi...» sussurrai «ehi...» rispose Isabel.

Dopo poco, si alzò venendo verso di me con passo lento. Io invece, appena fu abbastanza vicina, corsi ad abbracciarla.

Ricambiò iniziando ad accarezzarmi i capelli dolcemente. Sorrisi. Dopo un po' sentii che anche i due ragazzi, molto probabilmente, avevano fatto pace.

«ti fidi di me...?» chiese facendo durare il silenzio piacevole che si era creato
«si» risposi
«tu invece, ti fidi di me?» chiesi a mia volta «si»

Sorrisi ancora, felice e con il cuore leggero.

«allora, finché ci sarà questo, qualsiasi cosa mi andrà bene. Qualsiasi tuo gesto o decisione, sia stupida, che buona, che cattiva, che intelligente. Finché avrò la tua fiducia, non mi interessa altro...» strinse di più le sue braccia intorno a me «...per me è la stessa cosa...sei tutto Isabel» dissi sentendo la voce tremare «ciò significa che ho intenzione di rispettare la tua decisione, se è questo che ti farà sentire meglio» disse staccandosi per puntare i suoi bellissimi occhioni verdi nei miei (c/o). Sorrisi «ti ringrazio...sorella» una lacrima scese, cercai di ricacciarla indetro, ma Isabel la vide subito «oh...sono riuscita a far piangere la roccia» esclamò ridendo, le tirai un pugno sul braccio «e chi stava piangendo? Io? Ma dove...?»

Fu così che ci ritrovammo seduti tutti insieme su quella terrazza, ad osservare il cielo ormai libero dalle nuvole. La luna e le stelle erano luminose e ben visibili su quel tappeto nero che le faceva apparire belle e preziose.

Iniziammo a ridere e scherzare, rimandando la memoria ai tempi in cui per noi, il cielo, era soltanto ciò che la nostra immaginazione riusciva a dipingere dai racconti e dai sogni.

Skip time

«CHE ABBIA INIZIO LA 26° SPEDIZIONE DELLA LEGIONE ESPLORATIVA» urlò Erwin, fiero sul suo cavallo fermo davanti al cancello delle mura.

Urla gloriose so unirono alle sua, urla che raccontavano la rabbia, la tristezza e l'oppressione di tutti noi.

La porta iniziò a sollevarsi, lentamente. Io ero là, ansiosa e dalle mani sudate tanto che avevo paura mi scappassero le redini.

I nostri due amici li avevamo lasciati là. Nonostante sentissi già il peso della paura che quella spedizione mi metteva, il pensiero che loro fossero sani e salvi, alleggeriva il tutto.

Il tempo quella mattina non era dei migliori, nuvole cariche di pioggia minacciavano di scaricare una grossa tempesta su di noi ma spedizione non poteva essere rimandata all'ultimo.

Quando la porta fu completamente alzata, partimmo. I rumori degli zoccoli si sentivano per tutte le vie della città. Levi era accanto a me, mi strinse la mano un secondo prima di partire.

Quando uscimmo dalle mura, sentii il riscontro del vento colpirmi forte. Assaporai quell'aria fredda che, nel mentre galoppavo, mi finiva nei capelli e sotto il mantello.

Io e Levi quella volta non eravamo nella prima linea esterna, ma nella terza, ovvero più all'interno.

Sentimmo qualche goccia caderci sulla testa, così sia io che lui abbassammo il cappuccio.

Mi guardavo costantemente intorno e in modo frenetico.

Osservavo con il cuore a mille e gli occhi sgranati ogni singolo centimetro di quella landa desolata. Guardai attentamente le posizioni di ognuno dei cadetti davanti a me e ai lati.

Notai una cosa alquanto strana a cui però non diedi troppo peso. Nella prima linea esterna era stata cambiata la disposizione, invece che coppie, ci dovevano essere trii. Ecco, alla mia sinistra notai che ad un gruppo mancava il terzo membro, trovai strano che qualcuno si fosse allontanato così presto. Le figure erano incappucciate, non riuscii a vedere i volti. Con l'ansia a mille, non ci feci caso e tornai a guardarmi intorno.

Vidi dopo poco qualcuno dalla seconda fila esterna lanciare un fumogeno verde, il primo gigante si avvicinava. Feci per andare verso quella direzione ma Levi mi fermò «sta' ferma, devi mantenere la tua posizione...quelli se la caveranno» si fermò un attimo, poi continuò «tieni a bada l'ansia, devi essere decisa quando toccherà anche a noi...e poi non devi preoccuparti, loro sono laggiù» cercò di rassicurarmi «lo so ma...sento che c'è qualcosa di sbagliato» quel presentimento mi attanagliava dall'inizio della spedizione «adesso concentrati, vieni su» disse incitandomi.

Intanto la pioggia aumentava e la nebbia calava. La visibilità si faceva sempre più scarsa, ci fu ordinato dal comandante di restringerci per avere la possibilità di poter accorrere in aiuto agli altri più facilmente.

Per l'appunto sbucò un gigante all'improvviso dalla nebbia. Rimasi letteralmente pietrificata. Una paura viscerale salì dall'interno. Sentii il mio corpo tremare incontrollabilmente. Non ero mai stata così terrorizzata in vita mia. Vidi la bestia informe e orribile afferrare un cadetto colto di sorpresa e portarselo senza esitazione alla bocca, tranciandolo in due dal bacino.

Mi bloccai, senza fiato, come se l'ossigeno fosse inesistente. Ma poi, una rabbia a me conosciuta, prese il posto della paura.

Strattonai le redini verso sinistra facendo girare bruscamente il cavallo. Saltai dalla sella lanciandomi con il 3DMG.

Mi aggrappai alla sua schiena per poi sparare l'altro cavo d'acciaio nella collottola del gigante. Feci tutto così in fretta che quando arrivai a tagliare il collo della besta con le lame non sentii nemmeno la lacerazione.

Vidi la ferita fumare e il gigante cadere al suolo mentre tornavo sulla sella del cavallo.

Levi si era fermato ad osservare. Ormai di nuovo a cavallo, mi avvicinai a lui per baciarlo.

«non sei andata malaccio dopo tutto...» sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra «sono lusingata da questo complimento» riuscii a sorridere nonostante ciò che avevo appena fatto.

Continuammo la corsa andando a dritto. La pioggia il vento e la nebbia erano diventati davvero un grosso ostacolo, tanto che riuscivo a malapena a vedere oltre il cavallo di Levi.

Quasi sicuramente le posizioni schematiche si erano sciolte per vida del tempo e del disorientamento che provocava.

Ad un certo punto, in un luogo imprecisato alla mia sinistra, udii un grido. Un grido spaventoso che mi fece raggelare il sangue.

Cambiai nuovamente direzione al cavallo, quasi finendo addosso a Levi. Notai delle impronte enormi al nostro fianco, poco distanti.

Un gigante era passato di lì, proprio di fianco a noi...e non avevamo sentito né visto nulla.

Sentii il mio cuore correre all'impazzata. Spronai il cavallo ad andare al massimo della velocità «LEVI MUOVITI DI QUÀ» era un grido disperato, sentivo l'angoscia formare un nodo al mio stomaco e alla mia gola.

Sentivo il presentimento di prima farsi più forte, molto più forte. Continuavo a ripetermi che non poteva essere vero, che non era possibile.

Percorremmo un sentiero tra gli alberi seguendo le orme del gigante. Iniziammo a vedere cadaveri e sangue ovunque, arti e membra sparse sul fango.

Arrivammo in uno spazio senza alberi, non troppo grande. Alzai lo sguardo.

Il cuore si fermò.
Il tempo si fermò.
La vita si fermò.

Tutto era fermo. Immbile, come fosse di cristallo.

Guardai la scena davanti ai miei occhi senza capire. Non capivo. Non capivo come fosse possibile.

Sentii le mie ossa diventare rigide, i miei organi smettere di funzionare. L'ossigeno non arrivava ai polmoni e la saliva stava per finire da quante volte avevo deglutito.

La realtà era così impensabile che non riuscii a rendermene conto. Sentivo come delle schegge di vetro trafiggermi ovunque. Sentuvo un dolore venire da dentro, che superava tutta la paura. Superava qualsiasi cosa.

La morte era lì, china su di loro. Vidi...vidi...la testa mozzata di Isabel sul terreno sporco; la sua espressione era ancora contratta nella smorfia di terrore un secondo prima che fosse recisa dal corpo. Il corpo dimezzato di Farlan giaceva poco lontano, anch'esso con gli occhi aperti e quell'espressione...quell'espressione che non mi dimenticherò mai.

Entrambe le loro teste, erano coperte da un cappuccio...quelle due figure incappucciate che avevo intravisto da lontano...erano loro.

Scesi da cavallo, il cuore che ancora faceva male...un male che non riesco a descrivere.

Alzai gli occhi, velati dalle lacrime, su quella orrenda bestia che portava sulla faccia il sangue dei miei amici...il sangue di coloro che erano stati la mia vita.

«TU...» urlai, per poi correre e lanciarmi su di lui come un animale. Un grido agghiacciante lasciò la mia gola secca e troppo stanca per parlare o piangere. Iniziai a colpirlo con le lame ovunque, intravidi, in quei monenti di aspra e primordiale rabbia, Levi fare la stessa cosa. Lo colpivamo ovunque senza però toccare la collottola, avvolgendolo in una lenta e dolorosa tortura.

Mettevo tutto in quei tagli, la rabbia, il dolore, la paura...ma anche tutte le lacrime e i bei momenti passati insieme a loro. Vidi nella mia testa ogni momento trascorso, il cuore si stringeva ad ogni secondo che passavo a rivedere nella mia testa il sorriso di Isabel e le gentilezze di Farlan.

Alla fine, demmo il colpo fatale insieme, tranciando la testa.

Eravamo là, in piedi sulla schiena di quel mostro...eravamo lassù, insieme ma soli. Soli perché ciò che completava il nostro insieme erano loro, quella chioma rossa che vedevo saltellare sempre in giro e quei sereni occhi azzurri che mi avevano sempre rassicurata.

Scesi dal gigante accasciandomi a terra disperata, con Levi accanto a me. Entrambi iniziammo a piangere incontrollabimente, senza preoccuparci di chi ci fosse o meno.

Eravamo vivi...eppure morti...morti dentro e con loro.

Avevamo cercato così disperatamente di proteggerli, che alla fine, avevamo ottenuto l'effetto contrario.

La morte se li era presi, senza avvisare. Il loro filo era stato tagliato...il loro filo, che ormai era diventato uno solo.

Sbattevo i pugni a terra chiedendomi perché...perché tra tutte le persone del mondo proprio loro?! Le persone migliori che esistessero...

Sentii vagamente qualcuno arrivare al galoppo, alazi lo sguardo verso il comandante Erwin, che ci guardava in un misto di pietà e disgusto.

Sentii le forze abbandonarmi; presi la testa di Isabel tra le braccia, accarezzandole quei bellissimi capelli rossi che le avevo sempre invidiato e chiudendole gli occhi, per poi baciarle la testa «scusami...» dissi tra un singhiozzo e l'altro «scusami...è solo che...io mi fido di te» dissi stringendola al petto.

xxx

Ciò che successe dopo...fu grigio.
Vedevo tutto in bianco e nero, il mondo era come stato spogliato di tutte le sue bellezze, vedevo solo il dolore. Lo sentivo nella pelle, nella carne e nelle ossa...trafiggeva senza pietà.

Portarono via tutti i cadaveri recuperati.
Vennero riconsegnati alla fine della spedizione alle rispettive famiglie. Noi eravamo gli unici a tenere a Farlan e Isabel, ma decidemmo di non rivolere i loro resti indietro.

Tutto, da lì in poi, ricominciò a procedere come prima...o almeno, per gli altri fu così.

Vedevo scorrere le stagioni, le foglie morire e poi rinascere, il cielo passare da nuvoloso a soleggiato. Anche io le seguivo, ma le seguivo da lontano, a distanza. Io a differenza loro, non ero ancora rinata, non potevo dimenticare. Non volevo dimenticare.

Fui costretta a dover imparare a convivere con la parte appassita di me, con la parte del mio cuore che non sarebbe mai rinata.

La parte che era nata, vissuta e morta con loro.

Coloro con cui avevo condiviso tutto ciò che c'era di più bello e più brutto della vita.

xxx

Adesso, il cielo è sereno. Sono davanti alla finestra di casa mia, ad osservarlo. È notte, una notte pulita dalle nuvole e dalle tempeste. Una notte in cui la luna e le stelle splendono sul cielo nero come diamanti che riflettono al sole. Come quella notte...

La ricordo ancora alla perfezione.

Nel buio di quella sera si udivano per il castello soltanto le nostre risate, chiare e forti, fatte tutti insime sotto questo stesso cielo.

Il ricordo di quelle due iridi verdi e quella chioma bionda non lasceranno mai la mia mente. Il ricordo di una vita in rovina, non adatta ai ragazzini che eravamo. Eppure eravamo forti, insieme.

Saremo riusciti ad abbattere qualsiasi muro, a superare qualsiasi ostacolo.

Adesso sono sicura che da lassù, mi starete guardando, con i soliti occhi di sempre...

Perché quella è stata effettivamente la nostra fine, ma una fine che solo adesso comprendo. La fine che avevate sempre sognato, provandoci che siete forti. Ma io l'ho sempre saputo che lo eravate...non ne ho mai dubitato.

·.·.·.·.·.·.·.·.·.·.·.·.·.·.·.
Allora

Si ragazze, è davvero finita.

Questo libro che mi porto dietro da Agosto si è concluso. Sto piangendo...a dirotto.

Lo so, lo so che mi odierete per il finale ma... progettavo questa fine sin da quando ho scritto la prima scaletta della storia.

Abbiamo seguito insieme (t/n) e Levi nella loro lontana storia d'amore, che spero vi sia piaciuta e vi abbia trasmesso le stesse emozioni che provavo io scrivendo.

Sapete, questa storia a dirla tutta, se fate bene attenzione, più che essere d'amore, è di amizicia...è per questo che la adoro più del dovuto. Perché si, mi sono fottutamente innamorata di quedto libro.

L'amicizia che lega (t/n) e Isabel, è qualcosa che mi ha fatta innamorare continuare a scriverla. Perché se c'è qualcosa che sogno, è trovare una come lei...anche se in realtà l'ho già trovata.

Questo libro parla di dolore, tanto dolore...perché credo che un libro fatto "bene" non debba solo concentrarsi sul tema principale; penso che debba lasciare anche molto spazio alle descrizioni, alle emozioni. Perché comunque questa è una xreader...perciò se le situazioni non sono descritte in modo realistico, allora non ha senso.

Questo, è stato il primo libro ufficiale su cui mi sono davvero impegnata, sapere che è finito...mi fa venire voglia di piangere ancora.

Prima di concludere questo libro, voglio ringraziarvi. Voglio davvero ringraziare ognuno di voi...sia chi segue la storia da prima, sia chi ha iniziato da poco...tutti.

I vostri commenti sono sempre stati positivi e ciò mi ha resa contenta e orgogliosa del mio lavoro. Scrivete delle cose davvero carine, vi amo tanto!! Alcuni commenti mi hanno fatta schiattare vi giuro!
Sorridevo per qualsiasi cosa mi scrivevate, adoro i vostri commenti!

Quindi...niente, spero che il libro vi sia piaciuto e...beh, al prossimo!

Lots of love,
-Viola

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