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I Viaggi di Gus


Apre gli occhi.
Sa di non aver dormito granché, eppure, per qualche assurdo motivo, si sente più riposato che mai.
Si alza, pieno di energie e si fionda a vestirsi.
Percepisce qualcosa di strano, di sbagliato, ma non vi dà bado.
Fa una veloce colazione ed esce.

È l'alba.
E lui ne ammira ogni colore, mentre corre sul bagnasciuga.
Per assurdo non ricorda quale sia il suo record, ma di una cosa è certo: non si sente affatto stanco.
Al contrario, ha l'impressione che potrebbe non fermarsi mai.

Dopo aver costeggiato il mare, entra in città. Una bancarella espone skateboard.
E lui proprio non resiste alla tentazione: ne prende uno al volo, lo cavalca e si attacca al paraurti della prima macchina che passa, come in quel vecchio film.
Rendersi conto che sta vivendo quelle scene nella realtà lo fa urlare di entusiasmo, come un lupo in una notte di luna piena.

Passa di auto in auto, fino alla stazione.
E lì prende il primo treno che passa. Letteralmente. Non si cura di dove lo porterà.
Dopo quel treno verrà un autobus, e poi un traghetto, una funivia, un aereo, e poi di nuovo un treno.
E così continua. Continua a viaggiare, di luogo in luogo, senza un programma, senza certezze, all'avventura, scrivendo la sua vita un passo alla volta, sempre in corsa, senza mai fermarsi.

Affronta sentieri di campagna e di montagna, costeggia autostrade, percorre vie abitate.
Gus è pronto ad esplorare il mondo e superare tutte le sfide che ha in serbo per lui. Non ci sono ostacoli che non può valicare. È libero.

Ogni tanto percepisce ancora quel qualcosa di sbagliato, di anormale, la stessa sensazione che aveva percepito quella mattina. È come un'ombra che cerca di fagocitarlo con la consapevolezza della propria esistenza, ma che viene tenuta a bada nella coda dell'occhio.
E ogni volta che tenta di raggiungerlo, lui guarda dritto di fronte a sé e ricomincia a correre.

Ma più la ignorava, più questa diventava sempre più grande.
Finché quella sera, quando riprende a correre in un viale alberato per sfuggirle ancora una volta, non lo inghiotte.
Gus si ferma d'improvviso. Abbassa lo sguardo ed osserva i propri piedi.
Lui stava correndo.
Una vita intera vissuta in corsa, eppure le scarpe che indossava erano nuove, come mai usate.
Correre. Camminare.
Improvvisamente capisce cosa c'è di sbagliato.

Riapre gli occhi.
È disteso nel letto di camera sua.
Fa per alzarsi, ma le sue gambe non rispondono ai suoi comandi.
Accanto al letto, con la coda dell'occhio, può riconoscere il profilo della sua sedia a rotelle.

Il cuore salta un battito, per l'immenso dolore che lo attanaglia al petto.
Alza appena lo sguardo per guardarsi attorno: le pareti sono piene di fotografie e poster che rappresentano i panorami più belli di tutto il mondo. Luoghi che non vedrà mai, strade che non potrà mai percorrere, terreni che non potrà sentire sotto i piedi.
Torna disteso. E, chiuso nel suo silenzio, piange.

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