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4 - È tutta colpa mia

Perla mise le mani lungo la vita e si allontanò dalla porta, avvicinandosi alla doccia.

"Allora?" la incalzò Ingrid a braccia conserte. "Non abbiamo tutto il tempo di questo mondo. Se vuoi che ti aiuti, voglio la verità."

L'altra ragazza sbuffò e continuò a tenere una mano su un fianco, mentre con l'altra si accarezzava il collo. "Prometti che non mi giudicherai."

"Non ti ho mai giudicata e non ho intenzione di cominciare ora. E poi sono l'ultima persona che può dare giudizi su qualcun altro, lo sai" replicò la parrucchiera, sentendosi quasi offesa per la domanda. "Avanti, non tergiversare. C'è stato ancora qualcosa tra te e Riccardo? Qualcosa che non mi hai detto?"

Perla avanzò verso di lei a grandi falcate. "Abbassa la voce quando parli di queste cose, ti prego. Anche le mattonelle del bagno hanno orecchie, qui."

"Però non mi rispondi" obiettò la sua migliore amica a bassa voce.

Perla si strinse nelle spalle e alzò gli occhi verso il soffitto. "Sì, io e lui siamo stati insieme."

Ingrid indietreggiò sul tappeto rosa, come se quelle parole avessero avuto la forza di spostarla di peso. "C-Cosa? E non mi hai detto niente?"

"Non è proprio una di quelle faccende che si possono sbandierare ai quattro venti."

"Sbandierare ai quattro venti no, ma io... sono tua amica. Credevo che di me ti fidassi."

Perla sospirò e si sedette sulla tavoletta del water. "Di te mi fido, eccome se mi fido, ma..." Alzò gli occhi verso di lei e con voce tremante continuò: "Mi sono sentita sporca, subito dopo averlo fatto. Non avremmo dovuto cedere alla passione... abbandonarci ai nostri istinti. È stato uno stupido errore e volevo cancellarlo." Ingrid storse le labbra carnose, fece qualche passo verso l'amica e avvicinò la sua testa al proprio addome, accarezzandole i capelli. Perla si lasciò avvolgere e proseguì: "Parlarne il meno possibile era l'unico modo per dimenticare il nostro peccato. Se potessi, Ingrid... Se solo ci fosse una pozione magica che fa eliminare il passato, io la userei. È un peso troppo grande, non posso farcela..."

L'amica si abbassò alla sua altezza e le tolse le ciocche di capelli dagli occhi. "Quando è successo?"

Perla strinse le labbra. "Non voglio parlarne. Te l'ho detto, non voglio rivivere quei momenti. È stato... bello, troppo bello. Ma è stato anche sbagliato, profondamente sbagliato, ed è meglio dimenticare tutto. Per il bene di mamma, per il bene della famiglia."

Ingrid annuì. "D'accordo, allora non ti chiederò altro. Quando e se lo vorrai, me lo dirai. Ora però dobbiamo pensare al test."

"Non ho voglia" sentenziò Perla, mettendo le mani sulle ginocchia per alzarsi.

Ingrid le bloccò le spalle. "No, tu ora devi farlo!" Si rese conto di aver alzato troppo la voce e diede un'occhiata alla porta del bagno, per poi rivolgersi di nuovo alla ragazza e usare un tono più basso. "Diamine, devi farlo. Non so come puoi credere di voler rimandare questo momento in eterno. Vuoi sapere se sei incinta o no?"

Le guance di Perla diventarono scarlatte. Un rosso puro, intenso, sanguigno. Si mise una mano sulla fronte, come se sentisse improvvisamente caldo. "Lasciami stare, ti prego."

"No, non ti lascio stare" continuò Ingrid prendendo uno stick. "Hai altre valide soluzioni? Cosa proponi? Di aspettare un altro svenimento e di finire in ospedale, così i medici daranno la lieta notizia a tua mamma? È questo che vuoi che succeda?"

"Non dare per scontato che aspetti un bambino, magari è solo un po' di stress" la contraddisse Perla, toccandosi la pancia.

"E allora perché non vuoi fare questo maledetto test? Se sei così sicura che sia solo un po' di stress, non devi essere così agitata."

Perla alzò lo sguardo verso l'amica e i suoi occhi verdi iniziarono a pizzicare. "Perché ho paura. Ho una paura terrificante di... del risultato del test. Che farei se fossi incinta, eh?"

"Non fasciarti la testa prima di romperla" consigliò Ingrid, guardando lo stick. "Facciamo il test e mettiamo un punto a questa situazione. Non possiamo continuare a fare ipotesi sul nulla." Perla aprì la bocca per avanzare l'ennesima obiezione, ma la ragazza la interruppe: "Assumiti le responsabilità delle tue azioni, ti chiedo solo questo."

L'altra ragazza annuì e si alzò rivolgendole un'occhiata seccata. "E menomale che non giudichi le persone."

"Un giorno mi ringrazierai" replicò la sua migliore amica, lanciandole un sorriso d'incoraggiamento.

Perla alzò la tavoletta del water. "Okay, che si fa?"

Ingrid incrociò le braccia. "Siediti e fai la pipì." Le veniva da ridere a darle un ordine su una funzione così naturale dell'essere umano.

L'amica si alzò il vestito verde della cerimonia e si abbassò le mutande.

"Vuoi che mi giri?" domandò Ingrid con un sopracciglio alzato. Tolse il cappuccio e le porse lo stick.

"Stupida" la canzonò l'altra sedendosi sul water. Prese il test e lo infilò sotto di sé.

Rimasero in attesa per qualche secondo, poi la parrucchiera chiese: "Allora? Non hai lo stimolo?"

L'amica scosse la testa. "Sai, non riesco a fare pipì a comando. Ho bisogno di rilassarmi e... adesso sono tutto tranne che rilassata."

Ingrid alzò le mani. "Vuoi che esca? O preferisci che canti qualcosa?"

"No, per carità. L'ultima volta che hai cantato ti stavo per denunciare per inquinamento acustico."

"Senti chi parla. Proprio tu che adori la trap..."

"Ohi, i gusti sono gusti."

"Ma i tuoi sono proprio gusti di m... ehm, pipì."

Non appena Ingrid terminò di pronunciare la frase, nel bagno si sentì uno scroscio.

"Fatto" annunciò Perla con tono mesto. Il momento era arrivato, ora non poteva più tornare indietro. Nonostante avesse tentato di smorzare la tensione con delle battute, la situazione era seria e lei era molto preoccupata. 

Ingrid le passò il cappuccio, Perla tappò lo stick e lo posizionò sul lato del lavabo vicino a lei. Poi si rivestì e si alzò mentre fissava quell'oggetto come se la sua vita dipendesse da esso. 

All'improvviso il cuore di Perla iniziò a battere forte. La ragazza si sedette sulla tavoletta del water e sgranò gli occhi, in attesa che su quello schermo comparisse il risultato. "Qu-qu-quanto dobbiamo aspettare?"

"Tre minuti" rispose Ingrid controllandosi lo smalto lilla sulle unghie.

Perla annuì, la salivazione a zero. Era solo in grado di fissare quel display con una faccia confusa e nello stesso tempo speranzosa, le mani tremanti e le labbra secche. Poi sullo schermo apparvero due lineette ben definite che irruppero come un pugno nello stomaco.

Incinta.

Voleva voltarsi verso Ingrid, ma ogni muscolo del corpo era bloccato. I suoi occhi non smettevano di fissare quelle lineette come se fossero una condanna a morte, la prova regina di un atroce delitto. La sua amica le disse qualcosa, ma Perla non riusciva a sentire. Le arrivavano soltanto versi lontani, suoni incomprensibili. Sentì qualcuno stringerla e si lasciò ricadere sulle spalle di Ingrid, come se fosse un fantoccio. Un burattino privo dell'artista che gli dava vita, una bambola prossima alla spazzatura. Ingrid le accarezzò le guance e Perla vide le labbra dell'amica muoversi, però non comprendeva ciò che stava dicendo. Voleva parlare e spiegare la sua condizione, ma non ne era capace. Percepì un colpo su una guancia e il viso si colorò di rosso.

Quel suono la ridestò dalla dimensione oscura nella quale era piombata e sbatté più volte le palpebre per riprendersi, venendo investita da un'ondata di parole.

"Finalmente ti sei ripresa. Scusa per lo schiaffo, ma non sapevo in che altro modo farti reagire. Avevi gli occhi spenti, mi sono preoccupata" spiegò Ingrid buttando fuori ogni angoscia.

Perla tossì e si sforzò di alzarsi, sentendo le gambe incredibilmente pesanti. Sembravano cementate nel pavimento. Chiuse gli occhi e appoggiò la schiena sul muro grigiastro.

Ingrid le si avvicinò e l'abbracciò, non avendo il coraggio di dire altro.

Perla, sempre seduta sulla tavoletta, si lasciò avvolgere e la strinse a sua volta circondandole il bacino. Poi diede sfogo a ogni sua paura cominciando a piangere. Fu un pianto lento, silenzioso. Singhiozzi che si alternavano a momenti di calma, lacrime che si confondevano con il sudore. Si sentiva sull'orlo di un vulcano e percepiva come se il suo corpo gli si stesse avvicinando sempre di più, finendo nel cratere. Era spaventata, persa. Le certezze si erano dissolte non appena quelle lineette avevano fatto irruzione nella sua vita e l'avevano stravolta diventando mere illusioni, tessere di un puzzle che non s'incastravano più e vagavano cieche alla ricerca del proprio compagno. Lei non riusciva neanche a sollevarsi, voleva soltanto stare lì e piangere fino a quando le forze gliel'avrebbero concesso. E poi avrebbe desiderato addormentarsi per non svegliarsi più, o almeno non destarsi in un mondo in cui avrebbe dovuto guardare in faccia la realtà e affrontarla.

Si sentiva di nuovo sporca. Aveva sempre cercato di compiere la scelta giusta. Per una volta che, invece di essere previdente ed evitare situazioni scomode, si era lasciata andare, ecco che la vita le presentava un conto salatissimo. Era stata solo una pazzia, ma che avrebbe cambiato per sempre la sua esistenza.

Ingrid s'inginocchiò e le accarezzò le guance. "Ora basta piangere, però. Dobbiamo andare avanti, non puoi stare qui in eterno. Tua mamma potrebbe entrare da un momento all'altro."

"Che entri, allora. Che mi trovi, che mi faccia tutte le domande che vuole" replicò Perla con voce fredda, distante. Gli occhi verdi sembravano vuoti. "Che mi chieda cosa c'è che non va. E io... beh, il mio destino è segnato. Non mi rimane altro da fare che dirle tutto e..."

Non ebbe il coraggio di proseguire. Non riusciva a immaginare cosa sarebbe potuto succedere se sua madre avesse saputo del tradimento del futuro marito proprio con lei, la sua primogenita e la persona che più stimava al mondo. Forse l'avrebbe insultata, l'avrebbe cacciata di casa e avrebbe rimproverato Riccardo. Conosceva il carattere di sua mamma e... no. Non osava nemmeno pensare a come avrebbe reagito alla notizia.

Ingrid riuscì a sollevarla dalle ascelle e a metterla in piedi, facendole appoggiare le mani sul lavabo. "Non ho alcuna intenzione di vederti in questo stato, okay? Tu sei più forte di così, è arrivato il momento di dimostrarlo!"

Perla la osservò di traverso e con voce spezzata le chiese: "Che cosa dovrei dimostrare, eh? Non ti rendi conto che sono spacciata? La mia vita è distrutta, o-ora... ora nulla ha senso."

La sua migliore amica batté un piede sul pavimento. "No, non è così, dai. Tu..." Si mise una mano tra i capelli, come se quel gesto potesse aiutarla a pensare, e poi domandò: "Questo bambino... non è detto che sia di Riccardo, giusto? Sei stata anche con Guglielmo, o sbaglio? Prima dell'ultima litigata, intendo."

Perla percepì il cuore saltarle in gola. Non riusciva a pensare lucidamente, il suo cervello era in mezzo a una tormenta di ricordi e sensazioni cui non era in grado di dare un volto o un nome.

Vide qualcosa e la visione fu sempre più nitida, fino a quando distinse chiaramente ciò che aveva vissuto. "Sì, è vero, qualche... qualche giorno dopo sono stata anche con Guglielmo." Trovò la forza di reggersi in piedi da sola e tolse le mani dal lavabo, avvicinandosi quasi con impeto all'amica. "E adesso come faccio a sapere chi è il padre?"

Ingrid indietreggiò, sorpresa dalla reazione della ragazza. Alzò le mani. "Hai mai sentito parlare di sesso protetto? Forse non abbastanza..."

La ragazza le lanciò un'occhiataccia. "Certo che ne ho sentito parlare! Ti assicuro che sono stata attenta con entrambi... Ma è successo, è successo e non so dove sbattere la testa."

"Sei stata imprudente... Non so come scoprire chi possa essere il padre, potremmo chiederlo a Google. Non adesso, però."

Perla fece qualche passo indietro, irritata per la risposta, e iniziò a sospirare in preda all'agitazione. "E ora co-cosa proponi? Che facciamo?"

Ingrid le si avvicinò e con voce sconsolata rispose: "Non ci resta altro da fare che..." Poi guardò il gabinetto e le venne un'illuminazione: "Beh, andarcene da qui. Prendo io il test e la confezione." Le mise le mani sulle spalle e continuò: "Non sei sola, ricordalo, e non lo sarai mai. Ti aiuterò come ho sempre fatto, potrai contare sul mio sostegno."

"E allora cosa facciamo? Se mamma sapesse la verità ne uscirebbe distrutta, ma non posso nemmeno continuare a fingere..."

"Parliamone con Corrado, capiremo come risolvere il problema" propose Ingrid, inclinando la testa.

Lei annuì, poco convinta. "Sei una vera amica. Come farei senza di te?"

In quel momento le parve di sentire delle urla lontane, così chiese a Ingrid di chiudere il rubinetto. Le grida erano sempre più forti: due voci si accavallavano e provenivano dalla cucina. Non aveva mai sentito urlare così, stava succedendo qualcosa di brutto.

Perla aprì di colpo la porta e si precipitò nel piano inferiore distinguendo due voci familiari, una maschile e una femminile.

Non appena scese la scala a chiocciola, vide Riccardo che si avviava di gran carriera verso la porta di casa.

"Dove vai?" gli urlò Elettra, noncurante del fatto che Mirko potesse sentire dal salone.

"Vado via, qui a quanto pare non sono gradito!" tuonò lui, mettendo una mano sulla maniglia.

"Non è questo che intendevo dire, lo sai" cercò di spiegare lei abbassando la voce. Mirko li stava guardando dal soggiorno e non voleva spaventarlo ulteriormente.

"Cosa succede qui?" domandò Perla, camminando verso di loro con aria interrogativa.

Guardò il volto duro di Riccardo e gli occhi confusi della mamma, per poi voltarsi verso il salone. "Se proprio dovete litigare, non davanti a Mirko."

"Non ti preoccupare, abbiamo finito" disse l'uomo con decisione, aprendo la porta dalla quale entrarono i raggi di sole.

"Se non ti fermi per pranzo, ti aspetto per cena" l'avvisò Elettra afferrandogli un braccio.

Lui diede un'occhiata alla donna e si soffermò su Perla, per poi rispondere: "Non ti assicuro nulla" e chiudere la porta, bombardando di domande i loro cuori.

Perla rimase per qualche attimo interdetta e aggrottò la fronte, non credendo ai propri occhi. Non aveva mai visto Riccardo così furioso.

"Che gli è preso?" domandò a sua mamma.

Nel frattempo, Ingrid le aveva raggiunte e stava anche lei per chiedere che fosse successo.

"È tutta colpa mia" spiegò Elettra portando una mano al cuore. "Non avrei mai dovuto..."

Proprio in quel momento il campanello suonò e lei esclamò sollevata: "Oh, lo sapevo." Spalancò la porta dicendo: "Hai cambiato i...."

Le venne un colpo quando sulla porta non vide il profilo muscoloso di Riccardo, ma una silhouette femminile molto familiare.      

Spazio Sly

Come promesso, ho pubblicato il quarto capitolo. Cosa ne pensate?

Perla ha scoperto di essere incinta. Cosa succederà secondo voi? 

Sembra che Elettra e Riccardo abbiano litigato. Per quale motivo? E, soprattutto, chi è la figura femminile di fine capitolo? 

Sentitevi liberi di commentare per esprimere la vostra sincera opinione.

Ci vediamo venerdì con un nuovo aggiornamento!

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