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MATT
Mi sveglio di soppiatto con la fronte madida di sudore. Per l'ennesima notte lo stesso incubo di sempre mi costringe a svegliarmi. Sono anni ormai che faccio sempre lo stesso incubo.
Io ed Alex che stiamo passeggiando, quando ad un tratto qualcuno inizia a sparare e uccide Alex. Mi accascio sul suo corpo inerme e gli occhi sono spalancati, terrorizzati. Li chiudo piangendo a dirotto e mi dirigo verso la figura che ha ucciso Alex. Con la rabbia che mi monta dentro, corro verso l'uomo pronto a pestarlo a sangue, ma quando si toglie il passamontagna, si rileva essere il padre di Alex.

Non conoscevo molto bene Chad siccome prima di morire io e i suoi figli non eravamo molto amici. Eravamo soltanto dei bambini che condividevano un solo destino, ma non andavamo mai d'accordo. Difatti era Chad che interveniva ogni volta che io ed Arthur ci pestavamo o tiravo i capelli ad Alex. Lui ci diceva di dover essere sempre forti, di dover diventare ottimi amici e soprattutto di imparare a lottare al meglio.

Mi alzo dal letto non riuscendo a dormire e vado in cucina. Sospiro trascinandomi verso il frigorifero. Apro la porta del frigo, prendo la bottiglia d'acqua e la richiudo trovando la figura di mio padre con una tazza fra le mani.

<<Papà!>> Esclamo, anzi urlo

<<non urlare o sveglierai la mamma>> mi rimprovera sussurrando e mi scuso

<<come mai sveglio?>> Domando versandomi l'acqua nel bicchiere

<<non riesco a dormire, tu?>> Domanda

<<incubo>>

<<solito?>> Chiede e annuisco.
Quando ero più piccolo e mi capitava di fare quest'incubo urlavo e mio padre correva sempre da me. È andata avanti per anni, fino a quando crescendo ho smesso di urlare e aspettavo che passasse.

<<Papà>> lo chiamo e lui si volta a guardarmi <<com'era Chad?>>. Mio padre resta spiazzato alla mia domanda, ma poi inizia a raccontarmi

<<bhe Chad era un uomo eccezionale, non lo dico perché era il mio migliore amico, ma era in gamba, una di quelle persone che non si fida molto degli altri, e quando si fida di una persona vuol dire che ci tiene molto. Io ero la sua spalla desta e sapevo ogni segreto e ogni problema del dipartimento. Su quest'aspetto Arthur ha preso molto da suo padre, nemmeno lui è un tipo che si fida tranne che di Gabe.
Chad voleva creare il dipartimento un postò sicuro per gli agenti e allenare fin da piccoli i loro figli per renderli forti>>

<<ma perché, qual era il suo scopo?>> Domando

<<sai figliolo, per quanto Chad era il mio migliore amico e si fidava di me, ci sono segreti che non mi sono mai stati svelati>> afferma dandomi una pacca sulla spalla e mi dà la buonanotte. Resto solo in cucina bevendo l'acqua e ponendomi mille domande, se Chad ai fidava di mio padre, perché non gli ha mai rivelato i suoi progetti, cosa nascondeva?

ALEX
La luna questa notte è proprio bella, è così luminosa e grande, che mi sembra possa toccarla con un dito. Per il tutto il giorno sono stata chiusa nella mia camera non avendo voglia di parlare con gli altri. Arthur é passato soltanto per avvisarmi che era pronto in tavola senza chiedere altro. Ormai hanno imparato che quando mi sento giù di morale è meglio lasciarmi sola.

Gabe deve ancora rimettersi e non riesce nemmeno a salire le scale per poter venire da me, ma in ogni caso, la sua presenza non sarebbe stata molto gradita. Sono affacciata alla finestra della mia camera e penso alla figura misteriosa, chi sa se mi risponde se lo chiamassi...

<<Amico di pietra>> urlo con la speranza che mi ascolti. Dopo qualche secondo mi arriva una pietra e un foglio attaccato, sorrido e lo leggo

"amico di pietra? E comunque è successo qualcosa?"

<<Siccome non so il tuo nome e mi lanci le pietre per rispondere, ho pensato di chiamarti amico di pietra. Non è successo nulla, ma avevo bisogno di qualcuno con cui parlare>>. Arriva la pietra. "Amico di pietra mi piace, ma come mai hai bisogno di me? Dove sono Jas, Matt e James?" Giusto lui sa le nostre identità

<<oh bhe loro sono a casa e hanno già i loro problemi. Qui Arthur continua a sentirsi in colpa per quello che è successo e Gabe, e quest'ultimo si sta riprendendo dall'incidente>>

"capisco, ma Arthur non deve sentirsi in colpa, non è stata affatto colpa sua, quegli uomini sono forti e Gabe se l'è cavata bene" .

Come vorrei che mi dicesse altro, ma so che non lo farà e non voglio perderlo, posso essere pazza, ma mi piace parlare con lui.

<<Amico di pietra, posso farti una domanda?>>

"Vedrò se posso risponderti".

Con il cuore che mi batte a mille inizio a parlare.

<<Sei stato tu a lasciare a tutti noi quel biglietto, qualcuno di voi morirà?>>.

Seguono attimi di silenzio, ma poi arriva la pietra

"si".

Ma a chi poteva riferirsi? Lui sapeva che qualcuno doveva morire, e poi quella sera quell'uomo stava per uccidermi, ma lui era lì pronto a salvarmi, quindi non potevo essere io, ma l'unico che si è ferito gravemente è stato...

<<Ho capito! Ti riferivi a Gabe>> urlo ma non ricevo risposta.

Silenzio. Silenzio e ancora silenzio.

<<Grazie amico di pietra, a domani>>esclamo e arriva una pietra

"a domani Alex".

Chiudo la finestra e sono finalmente contenta di aver scoperto almeno qualcosa, ma questo significa anche che Gabe è in pericolo, in grave pericolo.

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