//Capitolo 20 - Parte I
I have loved you since we were 18
Long before we both thought the same thing
To be loved, to be in love
All I can do is say that these arms were made for holding you
I wanna love like you made me feel
When we were 18
(One direction - Eighteen)
La settimana successiva fu un caos per entrambi.
Harry aveva iniziato i tanti temuti esami e si rinchiudeva in camera per ore e ore, arrivando a studiare tutto in modo così maniacale che a detta di Ed aveva iniziato a ripetere gli argomenti persino nel sonno—Harry era fermamente convinto che il rosso l'avesse semplicemente beccato nel mezzo di una delle sue frequenti sessioni di ripasso serale, ma aveva evitato di dirlo.
Da quando aveva ricevuto la lettera dove la New York University comunicava di aver accettato la sua iscrizione ai corsi, Harry non riusciva più a staccarsi dai libri: voleva arrivare lì con il massimo della preparazione, voleva diventare un grande medico ma, soprattutto, voleva costruire il suo futuro a New York, con Louis, il ragazzo che si era reso conto di amare più di quanto fosse possibile fare.
Louis che, dal canto suo, dopo aver passato un paio di giorni nell'appartamento del più piccolo, giocando con i suoi ricci mentre questo ripassava o strappandogli alcuni baci tra una frase e l'altra, aveva ricevuto una e-mail dove Simon gli diceva che i lavori per il suo progetto alla NYU sarebbero iniziati prima del previsto, perciò c'era bisogno di organizzare perfettamente il tutto. Così era scappato via, chiudendosi nel suo studio e immergendosi in un oceano di schizzi e progetti, e le poche volte che Harry era riuscito a sentirlo al cellulare l'aveva trovato incredibilmente stanco—persino più di quello che era lui.
I due avevano comunque continuato a scriversi una miriade di messaggi, anche con le cose più stupide, però a entrambi mancava quel contatto fisico che si erano ormai abituati ad avere.
Harry ci pensava mentre, con mani tremanti, si sistemava davanti allo specchio ogni più piccola piega della camicia che aveva scelto di indossare per la consegna dei diplomi.
Si era vestito in modo semplice, ma elegante.
Una camicia bianca piuttosto aderente al suo busto era infilata dentro al suo nuovo paio di skinny jeans neri, i primi bottoni erano aperti quel tanto che bastava per vedere parte delle due rondini e la collana con l'aeroplanino che scendeva tra esse—non si preoccupava di essere troppo scoperto, visto che una volta lì avrebbe indossato la toga. Aveva poi indossato un paio di stivaletti neri lucidi e legato mollemente attorno al collo una piccola sciarpa, sempre nera. Si stava sistemando i ricci castani—che ormai arrivavano quasi a sfiorargli le spalle—quando sentì suonare il campanello, seguito dallo strillo di Niall 'Vado io!'.
I tre ragazzi si erano messi d'accordo con Zayn, Liam e Louis, che sarebbero dovuti andare a prenderli quella mattina per poi andare tutti insieme alla cerimonia di consegna dei diplomi.
Harry uscì quindi velocemente dalla sua camera, sentendo brividi d'eccitazione percorrere la sua spina dorsale al pensiero che avrebbe rivisto Louis dopo fin troppo tempo—e sì, una settimana era troppo tempo. Avrebbero dovuto vedersi la sera prima tutti e sei insieme, per festeggiare la fine degli esami, ma l'architetto si era tirato indietro all'ultimo dicendo di essere pieno di lavoro e riempiendo il riccio di messaggi di scuse e foto di grandi cuori e gattini.
Harry arrivò nell'ingresso appena in tempo per vedere la porta chiudersi con un tonfo dietro Zayn e Liam, che si erano subito lanciati nei saluti, cercando appositamente di evitare le domande del riccio.
Liam si era lanciato addosso al fratellastro, stringendolo e lodandolo mentre Niall arrossiva e sbuffava fingendosi infastidito, mentre Zayn era andato a salutare lui e Ed, complimentandosi coi due. Harry aveva dovuto aspettare quasi un quarto d'ora prima di riuscire a fermare Zayn nella piccola cucina, mentre Liam se la ridacchiava in salotto con Ed e Niall per una battuta di quest'ultimo.
«Zayn—Mormorò Harry—Dov'è Louis?»
Il ragazzo lo guardò tristemente, come se avesse paura di rovinare la giornata del riccio con le sue parole, e molto probabilmente sarebbe stato così.
«Era pienissimo di lavoro, Haz... Sai, Cowell gli rompe continuamente le scatole per quei progetti e Louis ci tiene davvero troppo per mollare tutto. Gli dispiace tantissimo non esserci. Ha provato a chiamarti e mandarti messaggi, ma dice che hai il cellulare spento»
«Sì, la batteria è morta qualche ora fa...» Rispose solo il minore, cercando di ignorare l'insistente e stupida vocina nella sua testa "e così tiene più al lavoro che al giorno più importante della mia vita".
Zayn, probabilmente intuendo dal suo sguardo ciò che il riccio stava pensando, gli appoggiò una mano sulla spalla, cercando di confortarlo. Harry lo apprezzò molto.
«Non dubitare di ciò che prova, Haz. Lo conosco dalla culla e non l'ho mai visto così preso da qualcuno come lo è con te, gli sei entrato dentro, ormai. Anche se a giudicare da come camminavi la settimana scorsa direi che è il contrario» Disse Zayn ammiccando.
Harry ridacchiò mentre le sue gote si coloravano di un rosso acceso, la tristezza di prima già messa da parte grazie alle rassicuranti parole dell'amico. «Grazie, Zay»
«Vieni qua, riccio» Rispose Zayn, abbracciandolo calorosamente per qualche secondo prima che Ed piombasse nella cucina con la toga tenuta sull'avambraccio e il tocco già sistemato in testa, dicendogli che era ora di andare se non volevano arrivare in ritardo alla cerimonia di consegna dei diplomi.
«Aspetta Harry» Lo fermò Zayn mentre Ed li lasciava di nuovo soli. «Promettimi solo che me lo tratterai bene, l'ultima volta che Louis era così preso da qualcuno, con Stan, ne è uscito con il cuore totalmente spezzato, e io non credo di potercela fare a vederlo ancora così»
«Non succederà. Io lo amo, Zayn, e mi staccherei una gamba piuttosto che farlo soffrire» Rispose Harry quasi solennemente, sentendo che ciò che aveva appena detto era la pura verità.
Zayn gli sorrise convinto. «Andiamo, riccio, non vorremo mica arrivare tardi al vostro grande giorno»
I due andarono nel salotto, dove Harry, Ed e Niall vennero obbligati a indossare la toga e il tocco azzurri. Si strinsero allegramente mentre Liam tirava fuori il cellulare per "immortalare il momento", con Zayn che faceva le boccacce dietro di lui nemmeno fossero bambini di tre anni durante la foto di famiglia per le vecchie prozie.
Una volta finito il lungo servizio fotografico i cinque ragazzi lasciarono l'appartamento, stringendosi nella nuova auto di Liam e immettendosi nel traffico di quel mezzogiorno newyorkese, diretti verso la scuola, dove si sarebbe tenuta la cerimonia di consegna dei diplomi.
«Beh io scappo, Taylor avrà bisogno di supporto prima del suo discorso» Disse Ed dopo aver salutato i suoi genitori e suo fratello maggiore, allontanandosi in direzione del palchetto che avevano allestito nell'enorme giardino della scuola.
«Chissà che tipo di supporto» Ammiccò Niall all'orecchio di Harry, facendo ridacchiare entrambi al ricordo della sera precedente, quando i due erano rimasti da soli nel privè del locale mentre Zayn e Liam erano scappati nei bagni e Ed chiacchierava con Taylor al bancone. Quella sera Harry e Niall si erano distratti per mezzo minuto prima di ritrovarsi i due a limonare spudoratamente sulla pista da ballo.
«Vi ho sentiti!» Esclamò Ed, facendoli scoppiare a ridere.
Harry passò la mezz'ora successiva a chiacchierare coi genitori di Liam e Niall e con alcuni suoi compagni di corso, quando i professori iniziarono a chiamarli e a disporli in ordine alfabetico nelle numerose sedie sotto al palco. Harry andò a sedersi accanto ad Ed, che gli sorrise con le labbra rosse e gonfie. Il riccio gli rispose sorridendo di rimando.
«Carino il succhiotto sul collo, Edward» Ghignò.
«Merda!» Mormorò Ed, col viso diventato più rosso dei capelli, mentre cercava di coprire il collo scoperto con il colletto della camicia bianca che indossava sotto la toga.
Harry rise mentre il preside della scuola saliva sul palco, facendo scendere il silenzio tra gli alunni e tra i parenti, seduti leggermente più indietro.
La cerimonia passò velocemente. Harry applaudì dopo il bellissimo discorso tenuto da Taylor e iniziò a sentire le mani sudare mentre il preside chiamava ogni alunno per consegnargli il diploma. Quello era il momento che Harry aspettava da tutta la sua vita, il momento in cui sarebbe finalmente stato libero di fare ciò che voleva e di andarsene dove voleva. Il colmo della storia, pensava Harry mentre tutti i ragazzi il cui cognome iniziava con S si mettevano in fila accanto al palco, era che non si era mai sentito così tanto a casa in quella città come in quel momento, quando era finalmente libero di lasciarla.
E tutto quanto era merito di una sola persona.
«Sheeran, Edward Christopher» Disse il preside mentre Ed, appena davanti al riccio saliva sul palco accolto dai forti applausi della sua famiglia e di Liam e Zayn.
Harry iniziò a salire i primi scalini, sapendo di essere il prossimo, battendo forte le mani mentre uno dei suoi migliori amici prendeva il suo diploma e si metteva in posa per la foto col preside. Stava facendo vagare lo sguardo oltre le file di sedie che accoglievano parenti e amici, quando vide la porta della scuola sul fondo del giardino aprirsi e una figura correre verso di loro.
Harry spalancò gli occhi, riconoscendo qualcosa di familiare nel modo in cui quella persona correva, ma non fece in tempo a vedere nulla che potesse confermare o smentire la speranza che aveva iniziato a covare, perché il preside chiamò il suo nome e lui dovette salire a ritirare il suo diploma.
Strinse sorridendo le mani dei suoi professori, attraversando il palco fino ad arrivare al preside, mentre sentiva i suoi amici applaudire e urlare cose indistinte. Afferrò con mano tremante un'estremità del suo diploma, affiancandosi al preside per la foto mentre guardava con affetto Liam e Zayn che cercavano di fargli una foto mentre una vecchietta seduta dietro di loro li colpiva con la borsetta lilla, accusandoli di non riuscire a vedere nulla.
Accadde tutto in una frazione di secondo. Harry, cercando di non scoppiare a ridere, spostò lo sguardo oltre il numeroso pubblico, incrociando due inconfondibili occhi azzurro cielo, che lo osservavano luminosi accanto ad un grosso albero del giardino.
Louis era lì in piedi, che applaudiva forte con le mani sollevate e quello che sembrava un mazzo di fiori incastrato sotto l'ascella, guardandolo orgogliosamente.
Le labbra di Harry si distesero subito in un grande sorriso senza che nemmeno se ne accorgesse e, prima ancora che avesse il tempo di fare un cenno al maggiore, il fotografo della scuola lo richiamò per dirgli che la foto era stata scattata.
Harry, ritornando alla realtà con un velo di imbarazzo, strinse un'ultima volta la mano del preside e scese dal palco, raggiungendo Ed e aspettando con lui che anche il loro gruppo finisse prima di tornare tutti a sedersi. Aspettò impazientemente che tutti ricevessero i loro diplomi, e che il preside concludesse la cerimonia con un piccolo discorso finale in cui ringraziava tutti per aver scelto la sua scuola e si diceva orgoglioso dei risultati che erano riusciti a conseguire.
Al termine di questo tutti si alzarono in piedi, applaudendo e festeggiando mentre ogni studente correva dalla propria famiglia a mostrare orgogliosamente il diploma appena ricevuto. Harry li imitò e, dopo aver perso di vista Ed in mezzo al trambusto generale, si fece largo tra la folla, cercando di allontanarsi in modo da poter raggiungere Louis verso il fondo del cortile. Era quasi riuscito a superare la calca di corpi—non si era mai accorto che nel suo anno ci fossero così tanti ragazzi—quando andò a sbattere con forza davanti a qualcuno appena sbucato davanti a lui, perdendo l'equilibrio per qualche secondo.
«Oops, merda» Disse una voce fin troppo familiare davanti a lui.
Harry—che si stava massaggiando il fianco colpito—alzò subito lo sguardo verso due scintillanti occhi azzurri che lo guardavano allegri.
«Lou...ciao» Mormorò sorpreso, mentre un enorme sorriso si faceva strada sul suo volto.
Louis ricambiò all'istante, stringendogli una mano e iniziando a guidare entrambi in un posto più tranquillo mentre iniziava a ridere.
«Dovremmo smetterla di incontrarci così, non trovi? La cosa sta diventando ripetitiva»
Harry ridacchiò in risposta, seguendo il maggiore verso l'albero accanto al quale l'aveva visto durante la cerimonia. Fece appoggiare la schiena di Louis contro la corteccia, portandogli le braccia attorno al collo e abbassando lievemente il capo, baciandolo prima che uno dei due avesse il tempo di dire qualunque cosa.
Sentì Louis gemere lievemente contro le sue labbra e stringergli la vita mentre Harry approfondiva bisognosamente il bacio, premendosi contro al corpo dell'architetto e stringendogli alcune ciocche di capelli tra le dita.
Erano passati solo pochi giorni dall'ultima volta in cui si erano visti, eppure ad Harry era mancato così tanto il modo in cui le labbra fini del maggiore si incastrassero con le sue, o il modo in cui Louis lo stringesse forte contro di sé, come se avesse paura di vederlo sparire all'improvviso.
Per pochi secondi Harry si dimenticò completamente di essere in mezzo a centinaia di persone, continuando invece a far scontrare la sua lingua con quella di Louis, iniziando a far scorrere le sue mani sul busto nel maggiore, tastando ogni singolo centimetro di pelle abbronzata e muscoli forti sotto alla camicia di lino.
Louis imitò subito le sue mosse e, con un gemito roco invertì le posizioni, facendo scontrare la schiena di Harry contro la corteccia prima di far scontrare le loro labbra nell'ennesimo bacio che lasciò entrambi totalmente senza fiato.
«Merda Harry» Ansimò l'architetto con il fiato accelerato, allontanandosi di qualche centimetro dal minore e sistemandosi gli indumenti stropicciati, cercando di darsi un contegno. «Siamo in pubblico»
«Siamo in pubblico» Ripeté Harry, sentendo il cuore battergli furiosamente nel petto. Si passò una mano nei capelli sperando di dargli una sistemata e si aggiustò la toga azzurra.
Louis gli sorrise, lasciandogli un ultimo dolce bacio a stampo prima di allontanarsi definitivamente, guardandolo incerto per qualche secondo prima di scrollare il capo e tirare fuori dalla tasca il suo pacchetto di sigarette.
«E così sei venuto» Disse Harry, ancora appoggiato al tronco dell'albero, osservando il maggiore socchiudere le labbra ed espirare una nuvoletta di fumo.
«Non mi sarei perso questa giornata per nulla al mondo, raggio di sole» Gli rispose quasi con ovvietà, sorridendo così calorosamente che gli si formarono le tipiche rughette agli angoli degli occhi azzurri.
«Zayn diceva che non ce l'avresti fatta, tra Cowell e i progetti per la sede della NYU»
Louis si portò la sigaretta alle labbra, inspirando per qualche secondo prima di appoggiarsi accanto ad Harry.
«Lo pensavo anche io. Ho passato la notte sveglio a cercare di finire tutto, sarei voluto venire a casa vostra per farti una sorpresa, ma Simon mi ha trattenuto nello studio un'altra mezz'ora e non ce l'ho fatta. Sono arrivato in tempo per l'inizio della cerimonia, comunque, e ho anche visto i risultati nei cartelloni qui fuori. Il massimo dei voti, Haz! Sono così fiero di te»
Harry si sentì arrossire fino alla punta dei capelli ricci, abbassando lo sguardo mentre Louis spegneva la sigaretta finita prima di tornare a guardarlo.
«Non è poi tutta questa gran cosa...»
«E invece sì! Non provarci, Harold, oggi niente umiltà per te» Lo riprese bonariamente l'architetto, lasciandogli un colpetto sulla spalla. «Comunque correndo qua mi sono fermato a prenderti questi»
Louis gli porse un bellissimo mazzo di fiori, appoggiato su una panchina posta dietro l'albero al quale erano appoggiati. Il ragazzo dagli occhi azzurri gli stava spiegando di averlo lasciato lì per andare a cercarlo, ma Harry non stava ascoltando, incantato davanti agli stupendi fiori che aveva in mano.
Questa volta non aveva bisogno di Ed per capirne il significato: rose rosse.
Interrompendo il soliloquio del maggiore, Harry si lanciò tra le sue braccia, facendo scontrare nuovamente le loro labbra in un modo infinitamente più dolce rispetto a come si stavano baciando appena dieci minuti prima.
«Sono stupendi Boo, grazie mille»
Il maggiore si limitò a sorridergli ancora, accarezzandogli con delicatezza le ciocche di capelli ricci che cadevano attorno al suo viso.
«Non c'è di che, raggio di sole» Mormorò, prima di lasciargli un veloce bacio all'angolo delle labbra, bacio che Harry si affrettò ad approfondire, tirando nuovamente Louis contro di sé con la mano che non stava tenendo il mazzo di rose.
«Andiamo, ti staranno aspettando tutti» Disse l'architetto interrompendo il bacio, ridacchiando allo sbuffo del riccio.
«Sembri molto di buon umore oggi» Commentò Harry, osservando il sorriso a trentadue denti che non aveva lasciato il volto del maggiore da quando si erano incontrati poco prima.
Louis scrollò le spalle. «Il mio lavoro procede magnificamente, ho uno stupendo fidanzato che si è appena diplomato col massimo dei voti e ora non avrà più scuse per non stare appiccicato a me tutto il tempo, e tra due giorni partiremo tutti insieme per Miami dove mia mamma sposerà l'uomo della sua vita. Direi che è abbastanza per essere di ottimo umore»
Harry lo guardò sorridendo mentre Louis intrecciava le loro dita, facendo dondolare esageratamente le loro braccia e iniziando a camminare in direzione dei loro amici, che stavano ancora scattando foto con tutti i componenti delle loro famiglie. Louis insistette subito per farsene fare una con il minore, stringendolo forte e sorridendo allegramente all'obbiettivo mentre Harry sorrideva lievemente in imbarazzo, con il diploma ben in vista e i ricci mossi dal vento.
L'architetto la postò subito su instagram—'così fiero del mio ragazzo !!'—mentre Zayn scattava una foto di gruppo a Niall, Ed e Harry.
Una volta finiti i due rullini della macchina fotografica che Harry aveva affidato a Zayn—"Deve tornarmi senza un graffio, se no giuro che convinco Liam a cucinarti solo verdure per il resto della tua vita"—i ragazzi si separarono per andare a pranzo con le rispettive famiglie, accordandosi per trovarsi quella sera fuori dal locale dove Ed si era esibito un paio di settimane prima.
Harry, che aveva deciso di declinare l'invito dei genitori di Ed a unirsi a loro, rimase da solo con Louis.
«Se ordinassimo delle pizze?» Chiese Louis, aprendo la portiera della sua macchina ad Harry. «Me le faccio portare a casa, così tempo che attraversiamo tutto il traffico che c'è a quest'ora ce le ritroviamo già a casa pronte e calde»
Harry acconsentì subito. Piegò con cura la sua toga e la sistemò insieme al diploma sul sedile posteriore dell'auto del maggiore, osservandolo mentre si fumava una sigaretta appoggiato contro il cofano dell'auto, con il telefono all'orecchio per ordinare le loro pizze.
Con l'abito elegante per il lavoro fatto su misura, che esaltava ogni singolo centimetro del suo corpo minuto, il ciuffo tirato su in un ciuffo perfettamente ordinato, il viso completamente fresco e sbarbato e un paio di eleganti rayban a schermargli gli occhi azzurri dai raggi del sole, Louis sembrava un dio greco.
Harry si sarebbe tirato un pugno da solo per il paragone, ma in quel momento era troppo occupato a trattenersi dall'iniziare a sbavare, perché sì, ne sarebbe stato perfettamente capace.
Louis lo raggiunse in auto appena un paio di minuti dopo, mettendo subito in moto e immettendosi nel fitto traffico newyorkese mentre accendeva la radio, facendo partire un rumoroso coro tra tutti e due, che iniziarono a cantare qualunque canzone passasse—con numerosissime storpiature da parte del maggiore per far ridere Harry, ma questi sono dettagli.
«Oh, i the fray. Ti sfido a trovare un band migliore» Disse Louis, dopo aver concluso un lungo assolo di how to save a life.
«I coldplay» Rispose subito Harry. «Arrenditi Loueh, non c'è paragone»
Ridacchiò mentre Louis, fermo ad un semaforo, fingeva di colpirsi il petto con un pugnale.
«Sono anni che discutiamo su questa cosa» Commentò Harry divertito.
«Perché tu, piccolo e innocente Hazza, hai i tuoi begl'occhietti coperti da spesse fette di mortadella e non vuoi ammettere a te stesso la verità. Nessuno potrà mai essere migliore dei the fray»
Harry stava per ribattere, ma lo speaker della stazione radiofonica che stavano ascoltando lo fece per lui.
«E adesso l'ultimo estratto del nuovo album di quella che molti ritengono essere la band migliore del momento, i coldplay!» Annunciò una voce maschile alla radio.
Louis emise un versetto incredulo. «Tradito così! Nella mia stessa auto dal mio programma preferito e dal mio fidanzato!»
Harry scoppiò a ridere mentre Louis gli tirava uno schiaffetto sul braccio, iniziando a cantare a tempo con Chris Martin, cercando di ignorare le farfalle che avevano iniziato a svolazzare nel suo stomaco alla parole di Louis.
Si chiedeva quando avrebbe smesso di sentire le farfalle nello stomaco alle parole "il mio fidanzato". Probabilmente mai, e decisamente non voleva mai smettere di provare ciò che provava lui per Louis.
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«Lou, posso chiederti una cosa?»
«Ma certo, raggio di sole, sai che puoi chiedermi di tutto»
Harry annuì, lievemente dubbioso su ciò che stava per chiedere.
Lui e Louis erano comodamente spaparanzati sul divano della sala tv del maggiore, guardando una replica di un vecchio episodio dei Simpson, con la pancia piena e i piedi appoggiati sul bordo del tavolino, la cui superficie era stata quasi totalmente occupata dai due cartoni di pizza, dal mazzo di rose e dalla bottiglia di champagne che Louis aveva aperto "per festeggiare il mio diplomato preferito".
Harry si sollevò dal petto dell'architetto, dove era comodamente appoggiato mentre questo gli accarezzava piano i capelli, allontanandosi appena e sedendosi a gambe incrociate, mentre Louis si voltava a guardarlo.
«Hai detto che Aisha non ti è mai piaciuta veramente» Iniziò il riccio, mentre Louis aggrottava le sopracciglia, annuendo e facendogli cenno di proseguire. «Allora perché sei stato con lei per più di quattro anni?»
Louis sorrise mestamente. «E' davvero questo ciò che ti tormenta?»
All'annuire di Harry sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Ero già cotto di te, Harry»
«Quando tu ti sei messo con Nick sembravi davvero felice e io, il tuo migliore amico, non potevo dirti quanto in realtà lo trovassi viscido e così poco adatto a te, che ti meritavi molto di più. Ho cercato di ignorare la cosa ma... beh tu continuavi a piacermi. Comunque non avrei mai potuto mettermi in mezzo, col rischio di farti soffrire, così ho seguito il consiglio che Zayn mi aveva dato, di guardarmi un po' in giro, e... ecco sì, mi sono messo con Aisha. Non mi è mai piaciuta, è vero, però alla fine non era così male, la sopportavo continuando a pensare che più fossi uscito con lei, più in fretta sarei riuscito a dimenticarti»
«Non ha funzionato, comunque» Aggiunse Louis alla fine, sorridendogli dolcemente.
Harry si sentì arrossire a quelle parole, addolcì lo sguardo e si posizionò nuovamente col capo appoggiato alla spalla del maggiore.
«Mi piaci dalla prima volta in cui ti ho visto, Louis. E' per te che avevo lasciato Nick due anni fa, avevo semplicemente capito che la piccola cotta che avevo per lui non era minimamente comparabile a ciò che provavo per te»
«Il mio piccolo raggio di sole» Cantilenò piano Louis, scostandogli dolcemente una ciocca riccia che gli ricadeva sugli occhi verdi.
Sentendo la calda mano dell'architetto posarsi sulla sua guancia, Harry alzò di riflesso il viso, incontrando i suoi occhi azzurri prima di far unire le loro labbra in un bacio lento, ma terribilmente intenso mentre Louis gli stringeva il viso tra le mani, mordicchiando e tirando il suo labbro inferiore prima di far scontrare le loro lingue.
Harry assaporò il tipico sapore di tabacco e menta di Louis, ansimando piano contro le sue labbra mentre si sedeva a cavalcioni su di lui. Louis lo strinse maggiormente contro di sé, e Harry poté sentire il suo membro indurirsi nei pantaloni del completo grigio perla. Iniziò a oscillare lievemente i fianchi, fino a che il maggiore non iniziò a gemere nel bacio, a quel punto si staccò lievemente, portando una mano a stringere i capelli del maggiore facendogli inclinare il capo all'indietro, così da poter iniziare a succhiargli il collo.
Con le dita tremanti mentre continuava a muoversi sul membro dell'architetto, Harry iniziò a slacciare uno per uno i bottoni della raffinata camicia bianca di Louis, chinandosi lievemente così da avvolgere il suo capezzolo sinistro con le labbra, succhiandolo piano mentre con l'altra mano stuzzicava quello destro. Louis strinse i suoi ricci tra le dita, facendo scattare i fianchi in avanti per andare incontro al bacino di Harry, gemendo tra le labbra fini.
«Sai, c'è un'altra ragione del mio lungo fidanzamento con Aisha» Disse Louis maliziosamente, con la voce spezzata dagli ansimi, mentre accarezzava lascivamente i capelli del minore.
«Sì?» Chiese Harry, interrompendo i suoi baci sull'addome abbronzato dell'altro e scendendo ad aprirgli il bottone e la zip dei pantaloni. «E cioè?»
Louis gli sorrise leccandosi le labbra, gli occhi azzurri diventati di un blu tempestoso. «Faceva dei pompini meravigliosi»
Harry rimase al gioco, sentendo però un'ondata di gelosia invadergli lo stomaco. Si inginocchiò in mezzo alle gambe aperte del maggiore, tirandogli giù boxer e pantaloni in una sola volta, liberando la sua erezione rossa e già umida. Ne avvolse la base, massaggiandola piano mentre con le labbra schiuse lasciava piccole lappate sulla punta.
«Fossi in te non ne sarei così sicuro» Rispose il riccio, abbassando la voce come sapeva facesse impazzire il maggiore.
«Fammi cambiare idea» Ansimò allora Louis, sfidandolo, mentre con la mano che non era immersa tra i ricci del minore strinse il cuscino accanto a lui, cercando di trattenersi dal venire in due secondi come un adolescente.
Harry gli sorrise maliziosamente prima di chinarsi a baciare una vena sporgente, succhiando la pelle sensibile mentre Louis buttava la testa all'indietro, gemendo rocamente. Aspettò ancora qualche secondo, prima di prendere completamente in bocca l'erezione del maggiore, portandosela fino a toccare la gola.
Louis venne esattamente quattro minuti dopo, urlando il nome del riccio.
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