Capitolo 12- Seconda ora
-can you do me a favor?-
Seconda ora
Chloe's Pov
A poco a poco iniziai ad aprire gli occhi e quasi immediatamente, sentii le mie spalle pesanti e il mio corpo stanco, sembrava quasi che fosse fatto di marmo, trovavo difficile e molto faticoso muovermi.
Ancora mezza stordita, riuscii a poggiare i piedi sul pavimento e aggrottando le sopracciglia, diedi una veloce occhiata al display del mio telefono.
Ero ufficialmente in ritardo per entrare a scuola. Fu nel momento in cui scostai le coperte dal mio corpo, che avvertii l'aria gelida. Ancora nella totale oscurità, portai le mie mani lungo le mie gambe e in quel momento mi resi conto di non avere più indosso alcun vestito.
Respirando a fondo, alzai la serranda in modo da far entrare la luce all'interno della stanza, così da permettermi di osservare ciò che mi circondava. La prima cosa che catturò il mio interesse; furono le lenzuola ancora intatte dal lato del letto in cui io non avevo dormito. Mi alzai dal materasso e, a passo svelto, raccolsi il vestito marrone che era stato adagiato sulla poltrona. Nel momento in cui riuscii ad infilarlo la porta della camera si spalancò, spaventata per l'improvviso rumore mi voltai osservando la figura di Justin.
"Credevo di aver sentito dei passi provenire da questa camera." Disse avvicinandosi lentamente. Io, deglutendo, passai le mani lungo la gonna del vestito cercando di aggiustarlo. "Dobbiamo sbrigarci, ormai siamo in ritardo per entrare alla prima ora ma alla seconda dobbiamo già essere là" lo informai superandolo per raggiungere le scale.
"Buongiorno" disse lui voltandosi verso di me.
"Buongiorno" risposi io ormai in lontananza. O almeno questo era quello che credevo io. Justin era riuscito ad essere pochi centimetri lontano dalla mia figura.
Tentai di non apparire meravigliata e scendendo a passo svelto le scale mi diressi verso il salotto, dove vi trovai il mio giubbotto.
"Stavi dimenticando queste" mi ricordò mostrandomi le scarpe, che avevo indossato la sera prima. Lui distava qualche centimetro dall'ultimo scalino e io mi ero già avviata verso la porta d'ingresso quando mi bloccai all'istante.
Mordendomi nervosamente il labbro inferiore, avanzai verso il giovane ragazzo e, ringraziandolo, mi rimpossessai delle mie scarpe.
Rimasi a contemplare il suo volto sorridente mentre con le mani strofinavo i lacci delle scarpe.
Appena lui si avvicinò di qualche millimetro al mio corpo, io rinsavii e sospirando mi voltai camminando a passo svelto verso il salotto.
"Dovrai riaccompagnarmi a casa" dissi in un bisbiglio mentre indossavo il mio giubbotto.
Lui non rispose a quella mia affermazione semplicemente perché non c'è ne era bisogno. Immagino fosse stata una cosa ovvia da dire ma questo mi permise di velocizzare i tempi.
Il viaggio in macchina fu breve e appena ci avvicinammo a casa mia, il mio sguardo si posò nei due parcheggi vuoti destinati alle macchine dei miei genitori. Sospirando per il sollievo, informai Justin che sarei entrata in casa per prendere il mio zaino e per cambiarmi. Lui acconsentì con un cenno del volto e io mi precipitai all'interno della mia camera in cerca di vestiti.
Mentre mi infilavo i jeans neri iniziai ad ispezionare la stanza in cerca del mio pettine. Rivolgendo una veloce occhiata al mio orologio appeso alla parete di camera mia mi resi conto di avere ancora del tempo a mia disposizione così, inginocchiandomi sul pavimento, guardai sotto al letto e per mia fortuna riuscii a trovare il pettine. Spazzolai accuratamente i capelli cercando di sciogliere ogni nodo e sgattaiolando in bagno mi lavai per poi indossare una maglietta bianca.
Scesi velocemente le scale con in mano il mio zaino quando sentii dei rumori provenire dalla cucina. Alzando le sopracciglia in segno di stupore, mi avvicinai a passo felpato verso l'ingresso della stanza e affacciandomi potei intravedere Justin che mi rivolgeva le spalle, intento a preparare del caffè. Sul tavolo vi era un piccolo piatto contenente uova strapazzate e qualche fetta di pancetta.
"siediti prima che si raffreddi tutto" disse senza neppure voltarsi. Come poteva avermi sentito arrivare? Sentendo il profumo di cibo il mio stomaco iniziò a lamentarsi così, con le gote rosse dalla vergogna, presi due piatti piani e vi distribuii in modo equo il cibo. Attesi pazientemente che Justin si sedesse difronte a me con una tazza di caffè e iniziammo a fare colazione.
"Non ti avevo chiesto di rimanere in macchina? Non ti saresti dovuto scomodare tanto" dissi io cercando di apparire cordiale mentre invece ero irritata dal suo comportamento.
"Ho pensato che mentre tu ti cambiavi, io avrei potuto preparare la colazione. Comunque vedo che gradisci" disse in fine zittendomi una volta per tutte. Accennai appena ad un sorriso finendo velocemente di mangiare.
"Lascia pure nel lavandino, pulirò al mio rientro. Ora sbrighiamoci" dissi osservando l'orologio del mio telefono. Justin alzò gli occhi al cielo prima di poggiare il suo piatto nel lavandino, come da mia richiesta. Mentre io lo esordivo a raggiungere la macchina lui ridacchiava facendosi beffa della mia ansia.
Ma d'altronde scommetto che se ci fosse stata Bridgit al suo posto, avrebbe fatto lo stesso, sono sempre stata schernita per la mia eccessiva ansia, scaturita dalla paura di fallire e di deludere le persone a me più care; i miei genitori.
"Non potresti accellerare?" Domandai picchiettando le dita contro lo sportello.
"Siamo già al limite di velocità Miss Gomez. Per caso preferisce essere fermata da qualche pattuglia della polizia?" Mi domandò ironicamente il ragazzo facendomi lamentare.
"State forse cercando di dirmi che preferireste essere fermata dai poliziotti piuttosto che ritardare di qualche minuto?"
"Abbiamo già un ritardo di un'ora, preferirei arrivare puntuale alla seconda se vossignoria me lo concede" risposi io in maniera poco garbata. Da parte sua però uscì una profonda risata che quasi mi fece sorridere. "Permesso accordato" disse incrementando la velocità del veicolo.
"Finalmente siamo arrivati" dissi osservando l'imponente edificio del nostro istituto universitario.
Scesi dalla macchina una volta che Justin ebbe parcheggiato e correndo lungo i giardini del campus entrai all'interno della struttura. Il ragazzo riuscì a raggiungermi proprio mentre camminavo a passo svelto lungo i corridoi. Con mio grande sollievo mi resi conto che altri ragazzi si erano fermati a chiacchierare difronte agli armadietti, forse eravamo riusciti ad arrivare in tempo.
Fuori dall'aula del professor Wayne vi erano tre ragazzi che, accanto allo stipide della porta, erano impegnati a ridere e scherzare.
"Visto, non c'era bisogno di agitarsi tanto" mi sussurrò ad un orecchio Justin quando entrammo, finalmente, all'interno dell'aula.
"Siamo solo fortunati. Non ha mai ritardato prima" risposi io ispezionando i pochi banchini liberi.
Bridgit siedeva in mezzo tra una sua amica dai capelli rossicci e un ragazzo dai capelli neri mentre Carly aveva occupato il posto allestremità della seconda schiera di sedie, accanto ad Elèna. Con rammarico notai che tutti i posti liberi erano affiancati da persone a me sconosciute così mi sedetti sulla sedia più vicina. Justin fece lo stesso e occupò l'ultima sedia della quarta fila, proprio accanto a me. Sistemandomi comodamente iniziai a prendere i libri dallo zaino per poterli poggiare sul banco.
Mentre sfogliavo il libro di economia le luci si fecero più flebili e il chiacchiericcio lasciò il posto al silenzio. Il professor Wayne prese posto dietro la sua cattedra e schiarendosi la gola si scusò per il leggero ritardo. Posando la sua borsa sul banco, accese la lavagna interattiva alle sue spalle e iniziò la sua spiegazione.
Mentre il tempo passava io cercai di rimanere il più attenta possibile, cercando di non distogliere lo sguardo dai miei libri per posarlo sul mio vicino di banco. La sua sola presenza era per me motivo di distrazione, l'impulso di osservare i suoi lineamenti era irragionevole. Deglutii cercando di concentrarmi per l'ennesima volta sulla lezione del professore, poi sentii qualcosa poggiarsi accanto alla mia mano sinistra. Serrai la mascella mentre spostando lo sguardo, osservai la sua mano a pochi millimetri dalla mia. Volevo con tutta me stessa allontanare la mia mano dalla sua ma qualcosa me lo impedì. Tratteni il respiro per pochi secondi prima di poter avvicinare la mia mano il più possibile al mio libro di testo.
La mano di Justin si serrò a formare un pugno per poi ritornare sul foglio bianco.
Il resto della lezione passò tra bisbigli e sospiri, quando le luci dell'aula si riaccesero completamente, chiusi il mio libro mettendolo all'interno del mio zaino e attesi qualche secondo seduta liberando così lo spazio per potermi muovere con più comodità. Persino Justin fece lo stesso e quando rimanemmo in pochi decisi di alzarmi salutando il mio compagno di banco.
Ero quasi riuscita ad uscire dalla classe quando Mr. Wayne mi chiamò costringendomi a fermarmi. Dipingendo un sorriso sul mio volto mi girai avvicinandomi sempre di più al mio docente. Con la coda dell'occhio potei vedere Justin aggrottare le sopracciglia prima di allontanarsi a passo lento verso la porta d'uscita.
"Non mi prendo quasi mai la libertà di parlare con una mia studentessa al termine delle lezioni senza un appropriato appuntamento di colloquio. Tuttavia signorina Gomez mi vedo costretto a fare uno strappo alla mia regola per il profondo affetto che provo nei confronti di suo padre." Iniziò il professore. Posando la mia cartella sopra un banchino decisi di rilassarmi prospettandosi una lunga chiaccherata.
"Io non ho alcuna intenzione di scoraggiarla, sia chiaro, però vorrei farle presente del calo di attenzione che ho notato in lei nell'ultima settimana, non vorrei che questo compromettesse il risultato dell'imminente esame." Continuò provocandomi un leggero senso di sconforto.
"Lo so professor Wayne e me ne rammarico. Purtroppo mi sono accollata troppi impegni scolastici ed extra-curriculari e la mia ansia non aiuta molto, soprattutto di notte. Comunque non ho alcuna intenzione di mancare i miei impegni scolastici. Riuscirò a gestire meglio il mio tempo" tentai di rassicurarlo sperando dentro di me che non ne facesse parola con mio padre.
Salutando cordialmente il mio professore, ripresi lo zaino dal banco e mi incamminai, questa volta con successo, fuori dall'aula.
Osservando l'orologio notai che disponevo di pochi minuti prima di poter raggiungere la palestra così, mi diressi verso gli spogliatoi che trovai vuoti. Sospirando per il sollievo adagiai il mio zaino sopra una panca e iniziai ad indossare la mia divisa da cheerleader. Riuscii a malapena ad infilarmi completamente la parte superiore del completo quando la porta si aprì, inizialmente mi girai dando le spalle a chiunque fosse entrato poi, una volta sistemata a dovere, mi voltai incuriosita e quando mi trovai difronte il volto di Justin rimasi scandalizzata.
"Che ci fai qui? Questo è lo spagliatoio delle ragazze" lo informai poco gentilmente.
"Ne sono a conoscenza ma mi trovo qui per offrirti il mio aiuto" mi informò avvicinandosi lentamente alla mia figura. Io scuotendo ripetutamente la testa portai la mia mano destra contro il suo petto impedendogli di andare oltre.
"Devi uscire da qui, sai cosa penseranno tutti se ti vedono qui dentro?" Justin non sembrò curarsi di ciò che avevo appena detto così fui io stessa ad uscire dallo spogliatoio.
Incrociando le braccia al petto attesi che anche il ragazzo mi seguisse sulle tribune e quando fu così gli diedi l'opportunità di parlare.
"Ho ascoltato quello che tu e il professor Wayne vi siete detti" mi informò facendomi aggrottare le sopracciglia in confusione, il mio cervello, nella breve pausa del ragazzo, iniziò a elaborare tutti i possibili modi in cui potesse andare a parare con una affermazione del genere, poi mi alzai disdegnata.
"Non penserai che solo perché Mr. Wayne conosce mio padre io abbia qualche specie di privilegio" bisbigliai io inorridita da una simile faccenda.
Justin iniziò a negare con il capo e alzandosi prese la mia mano nella sua.
"Io so di essermi comportato come un vero stronzo dal primo momento in cui ci siamo rivisti qui a scuola ma adesso sono qui per offrirti il mio aiuto a economia e commercio. Se lo vorrai potrei farti delle lezioni" per qualche secondo rimasi interdetta dinanzi a una simile proposta, come poteva una persona cambiare atteggiamento da un giorno all'altro? Che ci fosse qualcosa di losco sotto?
Tuttavia i suoi occhi e i suoi modi mi apparivano sinceri e sorridendo appena accettai la sua proposta. Lui mi mostrò il suo solito ghigno trionfante e, quando un'orda di ragazzi entrarono nella palestra, lui si dileguò raggiungendo la sua squadra mentre io venivo affiancata dalla mia.
In cosa mi stavo cacciando?
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Prima storia revisionata del 2019 sul mio profilo e sinceramente non poteva essere un altro 'libro' se non questo.
Vi auguro un 2019 migliore dell'anno appena trascorso e spero di ritrovarmi a scrivere per voi anche nel 2020.
Auguri di cuore a tutte/i i miei amatissimi lettorici/lettori ♡
P.s.
Come diamine facevate a leggere i capitoli prima della revisione? Santo dio ogni volta che leggo un capitolo non ancora riscritto mi vergogno di me stessa....
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