4. La lettera
La cerniera era grossa e robusta, così come il tessuto della borsa. Non aveva l'aria di pesare molto; il contrario invece si sarebbe potuto dire delle aspettative dei ragazzi.
Qualsiasi cosa avessero trovato lì dentro avrebbe potuto garantire loro una sorte migliore.
Alexandra cercò di mostrarsi il più decisa e sicura possibile facendo appello a tutto il suo autocontrollo e alla sua forza d'animo.
Tirò la zip e la fece scivolare producendo un familiare suono. Spalancò la borsa e, a causa del buio della notte, non poté intuirne il contenuto prima di infilarci una mano dentro. Il borsone era per lo più vuoto tanto che la ragazza ne estrasse solo due oggetti.
«Avanti, parla: che hai trovato. Noi non vediamo niente», disse Kyle impaziente a pochi centimetri dal suo collo.
Il resto del gruppo non era molto più distante, tanto che Alexandra rischiò di perdere l'equilibrio due volte.
«È un foglio di carta, anzi due credo... e una torcia elettrica», affermò passando l'oggetto cilindrico al ragazzo alle sue spalle e iniziando a srotolare i fogli di carta chiusi da un laccetto di spago.
Christian intanto aveva acceso la torcia, obbligando tutti a chiudere gli occhi in attesa che si abituassero al nuovo bagliore.
«Che c'è scritto?», domandò Kyle alludendo alla carta nelle mani di Alex.
«Christian... ti dispiace...?», disse la ragazza facendogli cenno di avvicinarsi. Lui illuminò i fogli con la torcia tenendosi, per via della curiosità, a pochi millimetri da lei.
«Mi sembra una specie di lettera», disse Alexandra dubbiosa.
«Controlla se il mittente si firma», la incitò Christian, il quale spostò il primo foglio infilando il braccio tra la sua spalla e il suo collo.
«Niente, non si firma».
La grafia era generalmente disordinata ma era evidente che, chiunque l'avesse scritta, aveva fatto di tutto per farla apparire più pulita e armoniosa.
Dalla calligrafia non si poteva capire se si trattasse di una donna o di un uomo ma di certo era chiaro che non era stata scritta in velocità.
Ogni lettera era scrupolosamente stondata e ogni riga accuratamente spezzata; tutto ciò conferiva al testo un'aria ancora più formale.
Alexandra, incoraggiata dai compagni, iniziò a leggere lentamente.
"Salve ragazzi.
Per ovvie ragioni capirete come mai non vi rivelerò la mia identità. - diceva la lettera - Molto probabilmente vi starete interrogando riguardo alla vostra improvvisa presenza nella riserva di Marble Hills.
Vi chiederete perché io vi abbia sottratti al vostro delizioso falò di fine estate e perché io abbia scelto proprio questo giorno per portarvi proprio nel bosco.
Sono molte le cose che non sapete e di certo non ve le starò a spifferare tutte.
Una, la più importante tra le altre, sono pronto a mettervela a parte.
Questo è un anniversario, ma non mi aspetto che lo sappiate già perché se foste stati a conoscenza dei fatti tutto questo non sarebbe accaduto né si sarebbe mai rivelato necessario.
Ora vi racconto una storia, una storia che i vostri genitori giurarono di mantenere nascosta.
Io non fui mai d'accordo ma per loro non ebbero molto peso le mie parole.
Venticinque anni fa un gruppo di amici del liceo viveva le stesse esperienze che vivete voi: gli studi, l'ansia e le soddisfazioni, gli amori e le amicizie.
Questi giovani avrebbero solcato i mari e scalato le montagne gli uni per gli altri; lo stesso non si può certo dire di voi, che probabilmente non conoscete niente l'uno dell'altro.
Questi ragazzi avevano tutti età simili ma aspettate che ve li presento, sicuramente alcuni li conoscerete.
I loro nomi? Garrett Correll, il più grande e capo della banda; Melvin Tanaka, dall'intuito formidabile e infallibile; Cora Saintclair, sempre audace, divenuta poi la signora Halder; Grayson McLean, il ragazzo più furbo che io abbia mai conosciuto; Kelis, una donna dalle mille risorse, della quale però non vi rivelerò il cognome dal momento che si tratta di mia sorella.
Questi ragazzi avevano deciso di punto in bianco di accogliere il nuovo anno scolastico e dire addio all'estate con un'entusiasmante - stando alle loro parole - escursione nella riserva.
Precisamente in questi giorni, esattamente venticinque anni fa.
Si mossero alla svelta senza limare i dettagli, senza rimuginare su quelli che avrebbero potuto essere i rischi e le precauzioni necessarie da considerare.
Proprio in quell'occasione Cora Saintclair ci aveva donato dei braccialetti di pelle sui quali aveva fatto incidere il nome del nostro animale contrassegno.
Faccio un passo indietro: tra amici sono comuni i soprannomi e su questo sono certo conveniate anche voi.
Sta di fatto che mia sorella Kelis si era guadagnata il soprannome di "cornacchia" per via della sua mania di spettegolare e la sua lingua tagliente.
Con il passare del tempo fortunatamente il soprannome aveva assunto un che di affettuoso tanto che erano i membri del gruppo gli unici a permettersi di usarlo.
Da ciò si era scatenata una reazione a catena che aveva spinto il resto della banda a soprannominarmi "corvo", e così ognuno dei vostri genitori aveva scelto un animale che rispecchiasse al meglio le proprie qualità.
Ogni animale era considerato un simbolo e, per noi, aveva assunto un valore unico. Li usavamo come nomi in codice per scambiarci messaggi o bigliettini durante gli intervalli con le informazioni sulla prossima pazzia che avremmo organizzato insieme.
Ebbene questi animali e questi braccialetti, che avremmo voluto portare per sempre, sono gli stessi che avete voi al polso ora.
Dunque se così ho risposto al "come" ora vi chiarirò il "perché", quindi la motivazione principale delle mie azioni.
Ho parlato di un'escursione.
Fu proprio quella pessima idea di Garrett a rovinare le nostre vite.
Ci eravamo addentrati nel bosco scarsamente equipaggiati e gli altri non si erano curati di stabilire una meta né di rispettare il cartello davanti alla riserva che sconsiglia di trovarcisi dentro calata l'oscurità.
Da incoscienti non si preoccuparono di controllare le previsioni del meteo, le segnalazioni di attacchi o avvistamenti di animali pericolosi, o il tasso della media di frane nella parte montuosa al confine della riserva, prima di partire.
Pensavano solo a divertirsi.
Il fatto che potesse rivelarsi un'azione pericolosa sembrò non interessare a nessuno. Nessuno mi ascoltò quando chiarii la mia preoccupazione. Mi diedero del fifone e non fecero altro che scherzarci su. «Ma cosa vuoi che succeda?», dicevano e io non potei far altro che provare a credergli.
Durante il nostro giro una violenta tempesta ci colse di sorpresa. Ci sentimmo subito spaesati e impauriti.
La pioggia picchiava forte sulle nostre braccia e gambe nude mentre iniziavamo ad andare fuori di testa.
A causa del vento, l'acqua e la confusione ci perdemmo di vista rapidamente.
Cercammo disperatamente e in tutti i modi di trovare un riparo e alcuni di noi addirittura ci riuscirono.
Mia sorella Kelis si infilò in una cavità sotto un grosso cumulo di terra; ma non ci mise tanto a capire che quella era una tana e che era già occupata da qualcuno che non amava condividerla.
Era la tana di un enorme orso bruno che buttò mia sorella fuori dal buco. La pioggia e il trambusto della tempesta non erano di suo interesse.
L'orso attaccò e uccise la mia povera sorella.
Nessuno degli altri presenti fece niente per salvarla.
Nessuno mosse un dito né si assunse il rischio.
Nessuno.
Alla fine della tempesta l'orso abbandonò ogni attenzione per noi sventurati e si ritirò nel suo buco.
Quando mi precipitai al corpo di mia sorella e capii che era davvero morta il mondo mi crollò addosso e una rabbia incontrollata iniziò ad invadere ogni singola cellula del mio corpo.
Quel gruppetto di idioti si era fidato delle proprie presunte capacità e per colpa loro mia sorella era morta.
Kelis era scomparsa ma per tutti era più importante decidere il da farsi per non essere considerati colpevoli dell'accaduto, per non risultare con le mani insanguinate.
Decisero di gettare il corpo nel Marble River, il fiume che collegava le cave più esterne alla città usato anticamente per il trasporto del marmo. Ritennero che fosse la cosa migliore. In quel modo sarebbe risultato un annegamento dopo attacco di animale.
I vostri genitori la fecero franca raccontando di aver trovato il corpo.
Non ci fu giustizia, non ci fu ragione.
La loro astuzia, tenacia, coraggio, intuito non salvarono mia sorella.
Giurarono di dimenticare, di non raccontare a nessuno l'accaduto di quella notte di tempesta.
Da quel momento in poi il gruppo si sciolse.
Non si sedevano più vicini alle lezioni e arrivarono persino a non salutarsi più quando si incontravano per i corridoi.
Diventarono altre persone e si costruirono altre vite.
Io rimasi nell'ombra in attesa di vendicarmi, in attesa che venisse fatta giustizia ma ben presto capii che sarebbe stato meglio farmela da solo.
Loro scelsero di dimenticare, io scelsi di ricordare ed elaborai un piano.
Vediamo se le grandi qualità di ognuno di loro si sono conservate nei figli: forza, agilità, intelligenza, ... vi basteranno a salvarvi?
Vediamo se il coraggio e il controllo del lupo, l'audacia e la forza dell'aquila, la furbizia e l'agilità della tigre e l'intuito e l'intelligenza del delfino basteranno a salvarvi, come avevano pensato i vostri genitori parecchi anni fa.
Io ho perso qualcuno cha amavo a causa loro e ora tocca a loro perdere qualcuno che amano.
Venticinque anni fa è toccato alla mia povera e innocente sorella... e nessuno si è messo in pericolo per soccorrerla.
Ora tocca a voi."
Spazio autrice 🪐
Ecco a voi un nuovissimo capitolo pieno di nuovi input.
Dunque ecco cosa conteneva il borsone. Ve lo aspettavate?
Di certo i nostri giovani protagonisti non avrebbero mai immaginato di leggere certe cose. Abbiamo appurato che c'entrano i loro genitori e il responsabile della loro scomparsa potrebbe essere quindi una persona che conoscono, a loro molto vicina. Forse.
Secondo voi chi è quella Kelis di cui parla la lettera? E cosa genererà quest'ultima nella mente dei ragazzi? Come reagiranno?
A presto con il capitolo 5
Emma💙
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro