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Thomas 3

(Abbiamo scoperto che a Thomas piace tanto scrivere lettere...almeno si è trovato un hobby diverso dal fare continue domande alla gente e tentare il suicidio ogni due per tre "per salvare i suoi amici". Vallo a dire al gruppo di dolenti in cui ti sei intelligentemente buttato in mezzo, Tommy)

Caro Newt,

"caro" suona estremamente formale. Facciamo piuttosto qualcosa tipo: Ciao Newt. Meglio?
Ci ho messo tempo per trovare il coraggio di scrivere questa lettera, più tempo di quanto sarebbe stato necessario, dato che in teoria tutte le cose che ho scritto non arriveranno mai ai destinatari, quindi perché preoccuparmi delle parole che uso, o del mio modo di pormi. Non mi sono mai preoccupato prima d'ora di dire cacchiate, lo sai bene, quindi perché dovrebbe essere un problema per una lettera che so che nessuno leggerà?

Forse è proprio perché sei tu che dovresti riceverla, che cerco di dosare le parole.

Quelle che sto per scrivere non sono cose facili. Non per me almeno.
Me l'ha consigliato una ragazza del gruppo di immuni che abbiamo salvato, non so se sai di cosa sto parlando, ma fa nulla, di scrivere i miei pensieri, per farli andare via più in fretta. Non che per ora stia servendo a molto, ma è anche passato poco tempo, prima o poi sarò costretto a passarci sopra.

La cosa strana è che, immediatamente dopo la tua morte, sono successe talmente tante cose che ho quasi smesso di pensarci, a te intendo. O almeno, respingevo qualsiasi pensiero che non riguardasse la vendetta. L'uomo-ratto per esempio, l'ho ucciso, con le mie stesse mani e non ho provato alcun sentimento se non la rabbia, mentre lo facevo. Non mi sono mai pentito, nemmeno ora, anzi.
Quando ci siamo messi in salvo ho provato uno strano moto di felicità, durato poco, ma l'ho provato e, anche in quel momento, non ho pensato a te o a nessun altro.
Non c'è voluto molto prima che tu tornassi nei miei pensieri. Ora sei lì, fisso, tutto il giorno tutti i giorni.
Le tue ultime parole mi rimbombano in testa, insieme a quella voce innaturale che le accompagnava. Non vorrei ricordarti così, come nei tuoi ultimi attimi di vita, perché ammettiamolo c'era poco di te, del vero Newt, l'ultima volta che ci siamo incontrati. Immagino, più che altro spero, che non pensassi davvero alcune delle cose che hai detto.

Mi sto piano piano costringendo ad abbandonare la visione di te come Spaccato, i vestiti sgualciti e insanguinati, i capelli strappati e quello sguardo che oscillava tra la pazzia e la sanità. Non voglio nemmeno ricordarti come ti ho visto quel giorno al Palazzo degli Spaccati, non eri cambiato come aspetto, però i tuoi occhi che sprizzavano odio. Ci hai mandati al diavolo, ricordi? Non voglio pensare che fossi tu, in nessuna delle due situazioni.
Ricordo Newt della prima volta che ci siamo incontrati, quando Alby ci ha presentati. Il modo in cui sorridevi, come sembrasse che tutta la sploff che stava succedendo non ti toccasse minimamente, il fatto che guidassi tutti verso la libertà pur non sapendo da che parte fosse.

Sapevo di dover mettere i pensieri in ordine prima di scrivere, probabilmente sono un mucchio di cose messe una dietro l'altra senza senso, fai finta che io stia seguendo un filo logico, almeno da adesso in poi.

Come ho detto prima, non voglio parlare della tua morte. Sappiamo entrambi cosa è successo. Non voglio parlare dei tuoi ultimi momenti con me, della Tua lettera o di tutte le cose che sono accadute da dopo la Zona Bruciata. Voglio parlare di te.
Perché sarebbe troppo semplice descrivere i miei sentimenti, per quanto banale possa sembrare sono triste e mi manchi.
Quindi voglio dirti ciò che non sono riuscito a dirti quando eri in vita.
Ti ho conosciuto per poco tempo, ma il fatto che non avessi ricordi ha velocizzato la nostra conoscenza, come è successo con tutti. Sei (mi rifiuto di dire 'eri') una persona meravigliosa, sempre pronto ad aiutare gli altri, a combattere per ciò che ritenevi giusto, anche se andava contro tutto ciò in cui credevi, come quando mi hai nominato Velocista, o quando hai deciso di seguirmi nel Labirinto, pur non avendo la certezza di tornare vivo. Una persona che si preoccupava dei suoi amici più che di se stesso, tanto da abbandonarli per metterli al sicuro.
So quanto hai sofferto per la morte di Alby.
So quanto hai sofferto per la morte di tutti.
Dall'esilio di Ben in poi la tua vita, la vostra vita, ha subito cambiamenti enormi.
Se già soffrivi nel Labirinto, tanto da tentare di ucciderti, non immagino quanto avrai sofferto quando, usciti di lì, con tutte quelle vite perse, hai scoperto che non c'era via d'uscita dal dolore, dalla C.A.T.T.I.V.O.
Dico che non lo immagino ma, in realtà, so bene come stavi, soffrivamo tutti, anche se in modi diversi.

Ho paura Newt.
Paura di non farcela. Suona strano, lo so, io ce l'ho "fatta", ma a che prezzo? Le persone che più amavo sono morte, tutte a parte Minho. Teresa, Chuck...e te.
Ho bisogno del mio migliore amico, di te.
Ho bisogno delle tue parole di conforto, perché qui siamo in tanti ma nessuno è come te. Nessuno è Newt.

La cosa più strana è che non mi sento in colpa. Perdonami se la cosa ti ferisce. Ma sebbene il dolore di averti ucciso fosse forte, il senso di colpa mi stesse portando alla pazzia, ho pensato. Io ho ucciso quello spaccato, non Newt. Tu, il vero te, voleva morire per evitare che quel pazzo che si stava formando prendesse del tutto il suo posto.
E comunque non sarebbe cambiato nulla, anche se al mio posto ci fosse stata qualsiasi altra persona. Forse solo per Minho avresti rimandato la tua morte. Non avresti accettato di morirgli davanti agli occhi, per la seconda volta.

NEWT non è morto. Perché sarai sempre nei nostri cuori, nei nostri ricordi. Sarai sempre nel Mio cuore.

Il Collante.

Ti calzava a pennello quel "nome". Tu eri tutto ciò che ci teneva uniti, non solo come gruppo, tu eri quello che ci dava la speranza, che i faceva credere nell'esistenza di una possibilità di futuro, colui che teneva unite le nostre menti.
"Probabilmente perché sei una specie di collante che ci tiene uniti", così ho detto, più o meno, quando ho visto il tatuaggio. Lo penso ancora.
Ci stiamo piano piano sgretolando, ora che non ci sei più.

Vorrei solo, per un secondo, poterti vedere. Poter parlare con te, poterti guardare senza quella follia di mezzo. Poterti chiedere scusa, per non aver trovato una cura.
Chiedere scusa al bambino che hanno chiamato Newt, ma chissà qual era il suo nome prima. Quel bimbo sorridente e intelligente che voleva solo vedere sua sorella e poterle parlare un'ultima volta, che ha perso i genitori, uccisi senza motivo, che ha perso tutto pur non avendo praticamente nulla. A quel bambino a cui sono state tolte le speranze di poter passare i suoi ultimi attimi con coloro a cui voleva bene. Quel bambino che piangeva e non si vergognava di farlo.
Chiedere scusa a quel ragazzo, a quel bambino, a quel amico, alla mia unica speranza, non per averti ucciso, ma per non essere stato in grado di renderti felice.

Mi manchi.

Spero che tu sia più felice là, dovunque tu sia ora.

Salutami tutti, anche se orami, se possono leggere le mie lettere, credo di averli salutati fin troppe volte. Teresa, Chuck, Winston. Tutti quanti. Ben, Alby, Clint, Jeff...
So che cosa pensi, lo immagino più che altro, che devo prendermi cura di tutti per te. E devo prendermi cura di me stesso. Merito di essere felice. O cose simili.

Grazie di essere stato mio amico.
 
Addio,

Thomas

"Ti voglio bene Newt"

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