7. Gocce
«A giudicare dalla posizione del sole e da ciò che è visibile delle ombre degli alberi direi che è all’incirca mezzogiorno», dichiarò Miwa dopo che si furono fermati per una pausa.
Chiunque fosse il loro sequestratore, aveva pensato bene di privarli anche degli orologi. La conseguenza di ciò era che, oramai, si sentivano ancora più persi di prima.
Il caldo, in mezzo alla vegetazione, era notevolmente più sopportabile rispetto alle temperature che si raggiungevano in mezzo all’asfalto.
A destra e a sinistra, davanti e dietro, il panorama era essenzialmente lo stesso: tronchi di grossi alberi, radici coperte di muchio e arbusti più bassi.
Mantenere il senso dell’orientamento sarebbe risultato complicato anche per qualcuno di più esperto.
Avevano passato tutta la mattina a camminare, erano disidratati, affamati, indeboliti, frustrati e sfiancati tanto che per le loro menti circolava il desiderio di desistere forte come non mai.
«Io non ce la faccio», fece Kyle sospirando.
Subito dopo il ragazzo si lasciò cadere su un grosso tronco incastrato tra un masso e delle radici. Alexandra lo osservò abbassarsi.
«No, no, no, che stai facendo? Non ci credo che tu resista così poco. Sai che ti dico io? Lo sai? Ti dico che devi alzare quel tuo culo da terra immediatamente. Arrendersi non è tra le opzioni… neanche lontanamente».
Alex sentì una rabbia ribollirle fin dentro le ossa; non tanto nei confronti del compagno ma verso tutta l’insensatezza della circostanza.
«E quali sono le opzioni? Eh? Dobbiamo forse scegliere tra morire di fame o morire di sete? Ah no scusa, moriremo di entrambi. E magari non stiamo seguendo nemmeno la direzione giusta. Ma che ne sai tu, che ne sa Miwa o che ne sa Christian, eh?», il tono gravoso di Kyle mise quasi in soggezione Alex, la quale cercò di leggere quella sfuriata non tanto sul personale quanto come una valvola di sfogo per la stessa frustrazione alla quale pure lei, come tutti, era assoggettata.
«Non ci serve litigare, avete capito? Stiamo andando fuori di testa tutti quanti e c’è già una persona là fuori a volerci morti, quindi non credo serva odiarci tra di noi», sbottò Christian esasperato quanto loro.
«Avanti, rimettiamoci in marcia», concluse Alex distogliendo lo sguardo sia da Christian sia da Kyle.
La sete iniziava a farsi sentire nelle loro gole secche e non pensarci pareva essere l’unica opzione possibile.
Nonostante le molteplici astrusità i quattro ripresero a camminare di buona lena.
All'imprevisto Miwa inciampò su una radice che sporgeva dal terreno e finì addosso ad un tronco proteso verso di lei procurandosi così una grossa escoriazione sull’avambraccio sinistro dall’aspetto alquanto sproporzionato.
Ma ciò che sconcertò Alex fu che la ragazza sembrò inizialmente più preoccupata per lo stato delle sue unghie che per l’integrità del suo braccio.
«Ditemi che non ne rimarrà il segno – sembrò poi chiedere più a sé stessa che ai compagni – Le cicatrici non stanno bene su questo corpo».
Christian dovette sforzarsi notevolmente per non scoppiarle a ridere in faccia e Alex assistette a tale impegno.
“Com’è possibile che sia tanto preparata e competente quanto egocentrica oca piena di sé?”, pensò Alex guardandosi i piedi.
Kyle si curò meno di nascondere la propria seccatura e le piantò lo sguardo negli occhi, uno sguardo che diceva chiaro e tondo: “ma non dire stronzate!”.
Dal momento che non avevano di meglio da fare i quattro si rimisero in marcia.
Pensare ad altro era l’unico modo per non andare fuori di testa a causa della sete.
I raggi del sole penetravano attraverso le fitte chiome illuminando la superficie di terriccio, foglie e rametti secchi che scricchiolavano sotto ai loro piedi. Qua e là il suolo si mostrava lievemente scosceso, come se fosse attraversato da fossi e da minuscole collinette coperte di muschio e arbusti bassi. Il resto della scena era governato principalmente da pini e pioppi con la sporadica comparsa di qualche maestosa quercia.
Più procedevano brancolando più un insolito odore di umidità li raggiungeva pungendo le loro narici e la gola desiderosa di liquidi.
«Lo sentite anche voi? L’odore dico…», chiese Alexandra arrestandosi di colpo e girandosi a guardare i compagni che camminavano dietro di lei.
Avendo la gola secca sentiva un costante sapore metallico in bocca, perciò non poteva stabilire se si trattasse solo di una sua sensazione oppure no.
«Come se ci fosse qualcosa di bagnato, tipo terra o massi», confermò Kyle annusando l’aria con maggiore concentrazione.
«Viene da quella parte», esclamò Miwa indicando un punto alla sua sinistra.
Senza nemmeno pensarci la ragazza si diresse nella direzione che aveva indicato. Gli altri tre la seguirono solo dopo aver esitato per un momento.
Dovettero farsi strada tra la fitta vegetazione, tra alberi e arbusti che in quella direzione crescevano molto più rigogliosi.
«Guardate le piante! – esclamò Miwa – sono floride: forse siamo vicini all’acqua!», concluse ottimista.
A fatica si fecero strada fino a sentire il melodioso scroscio dell’acqua. I loro occhi si riempirono di speranza. Alex pensò che se avessero realmente trovato l’acqua avrebbero avuto una chance in più di sopravvivere e questo sarebbe bastato per spronarli a non arrendersi e non perdere il controllo. Si chiese se fosse una scoperta programmata e se il loro sequestratore avesse previsto tutto.
Superati gli ultimi tratti di flora un ampio spazio di vuoto si aprì davanti a loro. Una piccola sorgente di acqua cristallina formava una sorta di meravigliosa e limpida piscina naturale. Era ben posizionata tra due piccole collinette di terra e al centro si vedeva un piccolo dislivello. Rimasero tutti a fissare il panorama con le bocche aperte per diversi secondi. Quella piccola oasi era circondata da una vegetazione così fitta che era impossibile vederci attraverso, come se la natura volesse proteggere quel luogo tanto prezioso.
Sembrava proprio che qualcuno o qualcosa volesse offrire ai ragazzi la possibilità di sopravvivere.
Avevano camminato per tutta la giornata e non avevano mangiato nulla. Non avevano trovato bacche o frutti selvatici, perciò erano a digiuno dal giorno del falò. Girarono attorno all’oasi fino a trovare uno spazio circondato da un numero inferiore di alberi dove potevano sistemarsi. Avevano tutti bisogno di riposo e di acqua fresca.
«Secondo voi possiamo berla?», domandò Kyle sperando in una risposta affermativa.
«È acqua di sorgente: certo che possiamo berla», confermò Miwa inginocchiandosi alla riva del piccolo lago formato dalla sorgente.
Immersero tutti le mani a ciotola nell’acqua e se le portarono alla bocca. Alexandra si beò nella sensazione dell’acqua fresca che, bevendola, la rigenerava. Tracannò acqua con tanta voracità che chiunque da fuori avrebbe potuto stimare che non bevesse da settimane.
Dopo essersi rifrescati il viso e il collo i ragazzi si interrogarono sul da farsi. L’imbrunire si stava avvicinando e il sole stava morendo, presto sarebbe calata la notte.
«Direi che potremmo rimanere qui per questa notte. Siamo stanchi e camminare ancora non avrebbe senso per oggi, dopotutto siamo anche vicini all’acqua», obiettò Alex e nessuno ebbe nulla da ribattere.
Si sedettero appoggiandosi a tronchi e grossi massi come quattro amici durante un’escursione.
«Bene, parliamo di noi».
Le parole pronunciate all’improvviso da Kyle risuonarono tanto bizzarre che Alex si soprese ad interrogarsi sul fatto che avesse parlato davvero.
«Vuoi davvero che ce la raccontiamo?», disse Christian incredulo quanto Alex.
Miwa invece pareva inespressiva quasi come se la questione non la rasentasse.
«Sì insomma… sapere cosa fate nella vita. – fece con una certa nonchalance – Dopotutto non ci conosciamo e se siamo destinati a vivere questo incubo insieme tanto vale sapere qualcosa l’uno dell’altro».
I ragazzi parvero comprendere e assunsero un’espressione di ragionamento.
«Scusate se la stronco sul nascere ma non sarebbe più consono pensare a domani», disse Miwa con in suo solito tono fastidioso.
Christian la guardò interrogativo: «Che cosa succede domani?».
Nessuno comprendeva dove volesse arrivare Miwa ma si erano accorti che aveva assunto un’aria preoccupata.
«Dio, non posso credere che nessuno di voi ci abbia fatto caso… Guardate le nuvole?».
Tutti e quattro volsero lo sguardo al cielo che ormai si era già quasi scurito del tutto.
«Sono nuvole… e allora?», fece Christian.
«Insomma che cosa succederebbe se iniziasse a piovere?», domandò Miwa muovendo la testa.
«Ci bagneremmo».
Solo dopo aver parlato Alex si rese conto di quanto fosse stata inutile la sua risposta.
«Secondo me non ha senso allarmarsi… dopotutto sono solo nuvole… la probabilità che piova quanto bassa sarà?», osservò Christian cercando l’approvazione dei compagni che tuttavia non trovò.
«Primo, l’hai appena chiamata. Secondo, non sono solo nuvole. È da ieri che le osservo e si stanno scurendo. E se non vi basta questa come certezza del fatto che pioverà concentratevi sull’aria… non sentite che è carica di umidità? In più stamattina l’erba era secca e lo è ancora. Guardate i miei capelli».
Miwa pronunciò le ultime parole in tono insopportabilmente lamentoso. Del resto i ragazzi rimasero piacevolmente stupiti delle sue parole. La verità era che Miwa aveva notato aspetti che nessuno di loro avrebbe mai pensato di osservare.
Alexandra rimase a fissare il cielo per qualche secondo. La pioggia certamente non sarebbe stata loro di aiuto, soprattutto dal momento che si trovavano sprovvisti di un riparo.
«Quanto tempo credi che abbiamo?», domandò la ragazza con fare preoccupato.
«Non lo so, non so se pioverà sta notte, non credo… è più probabile che piova domattina o… non lo so… io…».
«Quando esattamente?», insistette Christian ma Miwa non reagì bene a quella pressione.
«Io non lo so – fece isterica quasi urlando – ti sembro una veggente. Io ho soltanto notato queste nuvole. Ma non lo so, non ne ho idea».
Miwa era sprofondata rovinosamente nell’agitazione tanto che per un momento i ragazzi credettero che avrebbe avuto un altro attacco di panico.
«Miwa, calmati. Ascoltami, ti prego. Sei la ragazza delfino, ricordi? Sei più intelligente di quanto tu voglia mostrare e mi è bastato osservarti per capirlo. Tu frequenti moltissimi tra i corsi più difficili della nostra scuola e hai, anche in quelli, dei voti perfetti. Se vogliamo sopravvivere abbiamo bisogno l’uno sull’altra, delle nostre capacità, perciò non puoi permetterti di lasciarti divorare dal panico. Ok?».
Dopo le parole di Alex, Miwa parve rasserenarsi.
Il suo trucco si era sciolto svanendo interamente e lasciando spazio ad un’espressione scossa e preoccupata.
Ci fu una pausa.
Christian giocherellava con un bastoncino mentre sia lui che Kyle guardavano Alexandra sbalorditi.
Persino lei non si capacitava delle sue azioni ma ringraziava il cielo di essere riuscita a tranquillizzare Miwa. Lei di risposta la fissava negli occhi, i quali lasciavano percepire un piccolo spiraglio di gratitudine.
«Credo che, se davvero deve piovere, sarebbe meglio che piovesse adesso – disse asciugandosi il viso umido di lacrime – perché più la pioggia ritarda, più le nuvole diventano scure e più sarà violenta».
Spazio autrice 🪐
Eccoci alla fine di un nuovo capitolo. Che ve ne pare? Ma soprattutto: cosa vi aspettate dal prossimo capitolo?
I nostri protagonisti hanno appreso una notizia sconcertante grazie alle inaspettate capacità di Miwa: molto probabilmente presto pioverà? 🌧️
Secondo voi le loro previsioni sono fondate? E se lo fossero, cosa vi aspettate che facciano?
Si lasceranno prendere dal panico infradiciandosi dalla testa ai piedi o troveranno una soluzione?
Sarà solo una questione di fortuna?
A voi scoprirlo...
A presto con il capitolo 8
Emma💙
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