//Capitolo 5
La vita ci spezza tutti,
ma solo alcuni diventano più forti
nei punti in cui sono stati spezzati.
(Ernest Hemingway)
«Dai, Lou! Vieni in acqua con me» Lo pregò Harry, sporgendo il labbro inferiore e porgendo una mano a Louis, per incoraggiarlo ad alzarsi dalla sdraio sulla quale era comodamente coricato.
Louis si fece convincere abbastanza facilmente. Afferrò la mano di Harry e si sollevò dalla sdraio, appoggiando sul tavolino a fianco a loro il drink che stava sorseggiando e sistemandosi il costume grigio. I due ragazzi, con le dita delle mani intrecciate, camminarono lentamente verso il mare cristallino, godendosi la sabbia calda e morbida che solleticava loro i piedi.
Harry sentiva il sole caldo pizzicargli piacevolmente la pelle chiara mentre immergeva per primo i piedi nella fresca e scintillante acqua del mare che bagnava quella piccola caletta sarda.
Sardegna.
Harry si sentiva molto più euforico al pensiero di essere finalmente tornato in quella fantastica terra dove aveva vissuto gran parte delle sue estati durante l'infanzia. In quel momento, dopo sette lunghi anni, era di nuovo lì, con le piccole onde fredde ad abbattersi sui suoi polpacci mentre il sole lo riscaldava completamente.
Era tutto di nuovo come prima, con l'unica differenza di Louis lì con lui. Louis che gli aveva circondato la vita con un braccio, facendolo voltare verso di lui; Louis che gli sorrideva felice, con gli occhi dello stesso colore dell'acqua che li circondava.
Harry rise quando vide il maggiore chiudere gli occhi e sporgere le labbra verso di lui, dopo aver avvicinato i loro visi. Gli lascò un bacio a fior di labbra, prima di voltarsi e tuffarsi nel mare calmo, schizzando il corpo del ragazzo a fianco a sé.
«Vuoi la lotta, Styles?» Urlò Louis voltandosi verso Harry, appena riemerso dall'acqua, e lanciandosi addosso a lui.
I due ragazzi iniziarono a rincorrersi nell'acqua, schizzandosi e tuffandosi, mentre ridevano felici.
Ben presto si ritrovarono in piedi uno davanti all'altro, con l'acqua che gli arrivava alla vita. Harry non riuscì più a resistere e si sporse verso Louis, avvolgendo le sue labbra fini con le proprie. I loro corpi si avvicinarono quasi automaticamente e Louis avvolse con le braccia la vita di Harry, premendolo contro di sé mentre il minore si aggrappava alle sue spalle.
Dopo pochi minuti di baci delicati, fatti per lo più di dolci sfioramenti di labbra, Louis decise di approfondire quel contatto, facendo passare le lingua sulle labbra del riccio. Harry non esitò a rispondere al bacio con un mugolio soddisfatto.
Se c'era una cosa che aveva sempre amato questa era il sapore salato dell'acqua di mare, ma sentendolo mischiato al sapore di tabacco e menta che era tipico di Louis poteva dire che non ci fosse niente di più buono al mondo.
Louis si staccò sorridendo, gli lasciò un altro bacio a stampo prima di voltarsi e camminare verso la spiaggia, con i movimenti del corpo rallentati dall'acqua marina che gli arrivava ai fianchi. Quando fu completamente fuori dall'acqua si voltò verso Harry, che era rimasto immobile nella stessa posizione in cui il maggiore lo aveva lasciato, e gli lanciò un ultimo sorriso, facendogli cenno di seguirlo prima di attraversare velocemente la spiaggia.
Harry riuscì con fatica ad uscire dall'acqua, arrancando poi per raggiungere Louis, che aveva iniziato a correre fino ad arrivare all'inizio del boschetto oltre la spiaggia. Il ragazzo dagli occhi azzurri si voltò un'ultima volta verso di lui, prima di sparire dietro ad un grande pino.
Harry lo seguì subito, addentrandosi nel piccolo bosco fino a ritrovarcisi completamente dentro, circondato dalla semi oscurità.
Dopo aver provato a chiamare il maggiore senza ottenere risposta, decise di proseguire. Superò una quercia e improvvisamente si ritrovò catapultato in una situazione totalmente diversa.
Non sentiva più il sole scaldarlo e il rumore del mare, ma soprattutto Louis non era più lì con lui.
Perché Harry era ritornato ad avere dodici anni, lo stesso luogo e lo stesso momento in cui ormai si ritrovava fin troppo spesso nei suoi sogni.
Sentì il sangue congelarsi nelle vene mentre attraversava cautamente l'enorme curva, ignorando le luci dell'ambulanza e delle macchine della polizia, ignorando persino il suo corpo svenuto a terra circondato da alcuni paramedici che controllavano le sue condizioni. Sapeva perfettamente che sul suo piccolo corpo avrebbero trovato solo numerosi lividi e qualche taglio, più o meno profondo, perciò passò oltre.
Nonostante vedesse quella scena numerose volte, non si sarebbe mai abituato a ciò che gli si parava davanti ogni volta che oltrepassava i resti della loro automobile.
Il corpo di sua madre.
Coperto dal classico telo bianco, che non gli permetteva di vedere il volto della donna, e circondato da una terrificante pozza di sangue scuro, che piano piano si stava asciugando sull'asfalto freddo.
Harry non si era nemmeno accorto di star piangendo, fino a quando non sentì gocce salate scivolargli sulle labbra. E quello non era il buon sapore salato che aveva sentito sulle labbra di Louis in spiaggia. Per niente.
Come al solito, anziché scappare e andarsene via, Harry si avvicinò, sdraiandosi accanto al corpo senza vita di sua mamma e stringendole la mano, iniziando ad accarezzarle i lunghi capelli scuri e ricci come i suoi, che fuoriuscivano dal quel telo orrendo che gli impediva di vederne il viso dolce.
I tuoni e i lampi infuriavano attorno a lui mentre la pioggia scendeva copiosamente su di loro, inzuppandoli, ma Harry non se ne curò minimamente, troppo occupato a fissare il vuoto mentre singhiozzava rannicchiato contro a sua madre.
Sempre la stessa storia che si ripeteva.
Sempre Harry che arrivava in quella curva maledetta per rivivere tutto ciò che cercava di nascondere nel profondo di sé durante il giorno.
Sempre lo stesso dolore che gli squarciava il petto al pensiero che non avrebbe più potuto ridere con sua madre, pettinarle i capelli prima di prendere il pullman per la scuola, mostrarle con orgoglio le sue verifiche, ammirare con lei gli attori più belli dei vecchi film e farsi dare il bacio della buonanotte accompagnato dalla solita carezza tra i capelli e dal solito 'sogni d'oro, amore mio'. Niente di tutto quello. Mai più.
L'unica cosa diversa, quella volta, era quella voce così familiare che lo chiamava in lontananza.
«Harry! Harry svegliati!»
Aprire gli occhi gli costò un'enorme fatica. «Louis?»
Aveva il fiatone, i capelli appiccicati al viso a causa del sudore e il viso completamente bagnato di lacrime; aveva anche l'impressione di aver urlato, a giudicare dalla sua voce rauca.
Louis era seduto accanto a lui, aveva ancora i capelli scompigliati dal sonno e i segni del cuscino sulla guancia, segno che si era appena alzato dal letto. I suoi occhi azzurri erano scuri e preoccupati, ma ad Harry bastò guardarli per qualche secondo per riuscire a tranquillizzarsi.
La sua calma, comunque, durò decisamente poco. Un lampo furioso, subito seguito dal rombo assordante di un tuono, lo riportò esattamente in quella curva, accanto al cadavere di sua madre. Harry iniziò a boccheggiare senza fiato, guardandosi attorno disperatamente, preso dal panico e pronto a scappare via dalle lenzuola sudate che lo intrappolavano.
Louis fu più veloce. Lo strinse tra le sue braccia e immerse le dita tra i suoi capelli, accarezzandogli il capo mentre il moro singhiozzava contro la sua t-shirt.
«Shh, tesoro, è stato solo un incubo» Bisbigliò Louis contro il suo orecchio, baciandogli il capo. «E' tutto okay, Harry, è passato, sei qui con me adesso»
Harry continuò a stringerlo, l'orlo maglietta grigia stretto in due pugni, sentendo ancora il corpo tremare.
Harry, specialmente in quel momento, aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi per non scivolare via, e Louis era la sua ancora. Lo era sempre stato.
Nessuno dei due si curò minimamente del tempo che trascorreva, né fece caso al fatto che, all'esterno, il temporale si fosse placato, lasciando spazio ad una fine pioggerella. Louis non smise di stringere a sé Harry, di accarezzargli la schiena e i capelli e di sussurrargli parole di conforto fino a quando il riccio non sembrò calmarsi.
«Tranquillo Hazza, ci sono io qui con te. Nessun mostro cattivo» Sussurrò Louis lasciando un piccolo bacio tra i morbidi ricci di Harry.
Sentì le labbra del minore incurvarsi in un leggerissimo sorriso contro la pelle della sua clavicola.
«Odio il non riuscire a controllarli, Louis» Mormorò Harry dopo un po'. «Sogno sempre di arrivare in quella strada e non riesco mai a trovare la forza di andarmene via»
«Eri così piccolo Haz, è normale che tu voglia continuare a cercare di vedere tua madre, anche se è solo un sogno» Disse Louis, guardando Harry negli occhi.
Harry scosse la testa distogliendo lo sguardo, ma non rispose. Non era per poter rivedere sua madre che lui attraversava quella strada e si sdraiava accanto a lei, quasi tutte le notti. O forse era anche per quello, ma il motivo principale era decisamente un altro. Non aveva mai confidato a nessuno quella parte dell'incidente, quella che più lo tormentava da quando aveva dodici anni. Né a suo nonno, né a Sarah, né a Niall e Ed, nemmeno a Louis.
Eppure mentre guardava l'architetto che lo stringeva tra le sue braccia—lo stesso ragazzo che era corso in un parco deserto a notte fonda per cercarlo e che riusciva sempre a risollevarlo dopo ogni incubo—e che lo guardava non con pietà, ma con preoccupazione, Harry sentiva di volergli raccontare tutto, di levarsi parte di quel fardello che si portava dietro da sette anni.
E l'avrebbe fatto davvero, ci aveva già pensato centinaia di volte, ma c'era sempre la paura a fermarlo. Harry temeva che Louis non l'avrebbe più guardato allo stesso modo e ciò bastava a placare ogni sua idea di sfogarsi finalmente con lui.
«Aspetta, ti prendo un fazzoletto» Mormorò Louis.
Si allontanò da lui quel tanto che bastava a raggiungere il comodino, ma ad Harry già mancava.
«Mi dispiace di averti inzuppato la maglietta» Disse il più piccolo dopo essersi soffiato il naso, indicando la grande chiazza bagnata sulla maglietta di grigia di Louis.
Louis scrollò le spalle e se la tolse velocemente, lanciandola da qualche parte nella grande stanza buia. «Problema risolto»
Ed Harry non poté evitare di fissarlo, nonostante tutto, perché Louis, il bellissimo Louis, era mezzo nudo a una spanna da lui, illuminato solo dalle luci provenienti dalla vetrata.
In pochi secondi il clima nella stanza cambiò completamente: Harry arrossì imbarazzato, tentando di guardare in ogni direzione possibile e Louis sorrise, tossendo compiaciuto.
«Non sbavare troppo, Harold. Hai già perso abbastanza liquidi piangendo» Lo prese in giro.
Quando il suo sguardo incrociò quello del suo riflesso sulla vetrata, Harry si rese conto di come dovesse sembrare agli occhi di Louis. Un ragazzo incasinato, che non riusciva più ad andare dal suo psicologo ma non poteva nemmeno smettere di piangere per cose avvenute più di un decennio prima.
Come poteva competere con Aisha, la modella, la ragazza più bella e popolare dei dintorni?
Non appena vide i suoi occhi verdi farsi ancora più cupi, Louis si pentì immediatamente di ciò che aveva detto.
«Oh no, Harry, Dio, sono un idiota» Borbottò, attirando lo sguardo del minore. «Non ti prenderei mai in giro per quello, dovresti saperlo»
Riprese ad accarezzargli la schiena nuda, osservando quei bellissimi occhi grandi e tristi senza sapere come consolarli.
«Sono una persona orrenda, Lou. E' stata tutta colpa mia, ogni cosa» Soffiò Harry, tanto piano che Louis fece fatica a sentire.
«Di cosa stai parlando, Haz?» Domandò, sedendosi comodamente davanti al riccio, senza però smettere di accarezzargli il braccio.
Harry prese un profondo respiro e, prima di iniziare a parlare, guardò un ultima volta gli occhi azzurri di Louis.
«Tu sai che anche io sono inglese, vivevo a Holmes Chapel, la cittadina dove sono nato. Quella sera mia mamma era venuta a prendermi a casa di un amico. Era ancora presto e lei preferiva fare con la luce il pezzo di strada per arrivare alla nostra casa poco fuori dal centro, sai, era una strada tortuosa quella. Ma io ho insistito e alla fine siamo rimasti lì ancora un paio di ore. Quando siamo usciti era appena iniziato un temporale, ma nessuno dei due se n'era preoccupato minimamente. Eravamo quasi arrivati a casa quando mi sono ricordato di un disegno che avevo fatto per lei quella mattina, così io... io l'ho preso dal mio zaino e ho tentato di farglielo... di farglielo guardare»
Alcune lacrime ripresero a scendere sulle guance di Harry. Louis aveva fermato le sue carezze sul braccio del minore, ipnotizzato da quella storia, mentre cercava di immaginarsi un bambino di appena dodici anni con i capelli ricci e grandi fossette, che chiamava entusiasta la mamma.
«Io... gliel'ho messo davanti agli occhi. E'...è stato un secondo, davvero, un solo, dannatissimo secondo. Mia mamma ha sbandato sulla strada bagnata e un camion guidato da un uomo ubriaco ci è venuto addosso. La metà di macchina in cui si trovava lei è stata colpita in pieno. Non hanno potuto fare nulla, è morta sul colpo»
Harry dovette prendere un respiro profondo e buttare indietro tutte le lacrime che gli riempivano gli occhi.
«Secondo i medici per me è stato un miracolo. Ho preso una botta sulla testa che mi ha fatto svenire, ma per il resto, a parte qualche graffio e qualche livido, non avevo assolutamente nulla. L'unico motivo per cui mi hanno ricoverato lo stesso in ospedale è stato per darmi un tetto per quei pochi giorni in cui decidevano cosa fare con me»
Harry si fermò, un grosso nodo a chiudergli la gola. Louis sapeva già del suo viaggio negli Stati Uniti, da suo nonno materno, che però era troppo vecchio per ottenere l'affidamento di un dodicenne in stato di shock, perciò Harry era finito nella casa famiglia.
«Se non fosse stato per la mia stupidità mia mamma sarebbe ancora viva» Mormorò il riccio
Abbassò lo sguardo e strinse le mani in due pugni mentre altre lacrime gli scendevano copiosamente lungo le guance.
Si era ripetuto quella frase allo stremo, negli ultimi sette anni, eppure ammetterlo in quel momento, davanti a Louis, era infinitamente peggio. Harry non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso il viso del maggiore, che non aveva ancora aperto bocca, per paura di leggere disprezzo o emozioni simili in quegli occhi azzurri.
Ma Louis lo sorprese.
Circondò il suo busto e lo spostò con facilità sulle sue gambe, stringendolo contro il suo petto mentre Harry non riusciva a trattenere un versetto di sorpresa.
«E' tutto così brutto, Harry» Sussurrò il ragazzo dagli occhi azzurri continuando a stringere il minore e appoggiando il mento tra i suoi profumati capelli ricci. «Nessun bambino dovrebbe vivere quello che hai passato tu»
«Non provare mai più a dire che è stata colpa tua. Guardami Harry» Disse, alzando delicatamente il viso del riccio, ancora nascosto sul suo petto, per poterlo guardare negli occhi. «Tu non c'entri niente, Haz. Quel camion vi è venuto addosso, no? Se tua madre se ne fosse accorta subito avrebbe svoltato prima, e a quel punto sareste finiti completamente addosso a quel bastardo. Sareste morti entrambi»
«Tu sei un persona fantastica Harry, non pensare mai al contrario. Tu hai vissuto momenti orribili e, nonostante ciò, continui ad andare avanti e a sorridere costantemente. Sei così forte Hazza. Io non so se sarei riuscito a superare tutto come hai fatto tu. Perciò smettila di incolparti di cose per cui non potevi fare assolutamente nulla. Tua madre non vorrebbe vederti così triste, no?»
«Penso di no» Mormorò Harry asciugandosi gli occhi con una mano.
«Infatti» Disse Louis con un sorriso.
Harry, rincuorato dalle parole di Louis e sollevato dal fatto che il maggiore non l'avesse trattato come lui aveva temuto, si sciolse in un piccolo sorriso che fece apparire le due fossette sulle guance.
Il suo sorriso si deformò velocemente in una smorfia di dolore quando Louis, per sbaglio, passò le dita sull'enorme livido viola che gli decorava il fianco.
Louis lo guardò pochi secondi, poi lo fece sedere contro la testiera del letto. «Dammi dieci secondi»
Camminò velocemente verso la cabina armadio, tornando pochi secondi dopo con un tubetto tra le mani.
«Crema per lividi» Disse tranquillamente, rispondendo alla muta domanda del riccio.
Spremette una noce di prodotto sulle punte della dita e, sorridendogli, iniziò a passarle delicatamente sul punto colpito. Il sobbalzo di Harry non fu decisamente causato dalla pasta fredda a contato col corpo.
Osservò minuziosamente il volto di Louis, che non aveva alzato gli occhi nemmeno un secondo, fingendo di non far caso al fatto che le dita dell'architetto lo stessero accarezzando ben oltre i confini del livido. Finì per ungergli metà addome, massaggiando delicatamente la pelle, studiandola e accarezzandola, fino ad arrivare al bordo dei boxer.
I loro sguardi di incrociarono, entrambi con le guance arrossate e le pupille dilatate. Quel momento, quello in cui i loro volti si avvicinarono impercettibilmente, durò solo pochi attimi.
«Beh... Direi che sarebbe meglio andare a dormire» Sussurrò Louis, alzandosi dal letto e sistemandosi i pantaloncini.
Harry annuì, confuso da ciò che era successo tra loro. Si sistemò sotto le coperte e sollevò lo sguardo, accorgendosi che, in un paio di secondi, Louis era già sulla soglia della porta, come sul punto di scappare via.
«Perciò... buonanotte» Lo salutò, afferrando la maniglia.
Stava per aprirla quando Harry che lo chiamò.
«Louis, puoi... Resta con me» Mormorò il riccio, guardandolo speranzoso.
Dopo l'incubo che aveva fatto poco prima non riusciva a sopportare l'idea di dover stare di nuovo da solo. Sentiva che sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro e Louis aveva lo straordinario potere di riuscire sempre a tranquillizzarlo.
«Sempre» Rispose Louis con un sorriso, certo che Harry avrebbe subito riconosciuto la doppia citazione.
Si infilò sotto le coperte, avvicinandosi ad Harry e abbracciandolo da dietro. Allungò un braccio sotto alla tua testa riccia e portò l'altro a circondargli il busto, stringendolo contro il suo petto e intrecciando le loro gambe.
«Buonanotte, Boo» Sussurrò Harry sbadigliando, non osando stringere la mano di Louis che giaceva a pochi centimetri dalla sua, seppur morisse dalla voglia di farlo.
«'notte, piccolo Harold» Sussurrò a sua volta Louis sorridendo contro il collo del minore.
Harry ci mise molto poco ad addormentarsi, cullato dal calore delle loro pelli nude a contatto e dalle braccia di Louis a stringerlo.
Un secondo prima di cadere in un sonno profondo poté giurare di aver sentito Louis intrecciare le loro mani e sussurrare qualcosa al suo orecchio.
«Vorrei tanto che tu potessi vederti con i miei occhi, Harry»
***
Ehilà✨
Non avevo in programma di pubblicare oggi questo capitolo, ma Giulia e Gaia sanno essere molto convincenti (il viaggio in Giappone da Ed lo pretendo eh💕😏)
perciò eccolo quii.
Passando al capitolo, finalmente si conosce la storia del nostro amato Harold. Mi è piaciuto molto scrivere queste parte e spero di essere riuscita a descrivere bene tutto.
Fatemi sapere cosa ne pensate❤️❤️
Alex.
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