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<<Muoviti a fare colazione>> canzono Gabe che continua ad ignorarmi

<<Gabeeee>> urlo e si tappa le orecchie.
Questa mattina non ho lezione, ma Jas e James si, Matt è a scuola per insegnare, ed Arthur è a lavoro, così tocca a me stare con Gabe. Devo assolutamente andare a comprare dei vestiti, e naturalmente ho chiesto ad Arthur se potessi portare Gabe o se fosse rischioso, ma lui aveva accettato dicendo che non ci sarebbero stati problemi poiché non avrebbero attaccato in un posto affollato, e comunque ci saranno delle guardie a proteggerci, anche se da lontano.
<<Gabe, per favore>> continuo sedendomi accanto a lui e assumendo un'espressione da cane bastonato. Gabe mi guarda per qualche istante, ma poi si volta e continua a mangiare i suoi cereali. <<Ti do cinque minuti, dopodiché ti trascino con forza>> dico alzandomi di scatto

<<ma sono ancora debole>> protesta

<<non mi interessa>> rispondo e vado in camera.

Siamo finalmente in auto diretti verso il centro commerciale. Guido io siccome Gabe non si è ripreso del tutto. Vederlo così mi fa stare male, lui che è un ragazzo così forte, ora sembra così fragile. Lo osservo con la coda dell'occhio, i suoi occhi azzurri sono fissi sulla strada e ha il volto rilassato. Sul volto ha un accento di barba, non troppo visibile, ma che gli dona un aspetto diverso. <<Lo so di essere bello, ma smettila di fissarmi>> sentenzia Gabe e tossisco arrossendo

<<io non ti fissavo, guardavo lo specchietto>> mento, ma so che non ci ha creduto nemmeno un po', difatti ridacchia alla mia affermazione, ma non dice altro.

GABE
Alex mi ha trascinato in un centro commerciale, naturalmente nei reparti femminili, pur di non lasciarmi solo. Apprezzo il suo gesto e la sua preoccupazione, ma odio i centri commerciali!
Non sono mai entrato realmente in uno di questi grandi edifici, dove vivevo prima non esistevano, e quei piccoli negozi che erano presenti, furono demoliti dalle bombe. Non mi piace parlare molto del mio passato e della mia città, o come poteva essere definita un tempo, ora non saprei nemmeno dire se ci abita qualcuno o le macerie ha sommerso tutto.
Alex mi prende per mano e mi trascina in un negozio. Entusiasta gira tra gli abiti e corre di qua e di lá per prendere ciò che le piace. Adocchia un paio di cose e subito le prende per poterle poi misurare.
Mi fa cenno di restare fuori al camerino, per potermi tenere sott'occhio, e inizia a provarsi gli abiti. Una volta finito sbuca dalla tendina e mi mostra gli abiti.

<<Che dici? Mi sta bene?>>
È un vestito lungo e azzurro, è nettamente in contrasto con il colore dei suoi capelli e degli occhi che sono alquanto scuri, ma paradossalmente le mette in risalto i suoi grandi occhi

<<ti sta benissimo>>dico incantato, effettivamente è proprio bella con quel vestito, ma non lo saprá mai. Ridacchia e rientra nel camerino <<asciugati la bava>> mi dice e alzo gli occhi al cielo, questa ragazza non cambierà mai.

<<Ore trascorse qui e hai preso soltanto due cose>> protesto gesticolando

<<ma non mi piaceva nulla>> ribatte lei

<<ma se non hai nemmeno provato qualcosa? Dicevi soltanto è troppo corto, è troppo lungo, mi fa grassa, e non li avevi provati, e se fossero stati gli abiti perfetti?>>continuo

<<come sei melodrammatico>> risponde alzando gli occhi al cielo

<<sei impossibile Stinson>>ringhio

<<siamo finiti a chiamarci per cognome? Bene Ross, sono contenta di renderti la vita impossibile>>risponde sorridendo

<<tu sei davvero...>> inizio, ma la sua mano si poggia sulla mia bocca.
La guardo confuso, ma mi fa cenno di stare in silenzio, non capisco, siamo in un centro commerciale!
Senza rendermene conto Alex mi sta trascinando fuori, ma stiamo correndo! Ma da cosa esattamente?
Arriviamo al parcheggio e da elegante gentildonna qual é, apre lo sportello e mi spinge facendomi cadere. È così delicata nei modi. Entra anche lei in auto e accende il motore correndo e scappando via.
<<Mi spieghi cosa diamine è successo?>> Sbraito

<<ci stavano seguendo>> risponde guardando nervosamente nello specchietto retrovisore

<<cosa? E dove?>> Chiedo ancora

<<ci seguivano già quando eravamo nel negozio, ecco perché non prendevo nulla, temporeggiavo per capire, ma poi, quando siamo usciti, un uomo è uscito con noi e ci stava dietro, poi mi sono accorta di altri due uomini che erano nascosti e ho collegato>>.

Mi poggio allo schienale confuso e senza parole. Loro sapevano che noi eravamo li, ma come?

<<So che stai pensando a come facevano a saperlo, ma non lo so nemmeno io, forse ci stanno seguendo, qualcuno ci spia, non lo so>> dice affranta. Non rispondo e lascio cadere la conversazione.
Arriviamo a casa e dopo aver parcheggiato, entriamo nell'abitacolo. È tutto silenzioso e dunque siamo da soli. Mi butto sul divano mentre Alex prende qualcosa dal frigo.

<<Ma perché vogliono me morto, qual é il motivo?>> Domando più a me stesso che a lei

<<non saprei, forse sei un ostacolo per loro>> dice ma sembra non crederci nemmeno lei.
È tutto un enorme mistero e noi non siamo in grado di darci alcuna spiegazione, non sappiamo chi sono queste persone e cosa effettivamente vogliono da noi, ma sappiamo solo che vogliono me e Alex morti.

ALEX
<<Amico di pietraaa>> urlo a squarciagola

"hey cosa succede?" Sorrido perché ho ricevuto una sua risposta subito.

<<Oggi, hanno seguito me e Gabe al centro commerciale, amico di pietra, perché ci fanno questo? Cosa vogliono da noi?>> Chiedo sapendo già che non otterrò risposta, ma parlarne con lui mi fa comunque bene. Silenzio, arriva la pietra.

"Alex non starci male, vorrei così tanto dirti tutto, ma non posso, quello che posso dirti e che proverò ad essere più presente, vi seguirò da lontano e tu non saprai se ci sarò, potrei essere una mamma che passeggia, un ragazzo in giro con lo skateboard, o un anziano che borbotta triste della vita. Sarò tutti e non sarò nessuno, ma sarò li per te" .
Le sue parole mi tranquillizzano incredibilmente, come sia non possibile non lo so, ma mi fa tranquillizzare.

<<Grazie per esserci per me, tu sei un vero amico>>

"io sono il tuo amico di pietra" .

Sorrido a quelle parole e chiudo la finestra, è tutto così assurdo, sembra surreale, ma paradossalmente è la cosa più reale che vivo in questo momento.

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