9. Questione di autocontrollo
I quattro si erano divisi i turni per la notte nello stesso modo del giorno precedente, con l'unica differenza che il primo turno era stato coperto da Miwa e Kyle.
Ora Alex e Christian se ne stavano sbadiglianti con gli occhi piantati sugli alberi immersi nell'oscurità della notte.
Non avevano idea di che ora fosse ma avevano la sensazione che preso sarebbe sorto il sole.
L'umidità della sorgente era ancora percepibile dai ragazzi e durante la notte sembrava quasi essersi intensificata.
La ragazza era seduta a gambe incrociate con la testa rovesciata indietro poggiata su un grosso masso liscio. Il ragazzo invece sedeva a terra con le gambe distese in avanti e accavallate mentre le mani appoggiate dietro la schiena.
Le nuvole scure coprivano il cielo e le stelle o la luna non erano affatto visibili.
«Se hai bisogno di riposare ancora un po' posso stare sveglio per entrambi», disse Christian qualche minuto dopo assistendo ad un altro sbadiglio di Alex.
La ragazza però scosse la testa e si sistemò nella stessa posizione del compare. Si soffermò un attimo ad osservarlo: indossava una camicia scura a maniche corte e un paio di jeans neri. I pantaloni erano sporchi di terra come le sue gambe nude ma la ragazza poteva dedurre che a differenza sua, il ragazzo, non avesse graffi e ferite su cosce e polpacci. Desiderò essere vestita diversamente e non era assolutamente la prima volta.
«Sai è da ieri sera che voglio dirti una cosa: ho ammirato molto il modo e le parole che hai usato con Miwa. Insomma, io non ci sarei mai riuscito. Sembra quasi che tu non perda mai il controllo», sussurrò Christian.
«È l'autocontrollo che mi rende così, anche se in questa situazione direi che è completamente sopravvalutato. Ma non ti preoccupare... di solito lo perdo eccome».
Abbozzo una risata e il ragazzo sorrise guardandosi le scarpe.
«Come fai? Come ti è riuscita una cosa come quella?».
«In realtà non c'è una spiegazione. Non sapevo quello che dicevo per metà del tempo, ho solo avuto fortuna... mi sono venute le parole giuste al momento giusto».
Questa volta fu Christian a lasciarsi scappare uno sbadiglio e strizzò gli occhi per cercare di non pensare al sonno.
Dopo circa un minuto di silenzio Alex cambiò la rotta di conversazione seguendo il primo pensiero che le passo per la mente: «Non ti viene fame? Cioè... non hai voglia di mangiarti un cheeseburger o che so io?».
Christian rise mentre Alex gli dava un'idea della grandezza del panino usando le mani.
«Non prima che lo dicessi, no».
Risero entrambi temendo per un momento di svegliare gli altri due.
«Ce l'ho io una domanda per te, Alexandra: non ti fa un po' paura tornare?».
Alle parole del moro Alex rimase un momento dubbiosa.
«Perché dovrebbe farmi paura tornare? Non siamo mica quattro criminali ricercati...».
«Non lo so, per quello che succederà e soprattutto per quello che ci succederà», spiegò enfatizzando il "ci".
Subito dopo i due si capirono all'istante: la polizia, lo sceriffo, le domande e tutti i cittadini non solo di Marble Hills ma di tutta la contea non avrebbero parlato d'altro se non di loro.
«Durerà un giorno o due poi se lo dimenticheranno come se niente fosse non appena vedranno che stiamo bene. Dovremo solo aspettare che accada qualcos'altro di interessante», lo rassicurò la ragazza vedendo la sua espressione cambiare spaventosamente.
«Non credo che esista anche una sola persona a cui faccia piacere stare sotto i riflettori in una situazione simile.», commentò incurvando leggermente le spalle.
Christian osservò Alexandra mentre lei tornò a fissare il cielo nero.
«A che pensi?», domandò senza staccare gli occhi da lei dopo una lunga pausa di silenzio assoluto.
«Stavo pensando a domani. Spero che riusciremo a trovare un riparo in tempo. E tu? A che pensi?», disse la ragazza rivolgendoli la sua stessa domanda.
«Pensavo a mia madre e a quanto sarà preoccupata. Da quando mio padre se ne è andato ha solo me», disse muovendo leggermente la testa.
«Mi... dispiace... per tuo padre», fece Alex ora guardandolo negli occhi.
Lui continuava a fissare la punta delle sue scarpe: «Non devi, davvero. A quanto ne so era un vero stronzo. Un ubriacone violento. Se n'è andato quanto avevo tre anni. È stata mia madre a cacciarlo».
«Davvero, Christian, io non so cosa dire», continuò Alex con tono basso e dispiaciuto cercando di celare il disagio che provava assieme all'imbarazzo per le poche parole.
«Non dire niente, non serve. Almeno so che uomo non voglio essere nella vita».
Dicendo ciò spostò lo sguardo dritto negli occhi di lei.
Poco dopo Alex interruppe il contatto visivo e, vedendo che la sua espressione si era fatta notevolmente buia, Christian le chiese se fosse tutto a posto.
«Ho appena ripensato a una cosa. Una delle mie migliori amiche sta per trasferirsi e la data della partenza è stata anticipata. Dovevamo cominciare il nuovo anno insieme e invece le diremo addio prima della fine dell'estate, sempre ammesso che usciremo vivi da qui».
«Parli di Frannie, la figlia dello sceriffo? Ora che ci penso vi vedevo sempre insieme per i corridoi ed è seduta davanti a me a economia».
«No, mi riferisco a Camille... è bionda ma non so se hai presente chi sia. Sono sempre stata più legata a Frannie che a lei e mi sembra una cosa orribile da constatare ora che se ne sta andando via, dopotutto siamo amiche dalla nascita - la giovane sembrava sul punto di piangere - Le avevamo promesso che saremmo state forti che non avremmo pianto per lei perché non sarebbe sparita per sempre. Il punto è che io non mi sento forte. Io... io mi sento terrorizzata, non ho il controllo come posso far credere. Generalmente non affronto questo discorso con nessuno ma visto che le percentuali di vivere o di morire sono a pari livello mi sento di fare un'eccezione».
La situazione si era rovesciata: la ragazza fissava il terreno mentre il ragazzo la osservava con attenzione.
«Secondo me sei più forte di quello che fai credere. Hai il lupo sul polso, ricordi? Non è un animale qualunque. E credo anche che supererai tutto. Non crollare adesso o sarà tutto inutile».
Lei lo guardò con le lacrime che minacciavano seriamente di sgorgarle dagli occhi, poi gli rivolse un grazie sincero.
Si distolse ma notò che il ragazzo continuava a fissarla.
«Che c'è?», domandò dolcemente sostenendo il suo sguardo con gli occhi.
Il moro scosse la testa e assunse la tipica espressione da finto innocente.
«Mi stai fissando», insistette Alex.
«No, perché dovrei fissarti?», fece lui di risposta senza abbandonare il suo solito sarcasmo.
Lentamente si avvicinò al volto della ragazza guardandola immobile incapace di muoversi. Alex sentì la distanza tra loro due ridursi sempre di più fino a diventare nulla. In meno di un attimo le loro labbra si unirono in un delicato bacio. Alex appoggiò istintivamente una mano sulla spalla del ragazzo, che reagì a quel contatto accarezzandole delicatamente il volto con una mano e fermandola a metà tra la guancia e il collo.
Quel bacio, ad Alex, non sembrò durare poco ma non appena Christian si staccò da lei rimase confusa e con una forte sensazione di farfalle nello stomaco.
«Che... cosa...?», balbettò Alexandra dopo qualche secondo. Dire "perché lo hai fatto?" le sembrò inverosimilmente banale perciò se la cavò con un: «Mi dispiace, Christian, tu sei... sei fidanzato».
Forse si sentiva in colpa per aver ricambiato il bacio invece di sottrarsi ad esso e le sembrò giusto sottolineare il fatto che il ragazzo che la aveva appena baciata era già impegnato con un'altra.
«Beh sai una cosa: a me no», disse teneramente impossessandosi per la seconda volta delle labbra della ragazza.
Il secondo bacio, per Alex, fu più sicuro, deciso e meno impacciato. Se dopo il primo avrebbe potuto provare a convincersi che non aveva significato niente con questo si eliminava ogni possibilità.
Dopo che il ragazzo si staccò da lei per la seconda volta, per la seconda volta la lasciò perplessa e un mare di pensieri si crearono nella sua testa aumentando, attimo dopo attimo, velocemente come un'infezione.
Prima di tutto Alexandra non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che il ragazzo era a tutti gli effetti fidanzato con Hannah Lee, tra l'altro una ragazza che lei conosceva.
Non voleva farle un torto e non voleva nemmeno essere "l'altra" di Christian.
"Hannah è una bionda perfetta, perché Christian dovrebbe mai interessarsi a me?", pensò Alexandra fissando le foglie e i rami per terra.
La ragazza valutò che toccava a Christian dire qualcosa prima che la situazione si facesse imbarazzante.
«Sì, hai ragione: sono fidanzato ma non ha importanza adesso. Non mi pento di quello che ho fatto», spiegò il moro.
Alex rimase impalata un secondo prima di essere in grado di rispondere: «Io non sono fidanzata. Hannah è fidanzata, con te a proposito».
«Non ti avrei baciata se fossi stata fidanzata», disse lui sorridendo e mandando ancora più in confusione la ragazza.
Con un gesto delle braccia Alex palesò di essere ancora perplessa, tanto da non spere cosa dire.
«Beh tu sei... A meno che tu non sia... beh, a meno che tu non sia sessualmente orientata altrove», fece Christian gesticolando.
«Oh mio dio - si coprì il viso con le mai - no, non mi piacciono le ragazze», rispose la giovane con tutta la tranquillità che riuscì a dimostrare.
«La cosa si sta facendo imbarazzante», commentò il ragazzo e Alex non poté essere più d'accordo.
Seguì una breve pausa durante la quale nessuno dei due disse nulla.
«Perché sei single?», domandò il ragazzo con disinvoltura.
«Mi chiedi perché sono single? Ah beh io... non lo so, non è una cosa che mi preoccupa più di tanto», cercò di spiegare Alexandra.
«Perciò non ti interessa avere una relazione? Scusa, sto solo cercando di capirti», fece il ragazzo vendendo un leggero imbarazzo nell'espressione della ragazza.
«No, cioè... non c'è nulla da capire - disse scuotendo la testa - solo che non so se credo nell'amore o nell'infatuazione o quello che è...».
Christian fu subito curioso di scoprirne il motivo e Alex esitò un attimo prima di decidersi se parlare oppure no.
«Ci sono alcuni periodi in cui i miei genitori litigano parecchio e a me questo spaventa molto. Ma ciò c'entra solo in parte. Non sono come la maggior parte delle ragazze che passano ogni singolo minuto a cercare di apparire desiderabili agli occhi di un ragazzo. Penso che tutto verrà a tempo debito. Non voglio che la mia vita si basi sull'effimero e fugace sguardo che un ragazzo possa rivolgermi. Non voglio incentrare la mia vita sull'amore perché la maggior parte delle volte tutto crolla».
Christian la osservò con interesse cercando di comprendere il vero spirito del suo discorso.
«Ho capito... più o meno. È come se non volessi perdere tempo con i ragazzi...».
Alexandra non capì se glielo stesse domandando oppure no.
«Non dico che sia perdere tempo... solo che non voglio perdermi in questo.».
Il resto della notte passò più rapidamente del previsto. Il sole ormai era in procinto di levarsi alto nel cielo. Di lì a poco avrebbero potuto svegliare Kyle e Miwa e la lieve sensazione di persistente imbarazzo li avrebbe lasciati.
Spazio autrice 🪐
In questo capitolo avete avuto modo di conoscere mooolto meglio due personaggi che possiamo dire essere in sintonia tra di loro. 🖤
Cosa ne pensate di questo avvicinamento? E del comportamento di Christian?
Credete che possa essere dettato solo dallo stress generato dalla situazione?
Come avreste reagito al posto di Alexandra? Avreste o non avreste ricambiato quel bacio? E cosa avreste pensato?
Sono curiosissima di saperlo e vi aspetto numerosi nei commenti.
A presto con il capitolo 10🤞
Emma💙
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