Capitolo 8
" Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè ?
Perchè i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola.
A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi.
I loro cuori si intendono. È questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
In fine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino,
non dite parole che li possano distanziare di più, perchè arriverà un giorno in
cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."
M. Gandhi
Stamattina è una bella giornata, è una giornata tranquilla, spensierata, felice.
Sono a casa, i bambini non ci sono e Louis sta cantando sotto la doccia, ignaro del telefono che squilla. Non lo guardo, ma quando riprende a suonare per la terza volta non posso far a meno di sbirciare chi lo cerca con insistenza. È il generale.
"Buongiorno signore. Mio marito è sotto la doccia, per questo non risponde"
L'ho incontrato Poche volte ma è sempre stato gentile e simpatico nonostante l'autorevolezza che lo contraddistingue.
"Buongiorno signora Tomlinson. Oh pensavo si fosse dato alla macchia"
La sua risata riecheggia contagiando anche me.
"Non si preoccupi, gli riferisca solo che dovrebbe avvicinarsi in centrale per la missione. La prossima settimana è vicina e bisogna stabilire i dettagli."
Sono improvvisamente confusa.
"Missione?"
Mi ritrovo a ripeterlo, con una palpabile perplessità nella voce.
"Si, signora. La prossima missione a cui suo marito ha deciso di partecipare. Non sapeva niente?"
Mi aggrappo al mobiletto per non rischiare di cadere e stringo più forte il telefono. La porta si apre e Louis compare con solo un asciugamano in vita. Sorride, ma la curva sul suo viso scompare quando vede il mio volto. I suoi occhi si posano sul cellulare.
"Glielo passo. Arrivederci"
Non aspetto il saluto del generale, scaravento il telefono sul petto di Louis e vado a sedermi. Ho bisogno di riprendermi.
Respiro ed inspiro profondamente, cercando di focalizzarmi solo su questo. Lo faccio rumorosamente per non sentire le parole di Louis.
Non smetto nemmeno quando entra in soggiorno, anzi, chiudo gli occhi per non guardarlo.
"Cand-"
"Zitto."
Non voglio ascoltare.
"Candice dobbiam-"
"Non voglio sentire nulla"
Continuo a tenere gli occhi chiusi, ma ho smesso di respirare rumorosamente per cui sento il suo sospiro profondo. Sono certa si stia passando una mano sul volto.
"Okay. Allora parla tu. Io ascolto. Non posso andare alla base senza prima aver parlato con te"
Sollevo velocemente le palpebre e lo guardo come forse mai ho fatto. Sono furente ma cerco di tenere la calma, almeno nel tono di voce.
"E da quando parli prima con me? Da quando hai deciso che vengo prima del tuo lavoro? Due minuti?"
Fingo di guardare l'orologio appeso alla parete. L'avevamo comprato ad Atlanta, in un piccolo negozietto di antiquariato. Me l'aveva regalato Perché mi ero incantata a guardarlo col sorriso. Adesso invece vorrei solo piangere.
"Candice" fa un passo verso di me e lo blocco sollevando la mano "tu sei sempre stata prima di tutto. Lo sai."
Sento le lacrime salire, gli occhi pungere ma cerco di trattenerle. Cerco di far un sorriso ironico, ma ciò che esce è solo una smorfia.
"Dimmi il motivo"
Dio, fa che sia uno valido. Fa che non sia colpa mia.
"È una missione Candice. Me l'hanno chiesto e non ho potuto dire no."
"Louis non dirmi stronzate"
È cosi difficile darmi un valido motivo? È cosi difficile dire il vero perché?
"È colpa mia? Non stai bene a casa?"
I suoi occhi si addolciscono e vorrei tanto che mi stringesse tra le sue braccia.
"Non è per te. Come puoi pensarlo? Ti amo Candice, come mai ho amato qualcuno."
"Allora perché Louis? Sono solo due settimane che sei qui, perché? "
"I miei commilitoni hanno bisogno di me, Candice."
"E noi? Noi non abbiamo bisogno di te Louis? Credi che tuo figlio non ha bisogno di suo padre il giorno del suo compleanno? Credi stia bene a vederti per l'ennesima volta attraverso un fottutissimo schermo? Credi tua figlia si svegli felice o si semta protetta se tu sei dall'altra parte del mondo perché qualcun altro ha bisogno di te? Credi che io ti creda? Dimmi il vero motivo, perche questo che mi hai dato non lo concepisco"
Rimane in silenzio, la mia rabbia però sale fino ad esplodere. Mi sento ferita, tradita, abbandonata.
Non me l'ha neppure detto! Lo sapeva e me l'ha nascosto.
"Dimmi perchè. Perché? Perché!"
Sto urlando con tutto il fiato che possiedo. Il mio corpo è scosso da tremiti che non riesco a controllare. Mi manca il respiro, ho voglia di vomitare e la testa pulsa.
Sbatto ripetutamente le palpebre con la speranza che questo sia solo un brutto sogno da cui mi sveglierò tra le sue braccia e tutto andrà bene. Lo ripete sempre ed io gli ho creduto, gli ho voluto credere.
"Candice, io...io non sapevo fosse così presto."
Lo guardo consapevole della delusione dipinta sul mio viso.
"Non raccontarmi ancora stronzate. Tu lo sapevi!"
Fa un passo verso di me ed istintivamente indietreggio.
"Candice.."
Non mi convincerà con i suoi soliti trucchetti, non posso permetterglielo. Per me, per i bambini.
"Dimmi perché ."
Respiro profondamente per cercare di ricacciare altre lacrime che stanno diventando difficili da trattenere.
"Io..io devo. Questa è l'ultima."
Dovere.
Dovrei cercare la definizione nel vocabolario per fargli capire che quello di esserci per i figli è comunque un dovere? Un dovere più importante forse?
"Lo dici ogni volta e ogni volta sono solo cazzate! Da quando non valiamo abbastanza da farti restare qui?"
Mi si incrina la voce e mi volto. Non voglio che mi veda piangere, non voglio che mi veda cedere.
Si avvicina ma lo respingo, sgusciando via dalle sue braccia.
"Candice, cosa stai dicendo? Non è questo! Non siete voi! Candice, voi siete tutta la mia vita, come puoi pensare una cosa simile?"
Lo guardo furente.
"Non azzardarti a rigirare la frittata! Stai ripartendo dopo quanto? Tre settimane? Cosa dovrei pensare Louis? Cosa?!"
Sto urlando e non mi interessa se ci dovessero sentire dal vialetto. Per fortuna i bambini non sono qui.
"Che sto andando a fare il mio lavoro Candice!"
Lo guardo, guardo le sue iridi intense e burrascose in questo momento, e vorrei solo che..restasse. Vorrei valere abbastanza da non farlo andare ad una missione speciale, ad una missione fuoriprogramma, ad una missione a cui ha voluto partecipare dopo sole due settimane a casa.
"Avevi detto che era l'ultima "
Lo sussurro, ma so che mi ha sentito.
"Lo è. Questa è l'ultima"
La vista si appanna e non mi importa. Lascio che si schiarisca per le lacrime che scorrono silenziose e si riappanni per quelle che nascono ancora.
"Lo dici ogni volta"
Le sue mani sono sulle mie braccia come se mi volesse costringere a guardarlo, a guardarlo davvero, come io non riesco a fare adesso.
"Davvero, Candice. È l'ultima"
Ci fissiamo. Lui in attesa di una mia mossa, io in attesa di memorizzare il suo volto per andare via. Sgattaiolo dalla sua presa indietreggiando e l'unica frase che aggiungo prima di uscire dalla stanza lo lascia senza forze come mai è successo prima, forse.
"Non aspettarci a casa questa sera"
Afferro qualche indumento per me e i bambini, in modo confuso, in modo disordinato e veloce.
Lui non mi ferma, non ci prova. Non lo fa nemmeno quando gli passo accanto e con le chiavi in mano esco dalla nostra casa.
Sono certa che è ancora in quel punto in cui l'ho lasciato anche quando ingrano la prima, senza più soffocare i singhiozzi.
Stamattina doveva essere una bella giornata, doveva essere una giornata tranquilla, spensierata, felice.
Note:
Aggiorno sporadicamente, ma aggiorno. Questo momento lo avevo in mente da tanto ma non ho idea di come sia uscito. Avrei voluto venisse meglio, ma per me, tutto ciò che faccio non è mai abbastanza. Per cui lo pubblico con la speranza che per voi, invece, lo sia.
Luisa
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