Chapter 10
Spiegare per la seconda volta quel giorno chi fosse e per quale motivo fosse andata all'Istituto, fu per Vindy abbastanza semplice. Dopo aver raccontato già una prima volta a Jace tutta la storia, sapeva abbastanza bene che cosa dire e in che maniera. Tentò di esplicare nel miglior modo possibile la situazione, non tralasciando i fatti centrali e omettendo quelli marginali.
Nel complesso, le piacque molto com'era venuta fuori la spiegazione. Le pareva di non aver dimenticato nulla e che le parti fondamentali fossero state rese al meglio.
La faccia dei due Lightwood era a metà tra lo stupore e la scocciatura. Evidentemente, dato quest'ultimo stato d'animo, non erano per nulla contenti di dover vivere di nuovo un'altra battaglia, l'ennesima alimentata dall'odio nei loro confronti.
Una cosa che, tuttavia, la ragazza notò subito, fu che Alec fu l'unico che non parve troppo sorpreso dalla scoperta dell'esistenza degli Angelic Guardians. Infatti, una volta chiestogli del perché non fosse stupito, egli spiegò a tutti che, tempo prima, aveva origliato il padre durante una discussione con il Conclave, riguardo proprio a una strana organizzazione che pareva volesse attaccarli.
Uno dei dettagli che più gli era rimasto impresso, data la spettacolarità che lo aveva colpito, era proprio la particolarità che Vindy aveva appena sottolineato: la composizione del sangue, una metà angelica e l'altra demoniaca.
I tre Shadowhunters iniziarono a discutere riguardo al modo in cui si sarebbero dovuti comportare, nel frattempo che la ragazza si isolava un attimo e viaggiava con la mente, riflettendo sulla situazione un cui era finita. Nel mentre, ella rivolse anche lo sguardo verso la finestra, osservando il vento esterno che colpiva con quasi violenza i rami degli alberi. Lei si sentiva proprio come loro: in balia di una forza più grande, un sentimento che le era nato nel petto un paio di giorni prima, quando aveva scovato interamente il piano e le intenzioni di Kristen.
La decisione e il progetto per scappare, invece, erano nati circa tre mesi addietro. Il calore che percepiva nel petto, però, unito allo strano senso di paura che si mescolava alla sicurezza che la sua azione fosse stata totalmente positiva e giusta, erano vortici di emozioni che si erano sviluppate ed evolute recentemente.
Un piccolo giramento di testa la colpì all'improvviso, obbligando Vindy a fare un passo indietro per poter mantenere l'equilibrio.
Per fortuna non attirò l'attenzione su di sé, i tre Shadowhunters erano troppo occupati a discutere sul da farsi per prestare attenzione a lei.
La giovane percepì la bocca dello stomaco chiudersi, come se una morsa la stesse stringendo in quel punto preciso.
Non riusciva a comprendere in alcun modo da dove provenissero quelle piccole emicranie, anche se iniziava a esserne spaventata: la prima l'aveva colta completamente di sorpresa, era stata così forte da farla svenire. Per fortuna, la presenza di Jace le aveva impedito di essere riportata a casa dal licantropo.
Quella che aveva sentito pochi secondi prima era stato più debole, ma sembrava avvertirla di un'imminente e progressivo aumento d'intensità.
Il suo corpo la stava mettendo in guardia da qualcosa che neanche lei sapeva cosa fosse o, in caso, come poterlo fermare.
La ragazza sperava solamente che quei mal di testa non aumentassero di frequenza, sarebbero stati veramente un pessimo intoppo, soprattutto se doveva fermare la madre dal suo folle piano di vendetta.
Ella era una donna senza scrupoli, se eri debole e lei se ne accorgeva, approfittava della situazione per girarla a suo favore. Se avesse saputo che la figlia soffriva improvvisamente di emicrania, certamente avrebbe cercato un modo per peggiorare la situazione e ribaltarla in suo vantaggio. Tutto il contrario dell'ormai defunto marito, il suo completo opposto.
D'istinto, Vindy afferrò la collana al collo, com'era solita fare, oramai, quando il pensiero del padre le compariva nella mente. Quel semplice gesto la rendeva, in un modo ultraterreno e inspiegabile a parole, più vicina all'uomo.
Un sentimento di conforto le invase il corpo, decisamente ciò di cui aveva bisogno in quel momento di totale smarrimento e dubbi, dove ogni sicurezza che aveva avuto fino ad allora pareva sgretolarsi a causa di un semplice mal di testa.
Quel piccolo fatto, per quanto bizzarro, sembrava essere in grado di mettere in dubbio la decisione di andare dagli Shadowhunters per raccontare ogni cosa. Le pareva che quella decisione la stesse portando verso la sua imminente distruzione, se non addirittura morte.
Era una sensazione strana, per non dire assurda e del tutto infondata, eppure il suo corpo le stava urlando quel messaggio da ogni angolo possibile.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore improvviso che si sprigionò per tutto l'Istituto, facendo tremare ogni cosa e propagandosi attraverso le pareti del vecchio edificio. Pareva fossero sotto attacco. Uno strano presentimento pervadeva il corpo di Vindy, facendola rabbrividire e intensificando ulteriormente il mal di testa che la stava già affliggendo.
Il cuore le batteva all'impazzata e la paura le causò mille brividi in tutto il corpo. L'ansia di che cosa avrebbe mai potuto incontrare sembrava paralizzarla sul posto.
A riscuoterla fu Jace, il quale le passò una spada angelica da poter attivare, dicendole di farlo solamente nel caso avessero individuato dei nemici nel punto in cui c'era stato il rumore.
La ragazza annuì a stento, in testa continuavano a frullarle le stesse domande da ormai un paio di minuti: cos'era stato? Era entrato qualcuno nell'Istituto? Oppure era stato solo un colpo di vento, che aveva fatto sbattere le porte nell'atrio al piano terra?
Poteva essere il suo primo combattimento e la giovane non era per nulla entusiasta di doverlo affrontare impreparata, a malapena era in grado di tenere in mano la spada.
Solo in quell'attimo, quando il pensiero del suo adorato arco le tornò alla mente, si rese conto che Alec era armato proprio con quell'arma. Aveva denominato l'arma come "Blake", in onore del fratello che non aveva mai avuto a causa di un aborto spontaneo della madre.
Non aveva mai avuto la possibilità di conoscerlo, capire cosa significava condividere la propria quotidianità con un essere umano più piccolo. Le sarebbe sempre piaciuto, la notte le capitava ancora di pensare a come sarebbe potuta andare, se solo lui fosse nato.
Scosse la testa, concentrandosi sul presente, dato il repentino bisogno che c'era.
Le frecce sul fianco dello Shadowhunter rimbalzavano con i passi del ragazzo, mentre lo strumento era stretto nella mano e pronto per essere usato.
Vindy rimembrò la sensazione della corda che veniva lasciata dalle dita morbide. Il respiro che lasciava i polmoni nel frattempo che le spalle si abbassavano insieme all'arco e la soddisfazione quando, al termine di tutto, il movimento veniva chiuso e tutti i muscoli sembravano seguire un percorso già stabilito e condiviso.
Fu proprio con queste sensazioni in corpo che Vindy seguì i tre Shadowhunters verso il piano inferiore, spaventata ma al contempo curiosa di scoprire che cosa era successo.
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