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15. Il ponte

«Ma sei completamente impazzita?», chiese Miwa guardando la compagna con occhi sbarrati.

Alexandra iniziò a domandarsi se fosse un'idea troppo sconsiderata.

«Qual è l'alternativa? Restare qui? Tornare indietro? Se avete idee migliori mettetemele a parte», disse guardandoli uno per uno.

«Così rischiamo solo di ammazzarci... io dico di tornare indietro», fece Kyle con convinzione.

«Ma non capite? Se torniamo indietro siamo persi. Forse da quella parte potremmo cercare qualche frutto selvatico, potremmo trovare un modo di sopravvivere».

«O potremmo morire provandoci. E se non ne valesse la pena?», disse Miwa incrociando le braccia davanti al petto.

«Esatto. Come pensi di saperle queste cose? Come credi che possiamo fidarci di te?», si lamentò Kyle anche se il suo intento non era offendere Alex.

«Non potete. Io mi fido del mio istinto ma ne so quanto voi. Ma se vogliamo ottenere qualcosa dobbiamo rischiare, no? Una volta qualcuno mi disse che se vuoi qualcosa che non hai mai avuto devi fare qualcosa che non hai mai fatto».

Kyle non sembrò per nulla convinto: «Ma che cosa c'entra? Senti, non ho nulla contro di te ma il tuo discorso motivazionale non ci salverà il culo se cadiamo di sotto».

«Possiamo usare altre corde come imbracatura - Chris intervenne accennando al borsone che potava in spalla - le ho prese dal rifugio del cacciatore. Una volta in un parco estivo in montagna ho trovato una situazione simile, certo, ero imbragato e avevo un casco, ma possiamo farcela. Se muoviamo i piedi lateralmente sulla fune bassa e con le mani ci teniamo su quella alta non dovremmo avere problemi.».

Alexandra si stupì di vederlo dalla sua parte tanto che gli rivolse uno sguardo perplesso.
Il moro si avvicinò alla ragazza e le poggiò entrambe le mani sulle spalle.

«Mi fido di te... hai già dimostrato di avere un ottimo istinto».

Alex sorrise.

Kyle e Miwa erano poco più in là e li guardavano dubbiosi. Sembrava che nessuno dei due avesse intenzione di parlare.

«Oh e facciamolo allora», sbuffò il ragazzo dimostrandosi finalmente molto più sicuro.

Successivamente Christian si sfilò il borsone dalle spalle e ne estrasse la fune e un piccolo coltellino.

«Chi va per primo?».

«L'idea è stata tua... vai tu», lo anticipò Kyle indicando Alexandra.

La ragazza si mosse velocemente. Sottrasse la corda dalle mani del moro, afferrò l'estremità della fune e fece un paio di giri intorno alla sua vita e, dopo averla passata nell'occhiello della balestra, la legò saldamente. Iniziò a tagliare circa a due metri dal nodo con movimenti frenetici del coltellino.

«Con cosa è stato affilato? Con il burro?», disse seccata anche se il suo obiettivo non era essere sarcastica.

Si avvicinò all'albero su cui erano tese le funi e fece un ampio nodo sicuro attorno a quella più alta. In quel modo la corda della ragazza scivolava perfettamente sulla fune che oltrepassava il burrone. Si rimise la sacca di pelle, contenete le frecce, in spalla e si preparò all'attraversata.

Gli altri tre la osservavano incapaci di dire o pensare a qualsiasi cosa, sperando veramente che la ragazza non precipitasse e che non stesse andando incontro al suo suicidio.

Alexandra sentiva l'adrenalina scorrerle nelle vene e allo stesso tempo un'ansia insormontabile si impossessò di lei: doveva convincerli che si trattasse di un'operazione fattibile e non un disastro di massa.

«Alexandra sei sicura che... voglio dire - iniziò Miwa con un tono indeciso - No, non mi sembri il tipo di persona con problemi all'apparato vestibolare...».

«Che diavolo centra l'apparato vestibolare e che diavolo è?», la interruppe Christian che ora la guardava come se stesse parlando in greco antico.

«Lascia perdere: è ciò a cui sono dovute le vertigini», tagliò corto Miwa.

«Mi chiedo come cavolo fai a sapere certe cose», commentò infine il moro a bassa voce mentre scuoteva lievemente la testa.

Alexandra rivolse uno sguardo a Miwa facendole capire che il suo stato d'ansia non era dovuto alla paura delle altezze o alle vertigini.

Successivamente si avvicinò alla corda superiore in modo che si trovasse a pochi centimetri dal suo petto; la afferrò saldamente con entrambe le mani, mentre posò i piedi su quella inferiore.

Il suo cuore batteva forte tanto Alex sentiva solo quello.

Aveva paura che la corda si spezzasse sotto i suoi piedi nonostante la sua robustezza e resistenza si percepivano a vista d'occhio.

Con sicurezza Alexandra iniziò a spostarsi lateralmente muovendo un passo alla volta e spostando le mani con cautela. La fune si fletteva sempre di più sotto il suo peso e ciò non aiutava a mantenere i nervi saldi.

"Non guardare giù!", si ripeteva cercando di concentrarsi per non perdere l'equilibrio. L'attraversata procedette meglio di quanto avesse pensato, infatti la ragazza credeva che la corda non avrebbe retto il suo peso.

In più di un paio di punti dovette fermarsi e fare appello a tutte le sue forse per bloccare lo sbilanciamento all'indietro che le sarebbe costato la vita.

Riprese a spostarsi lentamente finché non raggiunse l'altra sponda del burrone.

Rimise i piedi per terra e le parve di uscire da un sogno, un brutto e terribile sogno.

Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo felice di non trovarsi più sospesa su una corda e il suo cuore ricominciò a pulsare ad una frequenza normale.

Slegò la corda che aveva annodato larga attorno alla fune a mo' di imbracatura e, facendo un altro giro attorno alla sua vita, se la allacciò come se fosse una cintura.

Spostò lo sguardo verso i compagni che la fissavano da una distanza di circa otto o nove metri.
Erano terrorizzati all'idea di dover compiere la stessa pazzia ma erano più che decisi a farlo.

Si fece avanti Christian e tagliò un tratto della corda che aveva usato Alexandra seguendo le indicazioni che gli arrivavano dall'altra parte del vuoto; quindi se la annodò attorno alla vita e poi attorno alla fune in modo che una potesse scorrere sull'altra. Si preparò ad attraversare il burrone.

«E se cado?», domandò con tono insicuro dopo aver impugnato con una presa sicura la fune all'altezza delle sue spalle.

«Non cadere», lo intimò lei.

«Sì, ma... se cado?».

Alex non mancò di rispondere alla sua insistenza sbuffando: «Ah piantala e concentrati!».

Christian iniziò la traversata quasi come se fosse convinto che non ce l'avrebbe fatta.
Subito dopo, però, si era ridestato poiché sembrava che sentirsi insicuro e di conseguenza vulnerabile gli desse fastidio.

Alex e gli altri due lo avevano osservato in silenzio per non fargli perdere la concentrazione e l'equilibrio.

Aveva superato il burrone impiegando circa lo stesso tempo che era servito anche alla ragazza. Alexandra, poi, lo aveva aiutato a rimettere i piedi a terra senza scivolare e gli aveva mostrato come sistemarsi la corda alla vita in modo che non gli desse fastidio.

Essendosi avvicinata, la ragazza, aveva avuto modo di notare che la fronte del compagno era leggermente imperlata di sudore, per il resto aveva il viso sporco di terriccio come tutti loro.

«Forza, Miwa. Vai prima tu», disse Kyle aiutando la sua ragazza a fabbricare un'imbracatura improvvisata utilizzando la corda che giaceva a terra già mezza tagliata.

Miwa si avvicinò al vuoto. Cercò di apparire sicura di sé ma il tremore alle mani e il panico visibile su suo volto la tradirono.

«Miwa, non guardare giù! Concentrati! Puoi farcela, così come ce l'ho fatta io», esclamò Alexandra per incoraggiare la compagna.

Miwa non aveva mai fatto esperienze tanto estreme come superare un ponte composto unicamente da un paio di funi. Forse il punto più alto che aveva superato erano le scale mobili del centro commerciale dove andava a fare shopping.

Non aveva mai sofferto di vertigini ma la sua paura era più che normale.

Mosse diversi passi sulla corda inferiore fino ad arrivare al centro della crepa naturale poi s'arrestò.

Aveva la fronte imperlata di sudore, le tremavano le gambe e i piedi e sembrava che sarebbe svenuta di lì a poco. Il timore che non ce la facesse crebbe nei ragazzi che la osservavano.

«Non - disse con voce tremolante - non riesco a muovermi».

Miwa era chiaramente terrorizzata e il suo sguardo era inesorabilmente precipitato nel baratro.
Fissava la fine del burrone e sembrava essere completamente paralizzata.

Dall'altra parte, Kyle sembrava incapace di muoversi proprio come lei e la verità era che teneva a Miwa più di quanto non dimostrasse.

«Miwa! - chiamò Alex con tono deciso - ce la fai a guardarmi?».

Alexandra sperava che così avrebbe avuto maggiori possibilità di smuoverla e a fare in modo che non cadesse.
Tuttavia la ragazza sospesa sulla fune scosse la testa continuando a guardare giù.

«Non importa. Miwa, ora ho bisogno che tu muova i piedi verso di noi. Continua a tenerti con le mani per non cadere», continuò Alex ma senza ottenere alcun risultato.

Miwa non si muoveva e sembrava si stesse arrendendo.

«Ascoltami Miwa, tu sei più forte di quanto credi. Ma queste parole non varranno niente se rimarrò solo io a pensarlo. Ti devi convincere che puoi farcela perché noi sappiamo che ne sei in grado. Respira profondamente. Non permettere alla paura di avere il controllo su di te», fece Alex mantenendo un tono calmo e rassicurante costante.

In qualche modo le parole della compagna spinsero Miwaad uscire dal suo strano stato di paralisi e a ricominciare a spostarsi versola meta.

Kyle la osservava con le mani strette al petto cercando di convincersi che ce l'avrebbe fatta.
Lentamente Miwa raggiunse Alexandra e Christian che la aiutarono a chiudere l'incubo dell'attraversata.

Solo dopo che li ebbe raggiunti, i due si accorsero che aveva pianto abbondantemente e che ora le lacrime stavano ricominciando a rigarle il viso sporco di terra.

Alexandra non ci pensò due volte prima di abbracciarla.

Poi fu il turno di Kyle, il quale si caricò il borsone in spalla prima di attraversare la fune.

Non avevano lasciato nulla dall'altra parte del buco e ora si erano riuniti tutti da un lato. Si guardarono negli occhi e tutta la tensione accumulata si sciolse in una spontanea risata.

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