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14. Punto d'incontro

«È ora di andare in avanscoperta», disse Christian con finto entusiasmo.

Si strinse il marsupio in vita mentre Alex gli rivolse un cenno di preoccupazione.

Si addentrarono tra la vegetazione segnando di tanto in tanto dei triangoli sulla corteccia degli alberi.

Procedettero cautamente.

La tensione era palpabile nell'aria e tra le continue occhiate dei due.

«Ti vedo vagamente in ansia», sdrammatizzò lui.

«Davvero?», rispose ironica aggirando un grosso masso dall'aspetto scivoloso.

«E comunque scusami... per il bacio... e le sue... conseguenze. Non voglio che ci sia imbarazzo».

«È tutto a posto!», mentì senza guardarlo.

I minuti successivi furono dominati dal silenzio. Ascoltare i suoni naturali della foresta risultava a tratti rilassante e a tratti ansioso.
Alex incise un nuovo segno sulla corteccia di un modesto pioppo.

Qualche passo più in là la loro vista fu sbarrata da un pioppo nero notevolmente più grosso. Il fusto raggiungeva proporzioni enormi tanto che neanche una fila di cinque persone sarebbe riuscita ad abbracciarlo.

«Oh mio Dio», fece Alexandra meravigliata poiché non aveva mai visto un albero così grande.

Christian ci girò intorno sbalordito quanto lei.

«Alexandra».

Il ragazzo pronunciò il suo nome con tanta serietà che le parve di avvertire la sensazione di un pugno allo stomaco.
La ragazza lo raggiunse dietro all'albero.
Gli occhi sbarrati fissi davanti a lei.

Avevano superato un albero di media grandezza che gli aveva aperto la vista su una maestosa radura. Era di forma ovale allungata e circondata da alberi imponenti le cui chiome folte sembravano segnare il confine con il cielo. L'erba era verde e dall'aspetto morbido.
Alex dedusse che gli sarebbe arrivata quasi fino alle ginocchia. In alcuni punti del prato l'erba era più bassa rispetto ad altri, segno che qualche animale erbivoro aveva fatto il suo passaggio.

Christian era ancora dietro di lei, anche lui con la bocca spalancata che osservava quel piccolo angolo di paradiso. I due rimasero impalati dove gli alberi toccavano il prato a fissare il vuoto per diversi minuti.

«Dimmi che non ho le allucinazioni», celiò Christian.

«No, non hai le allucinazioni. Secondo te ci sono i serpenti?».

«Hai paura dei serpenti?», la schernì lui.

«No ma, sai, se uno dovesse mordermi la gamba allora sarei leggermente spaventata, leggermente».

«L'erba mi sembra abbastanza alta: chissà cosa ci vive lì in mezzo. Forse non è il caso di camminarci dentro e poi tu hai le gambe completamente scoperte», valutò Christian lanciando uno sguardo alle gambe di Alex ormai coperte di graffi e sporcizia.

«Sì, hai ragione», affermò Alexandra di risposta e insieme si misero a cercare la strada più sicura per attraversare la radura.

«Che cosa senti?», domandò ad un tratto il ragazzo curioso di scoprire cosa stesse effettivamente provando Alexandra a quella vista.

Per tutta risposta la ragazza disse: «Mi sento molto... piccola, quasi insignificante a confronto con questa immensa foresta e questa radura ne è la prova».

Christian aveva capito solo in parte le parole della compagna.

«Questo prato infonde tranquillità, non trovi?», fece lanciando un'occhiata veloce al volto della ragazza per poi riportare lo sguardo dritto davanti a sé.

Alex sollevò leggermente le spalle incapace di dare una risposta sentita.

Poco dopo una voce maschile echeggiò in lontananza.

Qualcuno stava urlando ma né Alex né Christian riuscivano a capire di chi si trattasse o cosa dicesse.

E se qualcuno li avesse trovati e fosse a non troppi metri di distanza da loro? E se invece si trattasse dell'uomo con la cicatrice sulla guancia?

In quell'istante si guardarono incerti e non seppero cosa fare. Pochi minuti dopo il suono divenne riconoscibile e furono distinguibili due voci: una maschile e una femminile. Urlavano i loro nomi.

«Sono Kyle e Miwa... per un attimo ho temuto il peggio», affermò Alexandra che fino a quel momento era rimasta alle spalle di Christian.

Lo sorpassò e si incamminò nella direzione delle voci.

Christian sembrava non essersi sciolto dalla situazione di trance che lo aveva inghiottito poco prima. In meno di una manciata di minuti le figure slanciate di Kyle e Miwa fecero capolino davanti alla radura.

«Ma siete impazziti? - sibilò Christian - e se qualcuno, o qualcosa, vi avesse sentiti?».

Era decisamente preoccupato e quasi terrorizzato, come se i due appena arrivati avessero appena attivato il detonatore di una bomba shrapnel.

«Calmati amico, chi vuoi che ci sia in questo luogo desolato peggio del... Che cos'è questo posto?», rispose Kyle portando poi lo sguardo sulla radura.

Miwa la stava già contemplando a bocca aperta colta dallo stesso stupore che aveva sorpreso Alex e Christian.

«È una cosa stupenda».

Si rimisero in marcia.

Poi calò di nuovo il silenzio, interrotto solo dai rami caduti che si spezzavano sotto i loro piedi. Ogni tanto qualche piccolo piumato si faceva sentire senza dare però tracce della sua posizione.

I quattro, di nuovo riuniti, procedettero a piedi lungo il margine della radura riprendendo a guardarla incantati.

Continuarono a camminare finché ad Alex non parve di vedere qualcosa oltre i tronchi degli alberi. Non sapeva se avesse le allucinazioni ma le parve quasi che non ci fossero più alberi.

Lanciò un'occhiata ai compagni e notò in loro la stessa espressione confusa che aleggiava anche sul suo volto.

Si affrettarono ad oltrepassare gli ultimi tratti di vegetazione per poter capire meglio di cosa si trattasse.

Davanti a loro si aprì un enorme spazzo vuoto.
Sembrava un burrone ma era più piccolo di quelli che i ragazzi avevano visto sui libri o in alcuni film.

Dall'altra parte la foresta era uguale a quella che avevano già visto.

Si affacciarono per vedere la fine del dirupo che appariva come una enorme crepa nel terreno, benché non esageratamente profonda. Era troppo pericoloso calarsi sotto e arrampicarsi dall'altra parte ma non c'era nemmeno la possibilità di aggirarlo se non quella di tornare indietro.

Tramite due grossi alberi, uno da una parte e uno dall'altra dello spacco, erano tese due corde dall'aspetto robusto una sopra l'altra distanti circa un metro.
Nessuno dei presenti riuscì a immaginare l'utilità di due corde precisamenteuna sopra l'altra.
Forse si trattava di ciò che rimaneva di un ponte tibetano in legno oltremodo vecchio.

«E questo?», disse Christian squadrando il resto dei compagni rimasti senza parole.

«Non lo so, non ce n'è traccia qui», rispose Kyle scorrendo velocemente tra le pagine del quadernino che aveva in mano senza curarsi che queste si stropicciassero.

Il terreno intorno a loro era scosceso, segno che né si stavano avvicinando alla città né si stavano dirigendo troppo a nord.

«Adesso che facciamo?», chiese Miwa lievemente isterica.

Alexandra cercòdi riacquisire un po' di sicurezza: «Lo attraversiamo».

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