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Chapter 5

L'espressione sul volto di Jace era più che eloquente: vi si poteva leggere sgomento, un pizzico di paura e ansia, come se quella notizia lo avesse scosso proprio nel profondo.

Vindy si affrettò a spiegargli che cosa avesse in mente la madre: stavano progettando da ormai un secolo un piano di vendetta che era stato tramandato di generazione in generazione, fino a giungere alla formazione di un esercito perfetto e pieno di odio nei confronti degli Shadowhunters.

Non era stato un lavoro facile, ma alla fine ce l'avevano fatta: tutti i ragazzi e le ragazze dell'età di Vindy erano dei piccoli soldati forgiati dalle mani assetate di sangue dei loro avi, completamente privati della possibilità di scegliere da che parte stare o ragionare con la propria testa.

La ragazza, per sua fortuna, era stata salvata da tale sorte: il padre, di tutt'altra mentalità rispetto alla moglie, aveva segretamente insegnato alla figlia a saper ragionare con la propria testa, in modo tale che potesse decidere da sola che cosa fosse il bene e cosa il male.

Dopo la sua morte era stata dura per la giovane crescere in casa con la stessa donna che le ripeteva fino alla nausea quanto nobile, pura e giustificata fosse la causa che stavano perseguitando, nonostante Vindy non condividesse affatto i principi disonesti e disgustosi che Kristen professava.

Ritornando al piano, esso era molto semplice: una volta ottenuto l'esercito desiderato, avrebbero corrotto o chiesto aiuto a uno stregone amico oppure a una strega alleata, in modo tale da poter aprire un Portale che li avrebbe portati ad Alicante, la grande e famosa capitale di Idris.

Il tutto si sarebbe evoluto come una specie di marcia su Roma che Benito Mussolini, il famoso dittatore italiano fascista, organizzò nel 1922 per conquistare il potere.

La differenza più importante era l'intento con cui si sarebbero presentati: se il famoso colpo di stato avvenuto nella prima metà del XX secolo si era presentato in maniera pacifica inizialmente, gli Angelic Guardians sarebbero giunti armati e con tutte le peggiori intenzioni, seguiti immediatamente dai Nascosti, ovvero vampiri, lupi mannari, stregoni, streghe e componenti del popolo fatato che non erano contenti della presenza dei Nephilim nelle loro strade.

Era già tutto pronto e progettato da tempo, l'attacco sarebbe stato talmente improvviso e violento da cogliere tutti gli abitanti della città di vetro, chiamata così per le torri demoniache dell'omonimo materiale che si ergevano sulla città per proteggerla, di sorpresa, non lasciandogli nemmeno l'opportunità o il tempo di reazione.

C'era stato solo un intoppo nel loro piano perfetto: lei e suo padre.

Nessuno si sarebbe mai aspettato che la figlia del loro capo fosse proprio la pedina che li avrebbe rovinati, colei che avrebbe mandato in fumo qualsiasi progetto organizzato.

Fuggendo da quel destino che non le apparteneva, Vindy aveva costretto gli altri ad accelerare il tutto: se dapprima l'attacco era stato progettato perché accadesse circa a metà dicembre, quando tutta quanta la generazione della giovane avrebbe raggiunto la maggiore età, in quell'attimo si stavano di sicuro adoperando per finire gli ultimi preparativi e partire il prima possibile, per poter precedere la soffiata che la ragazza avrebbe fatto di sicuro agli Shadowhunters.

«Era per questo che ti stava seguendo quel licantropo?» Le domandò Jace, parlando per la prima volta da quando lei aveva iniziato a parlare di nuovo, avendola ascoltata con molta attenzione e interesse.

D'altronde si stava parlando del destino della sua specie, in un certo senso della gente di cui faceva parte.

«Sono scappata in un momento in cui mia madre era troppo occupata per tenermi sotto controllo e lui impegnato a rimirarsi allo specchio» annuì Vindy, rivolgendo uno sguardo alla porta di fronte alla quale si erano fermati: imponente e in legno scuro, celava al suo sguardo curioso qualsiasi cosa si potesse nascondere nella stanza su cui dava, impedendole di poter soddisfare la domanda: che cosa c'era dentro?

«Mia madre sapeva che prima o poi sarei fuggita per aiutarvi» riprese dopo qualche secondo di silenzio la giovane, riportando lo sguardo sul biondo di fianco a lei. «Sperava di rimandarlo non dicendomi per quando sarebbe stato programmato l'attacco, ma le pareti sono sottili e la mia curiosità grande.»

«È per questo che stavi giocando sul suo egocentrismo prima?» Chiese il ragazzo, accompagnando alla domanda una piccola risata divertita. «Come se fosse una bambola di pezza?»

«Qualcosa da mia madre dovrò pur averla imparata» rispose la mora condividendo la risata, dondolandosi un po' sulle punte dei piedi. «E stava anche funzionando, se qualcuno non avesse mandato in frantumi tutti i miei piani» lo stuzzicò, apostrofando in particolar modo l'ultima parte della frase.

«E io cosa ne sapevo, scusa!» Esclamò Jace facendo il finto offeso, causando in entrambi i giovani un'altra risata divertita.

«Mi sembravi una mondana qualunque braccata da un lupo mannaro, mica posso sapere tutto, non sono onnisciente» si difese il ragazzo, alzando le spalle e incrociando le braccia al petto l'attimo dopo.

«Sei sicuro che invece non dovevi dimostrare il tuo lato eroico a qualcuno?» Lo prese ancora in giro, ricevendo uno scuotimento di testa da parte dell'altro.

In un certo senso era vero: fin da subito Jace era apparso alla ragazza come una persona bisognosa di certezze, la quale ostentava sicurezza ma che in realtà, inconsciamente e senza rendersene minimamente conto, nascondeva una fragilità unica e immensa, dietro a un'armatura d'indifferenza.

Le ricordava in parte sua madre, anche se erano completamente diversi: mentre Kristen era assetata e attirata da una vendetta che non aveva senso per Vindy, il ragazzo si era fin da subito presentato disponibile e proposto con gesti gentili, per nulla aggressivi o bruschi.

La ragazza capì in quello stesso istante chi aveva davanti, per questo motivo decise di provare a fidarsi di lui, la prima e unica persona con cui si sarebbe permessa di essere ligia dopo la scomparsa del padre.

«Beh, hai detto che ci verranno ad attaccare, giusto?» Cominciò Jace, avvicinandosi alla porta di fronte alla quale erano ormai  fermi da un tempo incalcolabile. «Forse sarà meglio armarsi nel miglior modo possibile e prepararsi» constatò, ponendo una mano sulla maniglia per aprirla, svelando finalmente agli occhi curiosi della ragazza ciò che si trovava oltre.

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